martedì 15 febbraio 2011

Padre Romano Zago francescano Il miracolo



Mezzo Chilo di miele di api (miele puro, autentico), due foglie grandi o tre piccole di aloe vera, tre o quattro cucchiaiate di arak (o wisky o cachaca brasiliana o tequila mexicana o grappa italiana). Il tutto immesso nel frullatore, naturalmente dopo aver levato la polvere dalle foglie e le spine dall'aloe. Ne viene fuori una crema. Con questa crema il frate gaucho del convento francescano di Betlemme ha guarito molti dal cancro. Proprio cosi: ha guarito molti dal cancro.
Se lo andate a trovare nel suo convento di Betlemme non vi aspettate di incontrare una sagoma eccezionale: magari una barba folta e ispida, occhi che vi scrutano con luce sinistra, da mago. Nel suo laboratorio nessun alambicco, nessun formulario misterioso. Anzi nessun laboratorio. Nemmeno il frullatore in proprio: se lo fa imprestare, quando occorre, dalla suora addetta alla cucina del convento. Non è un mago, né un taumaturgo, ne' un medico.
Padre Romano Zago, francescano brasiliano, all'anagrafe di Lajeado in diocesi di Porto Alegre classe 1932, di radice italiana, attualmente in servizio alla Custodia di Santa è di normale trasparenza. Semplice é, affabile. Affidabilissimo. Maestro di formazione dei giovani frati che seguono il corso di studi filosofici 4ello studentato di Betlemme, prima di passare al seminario Teologico Internazionale del Convento di San Salvatore in Gerusalemme. Qui come a Betlemme Padre Romano è anche professore di lingua latina.

NE' MEDICO, NE' MAGO, NE' TRAUMATURGO
Se non è medico, né taumaturgo, né mago da dove gli viene tanta "sapienza"?. E' andato a scuola dai poveri. "Dalle mie parti in Brasile, la gente più quella che non può permettersi il lusso di accesso ai ritrovati sofisticati e cavillosi e costosissimi, e così spesso inefficaci, della moderna medicina, va direttamente dal buon Dio, che ha creato le erbe e, fra queste, l'aloe vera. Che si trova dovunque, anche lungo il ciglio della strada e che Padre Romano ha imparato dalla sua gente a riconoscere.
Se gli domandate se è vero che guarisce dal cancro, vi risponderà che "anche tu puoi". "Chiunque può farlo. La forza misteriosa è in madre natura, quindi, alla portata di tutti. Dunque: frullatore, aloe, miele, arak. Frullare fortemente e agitare bene prima dell'uso: i componenti dell'infuso medicinale debbono fondersi tra loro. Tre cucchiai da tavola tre volte al giorno, prima dei pasti. Uno al mattino presto, uno a mezzogiorno, uno alle sera. Un quarto d'ora prima dei pasti è sufficiente. Conviene osservare un buon spazio di tempo fra il momento d'ingerire la medicina e la refezione precedente. A digiuno, le pepsine dell'organismo bramano entrare in azione: portare la medicina agli estremi confini del corpo. La cura dura normalmente dieci giorni".
Non si può pretendere di guarire subito. Padre Romano ci tiene a non favorire illusioni miracolistiche. Se la prima cura non ha raggiunto un effetto di guarigione totale, "il paziente dovrà sottoporsi ad una nuova serie di esami, per vedere la necessità o meno di una seconda, terza o quarta dose, fino alla guarigione totale". Spesso alcuni pazienti si sentono subito meglio. Ciò non è segno di avvenuta guarigione. Saranno gli esami a dimostrare l'entità dell'avvenuto miglioramento. Occorre pazienza e perseveranza. L'efficacia dell'infuso è sicura, e forte su qualsiasi tipo di cancro, sia esterno che interno: cancro della pelle, della gola, del seno, dell'utero, della prostata, del cervello, del fegato, dell'intestino, ecc. L'esperienza del P. Romano registra casi di guarigione della stessa leucèmia.
Tutto può sembrare troppo semplice per essere vero. E' così, infatti. "La spiegazione è molto semplice" insiste P. Romano, per nulla disarmato dall'ombra d'incredulità che vede nei vostri occhi. "L'infuso opera una radicale pulizia dell'organismo attraverso il miele, cibo che raggiunge l'angolo più lontano del nostro corpo. A sua volta l'aloe viaggia nel miele con il suo grande potere cicatrizzante: l'alcool aiuta a dilatare i vasi sanguigni e favorire questo viaggio di pulizia generale. Il sangue si purifica lentamente in dieci giorni". Si comprende come l'infuso contenga un'azione anche preventiva del male: "col sangue "pulito" tutto l'organismo cammina bene: come una macchina con combustibile della migliore qualità".

UN MIRACOLO CHE POTETE FARE ANCHE VOI
Il primo caso di guarigione del cancro risale a sei anni fa. Un uomo anziano con cancro alla prostata in fase ultimale. I medici lo avevano messo "in uscita" dall'ospedale: non c'era più nulla da fare. P. Romano viene chiamato per amministrare gli "ultimi Sacramenti". Amministra regolarmente i Sacramenti: poi suggerisce la sua cura. L'anziano signore è ancora vivo e vegeto, con i suoi tranquilli ottanta anni.
La pia suora delle Francescane missionarie del Cuore Immacolato di Maria di Aida (Betlemme) non fece in tempo a sapere della medicina del P. Romano e la confezione preparata andò a finire in fondo a un cassettone. Finché l'infermiera delle suore, Suor Silvana, non venne a sapere del cancro di un'amica. Sr. Silvana si ricordò della medicina in fondo al cassettone. L'amica e guarita in pochi mesi. E' viva e di buon umore: può raccontare lei stessa la propria storia.
Uno dei due segretari della Scuola di Terra Santa di Betlemme aveva il cancro alla gola. Gli era rimasto meno di un filo di voce. Il Direttore della Scuola P. Raffaele Caputo, ricorse a P. Romano il quale andò dall'amico comune armato di una bella confezione del suo "sciroppo". In due mesi il segretario ha riacquistato la sua voce normale e ripreso il suo posto di lavoro. Padre Caputo ne è testimone. Eh si che questi frati sono duri e tardi di cuore a credere!.
Padre Romano racconta tutto con molta serenità, quasi con distacco. Ma quando parla Padre Romano carezza con gratitudine la più piccola aloe dell'orto dei frati del convento di Betlemme.
Del caso di Geraldino si emoziona visibilmente. Geraldino è un bambino argentino di cinque anni, malato di leucemia. Tentata ogni via possibile nel suo paese, gli stessi medici ripongono un filo di speranza in un’operazione di trapianto di midollo. Intervento realizzato con successo in Spagna, a Barcellona. In realtà il successo è di breve durata. Il male si riaffaccia a far perdere ogni speranza agli stessi medici e a gettare nella più comprensibile costernazione i genitori. Questi, profondamente credenti, intraprendono un pellegrinaggio in Terra Santa. Stanno in preghiera davanti alla Grotta della Natività proprio nell'ora della quotidiana processione dei frati francescani. Tra i frati salmodianti c'è anche il P. Romano, che si accosta ai desolati genitori e ne riceve l'angosciata confidenza. Il padre non promette nulla, ma suggerisce la sua cura: una prima dose per un primo mese. Geraldito esegue alla perfezione. Trascorso il mese, è lì alla Grotta, in processione con i genitori e il fratello che aveva donato il midollo per il trapianto: tutti dietro ai frati in canto. Sta già molto meglio. P. Romano propone un'altra dose per un altro mese. Ma prima ancora dello scadere del mese Geraldito e i suoi possono ripartire per l'Argentina. Il bambino è guarito. Padre Romano Zago ha ragione di commuoversi ancora al ricordo.
Tutto il suo racconto è improntato su una grande semplicità. Non solo accetta, ma ha piacere che se ne parli anche sulla nostra rivista. Non per sé, che non si considera - lo abbiamo già detto – né guaritore, né qualcosa di anche lontanamente simile. Non accetterebbe mai nessuna gratifica, di nessun genere. Ma per rendere giustizia alle medicine esposte nella farmacia del Buon Dio: l'aloe, il miele delle api, i distillati vari che aprono al miele le vie del sangue. E soprattutto perché molti sappiano che dal cancro si può guarire.
Ricordatelo: non gridate al miracolo. E se è miracolo, potete farlo anche voi.
"E' una cosa semplice!", grida P. Romano, mentre parte con il suo pulmino, per il carico settimanale di frutta e verdura, al piccolo mercato arabo, accanto alla Tomba di Rachele, sulla via dei Patriarchi.

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NON SCENDO DALLA CROCE Di Fulton j Sheen,vescovo

Ero uscito di casa per saziarmi di sole.Trovai un uomo che

si dibatteva nel dolore della crocifissione.Mi fermai

e gli dissi:"Permetti che ti aiuti"?Lui rispose:

Lasciami dove sono.

Non scendo dalla croce fino a quando sopra vi

spasimano i miei fratelli.

fino a quando per staccarmi

non si uniranno tutti gli uomini.

Gli dissi"Che vuoi che io faccia?"

Mi rispose:

Và per il mondo e di a coloro

che incontrerai che c è un uomo

che aspetta inchiodato alla croce.