mercoledì 2 febbraio 2011

Apparecchio alla santa Comunione



Atto di Fede.
Gesù un giorno, fatto lungo viaggio a piedi, valicati i confini della Giudea, entrò in quel di Samaria. E giunto presso il pozzo di Sicar, quello stesso che Giacobbe diede a Giuseppe suo figliuolo, quivi sedette ad aspettare, fatigatus ex itinere, scrive l'Evangelista S. Giovanni: trafelato per lungo cammino. Aveva il sembiante nobilmente mesto, lunghi i capelli, cospersi di polvere e bagnati di sudore, ma la fronte era ineffabilmente serena, che veruna ruga di colpa turbò mai quella sovrumana iride di pace che rischiarava quel viso, in cui si spec­chiavano gli Angeli del cielo. Aveva il volto molle di pianto, ma dagli occhi, grandi e soavissimi, balenavano a quan­do a quando i raggi della divinità.
- Che fai Tu, Gesù mio, così affati­cato e lasso presso di un pozzo? Chi aspetti, digiuno, in su l'ora del mezzodì? - Un'anima peccatrice. -
- Ma chi ti mosse a fare sì lungo viaggio, abbandonando il sorriso della tua diletta Madre e il quieto riposo della solinga tua casa di Nazaret?
- L'amore di un'anima che andrebbe perduta.
Ah, sì! ora comprendo, o Gesù mio: quel pozzo raffigurava questo sacro Ci­borio, ove si attinge l'acqua di eterna vita. Qui, stanco delle mie iniquità, ma pur paziente, Tu mi aspetti per disse­tarmi alle sorgenti del tuo Cuore che germina e alimenta la purità dei Ver­gini, la costanza dei Martiri, la fede dei Confessori, l'amore di tutti i Santi.
Tu per cibarmi delle tue Carni hai fatto sì lungo viaggio per me, discen­dendo dal cielo in terra, e rivestendoti delle mie infermità; e sono già migliaia di anni, che notte e giorno qui Tu stai volontario prigioniero in Sacramento per salvare le anime; e tanti anni hai pur aspettato con benigna tolleranza quest'a­nima peccatrice che ora ti sta dinanzi!
Deh! porgimi una stilla di quell'acqua che sale all'eterna vita, di quell'acqua celeste onde mutasti il cuore della Sa­maritana. Tu sei la fonte di ogni grazia: e chi beve di te, più non ha sete nè di beni fugaci, nè di voluttà mondane, nè di piaceri transitorii, poiché Tu solo, Tu sei la vera felicità delle anime, la sorgente della mia vera beatitudine.
Atto di Desiderio.
Vieni, vieni, o mia salute, vieni, o mio refrigerio, o acqua di eterna vita, vieni a dissetare la ingrata terra del mio cuore, disseccata dal soffio di ardenti passioni. O Gesù, purissimo Sposo dell'anima mia! Quando mi vedrò affatto libero da me stesso per dimorare in te? Quando verrà il fortunato momento, in cui, tutto inteso a contemplare le tue perfezioni, io gusterò  quanto dolce sei Tu? Quando mi darò io totalmente a te, acciocchè, posseduto dall'amor tuo, io non senta più nulla di me stesso?
Atto di Umiltà e di verace Confessione.
Ahimè, quante cose sono in me tut­tavia che attirano la sensibilità del mio cuore, che mi disturbano, che mi contri­stano, che mi cagionano mille oscurità e mille distrazioni, che mi abbassano verso le creature e m'impediscono di entrare in te, e di possedere te, unico e sommo Bene!
Eccomi dinanzi a te, o Gesù, che sei lo splendore della gloria e la conso­lazione del mio pellegrinaggio. Ma io non so che dirti: più che la voce mia, si farà sentire quella della mia povertà; e l'abisso delle mie moserie trarrà nel mio cuore l'abisso delle tue misericordie.
Atto di Fervore.
Ascolta, o mio Dio, questa voce, e af­frettati di venire al tuo povero e indegno servo per ricrearlo della tua presenza. Tu sei la mia gioia, e senza di te non posso essere contento. Cerchino pur gli altri ciò che vorranno: in quanto a me, niente mi piace, niente mi contenta fuori di te, e te solo io bramo, te solo io cerco, o amore dell'anima mia! Vieni dunque: e giacchè desideri di stare con me, eccomi pronto a riceverti. Apri il mio cuore, o anīabile Gesù, ripeti a me quella parola di vita: Io sono la tua salute; e infiammami al tempo stesso col fuoco dell'amor tuo; sicchè, consumato tutto che è di terra, io sia trasformato in te, mia vita, mia gioia, mio tesoro, mio tutto.
Alla Vergine di Pompei.
O Vergine bella, immacolata e santa, dolce Regina del Rosario di Pompei, Tu che meritasti di portare nel seno per nove mesi questo celeste tesoro, Tu nol possedesti, no, per te sola. Per me pure venne a te affidato; il nutristi pure per me; fammene dunque parte, o Madre di misericordia. Dammi Tu con le tue mani questo mio Signore, supplisci al mio poco zelo con l'ardore degli affetti tuoi, e fa che tutto in me sia distrutto ciò che da lui mi separa e dal suo santo amore. E giacchè vuole Egli abitare con noi, e d'altro non ha orrore che del peccato; impetrami tale purità che mi renda capace di possederlo.
Agli Angeli ed agli abitatori del Paradiso. E voi, Spiriti beati, su cui senza verun ostacolo regna presentemente questo amabile Salvatore, voi Santi e Sante del Paradiso riscattati dal Sangue di questo Agnello divino, partecipatemi una scintilla di quell'incendio in che voi soavemente ardete; acciocchè arda pur essa l'anima mia, sino a che non entri a parte con voi della beatitudine che voi possedete. Così sia.

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NON SCENDO DALLA CROCE Di Fulton j Sheen,vescovo

Ero uscito di casa per saziarmi di sole.Trovai un uomo che

si dibatteva nel dolore della crocifissione.Mi fermai

e gli dissi:"Permetti che ti aiuti"?Lui rispose:

Lasciami dove sono.

Non scendo dalla croce fino a quando sopra vi

spasimano i miei fratelli.

fino a quando per staccarmi

non si uniranno tutti gli uomini.

Gli dissi"Che vuoi che io faccia?"

Mi rispose:

Và per il mondo e di a coloro

che incontrerai che c è un uomo

che aspetta inchiodato alla croce.