lunedì 3 gennaio 2011

Quando uccido mio figlio

Quando uccido mio figlio…

di P Alessandro Ricciardi

Le conseguenze psicologiche dell'aborto

Con la legge 194 del '78 anche il no­stro Paese si è uniformato alle scelte di altre nazioni, rendendo legale l'a­borto. Il primo paese a farlo fu la Russia bolscevica di Lenin, che nel 1920 lo fece rientrare nel suo programma di scristianizzazio­ne, dando il via ad uno dei più spaventosi bagni di sangue che la storia abbia mai conosciuto: se­condo stime recenti, in tutto il mondo le interru­zioni volontarie di gravidanza sfiorano i 40 mi­lioni ogni anno!
Quella dell'aborto spesso è una decisione fortemente e dolorosamente condizionata, ma che la donna riconosce chiaramente come sua in primo luogo. Anche se l'esistenza e la morte del suo bambino non sono riconosciute da nessuno attorno a lei, il legame che la lega al suo bimbo è totalizzante e la perdita traumatica. Il card. O'Connor così scrive circa le conseguenze psi­cologiche dell'aborto: "L'orrore dell'aborto stesso va oltre il "dramma"... Soltanto il bam­bino muore. La madre e gli altri spesso vivono o cercano di vivere dibattendosi tra sensi di col­pa, tormenti... Alcuni, credendosi esclusi per sempre dalla redenzione, entrano in un circolo vizioso fatto di promiscuità, gravidanze, aborti, e abbandonano la fede; se sono cattolici, non vanno a Messa e non ricevono i Sacramenti, credendosi indegni del perdono che è stato dato loro nel confessionale".

La sindrome post-abortiva

L'aborto costituisce un'esperienza difficile per qualsiasi donna e, più volte, per entrambi i partners della coppia. Attualmente sono ricono­sciute diverse conseguenze psicologiche: la psi­cosi post-aborto conforme depressive di varia entità (insorge immediatamente dopo l'aborto e perdura oltre i sei mesi); lo stress post-aborto (che insorge tra i tre e i sei mesi e rappresenta il disturbo "più lieve" finora osservato); la sin­drome post-abortiva (un insieme di disturbi che possono insorgere o dopo l'aborto o dopo svariati anni). Quest'ultima è caratterizzata da:
• disturbi emozionali (ansia, amnesia, perdi­ta d'interesse, apatia, incapacità a emozionarsi)
• disturbi della comunicazione e dell'ali­mentazione
• disturbi del pensiero (pensieri ossessivi)
• disturbi della relazione affettiva caratteriz­zata da un cospicuo isolamento
• disturbi della sfera sessuale, del sonno (in­sonnia, irritabilità, incubi) e fobico-ansiosi
• flash backs dell'aborto (ri-esperienza del trauma, ricordi della passata esperienza, ecc...).
Si può paragonare l'aborto ad una mina che dopo essere stata innescata viene gettata in ma­re. Questa mina può rimanere inattiva per vari anni, può esplodere dopo brevissimo tempo, può anche non esplodere: una "piccola" mina, però, può anche affondare una grossa nave!
La vita è preziosa...
Una giovane donna così testimonia: "È sta­to durante la seconda gravidanza, sentendo il bambino muoversi dentro di me e, soprattutto, dopo il parto, prendendo quel piccolo essere nelle mie braccia, che ho potuto misurare l'im­patto dell'aborto... Ho capito quanto la vita di un bambino è preziosa, è fragile, indifesa, ma così determinata a vivere. Il senso di colpa è immenso e non c'è bisogno di essere credenti per provarlo: "Merito di avere altri bambini, dopo quello che ho fatto?". Alcune donne non sopportano di incrociare una donna con la car­rozzina, cambiano marciapiede. Alcune donne non riescono a toccare il loro bambino. Altre hanno difficoltà ad allattare. Ci sono incubi notturni, tristezza improvvisa, senza ragione apparente, uno stato depressivo e soprattutto perdita dell'autostima: "Sarò veramente una buona madre?".

Nelle mani di Dio

La donna può rimuovere, può anche negare, mediante meccanismi di difesa, quanto è acca­duto, però può anche recuperare la percezione cosciente di quanto avvenuto ed elaborare il lut­to per il bambino abortito. Con l'aborto, infatti, si "disumanizza" il bambino, considerandolo un oggetto: occorre "ri-umanizzarlo" e fare il lutto per il bimbo mai visto. Bisogna togliere il divie­to di pensare a questo bambino. Occorre imma­ginarlo, dargli un nome. Il card. O'Connor ri­porta la seguente testimonianza: "Ho combattu­to a lungo con le conseguenze del mio aborto. I tentativi fino ad allora compiuti per mettermi l'animo in pace non avevano avuto successo. Ciò che questa volta era diverso era l'assoluta e completa presa di coscienza del bambino uc­ciso. Egli non era più solamente "un pezzetto di tessuto" o "una sacca di sangue" che aveva cessato di esistere. Molto del dolore che ho pro­vato negli anni è stato per questo essere umano non nato, rifiutato e rinnegato. Così quando lei ha detto "Puoi dare un nome al tuo bambino", qualcosa in me è cambiato. Non dimenticherò mai quelle parole, perché egli dopo è diventato un bambino, recuperato dal secchio della spaz­zatura nel quale era stato tanto brutalmente gettato. Grazie per averlo riconosciuto, per avermi aiutato a ritrovarlo, per avergli restitui­to la dignità che io gli avevo negata. Ora posso essere un po' più tranquilla con me stessa, sa­pendo che egli è stato innalzato dagli abissi fi­no ad essere posto amorosamente nelle mani di Dio". La verità ci libera.
Tratto da: “ Maria di Fatima” – 2005

Preghiera ai nostri fratellini non nati

Matteo, 25.40: "Tutto quello che farete ad uno di questi vostri fratelli più piccoli, lo avrete fatto a me"
Piccoli martiri che siete nel Cuore del Padre e nell'immenso amore di Maria, vi preghiamo di intercedere per noi perché riceviamo lo spirito di Fortezza che ci aiuti a combattere il male e, liberi della sua influenza, viviamo come creature divine, degni figli di Dio.
Nella vostra morte si ripete la crocifissione di Gesù, perciò voi potete molto presso il Padre Dio, perché Egli amorosamente cambi i cuori di coloro che per diverse circostanze giungono al crimine dell'aborto, ottenete per le vostre madri terrene il perdono per non aver avuto il coraggio di portarvi a vedere la luce e a noi perché abbiamo la forza per continuare nella lotta contro questo omicidio e il peccato in tutte le sue forme.
Accogli, Signore, con l'intercessione di Maria, sempre Madre, le nostre richieste, perché termini nel mondo la terribile pratica dell'aborto .Tratta da: “Dio è Padre” - 2000

Imprimatur

T. Larrea

Arcivescovo di Guaynquil
2° giugno 1999

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NON SCENDO DALLA CROCE Di Fulton j Sheen,vescovo

Ero uscito di casa per saziarmi di sole.Trovai un uomo che

si dibatteva nel dolore della crocifissione.Mi fermai

e gli dissi:"Permetti che ti aiuti"?Lui rispose:

Lasciami dove sono.

Non scendo dalla croce fino a quando sopra vi

spasimano i miei fratelli.

fino a quando per staccarmi

non si uniranno tutti gli uomini.

Gli dissi"Che vuoi che io faccia?"

Mi rispose:

Và per il mondo e di a coloro

che incontrerai che c è un uomo

che aspetta inchiodato alla croce.