mercoledì 30 novembre 2011

IL SANTO VOLTO


Chi ci farà vedere il bene ?. Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto. Salmo 4,7
Di te ha detto il mio cuore: " Cercate il suo volto ";
il tuo volto, Signore, io cerco. Salmo 27,8 

La festa del S. Volto di Gesù
si celebra il martedì che precede il giorno delle Ceneri, inizio della Quaresima.
Se amiamo una persona la prima cosa che ci viene in mente pensandola è il suo volto,
così nel nostro rapporto con Dio la nostra mente e il nostro cuore vanno al volto di Gesù,
tramandatoci dalla Sindone e dal Velo della Veronica.
E' il Volto che migliaia di ebrei di duemila anni fa guardarono con ammirazione e amore,
oppure con invidia ed odio (vedi i farisei) e che diffondeva pace e forza,
dolcezza e coraggio ai grandi e sorrisi tenerissimi ai piccoli.
E' il Volto che dal bacio traditore di Giuda fino all'ultimo respiro sulla Croce,
emanò amore, pietà e perdono agli uomini d'allora e di oggi,
E' il Volto di Dio fatto Uomo accarezzato da Maria e baciato dai bambini che festosi l' attorniavano.
E' il Volto che, grondante di sangue e incrostato di sputi e di polvere, tumefatto e contuso,
fu amato da Sua Madre, venerato dalla Veronica, dalle pie donne e dal discepolo Giovanni.
E' il Volto che, da una statua o da un quadro guarda noi, uomini del ventesimo secolo,
e parlando con gli occhi ci ripete: " vi amo ! Vi amo e vi chiedo di consolarmi,
perché consolando Me istantaneamente scenda in voi la Mia Consolazione."



IL SANTO VOLTOAntichissima tradizione, fissata nella sesta stazione della Via Crucis,
della pia donna di nome Veronica che,
vedendo Gesù salire faticosamente verso il Calvario oppresso dalla pesante Croce,
e, osservando il Suo Volto livido, sfigurato dai colpi, tutto coperto di polvere, di sputi, di sudore,
di ferite e di sangue, si commuove, ne sente viva pietà
e subito vuole recare un po' di conforto al Suo Divin Maestro.
Con intrepido coraggio sfidando il furore dei soldati, si avvicina a Gesù,
gli si prostra innanzi e poi, con gesto delicato, asciuga il Volto della Vittima Divina.
Gesù gradisce quel gesto. La ringrazia con dolce sguardo e la premia
imprimendo le meste Sue sembianze in quel candido lino.
La donna portò con se, come ricordo, il S. Volto impresso miracolosamente in quel sudario,
che ora si venera a Roma, in S. Pietro.
Gesù stesso ci invita a fermare il nostro sguardo compassionevole sul Suo Santo Volto,
così villanamente e crudelmente oltraggiato nella Sua Passione.
Egli, che non volle aver sollievo in nessuna parte del Suo Corpo,
dispose che una donna Gli tergesse il Volto;
la generosità di quest'anima riparatrice ci insegna
quanto Gesù desideri che sia Adorato e Onorato il Suo Divin Volto.
Quel Volto che continua ad essere coperto di sputi e di lordure
dalle infernali bocche dei bestemmiatori.
Il Santo Volto è Gesù: il Redentore Gesù che si imprime e si rivela nella Santa Sindone.
E' Gesù di tutti. Mio e tuo.
Di chi lo ama e di chi lo odia, di chi è nella gioia e di chi è nel dolore.
Perché quelli che soffrono portano in sé Gesù e la Sua Croce
e portano nel loro volto il Volto stesso di Gesù.
Proprio quel Gesù che è stato, è e sarà moltiplicato in ogni Eucarestia dei tempi, e che, Unico
mi guarda adesso dal Cielo e mi ama, desiderando di vedere, nel nostro volto, la Sua Immagine.
Gesù rivela nel Suo Volto Santo il Volto del Padre, perché chi vede Lui vede il Padre.


PROMESSE
Il Padre Eterno parla:

" Figli Miei ! Durante i giorni terribili che ci saranno sulla terra,
il S. Volto del Mio Divin Figlio sarà veramente di aiuto (un vero panno per asciugare le lacrime),
perché i Miei veri figli si nasconderanno lì dietro.
Il S. Volto sarà una vera offerta, affinché vengano mitigate le punizioni, che Io manderò sulla terra.
Nelle case dove Esso si trova, si avrà luce, che ci libererà dalla potenza delle tenebre.
I luoghi dove si trova il S. Volto verranno segnati dai Miei angeli e i Miei figli verranno protetti dal male
che sta arrivando sopra questa ingrata umanità.
Figli Miei, siate veri apostoli del S. Volto e diffondetelo ovunque !
Quanto più Esso verrà divulgato, tanto minore sarà la catastrofe ".

*** Il SS. Cuore di Gesù parla:

" Offrite sempre al Padre dei cieli il Mio Volto ed Egli avrà, misericordia di voi.
Io vi prego tutti di onorare il Mio Volto Divino
e di darGli un posto di onore nelle vostre abitazioni,
affinché il Padre Eterno vi colmi di grazie e perdoni le vostre colpe.
Cari, figli Miei, non dimenticate di rivolgere tutti i giorni
almeno una preghiera al S. Volto di Gesù nelle vostre case.
Quando vi alzate non tralasciate di salutarlo
e prima di coricarvi di chiederGli la Sua benedizione.
Così giungerete felicemente nella patria celeste.
Vi assicuro che tutti quelli che sono particolarmente devoti al S. Volto
verranno sempre avvertiti prima del pericolo e delle catastrofi !
Io prometto solennemente che quelli che diffonderanno la devozione al Mio SS. Volto
verranno risparmiati dalla punizione che arriverà sull'umanità.
Essi riceveranno inoltre luce nei giorni della terribile confusione che si avvicina nella S. Chiesa.
Se dovessero morire durante il castigo, moriranno da martiri e diventeranno santi.
In verità in verità vi dico. Coloro che divulgheranno la devozione al Mio Volto,
riceveranno la grazia che nessuno dei loro familiari venga dannato
e che quelli che si trovano in purgatorio saranno presto liberati.
Tutti però dovranno rivolgersi a Me per intercessione della Mia SS. Madre ".
Tutti i devoti del Volto Divino riceveranno una grande luce
per comprendere i segreti degli ultimi tempi.
Nella patria celeste essi saranno molto vicini al Salvatore.
Tutte queste grazie le ricevono per la loro devozione al S. Volto.
Non perdete queste grazie ! Perché è facile perderle!

*** Il Volto è un dono prezioso, con esso faremo grandi prodigi: 

"ASCIUGHE­REMO LA FACCIA AL NOSTRO DIVIN MAESTRO: CONVERTIREMO NOI E I PECCATORI.
NOI RIPAREREMO LA SUA DIVINA FACCIA SFIGURATA DALLE BESTEMMIE
ED EGLI RIPARERÀ LA NOSTRA SFIGURATA DAL PECCATO".

"OH ! SE TU POTESSI VEDERE LA BELLEZZA DEL MIO VOLTO !
MA I TUOI OCCHI SONO TROPPO DEBOLI.
ESSO E COME IL SIGILLO DELLA DIVINITA' CHE HA LA VIRTÙ
DI IMPRIMERE L’IMMAGINE DI DIO NELLE ANIME CHE LO CONTEMPLANO".

"PER IL SANTO MIO VOLTO OPERE­RETE PRODIGI".

"PER IL SANTO MIO VOLTO OTTERRETE LA SALVEZZA DI MOLTI PECCATORI.
PER L’OFFERTA DEL MIO VOLTO NULLA VI SARÀ RIFIUTATO.
OH SE SAPESTE QUANTO IL MIO VOLTO SIA GRADITO AL PADRE MIO!"

"COME IN UN REGNO TUTTO SI ACQUISTA CON UNA MONETA
SULLA QUALE E IMPRESSA L’EFFIGE DEL PRINCIPE,
COSÌ CON LA PREZIOSA MONETA DELLA SANTA MIA UMANITÀ, CIOÈ COL MIO VOLTO ADORABILE,
VOI OTTERRETE NEL REGNO DEI CIELI QUANTO VI AGGRADA".

"TUTTI COLORO CHE ONORERANNO IL SANTO MIO VOLTO, IN SPIRITO DI RIPARAZIONE,
FARANNO CON CIÒ L’OPERA MEDESIMA DELLA VERONICA".

"SECONDO LA PREMURA CHE PORRETE NEL RESTAURARE
LE MIE SEMBIANZE SFIGURATE DAI BESTEMMIATORI,
IO AVRÒ CURA DELLE SEMBIANZE DELL'ANIMA VOSTRA, SVISATA DAL PECCATO:
VI RISTABILIRÒ LA MIA IMMAGINE, E LE RENDERÒ COSÌ BELLE
COM'ERANO QUANDO USCIRONO DAL FONTE BATTESIMALE".

"IO DIFENDERÒ INNANZI AL PADRE MIO LA CAUSA DI TUTTI COLORO CHE,
MERCÉ L'OPERA DI RIPARAZIONE, SIA, CON PREGHIERE, SIA CON PAROLE,
SIA PER ISCRITTO DIFENDERANNO LA MIA CAUSA,
IN MORTE ASCIUGHERÒ’ LA FACCIA DELLA LORO ANIMA, TERGENDONE LE MACCHIE DEL PECCATO
E RIDANDOLE LA SUA PRIMITIVA BELLEZZA".


il giardino degli angeli 

martedì 29 novembre 2011

Novena all’Immacolata






1° Giorno:
INVOCAZIONE DI AIUTO A MARIA

O Vergine Immacolata, primo e soave frutto di salvezza, noi ti ammiriamo e con Te celebriamo le grandezze del Signore che ha fatto in Te mirabili prodigi.
Guardando Te, noi possiamo capire ed apprezzare l’opera sublime della Redenzione e possiamo vedere nel loro risultato esemplare le ricchezze infinite che Cristo, con il Suo Sangue, ci ha donato.
Aiutaci, o Maria, ad essere, come Te, salvatori insieme con Gesù di tutti i nostri fratelli. Aiutaci a portare agli altri il dono ricevuto, ad essere “segni” di Cristo sulle strade di questo nostro mondo assetato di verità e di gloria, bisognoso di redenzione e di salvezza. Amen.

3 Ave Maria

2° GIORNO:
TI SALUTO, O MARIA.

Ti saluto, O Maria, tutta pura, tutta irreprensibile e degna di lode.
Tu sei la corredentrice, la rugiada del mio arido cuore, la serena luce della mia mente confusa, la riparatrice di tutti i miei mali.
Compatisci, o purissima, l’infermità dell’anima mia.
Tu puoi ogni cosa perché sei la Madre di Dio; a Te nulla si nega, perché sei la Regina. Non disprezzare la mia preghiera e il mio pianto, non deludere la mia attesa. Piega il Figlio tuo in mio favore e, finchè durerà questa vita, difendimi, proteggimi, custodiscimi.
3 Ave Maria

3° GIORNO:
OTIENIMI UN CUORE FEDELE.

Santa Maria, Madre di Dio, conservami un cuore di fanciullo, puro e limpido come acqua di sorgente. Ottienimi un cuore semplice che non si ripieghi ad assaporare le proprie tristezze: un cuore magnanimo nel donarsi, facile alla compassione; un cuore fedele e generoso, che non dimentichi alcun bene e non serbi rancore di alcun male.
Formami un cuore dolce e umile che ami senza esigere di essere riamato; un cuore grande e indomabile così che nessuna ingratitudine lo possa chiudere e nessuna indifferenza lo possa stancare; un cuore tormentato dalla gloria di Gesù Cristo, ferito dal suo grande amore con una piaga che non rimargini se non in Cielo.

3 Ave Maria

4° GIORNO:
AIUTACI, O MADRE.

Regina nostra, inclita Madre di Dio, ti preghiamo: fa’ che i nostri cuori siano ricolmi di grazia e risplendano di sapienza. Rendili forti con la tua forza e ricchi di virtù. Su noi effondi il dono della misericordia, perché otteniamo il perdono dei nostri peccati. Aiutaci a vivere così da meritare la gloria e la beatitudine del Cielo.
Questo ci conceda Gesù Cristo, tuo Figlio, che ti ha esaltata al di sopra degli Angeli, ti ha incoronata Regina, e ti ha fatto assidere in eterno sul fulgido trono. A Lui onore e gloria nei secoli. Amen.                                S. Antonio di Padova

3 Ave Maria

5° GIORNO:
SALVACI, O MARIA!

O Vergine, bella come la luna, delizia del Cielo, nel cui volto guardano i beati e si specchiano gli Angeli, fa’ che noi, tuoi figli, ti assomigliamo, e che le nostre anime ricevano un raggio della tua bellezza che non tramonta con gli anni, ma che rifulge nell’eternità.
Maria, Sole del Cielo, risveglia la vita  dovunque è la morte e rischiara gli spiriti dove sono le tenebre. Rispecchiandoti nel volto dei tuoi figli, concedi a noi un riflesso del tuo lume e del tuo fervore.
Salvaci, o Maria, bella come la luna, fulgida come il sole, forte come un esercito schierato, sorretto non dall’odio, ma dalla fiamma dell’amore. Amen.

3 Ave Maria

6° GIORNO:
TU, O MARIA.

Ave Maria! Piena di grazia, più Santa dei Santi, più elevata dei cieli, più gloriosa degli Angeli, più venerabile di ogni creatura. Ave, celeste Paradiso! Tutto fragranza, giglio che olezza soave, rosa profumata che si schiude alla salute dei mortali.
Ave, tempio immacolato di Dio costruito santamente, adorno di divina magnificenza, aperto a tutti, oasi di mistiche delizie.
Ave purissima! Vergine Madre!
Degna di lode e di venerazione, fonte d’acque zampillanti, tesoro d’innocenza, splendore di santità. Tu, o Maria, guidaci al porto della pace e della salvezza, a gloria di cristo che vive in eterno con il Padre e con lo Spirito Santo. Amen.
                                                          San Germano

3 Ave Maria
7° GIORNO:
RICORDATI DEI TUOI FIGLI.

O Vergine Maria, Madre della Chiesa, a Te raccomandiamo la Chiesa tutta. Tu che sei chiamata “aiuto dei Pastori”, proteggi e assisti i vescovi nella loro missione apostolica, e quanti, sacerdoti e religiosi, laici, li aiutano nella loro ardua fatica.
Ricordati di tutti i tuoi figli; avvalora presso Dio le loro preghiere; conserva salda la loro fede; fortifica la loro speranza; aumenta la carità.
Ricordati di coloro che versano nelle tribolazioni, nelle necessità, nei pericoli; ricordati di coloro soprattutto che soffrono persecuzioni e si trovano in carcere per la fede. A costoro, o Vergine, concedi la forza e affretta il sospirato giorno della giusta libertà.

3 Ave Maria


8° GIORNO:
O PADRE MISERICORDIOSO

O Padre di misericordia, datore di ogni bene, noi ti ringraziamo perché dalla nostra stirpe umana hai eletto la beata Vergine Maria ad essere Madre del Figlio tuo fatto Uomo. Ti ringraziamo perché l’hai preservata da ogni peccato, l’hai riempita di ogni dono di grazia, l’hai congiunta all’opera di redenzione del tuo Figlio e l’hai assunta in anima e corpo al Cielo.
Ti preghiamo, per sua intercessione, di poter realizzare la nostra vocazione cristiana, di crescere ogni giorno nel tuo amore e di venire con Lei a godere per sempre nel tuo regno beato. Amen,

3 Ave Maria

9° GIORNO:
CHINATI SU DI NOI.

Ascolta, o prediletta da Dio, l’ardente grido che ogni cuore fede innalza verso di Te. Chinati sulle nostre piaghe doloranti. Muta le menti dei malvagi, asciuga le lacrime degli afflitti e degli oppressi, custodisci il fiore della purezza nei giovani, proteggi la Chiesa santa, fa’ che gli uomini tutti sentano il fascino della cristiana bontà…
Accogli, o Madre dolcissima, le nostre umili suppliche e ottienici soprattutto che possiamo un giorno ripetere dinanzi al tuo trono l’inno che si leva oggi sulla terra intorno ai tuoi altari: tutta bella sei, o Maria! Tu gloria, Tu letizia, Tu onore del nostro popolo. Amen.

3 Ave Maria

lunedì 28 novembre 2011

LA MEDAGLIA MIRACOLOSA




A Parigi, al numero civico 140 di Rue Du Bac, c’è un Santuario, nel quale si trova la Cappelladella Medaglia miracolosa: non è molto distante dal Louvre ed è comodamente raggiungibile mediante la metropolitana che ha una delle sue fermate proprio a Rue Du Bac.  
La Cappella della Medaglia miracolosa attira ogni anno un milione di pellegrini, persone di ogni razza e colore, che vengono qui, nel cuore di Parigi, a cercare una risposta ai loro problemi esistenziali, a chiedere Grazie alla Madre che tutto sa e comprende e con cui ci si può sfogare come soltanto con una madre è possibile fare, nel più assoluto silenzio, in un clima di grande fervore e raccoglimento.
È il mistero di Rue du Bac, un mistero che nasce 174 anni fa, dalle apparizioni della S. Vergine a una giovane novizia delle Figlie della Carità di S. Vincenzo de’Paoli, Caterina Labourè, a cui la Madonna affidò la realizzazione di una medaglia cosiddetta “miracolosa” che, da quasi due secoli ormai, ha conquistato con le sue innumerevoli Grazie e prodigi il mondo intero. 
La stessa Caterina Labourè, così racconta la storia delle apparizioni: «Venuta la festa di San Vincenzo (19 luglio 1830) la buona Madre Marta (direttrice delle novizie) ci fece alla vigilia un'istruzione sulla devozione dovuta ai Santi e specialmente sulla devozione alla Madonna. Questo mi accese un gran desiderio di vedere la Santissima Vergine, che andai a letto col pensiero di vedere in quella stessa notte la mia buona Madre Celeste: era tanto tempo che desideravo vederla. Essendoci stato distribuito un pezzettino di tela di una cotta di San Vincenzo, ne tagliai una metà e l'inghiottii. Cosi mi addormentai col pensiero che San Vincenzo mi avrebbe ottenuto la Grazia di vedere la Madonna.  
Alle undici e mezzo mi sento chiamare per nome: “Suor Labouré! Suor Labouré”.
Svegliatami, guardo dalla parte donde veniva la voce, che era dal lato del passaggio del letto, tiro la cortina e vedo un Fanciullo vestito di bianco, dai quattro ai cinque anni, il quale mi dice: “Vieni in cappella; la Madonna ti aspetta”.  
Il Fanciullo mi condusse nel presbiterio, dove io mi posi in ginocchio, mentre il Fanciullino rimase tutto il tempo in piedi. Parendomi il tempo troppo lungo, ogni tanto guardavo per timore che le suore vegliatrici passassero dalla tribuna. Finalmente giunse il sospirato momento. Il Fanciullino mi avverti, dicendomi: “Ecco la Madonna, eccola!”. Sentii un rumore come il fruscio di vesti di seta venire dalla parte della tribuna, presso il quadro di San Giuseppe, e vidi la Santissima Vergine che venne a posarsi sui gradini dell'altare dal lato del Vangelo.  
Dire ciò che provai in quel momento e ciò che succedeva in me, mi sarebbe impossibile… Io, guardando la Santissima Vergine, spiccai allora un salto verso di Lei, ed inginocchiandomi sui gradini dell'altare, appoggiai le mani sulle ginocchia di Maria... 
Fu quello il momento più dolce della mia vita… “Figlia mia -mi disse la Madonna- Diovuole affidarti una missione. Avrai molto da soffrire, ma soffrirai volentieri, pensando che si tratta della gloria di Dio. Avrai la Grazia; dì tutto quanto in te succede, con semplicità e confidenza. Vedrai certe cose, sarai ispirata nelle vostre orazioni, rendine conto a chi é incaricato dell'anima tua...”.  
Quanto tempo restassi con la Madonna, non saprei dire: tutto quello che so è che, dopo di avermi lungamente parlato, se ne andò scomparendo come ombra che svanisce, dirigendosi verso la tribuna, per quella parte da cui era venuta. Tornata a letto, sentii suonare le due e non ripresi più il sonno”.
Il 27 Novembre dello stesso anno, alle 17,30, Caterina ha una nuova visione durante la meditazione in cappella: vede come due quadri animati che le passano davanti in dissolvenza incrociata. Nel primo, la Santa Vergine è in piedi su una semisfera (il globo terrestre) e tiene tra le mani un piccolo globo dorato. I piedi di Maria schiacciano un serpente. Nel secondo, dalle sue mani aperte escono raggi di uno splendore abbagliante. Nello stesso tempo Caterina ode una voce, che dice: “Questi raggi sono il simbolo delle Grazie che Maria ottiene per gli uomini”.   
Poi un ovale si forma attorno all’apparizione e Caterina vede scriversi in un semicerchio questa invocazione, prima sconosciuta, in lettere d’oro:
“O Maria concepita senza peccato prega per noi che ricorriamo a Te”.
Subito dopo l’ovale della medaglia si gira e Caterina ne vede il rovescio: in alto una Croce sormonta la M di Maria, in basso due Cuori, l’uno incoronato di spine, l’altro trapassato da una spada.
Caterina ode allora queste parole:
”Fai coniare una medaglia, secondo questo modello.
Coloro che la porteranno con Fede riceveranno grandi Grazie”.
Caterina riferisce al suo confessore, il Padre Aladel, la richiesta fatta dalla Madonna circa la medaglia, ma il sacerdote reagisce negativamente ed intima alla novizia di non pensare più a queste cose.
Qualche mese più tardi, pronunciati i voti, Caterina Labourè viene inviata al ricovero di Enghien per curare gli anziani. La giovane suora si mette al lavoro, ma una voce interiore l’assilla continuamente: “Si deve far coniare la medaglia”.
Caterina ne riparla al suo confessore. Intanto nel febbraio del 1832 scoppia a Parigi una terribile epidemia di colera, che provocherà più di 20.000 morti. In giugno le Figlie della Carità cominciano a distribuire le prime 2.000 medaglie, fatte coniare da Padre Aladel.
Le guarigioni si moltiplicano, come le protezioni prodigiose e le conversioni spirituali. Il popolo di Parigi comincia a chiamare la medaglia “miracolosa”.
Nell’autunno 1834 c’erano già più di 500.000 medaglie.
 Un anno dopo soltanto ne circolavano più di un milione.
 Nel 1839 la medaglia veniva diffusa in più di dieci milioni di esemplari, e alla morte di suor Caterina, nel 1876, si contavano più di un miliardo di medaglie!». 
“Questi raggi che vedi sono le Grazie che io spando sulle persone che me lo domandano”.

LA SUPPLICA ALLA VERGINE DELLA MEDAGLIA MIRACOLOSA 
O Vergine Immacolata, noi sappiamo che sempre ed ovunque sei disposta ad esaudire le preghiere dei tuoi figli esuli in questa valle di lacrime, ma sappiamo pure che vi sono giorni in cui ti compiaci di spargere più abbondantemente i tesori delle tue Grazie. 
Ebbene, o Madre, eccoci qui prostrati davanti a Te, proprio in quello stesso giorno benedetto, da te prescelto per la manifestazione della tua Medaglia.  
Noi veniamo a Te, ripieni di immensa gratitudine ed illimitata fiducia, in questo giorno a Te così caro, per ringraziarti del gran dono che ci hai fatto dandoci la tua immagine, affinché fosse per noi attestato d'affetto e pegno di protezione. 
 Noi ti promettiamo che: la santa Medaglia sarà il segno della tua presenza presso di noi, sarà il nostro libro su cui impareremo a conoscere, seguendo il tuo consiglio, quanto ci hai amato e ciò che noi dobbiamo fare, perché non siano inutili tanti sacrifici tuoi e del tuo divin Figlio.  
Sì, il tuo Cuore trafitto, rappresentato sulla Medaglia, poggerà sempre sul nostro cuore e lo farà palpitare all'unìsono col tuo, lo accenderà d'amore per Gesù e lo fortificherà, per portar ogni giorno la nostra croce dietro di Lui. 
O Maria concepita senza peccato 
prega per noi che ricorriamo a Te 
Questa è l'ora, o Maria, della tua bontà inesauribile, della tua misericordia trionfante, l'ora in cui facesti sgorgare per mezzo della tua Medaglia, quel torrente di Grazie e di prodigi che inondò la terra. Fa, o Madre, che quest'ora, che ricorda la dolce commozione del tuo Cuore, la quale ti spinse a portarci il rimedio di tanti mali, sia anche l'ora nostra: l'ora della nostra sincera conversione, e l'ora del pieno esaudimento dei nostri voti.
Tu, che hai promesso che grandi sarebbero state le Grazie per chi le avesse domandate con fiducia, volgi benigno il tuo sguardo su di noi. Confessiamo di non meritare le tue Grazie. Ma a chi ricorreremo, o Maria, se non a Te, che sei la Madre nostra, nelle cui mani Dio ha posto tutte le sue Grazie? Abbi, dunque, pietà di noi. Te lo domandiamo per la tua Immacolata Concezione e per l'amore che ti spinse a darci la tua preziosa Medaglia.
Ave, Maria   
O Maria concepita senza peccato
prega per noi che ricorriamo a Te  
O Consolatrice degli afflitti, che già ti inteneristi sulle nostre miserie, guarda ai mali da cui siamo oppressi. Fai che la tua Medaglia sparga su di noi e su tutti i nostri cari i suoi raggi benefici: guarisca i nostri ammalati, dia la pace alle nostre famiglie, ci scampi da ogni pericolo. Porti la tua Medaglia conforto a chi soffre, consolazione a chi piange, luce e forza a tutti.
Ma specialmente permetti, o Maria, che, in quest'ora solenne, ti domandiamo la conversione dei peccatori, particolarmente di quelli che sono più bisognosi della tua misericordia.
Ricordati che anch'essi sono tuoi figli, per i quali hai sofferto, pregato e pianto. Salva tutti i tuoi figli per poterti un giorno ringraziare e lodare eternamente in Cielo. Amen.
 innamorati della lode

domenica 27 novembre 2011

MEDITANDO LA PAROLA






33 Guardate, vigilate!
Non sapete infatti
quando è il momento.
34 Come un uomo in viaggio,
lasciata la sua casa
e dato il potere ai suoi schiavi,
a ciascuno il proprio lavoro,
e ordinò al portinaio di vegliare.
35 Vegliate dunque:
non sapete infatti
quando viene
il signore della casa
se di sera,
o a mezzanotte,
o al canto del gallo,
o all’alba.
36 Che arrivando all’improvviso
non vi trovi a dormire.
37 Ora, quel che dico a voi,
lo dico a tutti:
Vegliate!
(trad. a cura di p. Silvano Fausti)
Da tempi remoti, la predicazione cristiana ha sfoderato in mille modi un Dio preoccupantemente severo e pauroso e credo che frutto sia anche da una mala interpretazione di questo brano.
L’insistenza nel vegliare è quasi asfissiante e il fatto che la liturgia ce lo presenti in un brano come questo di evangelo e proprio all’inizio dell’Avvento … vorrà ben dire qualcosa, no?
Sì io credo proprio che  ci voglia dire qualcosa, anzi credo che ci voglia dare qualcosa: la Speranza, quella vera, quella che viene dal Padre che ci ama di amore infinito.
A fatica sto imparando ad uscire da certi stereotipi di volti di dio che mi si sono impressi nella mente perché me li hanno insegnati e a fatica sto imparando ad accostarmi alla Parola nel modo corretto.
La prima cosa che riconosco aver appreso (ma che sempre devo stare attento a mettere in opera) è il costante tenere presente del genere letterario che l’evangelista usa per scrivere il brano, la lingua che ha usato e soprattutto il contesto storico in cui si trova.
Apro una piccola parentesi perché molto mi ha illuminato a riguardo un esempio che non molto tempo fa ho sentito o letto da qualcuno: se siamo davanti ad una bella giornata di sole con alcune piccole nubi e una leggera brezza ed una temperatura gradevole, il modo di descriverla di un poeta sarà sicuramente diversa dal modo di descriverla di un meteorologo, eppure entrambe parleranno della stessa bella giornata di sole ma inevitabilmente uno sottolineerà aspetti che l’altro non noterà neppure e tutti e due diranno cose pertinenti alla descrizione della giornata e sicuramente vere.
Cosa vuol dire questo?
E’ l’esatta spiegazione del come porci di fronte agli scritti che troviamo sia nel vecchio che nel nuovo testamento.
Fatta questa sottolineatura credo sia meglio provare ad entrare nell’evangelo di oggi:
mi colpisce particolarmente il parlare continuamente del vegliare, dello stare attenti ecc., ma ancor di più mi colpisce l’accenno agli schiavi e al portinaio. Mi viene da farmi subito una domanda: chi siamo noi, gli schiavi o il portinaio?
Credo si debba stare attenti al rispondere a questa domanda perché se ci poniamo dalla parte degli schiavi diamo nuovamente una immagine di quel dio che non esiste che ci hanno insegnato per secoli e secoli, di quel dio (il minuscolo è voluto) che fa paura e che castiga senza amore, di quel dio che ci rende appunto schiavi; ma se rispondiamo “portinai” potremmo peccare di presunzione e crederci migliori di altri.
Il centro della parabola di oggi credo sia proprio il vegliare!
Non importa chi noi siamo o ci pensiamo di essere, l’importante è che la fiamma dello Spirito seminato in noi e germogliato nell’Amore alla nostra nascita rimanga sempre acceso.
Se ragioniamo un pochino e ci pensiamo bene quante volte ci è venuta nella mente una frase di questo tipo “… ma al diavolo tutto, io mollo!” soprattutto di fronte a sconfitte nell’ambito di fede, quando ci siamo trovati porte sbattute in faccia senza nessuna riserva e proprio da persone che credevamo meno dure?
Ecco allora il valore del “vegliate” di Gesù nella parabola di oggi! La nostra vita è costantemente in una notte oscura e questo può farci paura certo, ma la Speranza che oggi questa Parola ci dice è che Egli Viene, Gesù viene, anzi, non se ne è mai andato … ricordiamo sempre le parole dell’evangelo di Matteo:”… io sono con voi fino alla fine del mondo” (cfr Mt 28,20); non sono parole dette tanto per dire, se Gesù è con noi fino alla fine del mondo come è possibile che si tema la sua venuta?
Allora la paura a cui accennavamo all’inizio non ha senso perché Gesù è in mezzo a noi, certo in un altro modo, attraverso lo Spirito e ci abbraccia tutti e ci esorta oggi come allora a vegliare nel senso di non abbatterci, di non abbandonare , di non mollare;  abbiamo solo il compito di vegliare, il resto non spetta a noi, la forza non è una prerogativa dei Dio ed è Paolo che ce lo ricorda che “la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza». Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: infatti quando sono debole, è allora che sono forte.” (2Cor 12, 9-10)
E’ quando siamo deboli e ci abbandoniamo a Lui che siamo forti! E’ una verità questa che va vissuta per capirla e comprenderla.
Che allora questo avvento che con oggi inizia sia per noi tutti, lo dico per me prima di tutto, un cammino di veglia a non abbandonare mai la strada; cadrò ancora  e ancora, ma che mai mi abbandoni, che mai ci abbandoni la certezza che Gesù è in mezzo a noi fino alla fine del mondo e che da sempre e per sempre è al nostro fianco e con noi cammina e ci esorta a vegliare e a non soccombere.
Siamo uomini liberi e nella libertà possiamo accogliere il suo Amore o rifiutarlo; nessuno mai potrà toglierci questa pregoativa.
A noi la possibilità di vegliare perché quando arriverà il giorno per eccellenza, Cristo trovi ancora la fede su questa terra.
Conducimi, o Signore,
lungo tutto il cammino della vita
e che mai abbia ad assopirmi,
che sempre rimanga desta in me la capacità
di servirti nell’annuncio del tuo Amore!


 innamorati della lode

LA CORONA DELL'AVVENTO



E' una corona di rami con quattro ceri, che indicano le quattro settimane di Avvento. Questa corona, con il progressivo accendersi delle sue quattro luci, domenica dopo domenica, fino al giorno di Natale, ci ricorda la lunga attesa del Messia da parte del popolo d'Israele. La luce che si accende poi, è simbolo di Gesù, sole che sorge illuminando la notte della nostra vita.
La prima candela si chiama " Candela del Profeta "
La seconda candela si chiama "Candela di Betlemme"
La terza candela è chiamata " Candela dei Pastori "

La quarta candela è la " Candela degli Angeli "

La quinta candela, al centro, e quella che si accende la notte di Natale, ed è bianca.
Rappresenta Gesù Luce del mondo.

mercoledì 16 novembre 2011

Ciò che piace e non piace a Lucifero


Cio' che PIACE a lucifero (da alcuni esorcismi)
(padre Pellegrino Ernetti - La catechesi di satana)
1) La Particola alla mano, cosi' posso calpestare il vostro Dio, quel Dio che io ho
ucciso; e posso celebrare le mie messe (le messe nere) con i miei sacerdoti che ho
strappato a Lui...
2) I Preti vestiti come netturbini, cammuffati, cosi' li porto dove voglio io, negli
alberghi e nelle case private, in cerca di donne e di omosessuali e faccio commettere
tanti sacrilegi e li porto nel mio regno! Quanti, quanti Preti mimetizzati sono nel mio
regno! E non mi scapperanno piu' (risate forti...).
3) I Preti e i Vescovi iscritti alla massoneria e alle mie sette... oh quanti, oh quanti ce
ne porto col denaro e con le donne... quanti, quanti diventano miei amici fedeli... col
denaro e con le donne... ne prendo quanti ne voglio, li porto nel mio regno.
4) Le gonne corte, con le quali accalappio uomini e donne e riempio il mio regno
(risate lunghe....sganasciate); che contento... che gioia... che contento...
5) La televisione... uh, la televisione... e' il mio apparecchio, l'ho inventato io.. per
distruggere le singole anime e le famiglie... le separo, le disgrego con i programmi
miei, sottilissimi e penetranti... uh, la televisione e' il centro di attrazione dove attiro
anche tanti preti, frati e suore, specialmente nelle ore piccole e poi non li faccio piu'
pregare: ahahahahahah... In un attimo mi presento in tutto il mondo... mi ascoltano e
mi vedono tutti... mi aiutano assai bene i miei fedeli servi, i maghi, le streghe,
cartomanti, chiromanti, astrologi... ahahahahahah...!
6) Le discoteche... che bello... sono i miei palazzi d'oro dove attiro le migliori
speranze della societa', che io faccio mie, distruggendo le loro anime e i loro corpi...
quante migliaia e migliaia ne porto con me con l'alcool, con la droga e col sesso... oh,
che continua mietitura... Le ho affittate a tanti politici, miei fedeli servi, a consacrati...
Io sono il vero re del mondo, e non gia' il vostro Dio, che io ho crocifisso.
7) Il divorzio... la separazione degli sposi, sono stati inventati da me; ne rivendico la
proprieta'... E' una delle mie piu' intelligenti scoperte... cosi' distruggo la famiglia e
distruggo la societa', dove io sono adorato come vero re del mondo... Il sesso... il
sesso... non ascoltate quell'uomo impiccato in croce che non vi da' niente... il vero
piacere ve lo do soltanto io col sesso libero... il mio regno e' soprattutto liberta' del
piacere sessuale, con cui regno sulla terra.
8) L'aborto... l'uccisione degli innocenti... oh... urrah! urrah! E' stata la mia trovata piu'
bella e piu' gustosa! Ammazzare gli innocenti invece dei colpevoli e degli omicidi
della mafia! Distruggo l'umanita' e cosi' finiscono, prima di nascere, gli adoratori del
vostro falso Dio... urrah...urrah...
9) La droga... e' il cibo piu' gustoso che io faccio mangiare ai giovani per renderli
pazzi... e cosi' ne faccio quello che voglio... ladri... assassini... lussuriosi... feroci come
me... dominatori del mondo... miei ministri.
10) Ma soprattutto mi piacciono e mi rallegrano quei Vescovi e quei Preti che negano
la mia esistenza e la mia opera nel mondo... e sono tantissimi... oh, che gioia, che
gioia per me... lavoro tranquillo e sicuro... persino i teologi oggi non credono alla mia
esistenza... che bello... che gioia... e cosi' negano anche quel loro Dio che era venuto
per distruggermi.... invece l'ho vinto... l'ho inchiodato io sulla Croce... ahahahah...!
Bravi questi Preti... bravissimi questi Vescovi... bravissimi questi teologi... sono tutti
miei fedeli servitorelli... ne faccio quello che voglio... ahahahaha....! Ormai sono
miei... li porto dove voglio... vestiti da beccamorti... con la sigaretta sempre in bocca...
profumati come gaga'... in cerca di donnicciole facili... con aiuto di ultima moda...
pieni di danaro... si ribellano ai dogmi del loro falso Dio... e della falsa Chiesa di quel
Crocifisso mia vittima... sono i miei soldati piu' sicuri del mio regno, pieno pieno di
loro... Con essi metto confusione e smarrimento nel popolo, che allontano sempre piu'
dal falso Dio... e porto nel mio regno di odio e di disperazione eterna... per sempre
con me, con me...hahahahaha! Quanti di essi ne ho fatti iscrivere alle sette mie...
allettati dalla mia carriera e dal mio denaro... li compro con facilita'... perche'
finalmente sono riuscito a non far amare piu', ne' quel falso loro Dio, ne' quella Donna
che pretende di avermi vinto..."
Cio' che DISPIACE a lucifero (da alcuni esorcismi):
1) La Confessione... che stupida invenzione... Quanto mi fa male... mi fa soffrire... il
Sangue di quel vostro falso Dio... quel Sangue come mi schiaccia... mi distrugge...
lava le vostre anime e mi fa scappare... (strilli orribili di pianto!)... Quel Sangue, quel
Sangue... e' la mia pena piu' atroce... Pero' ho trovato quei preti che non ci credono
piu' alla Confessione e mandano i cristiani a ricevere quel falso Dio in peccato...
Bene, bene... bravissimi... quanti sacrilegi faccio commettere.
2) Il pasto dove mangiate la Carne e il Sangue di quel Crocifisso che ho ucciso io... E'
qui che mi trovo disarmato... non ho piu' le forze per lottare... quelli che si nutrono di
questa Carne e bevono di questo Sangue diventano fortissimi contro di me, diventano
invincibili alle mie scaltre seduzioni e tentazioni, sembrano diversi dagli altri, sembra
abbiano una luce speciale ed una intelligenza velocissima... mi fiutano
subitaneamente... e si allontanano da me e mi scacciano come fossi un cane... che
tristezza, che dolore aver a che fare con questi cannibali... (strilli di pianto!)... Ma io li
2
perseguito ferocemente... e tanti vanno a mangiare quell'Ostia in peccato...hahaha! che
contento... che gioia... odiano il loro Dio e Lo mangiano, hahaha! Vittoria mia...
vittoria...urrah... urrah...
3) Quanto sono insensati quelli che perdono ore e ore di giorno e di notte, in
ginocchio, ad adorare un pezzo di pane nascosto in una scatola sull'altare di quel falso
Dio! (e' l'ora di Adorazione). Quanta rabbia mi fanno queste persone! Mi distruggono
tutte le mie opere, che ottengo da tanti sacrileghi cristiani, Preti, Suore e Vescovi...
Quanti sacrilegi mieto in continuazione, e' una mia incessante vittoria... Quanto
dolore... Quanta rabbia queste adorazioni irrazionali...!
4) Odio il rosario... quell'arnese guasto e marcio di quella Donna li', e' per me come un
martello che mi spacca la testa... ahiiiii! E' l'invenzione dei falsi cristiani che non mi
ubbidiscono, per questo seguono quella donnaccia! Sono falsi, falsi... invece di
ascoltare me che regno su tutto il mondo, questi falsi cristiani vanno a pregare quella
donnaccia, mia prima nemica, con quell'arnese... oh, quanto male mi fanno... (strilli di
pianto)...
5) Il male piu' grande di questo tempo, per me, sono le continue presenze
(apparizioni) di questa donnaccia... in tutto il mondo... in tutte le nazioni appare e mi
perseguita, strappando dalle mie mani tante anime... migliaia e migliaia... per ascoltare
i suoi falsi messaggi... Per fortuna mi difendono i vescovi e i preti miei che non
credono a quella ignobile Donna... non credono e cosi' apportano scompiglio... bravi,
bravi questi miei apostoli dell'eresia... hahaha...
6) Ma cio' che maggiormente mi distrugge e' l'asinesca obbedienza a quell'uomo,
vestito di bianco (il Papa), che comanda a nome del falso Redentore e del falso vostro
Salvatore... che asini... pecore... che conigli...! Obbedire a un uomo che ama quella
donnaccia li'... che mi perseguita da sempre... che vergogna... questo mi distrugge il
mio regno... Ma io ho suscitato centinaia di preti, frati, teologi e vescovi che gli fanno
guerra... guerra senza frontiere a quel pagliaccio bianco... Vincero' io, vincero' io...
hahaha! Lo faro' morire, assassinare... una brutta fine gli faro' fare... E' odioso ai miei
seguaci, quel polacco che ama quella donnaccia li'... che propaganda il Rosario di
quella ignobile Donna, come la sua preghiera preferita... che vigliacco... che asino...
mi schiaccia... mi schiaccia.... ohohohohoh (urli di pianto)....!
La lista e' tremenda. Merita riflessione. Merita esame di coscienza per tutti. Ma
soprattutto merita preghiera assidua e penitenza. Merita la frequente pratica della
Confessione sacramentale, ove il Sangue di Gesu' ci
purifica e ci dona uno scudo fortissimo con cui vincere il nostro nemico. I vittoriosi,
ci dice l'Apocalisse, sono coloro che "hanno purificato le loro anime nel Sangue
dell'Agnello... hanno vinto il dragone nel Sangue dell'Agnello"
(padre Pellegrino Ernetti - La catechesi di satana)

martedì 15 novembre 2011

L'unione con Dio


ALBERTO MAGNO                


CAPITOLO I

LA MASSIMA PERFEZIONE SPIRITUALE E’ POSSIBILE ALL’UOMO MEDIANTE IL
DISTACCO DELLA INTELLIGENZA E DELLA VOLONTA’ DA TUTTE LE COSE
Perché l’autore scrive questo opuscolo
Ho pensato di scrivere un’ultima parola (per quanto mi è possibile nei
languori di questo esilio e pellegrinaggio) sul distacco completo da tutte le
cose; e sull’unione libera, sicura, assoluta e totale con Dio. Il fine della
perfezione cristiana, infatti, non è altro che la carità che a Dio ci unisce (1).
L’unione con Dio quale s’impone a tutti gli uomini
L’uomo che vuol giungere a salvezza è obbligato a questa unione di carità, e
deve per conseguenza praticare i divini precetti e conformarsi alla divina
volontà.
Tale vita escluderà tutto ciò che ripugna all’essenza della virtù della carità,
cioè il peccato mortale.
L’unione con Dio quale si impone ai religiosi
Ma i religiosi si sono votati inoltre alla perfezione evangelica e alle opere di
supererogazione e di consiglio, per arrivare più facilmente al loro fine ultimo
che è Dio (2). Per cui essi evitano ciò che potrebbe impedire l’atto e il
fervore della carità e ostacolare il loro slancio verso Dio.
Essi hanno rinunciato a tutti i beni del corpo e dell’ingegno e non osservano
che il voto della loro professione religiosa (3).
Condizioni dell’unione perfetta con Dio
Dio è spirito, e coloro che l’adorano devono adorarlo “in spirito e verità” (4),
devono cioè adorarlo con una conoscenza e un amore, una intelligenza e
una volontà spogli da ogni illusione terrena.
Infatti il Vangelo dice: “Quando adorate, entrate nella vostra casa” ossia
nell’intimo del vostro cuore e “dopo aver chiusa la porta” dei vostri sensi,
con cuore puro, con coscienza senza rimproveri e con fede senza finzione
“pregate il Padre in spirito e verità, nel segreto della vostra anima” (5).
L’uomo saprà realizzare questo ideale quando sarà disinteressato e
spogliato di tutto, quando sarà interamente raccolto in se stesso, quando
avrà messo da parte e dimenticato l’universo intero per mantenersi nel
silenzio in presenza di Gesù Cristo, mentre la sua anima purificata eleverà
con sicurezza e confidenza i suoi desideri a Dio, e con tutto lo slancio del
suo cuore e del suo amore si dilaterà, s’inabisserà, s’infiammerà, si
immedesimerà in lui, fino nel più intimo del suo essere, con una sincerità e
una pienezza senza limiti.
CAPITOLO II

SI PUÒ DISPREZZARE TUTTE LE COSE TERRENE PER TENDERE ALL’UNIONE
INTIMA CON DIO

Per raggiungere l’unione perfetta con Dio, bisogna disprezzare i
beni terrestri
Ma l’uomo che intende raggiungere realmente tale stato di perfezione ed
entrarvi, deve assolutamente chiudere occhi e sensi; non preoccuparsi, non
turbarsi, non inquietarsi, non curarsi per nulla delle creature.
Raccogliersi in se stessi e attaccarsi a Cristo
Bisogna ch’egli rinunzi completamente a tutte le cose di questo mondo
come inutili, nocive, funeste (6); che si raccolga in se stesso, e la sua anima
non abbia altro pensiero che per il Cristo doloroso.
Egli dovrà fare ogni sforzo e serbare tutta la sua perseveranza per arrivare a
lui per mezzo di lui: cioè a Dio per mezzo dell’UomoDio, all’intimo della sua
divinità per mezzo delle piaghe della sua umanità.
Bisogna anche abbandonarsi alla Divina provvidenza
Egli dovrà infine con tutta semplicità e confidenza abbandonare senza
restrizione ogni cosa alla infinita provvidenza di Dio, secondo le parole di S.
Pietro: “Deponete in Lui tutte le vostre angustie, perché Egli si prende cura
di voi” (7). E altrove è detto “Non inquietatevi di nulla” (8); “Affida al
Signore le tue cure: ed egli sarà il tuo tutore” (9); “Mi fan lieto, o Signore, le
opere tue” (10); “Sempre io tengo il Signore innanzi a me” (11); “Incontrai
l’amato del mio cuore” (12) e “mi venne ogni bene insieme” (13) con lui.
Bisogna infine cercare di esplorare il tesoro celeste
Ecco il tesoro celeste e nascosto, la pietra preziosa che si deve preferire a
tutto, e cercare con umile fiducia e con sforzo costante, nella tranquillità del
silenzio, con la massima energia dell’anima, dovesse pur costarci la perdita
del benessere corporale, della lode, dell’onore.
Se così non fosse, per qual motivo ci faremmo religiosi? “Che gioverebbe a
un uomo guadagnare tutto il mondo se perdesse l’anima sua?” (14).
Che importa lo stato, la santità della professione, l’abito dei perfetti, la testa
tosata, tutto l’esteriore di una vita separata dal mondo, se poi manca lo
spirito d’umiltà e di verità dove soltanto abita il Cristo per mezzo della fede
e della carità? Dice S. Luca: “Il regno di Dio è dentro di voi” (15) ed è
appunto il Cristo.
CAPITOLO III

LA LEGGE DELLA PERFEZIONE DELL’ UOMO IN QUESTA VITA

L’unione con Dio è proporzionata al distacco dalle cose terrestri
Più lo spirito è assorbito dal pensiero e dalle cure delle cose di questo
mondo, più perde l’intimità della sua devozione e s’allontana dalle cose
celesti. Al contrario, più si darà premura di allontanare le sue facoltà dal
ricordo, dall’amore, dal pensiero delle cose inferiori per fissarle nelle cose
superiori, più sarà perfetta la sua devozione, e più diventerà pura la sua
contemplazione.
E’ impossibile che l’anima possa applicarsi, perfettamente a due oggetti
nello stesso tempo, quando essi sono dissimili come il giorno e la notte (16).
Chi vive unito a Dio abita nella luce, chi si attacca al mondo vive nelle
tenebre.
In che consiste la più alta perfezione in questo mondo
La più alta perfezione dell’uomo in questa vita consisterà dunque nel
raggiungere una tale intimità con Dio, da procurare che tutte le facoltà e
potenze dell’anima rimangano raccolte in lui e formino come un medesimo
spirito con lui (17) e l’anima non ricordi che Dio, non senta e non comprenda
che Dio, che tutti i suoi affetti, uniti nella gioia dell’amore, non trovino riposo
che nel possesso del Creatore.
L’immagine di Dio, impressa nell’anima, è infatti costituita dalla ragione,
della memoria e dalla volontà; ma fino a quando queste facoltà non portano
l’impronta perfetta di Dio, non gli rassomigliano come nei giorni della prima
creazione dell’uomo (18).
L’immagine di Dio deve essere impressa negli atti dell’uomo
La forma dell’anima è Dio, che deve imprimersi in essa come il sigillo sulla
cera, come la marca sul proprio oggetto (19).
E ciò si realizza pienamente soltanto quando la ragione è completamente
illuminata dalla conoscenza di Dio, verità suprema, e la volontà è
interamente incatenata all’amore dell’eccelso bene, e quando la memoria è
pienamente assorta nella contemplazione e nel godimento della felicità
eterna e nel soave, dolce riposo di tale felicità. E siccome la gloria dei Beati
in cielo, non è altro che il possesso di questo stato, è chiaro che l’iniziato
possesso del medesimo, costituirà la perfezione dell’uomo nella vita
presente.
CAPITOLO IV

L’UOMO DEVE OPERARE SECONDO LA SUA INTELLIGENZA E NON SECONDO I

SENSI

Bisogna purificare l’anima dalle illusioni e preoccupazioni terrene
Beato colui che allontana da sé assiduamente le illusioni e le immaginazioni,
e che orienta ed eleva la sua anima verso Dio. Fortunato colui che riesce ad
obliare le apparenze e opera interiormente, dirigendo con purezza e
semplicità la propria intelligenza e volontà verso il purissimo Dio!
Sforzatevi di allontanare dalla vostra anima le illusioni, le apparenze, le
immaginazioni, insomma tutto ciò che non è Dio (20).
E’ necessario che tutto ciò che voi fate per Iddio derivi da una intelligenza,
da una affezione, da una volontà egualmente purificate.
In poche parole, fine di tutte le vostre azioni deve essere di tendere verso
Dio e di trovare in lui il riposo intimo, per mezzo di una intelligenza
perfettamente pura e di una volontà completamente a lui consacrata,
esente da rappresentazioni e preoccupazioni umane.
Non si arriva a Dio per mezzo dei sensi
Non con gli organi materiali né coi sensi esterni si arriva a Dio, ma con ciò
che caratterizza l’essere umano, vale a dire con l’intelligenza e la volontà
(21). Per conseguenza fino a che l’uomo s’indugia e si diverte in cose che
interessano l’immaginazione e i sensi, è evidente che non ha ancora
superato gli istinti e i limiti di ciò che vi è di animale in lui, di ciò che egli ha
in comune coi bruti.
L’animale irragionevole non comprende, e non è impressionato che nella
immaginazione e nei sensi, perché non ha facoltà più nobili. Ben altrimenti
accade all’uomo, dotato di intelligenza, di volontà, di libero arbitrio, e creato
ad immagine e somiglianza di Dio. Soltanto dunque per mezzo di queste
facoltà, senza altri intermediari, egli deve tendere a lui e fissarsi in lui (22).
Il demonio ci tenta per mezzo dei sensi per impedire la nostra
unione con Dio
Il demonio fa tutto il possibile per impedire questo santo esercizio.
Egli vede in esso un principio, un dolce preludio di vita eterna e ne è
invidioso; si sforza dunque, con una tentazione o con l’altra, di allontanare
l’anima da Dio. Eccita le passioni, provoca agitazioni inutili, preoccupazioni.
indiscrete, turbamenti, conversazioni sregolate, irragionevoli curiosità.
Seduce per mezzo della lettura di libri vani, di relazioni pericolose, con
l’agitazione e con le novità; ricorre alle dure prove, alle avversità, ecc.
Le preoccupazioni terrestri, anche se oneste possono essere di
ostacolo alla nostra unione con Dio
Può anche darsi che tutte queste cose non siano talvolta che colpe leggere,
o non siano neppure colpe; è nondimeno fuori di dubbio che rappresentino
sempre un grande ostacolo all’opera di unione con Dio.
Dobbiamo dunque concludere che quand’anche tutto ciò sembrasse utile o,
se si vuole, necessario, conviene 1iberarne i sensi, come di un male, si tratti
di grandi o di piccole cose.
Ciò che in qualsiasi modo si è udito o fatto, o detto, non deve lasciare in noi
alcuna preoccupazione, o effervescenza dell’immaginazione. Né prima, né
dopo, né durante, dobbiamo attaccarvi i sensi interni o esterni al punto da
esserne turbati.
Risultati del distacco dalle cose terrene
Quando le rappresentazioni sensibili non agitano più la memoria né lo
spirito, allora l’uomo non è più disturbato nelle sue preghiere, nelle
meditazioni, nella recita del divino ufficio, in nessuno insomma dei suoi
esercizi spirituali.
Non vi saranno più in lui quei ricordi del passato che generano le distrazioni.
Voi potrete allora, senza difficoltà e con sicurezza, nel silenzio e nella pace,
affidare voi stessi e quanto vi appartiene all’infallibile e salda Provvidenza.
Iddio allora combatterà per voi, vi darà una libertà e delle consolazioni
migliori, più nobili, più dolci di quelle che avreste goduto abbandonandovi
giorno e notte alle corse folli della immaginazione, alle vane agitazioni
lusinghiere della vostra anima, che sarebbe stata sacrificata, senza ragione,
col vostro corpo, il vostro tempo, le vostre forze (23).
Non bisogna impressionarsi di nulla
Bisogna dunque che ogni avvenimento, qualunque ne sia l’origine, sia
accettato in silenzio, nella pace e tranquillità dello spirito. Essi ci vengono
sempre dalla mano patema della Provvidenza.
Allontaniamo dunque con molta cura le preoccupazioni materiali, per quanto
ce lo permette la nostra professione.
Purifichiamo pensieri ed affetti, per fissarci in Colui al quale ci siamo votati
così frequentemente e così totalmente.
Non vi siano più intermediari fra lui e la nostra anima.
Allora soltanto noi potremo senza indugi e inciampi, passare direttamente
dalle piaghe dell’umanità di Gesù Cristo alla luce della sua divinità.
CAPITOLO V

DOBBIAMO RICERCARE LA PUREZZA DI CUORE PIÙ D’OGNI ALTRA COSA

Si trova la purezza del cuore riunendo le proprie affezioni in Dio
Voi dunque che desiderate percorrere il sentiero più breve e più sicuro per
arrivare un giorno alla patria celeste, alla grazia, alla gloria eterna, mettete
ogni vostra cura a mantenere il cuore in una inviolabile purezza, l’anima in
libertà, i sensi nella quiete.
Raccogliete tutte le affezioni del vostro cuore per gettarle in seno a Dio.
Bisogna, quanto più è possibile, liberarsi dalle preoccupazioni
inutili
Staccatevi, per quanto è possibile, dalle vostre conoscenze e da tutto ciò
che potrebbe ostacolare i vostri propositi.
Cercate ardentemente e continuamente il luogo, il tempo, il modo di godere
la pace e la contemplazione. Non amate nulla più del segreto della
solitudine, evitate i discorsi mondani sempre pronti ad ostacolarvi, fuggite le
turbolenze di un mondo incessantemente agitato e rumoroso (24).
Sforzatevi costantemente di purificare, di illuminare e pacificare il vostro
cuore, chiudete le porte dei sensi carnali, per raccogliervi abitualmente in
voi stessi, e fate in modo che il vostro cuore resti chiuso, per quanto è
possibile, a tutto ciò che può venirvi dalla terra.
Importanza della purezza di cuore
Fra tutti gli esercizi spirituali la purezza del cuore tiene il primo posto.
Essa è il fine e la ricompensa di tutto il lavoro spirituale e non appartiene
che a colui il quale vive veramente secondo lo spirito e da buon religioso.
Mettete dunque ogni vostra cura, ogni vostra capacità e ogni energia per
liberare il vostro cuore, i vostri sensi e le vostre affezioni da tutto ciò che
potrebbe ostacolarne la libertà, incatenarvi e rendervi schiavi.
Combattete costantemente per riunire tutte le affezioni disordinate del
vostro cuore nell’amore della sola e pura verità e del bene supremo.
Effetti della purezza di cuore
L’anima vostra allora potrà ancorarsi tenacemente in Dio e nelle cose divine,
voi sdegnerete le frivolezze della terra e il vostro cuore si verrà
trasformando, fino nella più intima fibra, in Nostro Signore Gesù.
Quando avrete incominciato a spogliarvi e a liberarvi di ciò che è terrestre, a
semplificare e tranquillizzare con fiducia il cuore e lo spirito in Dio, per bere
ed assaporare con tutte le vostre potenze i flutti dei favori divini, e a fissare
la vostra volontà ed intelligenza in Dio, allora non vi sarà più necessario
ricorrere agli insegnamenti della divina Scrittura per apprendervi l’amor di
Dio e del prossimo: lo Spirito Santo vi istruirà e dirigerà (25).
Non bisogna trascurare nulla per uscire da se stessi
Non risparmiate dunque nessuno sforzo, nessuna fatica, nessuno slancio,
per purificare il vostro cuore, per fissarvi immobili e tranquilli in Dio, come
se fosse già spuntato per voi il giorno dell’eternità che è il giorno di Dio.
Per amore di Gesù plasmate in voi stessi un’anima pura, una coscienza
serena e una fede sincera, e di fronte a tutte le prove, a tutti gli eventi,
confidate in Dio senza restrizione, non curandovi d’altro che di obbedire
assolutamente alla sua volontà e ai suoi desideri.
Per arrivare a questo, dovete rientrare frequentemente in voi stessi e
rimanervi il più possibile, onde effettuare in voi il distacco da ogni cosa
terrena.
Serbate la vostra anima nella purezza e nella calma; preservate la vostra
intelligenza dalla polvere di quaggiù, proteggete la libertà della vostra
volontà, attaccatevi con ardente amore al bene supremo, tenete la vostra
memoria al disopra delle cose di questo mondo, per fissarla nel bene
essenziale e increato.
L’unione di intelligenza e d’amore con Dio è la suprema perfezione
sulla terra
La vostra anima con tutte le sue facoltà e potenze sia raccolta in Dio in
modo da formare con lui un solo spirito. In questo consiste tutta la
perfezione possibile all’uomo sulla terra.
Tale unione d’intelligenza e d’amore per cui l’uomo si conforma in tutto alla
volontà eterna e suprema, ci permette di diventare, per grazia, ciò che Dio è
per natura (26).
Non dimentichiamolo: nello stesso istante in cui l’uomo, con l’aiuto di Dio
riesce a vincere la sua volontà, vale a dire, riesce ad allontanare da sé ogni
amore, ogni preoccupazione disordinata, per lanciarsi decisamente, con
tutte le sue miserie, nel seno di Dio, diventa immediatamente così gradito a
Dio che ne riceve il dono della grazia.
La grazia poi gli comunica la carità e l’amore; la carità mette termine a tutte
le esitazioni, a tutti i timori, ed egli confida soltanto in Dio.
E’ dunque ben vero che la più grande felicità consiste nel porre tutta la
nostra fiducia in Colui che non può mancarci. Fino a quando resterete in voi
stessi, sarete vacillanti e instabili. Gettatevi con confidenza sul cuore di Dio,
egli vi riceverà, vi guarirà, vi salverà (27).
La felicità dell’unione con Dio
Se saprete riflettere frequentemente su queste verità, troverete in esse più
felicità e gioia per la vita che non in tutte le ricchezze, in tutti gli onori, in
tutte le delizie; non solo, ma persino più che in tutta la sapienza e la scienza
di questo mondo menzognero e ripieno di corruzione, anche se possedeste
tali beni in copia maggiore di quanta ne ebbero coloro che vi hanno
preceduti.
CAPITOLO VI

L’UOMO CHE VUOLE ACQUISTARE LA VERA PIETA’ DEVE PURIFICARE LA
PROPRIA INTELLIGENZA E I PROPRI AFFETTI

Il distacco interiore fa gustare le cose del cielo
E’ fuor di dubbio che più voi sarete liberi dalle occupazioni e dai ricordi
esteriori e mondani, più la vostra anima riacquisterà forza e capacità per
gustare le cose del cielo. Imparate perciò a staccarvi dalle cose terrene.
Dio ama molto tale rinuncia. Le sue delizie sono di stare coi figlioli degli
uomini (28) cioè con coloro che dopo avere allontanato le distrazioni e le
passioni, sanno, con cuore puro e retto, tendere, donarsi e attaccarsi a lui.
Se la memoria, l’immaginazione, i pensieri strisciano spesso a terra, accadrà
necessariamente che gli avvenimenti nuovi, i ricordi del passato e molte
altre cose, inevitabilmente vi preoccuperanno e distrarranno. Lo Spirito
Santo è assente da questi pensieri che mancano di saggezza.
Il vero amico di Gesù Cristo deve dunque essere talmente unito con la
propria intelligenza e buona volontà alla volontà e alla bontà divina, da
togliere alle passioni ogni appiglio su lui e da evitare di indagare se è
schernito, amato o considerato come persona da poco. La buona volontà
può arrivare a tutto, può dominare ogni cosa.
Suscita nell’anima il disinteresse per le miserie personali
Se la volontà è buona e pienamente conforme e unita alla volontà di Dio,
come consiglia l’intelligenza, poco importa che la carne, i sensi, l’uomo
esteriore, siano inclini al male e fiacchi per il bene, oppure che l’uomo
interiore si trovi senza amore per le cose spirituali (29). Importa soltanto che
per la fede e la buona volontà l’uomo resti unito a Dio con tutta l’anima.
Egli vi riuscirà, se riconoscerà la propria imperfezione e il proprio nulla; se
comprenderà che il proprio bene non si trova che nel suo Creatore; se
abbandona a Lui se stesso con tutte le sue potenze, le sue forze e le
creature tutte, per nascondersi interamente in seno a lui con pieno slancio,
per dirigere ogni sua azione verso Dio, senza cercare nulla all’infuori di Dio;
se riconosce d’aver trovato in lui tutto il bene e tutta la felicità della
perfezione.
Divinizza l’uomo
L’uomo allora, giunto a questo stato di perfezione, sarà, in certo qual modo,
trasformato in Dio; non potrà più pensare, amare, comprendere, ricordare
che Dio o le cose di Dio; non vedrà più se stesso e le altre creature se non in
Dio; non avrà altro amore che per Iddio; le creature e se stesso si
presenteranno alla sua memoria solo più nella luce di Dio.
Rende l’anima veramente umile
Simile conoscenza della verità, rende sempre l’anima umile, severa verso se
stessa e non verso gli altri; mentre la saggezza mondana rende l’anima
superba, frivola, piena d’orgoglio e d’alterigia.
La libertà interiore è necessaria per elevarsi a Dio
E’ dunque necessario considerare come dottrina fondamentale e veramente
spirituale quella che ci mostra quanto sia chimerico aspirare di giungere alla
conoscenza, al servizio, alla familiarità con Dio e al suo pieno possesso, se
non si è prima distaccato il proprio cuore dalle affezioni terrene, non
solamente dalle persone, ma da ogni altra creatura o cosa; se non si riesce
a tendere verso il Creatore con tutto il cuore, liberamente, senza secondi
fini, senza timori né esitazioni, con fiducia illimitata nella sua universale
provvidenza (30).
CAPITOLO VII
COME PRATICARE IL RACCOGLIMENTO DEL CUORE
E’ necessario entrare in se stessi per elevarsi a Dio
Nel libro “De spiritu et anima”, al cap. XXI (31) è detto che salire verso Dio
significa rientrare in se stessi. Infatti colui che rientra nel suo intimo e studia
se stesso per superarsi, si eleva veramente verso Dio.
Dobbiamo dunque liberare e proteggere il nostro cuore dalle distrazioni del
mondo, ricondurlo alle gioie intime, per fissarlo infine nella luce della
contemplazione divina.
Vita e riposo del nostro cuore è dimorare in Dio, sostenuti dall’amore e
dolcemente vivificati dalla divina consolazione.
Bisogna vincere gli ostacoli che impediscono di entrare in sé stessi
Ma molti ostacoli ci impediscono di sperimentarlo, e con le sole nostre forze
non potremo mai arrivarvi. L’anima distratta da tante preoccupazioni, non è
aiutata dalla memoria a rientrare in se stessa, perché le ombre di tante cose
la rendono cieca; non è aiutata dall’intelligenza, a causa delle passioni che
la seducono; né si ripiega su se stessa neppure per il desiderio di gioie
interiori e di delizie spirituali.
Essa è talmente immersa nelle cose sensibili e passeggere, che non può
ritornare a sé come verso la immagine di Dio.
L’anima purificata si eleva spontaneamente
E’ dunque indispensabile che, guidata dal rispetto e dalla confidenza
dell’umiltà, l’anima si elevi al disopra di se stessa e di ogni creatura, con
l’abbandono di tutte le cose, e possa dire intimamente: Colui che io cerco,
amo e desidero fra tutti, più di tutti, al disopra di tutto, non appare ai sensi
né all’intelligenza: egli oltrepassa gli uni e l’altra.
Dio non è percepito dai sensi, ma piuttosto nell’esperienza intima
Dio non è visibile ai sensi, ma deve essere l’oggetto di tutti i nostri desideri.
Egli non ha corpo, ma è infinitamente amabile così da attirarsi gli affetti
dell’anima; è incomparabile, ma seduce soltanto i cuori puri. E’ soprattutto
amabile e dolce. La sua bontà è la sua perfezione sono infinite.
Allora l’anima entra nelle tenebre dello spirito; si eleva maggiormente e
penetra più profondamente in se stessa (32).
Questo modo di salire fino alla misteriosa visione della SS. Trinità nell’Unità,
dell’Unità nella Trinità, per mezzo di Nostro Signor Gesù Cristo, è più
ardente nell’anima a misura che la forza d’ascensione le è più intima; e più
vantaggiosa a misura che la carità la rende più concreta. Nel mondo
dell’esperienza spirituale non c’è nulla di più elevato di ciò che è più intimo.
Questa esperienza delle cose divine è una pregustazione di cielo
Non stancatevi dunque, non riposate mai fino a quando non abbiate ricevuto
in qualche modo la caparra o un anticipo di questa futura pienezza, finché
non abbiate ottenuto qualche primizia delle soavità e delle dolcezze divine.
Non cessate di perseguirle fino all’ora in cui “appare il Signore in Sion” (33).
Quando si tratta del progresso spirituale, dell’unione e dell’intimità con Dio,
non ci si deve concedere alcun riposo, né cedere a nessuna fatica, prima
d’aver conquistato l’oggetto dei propri voti.
L’ascensione dell’anima verso Dio
Osservate colui che s’arrampica sulla montagna e seguite il suo esempio. Se
la nostra anima si lascia incantare e sedurre dalle cose che incontra sul suo
passaggio, spesso si smarrisce in sentieri ignoti, si sfibra e si divide in tante
frazioni quanti sono i suoi desideri. Ma segue allora un movimento senza
scopo, una corsa senza profitto, una stanchezza senza riposo.
Se, al contrario, il nostro corpo e il nostro spirito, sedotti dall’amore e dal
desiderio, si liberano dalle distrazioni di quaggiù, abbandonano a poco a
poco le cose umane per raccogliersi nel solo bene immutabile e vero, vi
dimorano e vi si fissano coi vincoli dell’amore, essi si fortificano, e il loro
raccoglimento sarà maggiore quanto più in alto si eleveranno sulle ali della
conoscenza e dei desideri.
Il nostro cuore e la nostra anima possono farsi un’abitudine del
bene supremo
Essi si fanno, per così dire, un’abitudine del bene supremo e finiscono col
divenirne inseparabili.
Essi arrivano al possesso imperituro della vera vita che è Dio (34); la
possiedono in un modo eterno, senza alcun timore delle vicissitudini e dei
mutamenti dei tempi e riposano nel godimento pacifico di questa felicità
interiore, nella segreta intimità con la Divinità.
E non usciranno più fuori di se stessi né fuori di Gesù che è per i suoi
discepoli la via, la verità, la vita (35).
CAPITOLO VIII

IN TUTTE LE COSE L’UOMO DEVE AFFIDARSI A DIO

Il distacco dalle cose terrene riconduce l’uomo alla vera perfezione
Da tutto ciò che si è detto, si può concludere che quanto più saranno
completi l’abbandono delle cose terrestri e l’unione con Dio per mezzo della
volontà e dell’intelligenza, tanto più ci si avvicinerà allo stato d’innocenza e
di perfezione. Che vi è di migliore, di più felice, di più dolce?
E’ dunque cosa della massima importanza tenere l’anima talmente
distaccata da tutte le cose, che né il mondo, né gli amici, né la prosperità,
né l’avversità, né il presente, né il passato, né l’avvenire, e neppure gli
stessi peccati, almeno fino a un certo grado, siano motivo di grave
turbamento.
Il paradiso in terra
Sforzatevi di vivere soltanto con Dio, fuori dal mondo, in una specie di vita
spiritualizzata, come se la vostra anima fosse già separata dal corpo e
nell’eternità.
Nel soggiorno dei Beati, la grande preoccupazione dell’anima non sarà il
secolo, né lo stato del mondo, né la pace, né la guerra, né il buono o il
cattivo tempo, né altra cosa di quaggiù, ma Dio solo sarà l’oggetto dei suoi
slanci, dei suoi desideri, dei suoi amori.
Sforzatevi perciò fin da ora di staccarvi dal vostro corpo e da ogni cosa
creata presente o futura.
Fissate, per quanto è possibile, immutabilmente, chiaramente, vivamente
l’occhio della vostra anima sulla luce increata.
Allora l’anima vostra purificata dalle cose terrestri, sarà come un angelo
unito a un corpo cui la carne non dà molestia e che non si occupa di cose
vane e futili.
L’anima si unisce a Dio nonostante le tentazioni e le prove
Fortificate la vostra anima contro le tentazioni, le persecuzioni, le ingiurie,
affinché nell’uno o nell’altro caso, essa rimanga saldamente e
tranquillamente unita a Dio. E quando turbamenti, scoraggiamenti,
confusione di spirito vi assalgono, non irritatevi, non lasciatevi abbattere.
Non ricorrete allora a preghiere vocali per esserne liberati, né ad altri
conforti; cercate solamente di riprendervi con un coraggioso sforzo della
volontà e della riflessione, per ricondurre la vostra anima verso Dio, lo
vogliano o no i sensi del corpo.
L’anima pia deve essere talmente unita a Dio, deve conservare e rendere il
suo volere così conforme al volere divino, da non sentirsi più occupata né
sedotta da alcuna creatura, come prima della sua creazione, assolutamente
come se non esistessero che Dio e quest’anima (36).
L’anima distaccata dal mondo riceve senza turbarsi ciò che la
Provvidenza le manda
Essa riceverà allora senza turbamento, senza esitazione, senza timore tutto
ciò che la Provvidenza le manderà. Non cesserà di essere in ogni circostanza
piena di fiducia nel Signore, senza perdere la pazienza, né la pace, né uscire
dal silenzio. Ecco perché il distacco completo dell’anima dalle cose create è
supremamente utile alla vita spirituale e per restare intimamente unirti e
sottomessi a Dio.
Non occorrono intermediari tra Dio e l’anima
Allora non vi saranno più intermediari tra Dio e voi.
Da dove verrebbe infatti l’intermediario? Non dall’esterno, perché la virtù
della povertà volontaria vi ha spogliati di ogni bene terreno, e la virtù della
castità vi ha spogliati del vostro corpo; non dall’interno, perché l’obbedienza
vi ha spogliati della vostra volontà e della vostra anima. Nulla più sussiste
tra Dio e voi.
Questa dottrina s’impone soprattutto ai religiosi
Che siete religiosi lo dimostrano la vostra professione, il vostro stato, il
vostro abito, i vostri capelli tagliati e gli altri segni della vostra vita religiosa;
resta però a vedere se siete un religioso finto o sincero, spetta a voi darne la
risposta.
Ma notate bene quanto gravemente voi pecchereste e prevarichereste
contro il Signore vostro Dio, se offendendo la sua giustizia, agiste in
tutt’altro modo che da religioso; se con la volontà o con l’amore vi
attaccaste alla creatura invece che al Creatore, se preferiste insomma la
creatura al Creatore.
CAPITOLO IX

LA CONTEMPLAZIONE IN DIO DEVE ESSERE PREFERITA A TUTTI GLI ALTRI
ESERCIZI

Il nulla originale della creatura deve farei tendere a Dio
Tutto ciò che esiste al di fuori di Dio è opera del Creatore.
Ogni creatura è dunque un complesso di possibilità e di essere e, come tale,
è per sua natura limitata: essendo venuta dal nulla, è circondata dal nulla e
tende al nulla (37).
Ad ogni istante la creatura riceve necessariamente dall’Artista supremo
l’esistenza, la conservazione, l’azione e tutto quanto possiede.
Essa è realmente insufficiente ad operare per sé e per gli altri, come è
importante il nulla di fronte all’essere, il finito di fronte all’infinito.
Bisogna dunque che la nostra vita, i nostri pensieri, le nostre opere, siano in
Colui, di Colui, per Colui e da Colui che col minimo atto della sua volontà
potrebbe e saprebbe produrre delle creature immensamente più perfette di
quante oggi ne esistono.
Le perfezioni del Creatore devono attirarci
E’ di conseguenza impossibile che, sia per l’intelligenza come per la volontà,
esista un pensiero, un amore più utile, più perfetto, più fortunato di quelli
che riposano in Dio, l’eccelso Creatore, l’unico e vero Bene, dal quale, nel
quale, per il quale, verso il quale tutto acquista la propria missione.
Dio è perfettamente sufficiente a se stesso ed agli altri, perché racchiude
eminentemente in sé, da tutta l’eternità, le perfezioni di ogni essere.
Non vi è nulla in Dio che non sia Dio stesso. In lui e da lui esistono le cause
di tutto ciò che avviene: in lui esistono le origini immutabili di tutte le cose
mutevoli, dotate o prive di ragione.
Tutto ciò che avviene nel tempo, ha in lui il suo principio eterno.
Egli riempie tutto; il suo essere è in tutte le cose e perciò egli è più presente
e più intimo alle cose di quanto lo siano le cose a se stesse (38).
Esiste una contemplazione
In lui tutto è uno e tutto vive eternamente (39).
Senza dubbio, la debolezza e l’inesperienza (40) della intelligenza possono
obbligarci a servirci delle creature nelle nostre contemplazioni. Tuttavia vi è
una contemplazione ottima, vera, fruttuosa che si rende possibile ad ogni
mortale. In tutte le sue contemplazioni e meditazioni, abbiano esse per
oggetto il Creatore o la creatura, l’uomo può riuscire a trovare la sua gioia
soltanto nel Creatore, il Dio uno e trino; ad infiammare il cuore di amore di
Dio e della vera vita, in sé e negli altri, per meritare la felicità della vita
eterna.
Differenza fra la contemplazione dei santi e quella dei filosofi
E’ necessario notare qui una differenza fra la contemplazione dei fedeli
cristiani e quella dei filosofi pagani.
I pagani non cercavano che la propria perfezione ed ecco perché si
limitavano alla loro intelligenza; essi non si proponevano che d’arricchire il
loro ingegno di una nuova conoscenza. Ma la contemplazione dei santi, che
è poi quella dei cristiani, ha per fine l’amore di Dio contemplato. Ecco
perché essa non si limita alla intelligenza ma arriva alla volontà per
accendervi l’amore.
I santi nelle loro contemplazioni si propongono soprattutto di aumentare la
loro carità. Vale di più infatti, conoscere Gesù Cristo e possederlo
spiritualmente per mezzo della grazia, che possederlo col suo corpo o anche
nella sua essenza, ma senza la grazia.
Più l’anima è pura e più ha la capacità di contemplazione
Ora, man mano che l’anima si purifica ed entra in se stessa, l’occhio della
contemplazione le si dilata, ed essa si prepara una scala per ascendere fino
alla contemplazione di Dio.
Questa contemplazione infuocherà l’anima d’amore per le cose celesti,
divine, eterne e le farà sommamente disdegnare come nullità tutto ciò che è
terreno e temporaneo.
Si conosce Dio soprattutto per via di negazione
Quando cerchiamo di conoscere Dio per via di negazione, noi neghiamo in
lui ciò che appartiene al corpo, ai sensi, alla immaginazione; neghiamo
perfino ciò che è proprio della nostra ragione, insomma l’essere come lo si
incontra presso le creature (41). E’ il miglior modo, secondo san Dionigi,
l’arrivare alla conoscenza di Dio (42), quale ci è permesso acquistarla sulla
terra.
E’ in questa oscurità che abita Dio e nella quale entrò Mosè per elevarsi fino
alla luce inaccessibile (43).
Ma non è dallo spirito, bensì dal corpo che si deve incominciare. Bisogna
seguire la via ordinaria e andare dalla fatica dell’azione al riposo della
contemplazione: dalle virtù morali, alle virtù della visione sublime (44).
Il vero bene è Dio solo
Ma infine, o anima mia, perché consumarti vanamente in tante cose? Tu
soffri di indigenza. Non cercare e non amare che il bene perfetto, il quale
assomma in sé tutti i beni, e ciò ti basterà.
Guai a chi sa e possiede tutto all’infuori di questo bene! Se conoscesse
contemporaneamente questo bene ed ogni scienza, non sarebbe felice a
causa della scienza, ma solamente a causa di questo bene. San Giovanni ha
scritto: “La vita eterna è di conoscervi” (45) e il Profeta: “lo sarò sazio
quando mi sarà apparsa la vostra gloria” (46).
CAPITOLO X

NON BISOGNA PREOCCUPARSI DI POSSEDERE LA DEVOZIONE SENSIBILE, MA
DI RESTARE UNITI A DIO CON LA VOLONTA’

La devozione vera consiste essenzialmente nell’unione della
volontà con Dio
Non cercate troppo avidamente la devozione attuale, le dolcezze sensibili o
le lacrime; abbiate piuttosto somma cura di restare interiormente uniti a Dio
con l’intelligenza e la buona volontà (47).
Nulla piace tanto a Dio quanto un’anima purificata dalle tracce, dalle
illusioni ed immagini della creatura.
Il religioso deve essere libero dalle creature, per restare interamente unito a
Dio, attaccarvisi, ed essergli intimamente incatenato.
Praticate dunque l’abnegazione di voi stessi, per seguire unicamente Gesù
Cristo, vostro Signore e vostro Dio, che fu veramente povero; obbediente,
casto, umile e paziente e la cui vita e morte furono di scandalo per molti,
come ci dice il Vangelo (48).
Bisogna comportarsi verso il nostro corpo come se ne fossimo già
usciti
L’anima separata dal corpo non si interessa affatto di ciò che accade al
corpo abbandonato. Sia esso bruciato, impiccato o maledetto: tali oltraggi
non la contristano punto (49); essa pensa soltanto alla sua immutabile
eternità, “all’unica cosa necessaria” di cui parla il Signore nel Vangelo.
Comportatevi dunque col vostro corpo come se ne foste già usciti; pensate
costantemente all’eternità che la vostra anima deve possedere in Dio; e
dirigete con cura la vostra mente verso questo unico bene di cui il Signore
ha detto: “Una sola cosa è necessaria” (50). La vostra anima si arricchirà
allora di una grande abbondanza di grazia che l’aiuterà ad acquistare la
purezza dello spirito e la semplicità del cuore
La spoliazione di se stesso infonde una invitta costanza
Questo unico bene è molto vicino a voi. Respingete ciò che è terreno e le
preoccupazioni di quaggiù e tosto sentirete come vi sia facile attaccarvi
esclusivamente a Dio.
Voi troverete anche, nello spogliamento di voi stessi, una invitta costanza di
fronte a tutto ciò che può accadervi.
Così avvenne per i martiri, i Padri della fede, gli eletti e i beati tutti. Essi
disprezzarono ogni cosa e pensarono soltanto a possedere in Dio la
sicurezza eterna per la loro anima.
Armati, così, interiormente, uniti a Dio con la buona volontà, essi
disdegnarono tutte le cose del mondo come se la loro anima avesse già
abbandonato il corpo.
Vedete da ciò quanto può fare la buona volontà unita a Dio.
L’anima purificata considera la sua persona esteriore come se non
le appartenesse
Possa la vostra anima, così attratta verso Dio e come separata dalla carne
da una separazione spirituale, considerare la propria persona esteriore con
tanta indifferenza come se non le appartenesse.
Essa allora trascurerà tutto ciò che può accadere a sé o al corpo, come se
tali fatti accadessero ad altri o a creature irragionevoli.
Chi è unito a Dio forma un solo spirito con lui.
Per l’onore supremo di Dio, non spingete dunque mai la vostra audacia fino
a pensare o immaginare, in sua presenza, ciò che arrossireste di udire o di
vedere dinanzi agli uomini.
L’unione con Dio dà la gioia
Voi dovete elevare i vostri pensieri verso Dio solo e fare di lui l’oggetto delle
vostre meditazioni, come se egli solo esistesse.
Tale unione vi apporterà grande gioia e sarà un felice inizio della vita futura.
CAPITOLO XI

DOBBIAMO RESISTERE ALLE TENTAZIONI E SOPPORTARE LE PROVE

Il servizio di Dio non esclude la tentazione
Chi vorrà avvicinarsi a Dio con cuore sincero e puro, dovrà necessariamente
subire la tentazione e la prova.
Come resistervi
Regola da seguire in tutte le tentazioni è questa: non acconsentirvi, appena
sono sentite, ma sopportarle con pazienza, dolcezza, umiltà e longanimità.
Se si tratta di bestemmie o di cose vergognose, non si può fare di meglio
che disprezzare tali immaginazioni o fantasie come futili.
Senza dubbio, la bestemmia è colpa, obbrobriosa, orribile; bisogna tuttavia
sprezzare simili tentazioni senza cedere a turbamenti di coscienza. Se
disprezzate così il nemico e le sue suggestioni, egli si ritirerà ben presto. E’
troppo orgoglioso per subire lo sprezzo e la noncuranza.
Il miglior rimedio è dunque di non preoccuparsene affatto, come se si
trattasse di mosche che, nostro malgrado, ci volteggiano davanti agli occhi.
Durante le tentazioni non bisogna allontanarsi dalla presenza di N.
Signore
Voi dunque che servite Gesù Cristo, guardatevi bene dall’allontanarvi
facilmente dalla presenza del Signore, di indignarvi, lagnarvi di queste
mosche, cioè delle tentazioni leggere, delle supposizioni, delle tristezze e
pusillanimità, degli abbattimenti e delle mille nullità che il buon volere e un
atto di elevazione a Dio possono allontanare.
L’unione a Dio si compie con la buona volontà
Per mezzo della buona volontà, l’uomo fa di Dio il proprio Signore; dei santi
angeli fa i propri custodi e protettori.
La buona volontà mette in fuga le tentazioni, come la mano scaccia le
mosche che si posano sulla fronte. “Pace agli uomini di buona volontà” (51).
La buona volontà è, per l’anima, la sorgente di tutti i beni, la madre di tutte
le virtù.
Chi la possiede, tiene in sua mano, senza paura di perderlo, tutto ciò che gli
è necessario per vivere bene (52).
Se voi volete il bene, ma non potete compierlo, Dio ve ne compenserà come
se l’aveste compiuto (53).
Per legge eterna e immutabile Dio ha stabilito che il merito sia nella volontà,
che in cielo o in inferno la volontà faccia la ricompensa o il supplizio (54).
La carità non è altro che una grande volontà di servire Dio, un soave
desiderio di piacergli, un bisogno fervidissimo di goderlo.
La tentazione non è un peccato, ma è la prova della virtù.
La tentazione fortifica la virtù
Per mezzo della tentazione l’uomo può acquistare molti beni (55), tanto, più
che “la vita dell’uomo sulla terra è una continua tentazione (56).
CAPITOLO XII

EFFICACIA DELL’AMORE DI DIO

Importanza dell’amore di Dio
Tutto ciò che abbiamo detto nei capitoli precedenti, tutto ciò che è
necessario alla salvezza, non può ricevere che dall’amore il suo più intimo e
salutare perfezionamento.
L’amore supplisce a tutto ciò che potrebbe mancarci per la nostra salvezza;
racchiude in sé l’abbondanza di ogni bene e non gli manca neppure la
presenza dell’oggetto supremo dei nostri desideri.
Soltanto per l’amore noi ci orientiamo verso Dio, aderiamo a Dio, siamo uniti
a Dio, per diventare uno stesso spirito con lui e ricevere da lui e per lui la
felicità, quaggiù nella grazia e lassù nella gloria.
L’amore non trova riposo che nel bene amato, ossia nel suo possesso
pacifico e completo.
L’amore conduce a Dio
L’amore, o la carità, è la via che conduce Dio all’uomo e l’uomo a Dio.
Dio non può stare ove non c’è la carità.
Chi ha la carità, possiede Dio, perché “Dio è carità “.
Non vi è nulla di più acuto, sottile, penetrante della carità.
Essa non ha riposo fino a che non ha esplorato tutta la potenza e la
profondità dell’oggetto amato. Essa vorrebbe immedesimarsi in lui, e, se lo
potesse, essere con lui una cosa sola.
Ecco perché non può sopportare intermediari fra lei e il suo oggetto che è
Dio: essa si slancia violentemente verso di lui e non ha pace fino a quando
ha superato tutto per giungere a lui.
L’amore ha la virtù di unire e di trasformare; trasforma l’amante nell’amato
e l’amato nell’amante. Nei limiti del passibile, l’uno diventa l’altro.
L’amore crea l’unione fra l’amante e l’amato
E anzitutto con quale perfezione d’intelligenza trasporta la persona amata in
colui che ama!
Con quale dolcezza e soavità l’una vive nel ricordo del secondo! Colui che
ama, si sforza di sapere, non in maniera superficiale, ma fino all’intimo, ciò
che riguarda la persona amata e di penetrare, per quanto gli è possibile,
addentro nella sua vita!
Dopo viene la volontà.
Essa trasporta la persona amata nel soggetto che ama.
Quindi, le due persone, amante e amata, sono unite in una amorosa
compiacenza, in una dolce e intima gioia procurata loro dal reciproco
possesso.
Inoltre, colui che ama si trova nella persona amata anche per la sua
conformità di desideri, di attrazioni e di ripugnanze, di gioie e di tristezze. Si
direbbe che è propria una cosa sola con lui.
Poiché “l’amore è forte come la morte” (57), porta l’amante fuori di se
stesso e fino nell’intimo dell’amato fortemente ve lo incatena.
L’anima è molto più presente là dove ama che non dove è principio di vita,
perché essa è nella persona amata con la sua propria natura, con la ragione
e la volontà, mentre nell’essere da essa vivificata è presente soltanto per
dargli l’esistenza, ciò che accade anche negli animali (58).
Soltanto l’amore di Gesù Cristo può distoglierci da ciò che non è Lui
Bisogna dunque concludere che una cosa sola può distoglierci dagli oggetti
esteriori, per ricondurci prima in noi stessi e in seguito nella divina intimità
con Gesù Cristo. Essa è l’amore a Gesù e il desiderio delle sue soavità che ci
permettono di sentire, comprendere e gustare la presenza della sua divinità.
La forza dell’amore è la sola capace di trasportare l’anima dalla terra alle
altezze del cielo.
Nessuno può pervenire alla suprema beatitudine, se l’amore e il desiderio
non gli danno le ali.
L’amore è la vita dell’anima, la sua veste nuziale, la sua perfezione (59).
“La legge, le profezie, i precetti del Signore dipendono da esso” (60). Per
questo l’Apostolo diceva ai Romani: “Il compimento della legge è l’amore”
(61) e nella prima Epistola a Timoteo: “Fine della legge è la carità” (62).
CAPITOLO XIII

DOTI ED EFFICACIA DELLA PREGHIERA. E’ NECESSARIO CONSERVARE IL
CUORE NEL RACCOGLIMENTO INTERIORE

La carità e le altre grazie si ottengono per mezzo della preghiera
Ma noi siamo incapaci di acquistare la carità ed ogni altro bene, e nulla ci è
possibile offrire da noi stessi al Signore, che è l’autore di tutti i beni.
Tutto ciò che noi abbiamo, ha avuto inizio da Dio e gli appartiene. Una cosa
sola è nostra; Dio stesso ce la indicò con la sua parola e i suoi esempi,
quando ci ha insegnato a ricorrere alla preghiera in tutte le necessità, in
tutti i casi della vita.
L’umiltà e la confidenza in Dio rendono la preghiera efficace
Dobbiamo ricordarci che noi siamo colpevoli, miserabili, poveri, mendicanti,
infermi, indigenti, sudditi, schiavi, fanciulli, e che in noi vi è soltanto una
desolazione completa.
Sforziamoci dunque, di umiliare profondamente la nostra anima nella
prosternazione, nell’amore e nel timore; facciamo regnare in noi il
raccoglimento e la pace; aggiungiamo ai progressi misurati, sinceri, semplici
della modestia, la grandezza dei desideri, l’ardore e i gemiti del cuore, la
semplicità e sincerità dello spirito e poi supplichiamo Iddio ed esponiamogli
con grande confidenza i pericoli che ci minacciano da ogni parte.
Liberi e fermi, senza esitazione, affidiamoci e offriamoci completamente a
lui fino nella più intima fibra.
Non siamo noi forse delle creature che gli appartengono realmente e
assolutamente?
Non serbiamo per noi nulla di noi stessi e allora s’adempirà in noi la parola
del beato Padre del deserto, Isacco, il quale, a proposito della preghiera
disse: “Noi saremo con Dio un solo spirito e Dio solo sarà per noi tutto e in
tutte le cose, quando la perfetta carità con la quale egli per il primo ci ha
amati sarà passata nell’intimo del nostro cuore (63). Ciò avverrà, quando
tutto il nostro amore ed ardore, i nostri desideri e sforzi, tutti i nostri
pensieri, tutto ciò che vediamo, diciamo, speriamo, sarà Dio stesso; quando
l’unità che esiste tra il Padre e il Figlio, tra il Figlio e il Padre, sarà passata
nei nostri sensi e nella nostra anima.
Il distacco da sé e il desiderio di Dio rendono possibile la preghiera
L’amor di Dio per noi è puro, sincero, tenace; e noi dobbiamo da parte
nostra restargli uniti con un amore perpetuo, ininterrotto.
Noi dobbiamo appartenergli in modo tale che le nostre speranze, i nostri
pensieri, le nostre parole, le nostre preghiere non siano che Dio (64).
Si deve desiderare di possedere quaggiù una idea della beatitudine
eterna
L’uomo che vive secondo lo spirito deve dirigere le proprie intenzioni, i
propri sforzi e gli avvenimenti, in modo da meritare il possesso, in corpo
mortale, di un’idea della beatitudine futura e pregustare quaggiù, in certo
qual modo, un assaggio di felicità della vita celeste.
Ecco il coronamento di ogni perfezione. Bisogna che lo spirito si liberi dalla
carne, per elevarsi sempre più verso le regioni sublimi dell’immateriale, sì
che la vita e i desideri del suo cuore diventino una sola e continua
preghiera.
Il religioso deve elevare sempre la sua anima a Dio, cioè pregare
sempre
Quando l’anima si sarà liberata dal fango delle miserie umane, aspirerà a
Dio, dal quale l’uomo non dovrebbe mai allontanare i suoi pensieri;
specialmente il religioso dovrebbe considerare la minima separazione dal
bene supremo, assai più funesta della più crudele morte; quando l’anima
avrà fatto regnare in sé la pace e sarà perfettamente libera dalle sue
passioni, per unirsi strettamente al solo Bene supremo, allora si avvererà la
parola dell’Apostolo: “Pregate senza tregua” (65) e “in ogni luogo, elevando
le mani pure, senza agitazioni, senza inquietudini” (66).
Infatti quando questa purezza avrà vinto le attrattive che abbassano l’uomo
verso la materia e l’anima, liberatasi dalla terra, si sarà come trasformata, a
somiglianza dei puri spiriti o angeli, allora tutto ciò che le accadrà o la
preoccuperà o farà, non sarà più che una preghiera purissima e perfetta.
La contemplazione può diventare facile,
E se voi continuate nei vostri sforzi, senza, scoraggiamenti, come dicemmo
da principio, ben presto vi riuscirà così facile, così agevole contemplare e
godere nel vostro raccoglimento. e ritiro, come vi riesce ora facile vivere
nella. vostra natura umana.
CAPITOLO XIV

NEI GIUDIZI SI DEVE CERCARE LA TESTIMONIANZA DELLA PROPRIA
COSCIENZA

Per giungere alla perfezione bisogna esaminare spesso la propria
coscienza
Infine quando si tratta di acquistare in Dio la perfezione, la purezza, la
tranquillità dell’anima, un mezzo assai efficace per arrivarvi, è di ricorrere,
sempre nel silenzio, all’intimo giudizio del nostro spirito, quali siano i nostri
sentimenti, le nostre parole, le nostre azioni.
Dopo avere allontanato ogni altro pensiero, ci si deve raccogliere
completamente in noi, per metterci di fronte alla verità e conoscerla.
Noi comprenderemo allora che non ci serve a nulla, anzi che ci è molto
nocivo, essere lodati e onorati all’esterno, mentre in noi stessi siamo
colpevoli e condannabili agli occhi della verità.
La testimonianza della coscienza corregge il giudizio degli uomini
E’ inutile essere onorati esteriormente tra gli uomini, se la coscienza
interiormente ci accusa. Così pure non abbiamo niente da perdere se siamo
biasimati o perseguitati esteriormente, quando in noi stessi ci sentiamo
innocenti, irreprensibili, inoffensivi. Anzi, noi avremo allora mille ragioni di
rallegrarci pazientemente, silenziosamente, tranquillamente nel Signore.
L’avversità non è mai nociva, là dove non domina l’iniquità.
Non bisogna mendicare la ricompensa dagli uomini
Come nessun male resta impunito, così nessun bene resta senza
ricompensa.
Non imitiamo gli ipocriti che mendicano ricompense e corone dagli uomini:
noi dobbiamo attenderle da Nostro Signore, non ora, ma più tardi; non per il
momento che passa, ma per l’eternità.
Non vi è quindi nulla di meglio e di più grande, in ogni tribolazione e in ogni
evenienza, che rientrare nel santuario della nostra anima: là invocare Gesù
Cristo nostro Maestro, nostro soccorso nelle tentazioni e nelle contrarietà,
umiliarci confessando i nostri peccati, lodare Dio nostro Padre, che abbatte
e consola, e disporci a ricevere senza turbamento alcuno, con prontezza e
fiducia, dalle mani della sua ineffabile Provvidenza e della sua ammirabile
saggezza tutto ciò che Egli vorrà inviare, a noi o agli altri, di prospero o di
avverso.
Conseguenze della fedeltà nell’ascoltare la propria coscienza
Allora i peccati saranno espiati e rimessi (67); sgorgherà dall’anima il
pentimento, vi penetreranno la soavità e la sicurezza, vi discenderanno la
grazia e la misericordia; una dolce familiarità ci attirerà e fortificherà, una
sovrabbondante consolazione ci verrà dal seno di Dio; ci sentiremo vicini a
lui e a lui uniti indissolubilmente.
Bisogna guardarsi dal preferire le apparenze alla santità vera
Ma guardiamoci dall’imitare gli ipocriti e i farisei che preferivano le
apparenze esterne del bene e della virtù alla reale santità dell’anima. Non è
forse suprema demenza cercare, desiderare, chiedere a se stessi o agli altri
la lode, la gloria umana, mentre nell’interno si è pieni di peccati
innumerevoli e vergognosi?
Certamente chi persegue tali vanità, non potrà partecipare ai beni dei quali
abbiamo testé parlato e suo retaggio sarà senza dubbio l’onta. Abbiate
dunque costantemente presenti i vostri peccati; studiate bene voi stessi per
umiliarvi.
Non temiamo il disprezzo degli uomini e disdegniamo le loro lodi
Non temete, a motivo dei vostri gravi peccati e del grande male che è in voi,
di essere reputati da tutti quale indegnissimo, vilissimo, abiettissimo fango.
Consideratevi fra gli altri come la scoria fra l’oro, come la cattiva erba tra il
frumento, come la paglia nel grano, come il lupo fra le pecore, come Satana
tra i figli di Dio.
Non cercate, di conseguenza, d’essere rispettati tra gli altri, né agli altri
preferiti.
Fuggite invece con tutta l’energia del cuore e dell’anima il veleno
dell’adulazione, della lode, di una riputazione piena di iattanza e di
ostentazione; evitate, secondo le parole del Profeta, di “lodare un peccatore
nei desideri della sua anima” (68); ascoltate Isaia: “Coloro che ti adulano,
t’ingannano; essi ti ostacolano il sentiero ove cammini” (69); e anche Nostro
Signore che ci dice: “Guai a voi quando gli uomini vi loderanno” (70).
CAPITOLO XV

COME SI PUÒ ARRIVARE AL DISPREZZO DI SE STESSI. UTILITA’ DI QUESTO
DISPREZZO

Bisogna arrivare a considerare noi stessi degni di disprezzo
Più l’uomo riconosce la sua miseria e più vede chiaramente e perfettamente
la maestà di Dio; più l’uomo, a causa della grandezza di Dio, e della verità e
della giustizia, è vile ai propri occhi, più è stimabile agli occhi di Dio.
Sforziamoci dunque di reputarci vilissimi, di crederci indegni d’ogni
beneficio, di dispiacere a noi stessi, di piacere a Dio, di passare agli occhi
degli altri per indegni e vili, di non turbarci nelle tribolazioni, né nelle
afflizioni ed ingiurie, di non irritarci contro coloro che ce le infliggono, di non
inquietarci, di non indignarci a loro riguardo.
Cerchiamo, al contrario, di crederci sinceramente meritevoli di tutte le
ingiurie, di tutto il disprezzo, di tutti i maltrattamenti, di tutti gli sdegni.
I nostri peccati ci rendono degni di disprezzo
Infatti colui che per amore di Dio ha nel cuore pentimento e dolore, rifugge
dall’essere onorato e amato; non evita di essere in qualsiasi maniera
calpestato, odiato, ostinatamente disprezzato, al fine di praticare la vera
umiltà e di attaccarsi soltanto a Dio, con cuore veramente sincero e puro.
Ora, per amare Dio solo, per odiare se stessi, per desiderare di essere
piccoli agli occhi degli altri, non c’è bisogno di lavoro esteriore, né di salute
corporale; è necessario piuttosto il dominio dei sensi, l’opera del cuore, e il
riposo dello spirito.
Come elevare l’anima a Dio
Solamente col lavoro del cuore e con lo slancio intimo dell’anima potremo
contrapporci alle bassezze della terra, per elevarci e salire fino a ciò che è
celeste e divino.
Così comportandoci, noi ci trasformiamo in Dio, soprattutto quando con
perfetta sincerità e senza pregiudizi, senza condannare e disprezzare il
prossimo, preferiremo di essere ritenuti da tutti oggetto di onta e di
obbrobrio, o meglio ancora di essere aborriti come fetido fango, piuttosto
che di possedere le delizie terrestri, essere onorati ed esaltati dagli uomini,
gioire di vantaggi e di felicità d’ogni genere in un mondo fugace.
La nostra consolazione quaggiù deve consistere nel deplorare le
offese fatte a Dio
Sì, proponiamoci di non desiderare, nella presente peritura vita del corpo,
altro conforto che di pentirci, di deplorare e piangere le offese a Dio e le
colpe commesse; impariamo a svalutarci, ad annichilirei e ad apparire ogni
giorno più spregevoli agli occhi altrui; a considerarci, in noi stessi, sempre
più indegni degli altri, per piacere così a Dio solo e rimanere radicati in lui;
non preoccupiamoci d’altro che di Gesù Cristo Nostro Signore che solo deve
regnare nelle nostre affezioni; non abbiamo sollecitudini e cure che per Colui
la cui potenza e provvidenza dà l’essere e il moto a tutte le creature (71).
Non è questa l’ora di gioire, ma di piangere
Non è questa l’ora di gioire, è l’ora di piangere di tutto cuore.
Se non avete il dono delle lacrime, amareggiatevi almeno di non poter
piangere; se invece sapete piangere, gemete per essere stati voi stessi la
causa del vostro dolore con la gravità delle offese fatte a Dio e il grande
numero dei vostri peccati.
Il condannato che ha ricevuto la sua sentenza non si occupa affatto delle
disposizioni che prendono i carnefici; e così colui che è in cordoglio e
lagrime di pentimento deve rimanere estraneo alle delizie, alla collera, alla
gloria, all’indignazione e alle passioni tutte.
Ben diverse sono le dimore dei cittadini da quelle dei condannati. Così è per
coloro che hanno nelle loro colpe una ragione di dolersi e di piangere; la vita
e il modo di comportarsi non devono affatto somigliare alla vita e al modo di
comportarsi di coloro che si conservano innocenti e nulla hanno da espiare.
E’ sulla giusta via colui che è indifferente al disprezzo e alla stima
del mondo
Chi amerà veramente Gesù piangerà con lui, lo porterà nel corpo e nel
cuore, sentirà sincero dolore dei peccati e dei delitti commessi, cercherà
realmente la felicità eterna, conserverà gelosamente il timoroso pensiero
del suo ultimo fine e non soffrirà più travagli e fatiche e ansie per altre cose.
L’uomo che vuole pervenire rapidamente ad una beata impassibilità e a Dio,
deve dunque considerare come un giorno perduto quello in cui non sarà
stato disprezzato e maledetto.
L’impassibilità di cui parliamo non è altro che l’assenza delle passioni e dei
vizi, la purezza del cuore, la presenza delle virtù.
Consideratevi dunque già come morti, voi che non potete dubitare di
inesorabilmente morire.
Avrete, infine, una prova che ogni vostro pensiero, ogni vostra parola ed
azione è in obbedienza alla volontà di Dio, se potrete constatare che vi
rendono più umili, più forti in voi stessi e riguardo a Dio.
Ma se notate in voi il contrario, temete fortemente che pensieri, parole ed
azioni non siano secondo il volere di Dio, non graditi a lui, e non utili a voi.
CAPITOLO XVI

LA PROVVIDENZA DIVINA SI ESTENDE A TUTTE LE COSE

Bisogna rimettersi completamente alla Provvidenza di Dio
Per ottenere ciò che abbiamo detto, per arrivare senza ostacoli, facilmente,
sicuramente, liberamente, tranquillamente fino a Dio, Nostro Signore e
Maestro, per unirci e radicarci in lui con una unione indissolubile e pacifica,
nella prosperità e nell’avversità, per la vita e per la morte, è assolutamente
necessario rimettere ogni cosa, con confidenza e sicurezza, nelle mani della
sua immutabile e infallibile provvidenza. E ciò non deve meravigliarci,
poiché egli dà a tutte le creature anzitutto l’essere, il potere e l’azione, ossia
la sostanza, la facoltà e l’opera, poi la specie, la forma e l’ordine, in numero,
peso e misura.
Tutte le cose dipendono da Dio nel loro essere e nella loro attività
Come l’opera d’arte presuppone l’opera della natura, così l’opera della
natura presuppone l’opera di Dio creatore, conservatore, ordinatore,
amministratore.
A lui solo, infatti, appartengono la potenza, la saggezza, la bontà infinita, la
misericordia essenziale, la giustizia, la verità, la carità immutabile,
l’immensità e l’eternità.
Nessun essere potrebbe sussistere ed operare per virtù propria, ma ogni
creatura deve operare per virtù di Dio, cioè del primo motore, del primo
principio, causa di ogni azione e che agisce in ogni essere capace di agire.
Tutto dipende da Dio per l’ordine e l’armonia
Se si tratta di creare l’armonia dell’ordine, la Provvidenza di Dio provvede
immediatamente a tutto, fino nei minimi particolari.
Dall’infinitamente grande all’infinitamente piccolo, nulla può sfuggire
all’eterna provvidenza di Dio; nulla le si sottrae, sia nelle opere della natura,
come negli atti della libertà, come anche nelle opere del caso o fatalità, o in
ciò che è stato voluto da essa.
Non solo, ma è impossibile a Dio fare alcuna cosa che non cada sotto il
dominio della sua provvidenza, come non può fare nulla che non sia
sottomesso alla sua azione.
La Provvidenza si estende anche ai pensieri dell’uomo
La Provvidenza di Dio si estende dunque a tutte le cose, anche ai pensieri
dell’uomo.
Ci dice infatti la Sacra Scrittura: “Gettate tutte le vostre inquietudini nel
seno di Colui che ha cura di voi” (72). Il Salmista aggiunge: “Gettate i vostri
pensieri nel Signore ed Egli vi nutrirà” (73).
La bontà di Dio si estende a tutti gli esseri
Nel secondo capitolo dell’Ecclesiastico è detto: “Considerate, o figli, le
generazioni degli uomini e sappiate ,che nessuno sperò nel Signore e rimase
confuso, che nessuno che ha perseverato nei suoi comandamenti è stato poi
abbandonato” (74). E il Signore dice anche: “Non vi inquietate
domandandovi: Che cosa mangeremo?” (75).
Bisogna confidare in Dio
Dunque tutto ciò che possiamo sperare da Dio per quanto illimitata ne sia la
grandezza, lo riceveremo, secondo le parole del Deuteronomio: “Tutta la
terra che i vostri piedi calcheranno sarà vostra” (76).
Tutto ciò che desidererete lo riceverete; più grande sarà la vostra
confidenza e più grande sarà il possesso.
S. Bernardo disse: “Dio, il Creatore di tutte le cose, è così ricco in
misericordia che qualunque sia la grazia per la quale tendiamo le mani non
mancherà di concederla” (77).
E in S. Marco è detto: “Tutto ciò che voi domanderete nelle vostre preghiere,
abbiate fede di riceverlo, e lo riceverete” (78).
La confidenza in Dio deve essere ardente e assoluta
Più la confidenza in Dio è forte e pressante e in umiltà e in adorazione si
rivolge vivamente a lui, più otterrà con sicurezza, abbondanza e prontezza,
quanto spera.
Ma se a causa della grande quantità ed enormità dei peccati, la confidenza
è lenta ad elevarsi a Dio, colui nel quale regna questo torpore deve
ricordare che a Dio tutto è possibile; ciò che Egli vuole, avviene
infallibilmente e ciò che non vuole, non può mai realizzarsi e infine è a Lui
così facile rimettere numerosi ed enormi peccati come rimettere un peccato
solo.
Dio perdona i peccati
D’altra parte come un peccatore non saprebbe da se stesso rialzarsi,
liberarsi, purificarsi dai suoi numerosi peccati, così gli è impossibile trarsi
anche da un peccato solo; poiché non soltanto noi non possiamo compiere,
ma neppure possiamo pensare da noi stessi ciò che è bene (79), per la
ragione che tutto ci viene da Dio.
I nostri peccati ostacolano la misericordia di Dio
Tuttavia è naturalmente assai più pericoloso essere impantanati in numerosi
peccati che in uno solo.
E, infatti, nessun male resta impunito, e ad ogni peccato mortale è dovuta, a
rigore di giustizia, una pena infinita, perché ogni peccato mortale è grave
offesa a Dio cui spettano grandezza, dignità, gloria infinite.
Del resto, secondo l’Apostolo: “il Signore conosce quelli che gli
appartengono” ed è impossibile che uno di essi perisca.
Niente può eludere i divini consigli
Nulla può eludere i divini consigli, né le tempeste e le ondate dell’errore, né
gli scandali, gli scismi, le persecuzioni, né le avversità, le discordie, le
eresie, né le tribolazioni e le tentazioni di qualunque specie.
Il numero degli eletti e la misura del loro merito è eternamente e
irrevocabilmente previsto.
Tutto è utile agli eletti
E questo è così vero, che tutti i beni e i mali che possono venire ad essi o ad
altri, prosperità o avversità, saranno sempre a loro vantaggio.
Anzi, l’avversità non farà che renderli più provati e più gloriosi.
Non tardiamo dunque ad abbandonarci, senza diffidenze e timori, alla divina
Provvidenza.
E’ la Provvidenza che permette il male che da qualsiasi parte ci giunge.
Ed è bene, è una fortuna che lo permetta.
Il male non può giungerci in altro modo, né più grave di come essa lo
permette, perché essa sa, può e vuole, per la saggezza delle sue
disposizioni, trarne il bene.
Come per opera sua si compie tutto ciò che è bene, così col suo permesso
accade tutto ciò che è male (80).
Dio trae dal male il bene
Ma dal male Dio fa derivare il bene e così si manifestano meravigliosamente
la sua potenza, saggezza e clemenza, per mezzo di Nostro Signore Gesù
Cristo, la sua misericordia e giustizia, la forza della grazia, la debolezza della
natura, la bellezza dell’universo nell’opposizione dei contrasti, la gloria dei
buoni, la malizia e la punizione dei cattivi.
Il peccato stesso fa risplendere la bontà di Dio
Parimenti nella conversione di un peccatore noi vediamo il valore della
confessione, della contrizione, della penitenza; e la pazienza di Dio, la sua
misericordia e la sua carità, la sua bontà e la sua gloria.
Tuttavia il peccato non sempre si volge in bene per coloro che lo
commettono; ma più spesso è un grave pericolo e il più grande dei mali,
perché causa la perdita della grazia e della gloria, insozza e provoca il
castigo, forse anche il castigo eterno.
Si degni Nostro Signore Gesù Cristo di preservarcene!
PIO ESERCIZIO QUOTIDIANO PER MANTENERSI CONTINUAMENTE
ALLA PRESENZA ATTUALE DI DIO (81)

Vantaggi del raccoglimento
Quantunque voi dobbiate sempre stare raccolti in voi stessi, nei limiti
permessi della debolezza umana, dovete tuttavia ogni giorno, se nulla vi si
oppone, presentarvi con qualche esercizio particolare allo Sposo celeste
della vostra anima: sforzarvi di unirvi a Lui, sia che sentiate devozione, sia
che non ne sentiate affatto.
Bisogna scegliere una determinata ora per unire particolarmente
l’anima a Dio
Per far questo, vi sceglierete un’ora speciale; per questo scopo potete
servirvi, e con grandissimo vantaggio, dell’esercizio che vi abbiamo
precedentemente raccomandato, dandovi delle formule di aspirazione (82).
Ma vogliamo anche insegnarvi un altro mezzo che i maestri di vita spirituale
giudicano della più grande utilità.
Per compiere l’esercizio di unione con Dio bisogna pentirsi dei
propri peccati
Comincerete dunque col raccogliere i vostri sensi e le vostre forze, poi vi
prostrerete in spirito ai piedi di Gesù Cristo, piangerete con dolore ed umiltà
i vostri peccati e li getterete nell’abisso della misericordia di Dio, perché egli
li consumi, li distrugga, li annienti; ecciterete in voi il vivo desiderio di non
avere mai offeso un Padre così buono, per meritare con ciò di piacergli come
se realmente non l’aveste offeso mai.
Proporsi di evitare il peccato
Proporrete poi, con l’aiuto della grazia, di evitare tutto ciò che a Dio
dispiace, chiederete che vi perdoni per i meriti di Gesù Cristo, della
beatissima Vergine Maria e di tutti i santi.
Domanderete di essere lavati nel sangue prezioso di Gesù Cristo, di essere
perfettamente guariti e santificati, ed avrete infine ferma fiducia di ottenere
l’intera remissione dei vostri peccati e un completo perdono.
Meditare la vita del Salvatore
Indi passerete al ricordo della vita e della passione di Gesù Cristo e
ringrazierete questo divino Redentore.
Umiliarsi profondamente
In seguito vi porrete in spirito, al disotto di ogni creatura, preferirete tutti gli
altri a voi stessi e li comprenderete tutti nel sentimento di una stessa carità.
Rinuncerete a tutto ciò che è inferiore a Dio; vi rassegnerete interamente
alla sua volontà e vi mostrerete disposti a soffrire in spirito di penitenza ogni
specie di tribolazione.
Tutto ciò deve essere fatto con sincerità somma; ma se non foste ancora
pervenuti al punto di poterlo dire dal profondo del vostro cuore e con piena
volontà, ditelo almeno come lo potete, e sarete a Dio graditi.
Chiedere a Dio la sua grazia
Compiuto questo, chiederete al Signore quanto vi è necessario per giungere
alla unione perfetta con lui, e invocherete altresì la gloriosa Vergine Maria,
madre di Dio, e tutti gli abitanti della celeste Gerusalemme a fine di
ottenere, per loro intercessione, la grazia che desiderate.
Bisogna anche pregare per il prossimo
Pregherete in favore di tutti coloro per i quali Gesù Cristo si è degnato
offrirsi come vittima; e offrirete le vostre preghiere non soltanto per i
cristiani, ma anche per gl’infedeli sparsi in tutto il mondo, sentendo
realmente nel profondo del cuore una viva compassione per quelli che col
peccato sfigurano l’immagine di Dio stampata in loro stessi e si rendono
volontariamente estranei alla felicità che Dio promette nell’eternità e a tutte
le delizie del regno dei Cieli.
Bisogna pregare per le anime del Purgatorio
Vi interesserete inoltre delle anime dei fedeli defunti, trattenute ancora nelle
fiamme del Purgatorio; estenderete il vostro interessamento a tutta
l’immensa famiglia di Dio e invocherete con tutto il cuore la salvezza di tutti.
Non vi è mezzo più efficace per attirare su voi gli sguardi della divina
misericordia.
Dobbiamo glorificare Dio con una immensa carità
Dopo ciò innalzerete la vostra preghiera alla SS. Trinità, celebrandone le
lodi; ecciterete in voi il desiderio di amare Iddio sempre di più. Agli occhi di
Dio i vostri meriti saranno tanto grandi quanto lo saranno stati i vostri
desideri, perché Iddio nella sua misericordia accetta le buone intenzioni
degli uomini in luogo delle buone opere, quando si è nella impossibilità di
compierle.
Infine, con amorose aspirazioni verso Dio, con desideri ardenti, gli
chiederete la grazia di essere felicemente uniti a Lui per sempre.

LO STESSO ESERCIZIO RIDOTTO IN FORMA DI PREGHIERA

Pensa di aggiungere a quanto è stato detto una formula di preghiera adatta
all’esercizio giornaliero di cui si è parlato, per un maggior progresso
dell’anima.
L’uomo si riconosce peccatore
O Gesù, mio Signore e mio Dio! che vi dirò? Io piego, in spirito le ginocchia
dinanzi a voi, depongo il mio cuore ai vostri piedi e riconosco i miei falli.
Ho peccato, o mio Dio, ho fatto il male in vostra presenza, ho peccato contro
il mio Creatore, contro il mio Redentore, contro il mio Benefattore e Padre.
Ahimè! sono sempre stato troppo ingrato e infedele verso voi; io sono tutto
ciò che vi è di più miserabile e spregevole, sono cenere, polvere; non sono
niente, Signore.
O Signore, abbiate pietà di me!
L’uomo domanda la grazia e il perdono
Io vengo a deporre tutte le mie iniquità, le mie negligenze, le mie mancanze
(e voi sapete, Signore, quale ne sia l’enormità e il numero) nelle vostre
piaghe adorabili.
Vengo a gettarle nell’immenso braciere del vostro amore, a inabissarle
nell’oceano infinito della vostra misericordia.
Perché, o Signore, vi ho offeso?
Perché ho messo un ostacolo alla vostra grazia?
Come mi dolgo di non aver sempre cercato di piacervi, di obbedire alle
vostre sante ispirazioni e alla vostra divina volontà in tutte le cose!
Egli si propone di essere più fedele in avvenire
Io mi propongo, con l’aiuto della vostra grazia, di evitare d’ora in avanti
tutto ciò che vi dispiace, pronto a morire mille volte piuttosto che volere
qualcosa che possa offendervi.
O dolce Gesù, siatemi propizio, per i meriti della vostra santa umanità, per
quelli della vostra beatissima Madre e di tutti i vostri santi.
Lavatemi nel vostro sangue prezioso, purificatemi completamente,
guaritemi e santificatemi senza riserva.
Il peccatore benedice e glorifica Gesù Cristo per le sue infinite
misericordie
Vi adoro, vi lodo, vi glorifico, vi benedico, vi ringrazio, mio Signore Gesù, per
tutte le vostre misericordie e i vostri benefici. Vi ringrazio, o Figlio del Dio
vivente, Altissimo Dio, che nell’eccesso della vostra carità per me, vi siete
degnato di farvi uomo.
Per me, siete nato in una stalla, siete stato avvolto in povere fasce, avete
riposato in una mangiatoia, avete avuto per nutrimento il latte verginale
della vostra Santa Madre, avete sopportato la povertà, l’indigenza, e per
trent’anni siete stato aggravato di una infinità di lavori e di fatiche; per me
avete voluto che un sudore di sangue stillasse dalle vostre membra fra
tante angosce; per me siete stato preso ignominiosamente e caricato
d’indegni ferri, avete voluto soggiacere al peso di una ingiusta condanna,
siete stato coperto di vergognosi sputi, avete ricevuto schiaffi, siete stato
rivestito in segno di scherno di una veste bianca, il cui uso rendeva ridicoli,
siete stato esposto ad ogni specie di scherni, avete voluto essere
crudelmente lacerato a colpi di frusta, e spietatamente coronato di spine,
inumanamente inchiodato a una croce e abbeverato di fiele e aceto.
Voi, o mio Dio, che avete rivestito gli astri di tanto splendore, siete stato
disprezzato, denudato, coperto di ferite, abbattuto da dolori immensi,
sospeso ad una croce infame.
Per me voi avete sparso il vostro sangue così prezioso; per me infine siete
morto!...
Il peccatore chiede a Gesù Cristo la grazia di amarlo
O mio dolce Gesù, unica salvezza della mia anima! fate ch’io vi ami col più
ardente amore e che dal più profondo del cuore compatisca i vostri dolori.
Io abbraccio la vostra croce adorabile e la bacio per amor vostro e per la
vostra gloria.
Io saluto le piaghe da voi sofferte per me e nelle quali è inciso il mio nome.
Vi saluto, mille volte vi saluto, o piaghe benefiche del mio Salvatore, del Dio
che mi ha tanto amato!
Buoni proponimenti del peccatore
O mio adorabile Salvatore! io, il più miserabile dei peccatori, mi metto in
vostra presenza al disotto di ogni creatura.
Io non merito che la terra mi sopporti. Fra tutti gli uomini non ve n’è uno che
non debba essere preferito a me.
Io mi metto al disotto di tutti, e mi faccio volontariamente il servitore di
tutti. Nei trasporti di una sincera carità, abbraccio tutti gli uomini,
specialmente quelli che mi tormentano e mi perseguitano.
Per amor vostro rinuncio ad ogni peccato, ad ogni vanità, a tutti i piaceri
mondani, a tutto ciò che è contrario all’ordine; rinuncio anche alla mia
propria volontà, abbandono e disdegno tutto ciò che è meno di voi e vi
preferisco a tutto.
Accetto i vostri disegni sopra di me.
Io desidero che la vostra santa volontà si compia sempre in me, nel tempo e
nella eternità.
Io mi offro a voi, pronto a soffrire, con l’aiuto della vostra grazia e per la
gloria del vostro nome, ogni specie d’ignominia, d’ingiuria, di disprezzo e di
obbrobri, ogni specie di tribolazione e di dolori.
Io sono pronto a soffrire la privazione assoluta di ogni consolazione
sensibile.
Io non mi rifiuto di vivere, se tale è la vostra volontà, in quella povertà e fra
quelle afflizioni in cui voi stesso siete vissuto.
Il peccatore domanda le virtù cristiane
O amabilissimo Gesù, fate morire in me tutto ciò che vi dispiace.
Ornate la mia anima delle vostre virtù e dei vostri meriti.
Datemi la vera umiltà, la vera obbedienza, la vera dolcezza, la vera
pazienza, la vera carità.
Datemi un assoluto impero sulla mia lingua, su tutte le mie membra, su tutti
i miei sensi.
Datemi la libertà interiore, lo spirito di povertà, la purezza e la perfetta
contemplazione di voi stesso.
Rendete la mia anima conforme all’anima umana che faceva parte della
vostra santa umanità, e il mio corpo conforme a quel corpo così puro e così
privo di ogni macchia, che voi avete rivestito.
Spandete in me la luce serena e brillante della vostra divinità.
Egli desidera di essere trasformato in Cristo
Io credo fermamente che abitate in me con la vostra divinità.
Degnatevi dunque di vedere coi miei occhi, di udire con le mie orecchie, di
parlare con la mia bocca, di agire, insomma, con tutto il mio essere, per
operare in me ciò che vi piace.
Liberatemi da tutto ciò che mi imbarazza e mi impedisce di essere unito a
voi perfettamente (83).
Per mezzo delle vostre piaghe adorabili introducetemi fino al fondo della mia
anima, affinché conoscendomi, io conosca voi stesso e vi ami e vi sia
intimamente unito e mi riposi tranquillamente nel godimento delle vostre
perfezioni, per la gloria del vostro nome.
Esauditemi, o Signore, non in ragione della mia volontà ma della vostra.
Esauditemi nella misura che vi sembra conveniente alla vostra gloria e alla
mia salvezza.
Preghiera alla Vergine Maria e ai Santi
O Maria, o tenera Madre di Dio, o gloriosa Regina del cielo, abbiate pietà di
me.
Intercedete per me, voi, ch’io posso chiamare un giglio puro e profumato,
opera perfetta della risplendente e pacifica Trinità.
Ottenetemi la grazia di amare il vostro divin Figlio Gesù Cristo d’un amore
perfetto, e di diventare un’anima secondo il suo cuore.
O voi tutti, Santi e Sante di Dio! voi, Angeli beati, soccorretemi.
Pregate per me, immortali abitanti della patria celeste, affinché io possa col
vostro aiuto, piacere al supremo Re, la cui contemplazione immediata e
piena di dolcezza vi inonda di una gioia inesauribile.
Preghiera per tutti gli uomini
O Gesù, salvatore misericordioso, abbiate pietà della vostra Chiesa; abbiate
pietà di tutti quelli per i quali avete versato il vostro sangue.
Convertite i poveri peccatori, richiamate gli eretici e gli scismatici, illuminate
gli infedeli che non vi conoscono. Soccorrete tutti coloro che sono in preda a
qualche difficoltà o a qualche tribolazione.
Soccorrete quanti si sono raccomandati alle mie preghiere o desiderano di
raccomandarvisi.
Soccorrete i miei parenti, i miei amici, i miei benefattori; rendeteli tutti
graditi ai vostri occhi.
Concedete il perdono e la vostra grazia ai vivi e il riposo e la luce eterna ai
defunti.
Per tutti, Signore, io vi offro il vostro sangue prezioso e tutto ciò che avete
voluto fare e soffrire per la nostra salvezza, vi offro tutti i meriti della vostra
umanità.
Preghiera alla Trinità
O Trinità! Dio altissimo, clementissimo, misericordiosissimo, Padre, Figlio,
Spirito Santo, Dio uno, voi lo vedete, io spero in voi. Istruitemi, dirigetemi,
sostenetemi.
O Padre, con la vostra infinita potenza, fissate in voi la mia memoria e
riempitela di santi e divini pensieri.
O Figlio, con la vostra eterna sapienza, illuminate il mio intelletto,
accordategli la conoscenza della vostra suprema verità e della mia
bassezza.
O Spirito Santo, che siete l’amore del Padre e del Figlio, con la vostra
incomprensibile bontà, trasportate la mia volontà in voi e infiammatela del
fuoco inestinguibile della vostra carità.
Perché non posso io, adorabile Trinità, lodarvi e amarvi così perfettamente
come i santi e gli angeli del cielo? Almeno, o Signore, ch’io glorifichi come
mi è possibile la vostra saggia e benefica potenza.
Io benedico la vostra onnipotente e benefica saggezza; e glorifico la vostra
saggia e onnipotente misericordia.
Ma poiché io non posso abbastanza lodarvi, degnatevi, ve ne scongiuro, di
lodarvi voi stesso in me, con tutta la perfezione che meritate.
Oh! se avessi tutto l’amore di tutte le creature, con quanta gioia mi
affretterei a volgerlo verso di voi e ad impiegarlo per amarvi!
L’uomo chiede a Dio di immergerlo in lui
O mio Signore e mio Dio! mio principio e mio fine, o essenza supremamente
semplice, supremamente tranquilla e supremamente amabile, o abisso di
dolcezze e di delizie! o mia amabile luce, e suprema felicità della mia
anima! o torrente d’ineffabile diletto! oceano di gioie inesprimibili! pienezza
perfetta di ogni bene, mio Dio e mio Tutto, che cosa mi potrà mancare, se
possiedo voi?
Voi siete il mio bene unico ed immutabile. Io non devo cercare che voi.
Io non cerco e non desidero che voi solo. O Signore, attiratemi a voi.
Infuocatemi del fuoco del più cocente amore.
Considerate tutta la mia povertà, la mia inanità, la mia ignoranza, la mia
cecità. Io busso, apritemi!
Aprite ad un orfano che vi implora. Immergetemi nell’abisso della vostra
divinità; rendetemi un solo spirito con voi, affinché io possa un giorno
possedere in me le vostre soavi e sante delizie.

                         


NON SCENDO DALLA CROCE Di Fulton j Sheen,vescovo

Ero uscito di casa per saziarmi di sole.Trovai un uomo che

si dibatteva nel dolore della crocifissione.Mi fermai

e gli dissi:"Permetti che ti aiuti"?Lui rispose:

Lasciami dove sono.

Non scendo dalla croce fino a quando sopra vi

spasimano i miei fratelli.

fino a quando per staccarmi

non si uniranno tutti gli uomini.

Gli dissi"Che vuoi che io faccia?"

Mi rispose:

Và per il mondo e di a coloro

che incontrerai che c è un uomo

che aspetta inchiodato alla croce.