lunedì 7 settembre 2015

MESE IN ONORE DI SAN MICHELE ARCANGELO


(Onoriamo anche l’Angelo Custode con una preghiera al giorno)


4 settembre

GRANDEZZA DI S. MICHELE NELLA GLORIA

I. Considera come S. Michele Arcangelo è il più sublime nella gloria, perché Iddio non solo Lo creò più eccellente in natura e Lo dotò di vari doni di grazia, ma Lo elevò ancora ad un'altezza impareg­giabile di gloria nel cielo. Come nella corte d'un Imperatore vi sono certi Principi -che, essendo più vicini e potendo più familiarmente conversare con lui, sono maggiormente stimati ed onorati, così nella Corte celeste vi sono certi Angeli chiamati da Cle­mente Alessandrino Primogeniti Principi degli An­geli, i quali vivono più da vicino a Dio, e con maggior libertà si accostano alla Sua Divina Maestà. L'Arcangelo S. Michele è uno di questi pri­mi Principi, come dice il Profeta Daniele, il primo cioè tra i primi Principi. Secondo Tertulliano, San Michele è stato collocato da Dio nel più alto dei Cieli, e perciò onorato con tutta la gloria degli An­geli, essendo Egli il più eminente tra essi. Si­milmente S. Pantaleone scrive che S. Michele oc­cupa il primo posto tra tutti i milioni di Ange­li. Oh gloria sublime! Oh grandezza incompara­bile!
II. Considera come l'Arcangelo S. Michele giunse a meritare tanta altezza di gloria: mediante l'amo­re e la umiltà. Egli amò Dio più di tutte le Gerar­chie Angeliche: fu il primo a consacrare a Dio tutti gli affetti suoi: il suo amore fu così intenso, che giunse sino a quell'ultimo grado, cui può arrivare la natura Angelica: i suoi atti furono proporzionati all'abito della Carità infusaGli. Quale sarà perciò la sua gloria in Cielo? Se la gloria corrisponde al­l'amore, Michele che amò Dio più di tutti gli An­geli, gode di una gloria superiore a tutti gli Angeli, tanto che S. Pantaleone lo chiama intimo e mi­nistro della SS. Trinità e Principe d'una gloria ineffabile. S. Michele meritò inoltre una gloria sublime per la sua umiltà.
« Chi s'umilia, sarà esaltato » - disse il Divin Nazareno. La sua esaltazione è sempre in ragione della umiltà. Ora, chi più di S. Michele si umiliò mentre fu viatore? Egli affrontò e confuse Luci­fero proprio con le arti di questa virtù; si sprofondò nel suo niente, confessò la infinita Maestà di Dio, dicendo: « Quis ut Deus? », indusse gli altri An­geli ad umiliarsi. Qual'esaltazione ebbe da Dio? Fu certamente elevato al trono di Lucifero e divenne superiore a tutti i Cori Angelici. Nessuna mente umana può mai immaginare lo splendore del suo volto, la sua maestà, la luce della sua gloria!
III. Considera, o cristiano, che Dio creò anche te per la gloria del Paradiso: se vuoi acquistarla però, devi camminare per le vie della carità ed umil­tà. « Chi non ama, resta nello stato di morte », cioè non entra in cielo. Nel tuo cuore c'è vero amor di Dio? A chi hai dato finora gli affetti tuoi? Se vuoi aver parte nel regno della gloria, impara ad amare Dio, che solo può eternamente renderti bea­to.. Allontana poi dal tuo cuore la superbia, perchè Dio nega ai superbi la grazia, che dà, invece, ab­bondantemente agli umili e concede la gloria se­condo la corrispondenza alla grazia stessa. Lucife­ro, per essersi insuperbito, perdette la grazia e la gloria: S. Michele, per essersi umiliato, fu da Dio glorificato. Il tuo cuore forse è pieno di orgo­glio e superbia! Cerchi sempre onori, stima, prefe­renza! Rifletti mai al tuo nulla e all'inferno che hai tante volte meritato? Abbi il coraggio di con­fessare che finora hai camminato dietro il superba Lucifero. Deh! scaccia dal cuore vizio sì brutto, ed impara da S. Michele Arcangelo ad umiliarti, se vuoi aver la gloria del Paradiso.
TERZA APPARIZIONE DI S. MICHELE SUL GARGANO NELLA DEDICAZIONE
Era il giorno 8 maggio dell'anno 493 quando il S. Vescovo di Siponto Lorenzo Maloriano coi suoi si trasferì sul Gargano a celebrare il terzo anniversario dell'apparizione di S. Michele. Ma nè il Ve­scovo nè il popolo ardivano entrare nella sacra, grotta. Non era soddisfatta la comune pietà, perchè tutti erano bramosi di penetrare dentro e di cele­brarvi i divini misteri celebrandoli secondo l'uso della Chiesa Romana. Fra il timore e rispetto per il suono degli angelici inni, non osarono entrare den­tro, ma deliberarono necessario consultare il Som­mo Pontefice. Spedita, l'ambasceria al Papa S. Ge­lasio, che si trovava sul colle S. Silvestro, questi, considerando le prodigiose apparizioni ivi avvenute, rispose: «Se toccasse a Noi determinarlo il giorno della dedicazione sceglieremmo il giorno 29 settem­bre a motivo della vittoria riportata sui barbari ma aspettiamo l'oracolo del Celeste Principe. Noi Lo, imploreremo con un triduo in onore della Santissima Trinità. Voi coi vostri farete la stessa cosa ». A tale risposta il Vescovo Lorenzo invitò i sette Vescovi vicini a trovarsi in Siponto il giorno 21 settembre, sia per fare orazione e digiuno, sia ancora per la progettata Dedicazione. I sette Vescovi con nume­roso popolo vennero in Siponto a tributare ossequi all'Arcangelo. Adunati in Siponto il 26 settembre die­dero inizio al digiuno, alle vigilie, alle preghiere e sacrifici, come in Roma praticava lo stesso S. Ge­lasio Papa. Si compiacque la Divina Maestà di esau­dire le preghiere dei suoi servi, ma serbò l'onore a S. Lorenzo di ricevere il terzo oracolo. Infatti la notte seguente al triduo di digiuno, S. Michele fat­tosi vedere splendente gli disse: « Gran Lorenzo, de­poni il pensiero di consacrare la mia grotta, io la ho eletta come mia Reggia, e con gli Angeli miei già l'ho consacrata. Tu ne vedrai i segni impressi, e la mia effige, l'Altare e il Pallio e la Croce. Voi soltanto entrate nella Grotta, e sotto la mia assi­stenza innalzate preghiere. Celebrate domani il San­to Sacrificio per comunicare il popolo, e vedrete co­me io sacrifico quel Tempio». Non aspettò Lorenzo il giorno, che fu pure di Venerdì, ma alla stessa ora comunicò ai suoi colleghi i divini favori, e così pure fece col popolo. Verso l'aurora tutti a piedi scalzi processionalmente si avviarono verso la sacra spelonca. Nella prima ora del mattino fu facile il viaggio, ma in seguito sotto gli ardori del sole riu­sciva penosa la salita su quegli aspri dirupi. Ma non mancò di risplendere la potenza benefica di S. Michele, perchè apparvero quattro aquile di smi­surata grandezza, due delle quali con la loro ombra difendevano i Vescovi dai raggi del sole, e le altre due con le loro ali rinfrescavano l'aria. Pervenuto il sacro corteo sul Gargano, non ardì entrar dentro, ma eretto sull'entrata un altare, S. Lorenzo comin­ciò la S. Messa. Quando venne intonato il Gloria, da tutti vennero udite al di dentro melodie di Paradiso, dalle quali invitati e rincuorati, andarono in­nanzi Lorenzo, seguiron gli altri. Dalla porta me­ridionale passarono per un lungo atrio, che si sten­deva sino all'altra porta settentrionale, dove si tro­varono su di un sasso con le impronte di S. Mi­chele. Da questa scoprono la parte orientale della Celeste Basilica, alla quale si saliva per mezzo di gradini. Entrati nella piccola porta vedono l'imma­gine miracolosa di S. Michele in atto di soggiogare Lucifero. Prosegue Lorenzo, cantando il Te Deum, ed ecco scopre ancora nel fondo della S. Grotta un altare, che dal sasso si sporgeva, consacrato da San Michele.
S. Lorenzo proseguì la S. Messa, mentre gli altri Vescovi dedicarono tre Altari; indi distribuirono la S. Comunione ai fedeli. E' questa la miracolosa De­dicazione della Basilica di S. Michele sul Gargano, di cui la S. Chiesa venera la memoria del dì 29 settembre.

PREGHIERA

Gloriosissimo Principe del Paradiso, S. Michele Arcangelo, Vi adoro, Vi lodo e Vi benedico nel ve­derVi tanto esaltato da Dio. Non sdegnate di mi­rare dal Trono su cui regnate questo povero pec­catore che si prostra devotamente ai vostri,piedi, con­fuso per i suoi peccati che gli hanno fatto perdere il diritto al regno della beatitudine. Deh gloriosissimo Principe, pregate per me Iddio misericordioso! Fio­rirà allora di nuovo nel mio cuore la speranza di ottenere la grazia del perdono, l'aiuto per osser­vare la Legge Divina, e poi la gloria nel Cielo. Così sia.

SALUTAZIONE

Io Vi saluto, o gloriosissimo Principe Michele, ricordateVi di noi, e pregate ovunque e sempre il Figlio di Dio per noi.

FIORETTO

Reciterai tre volte l'Inno Te splendor, et virtus Pa­tris x ecc., in onore della Santissima Trinità, che glorificò S. Michele su le tre celesti Gerarchie.
Preghiamo l’Angelo Custode: Angelo di Dio, che sei il mio custode, illu­mina, custodisci, reggi e governa me, che ti fui affidato dalla pietà celeste. Amen. 

5 settembre

GRANDEZZA DI S. MICHELE NELLA FEDE

I. Considera come l'Arcangelo Michele, che fu creato viatore al pari degli altri Angeli, dovete conseguire la gloria per via di Fede: ed Egli si distinse nella fermezza della Fede. Dio aveva rive­lato agli Angeli i misteri della Trinità, della Gra­zia, della Predestinazione, della Incarnazione, e di tutto ciò che riguardava la sua gloria, e aveva vo­luto che essi piegassero il loro intelletto in os­sequio alla fede e riportassero così il premio della visione beatifica come mercede e corona di giustizia.
Lucifero, invece di umiliare il suo intelletto a tal rivelazione, s'inorgoglì e disdegnò ogni atto di fede, stimando di poter egualmente conseguire da solo la beatitudine: ovvero, come insegna S. Tom­maso, desiderò come ultimo fine quella somiglianza di Dio, ch'è frutto della grazia, pretendendo di con­seguirla con le sue forze naturali, non già median­te il soccorso di Dio, com'era stato disposto. Non così l'Arcangelo Michele. Egli conobbe che solo in Dio consiste la vera beatitudine di ogni essere, e che l'eterna gloria non può essere raggiunta con le forze naturali, ma con l'aiuto della grazia. Ciò si può argomentare dal suo stesso nome che significa Quis ut Deus? Chi è come Dio ? Alla vista dei mi­steri rivelati S. Michele si umiliò, dicendo: Tu solo, o mio Dio, sei per natura santo, beato, e felice per tutti i secoli.
Nessuno di noi senza di Te può essere santo, beato, e felice, tuoi doni sono queste perfezioni, di cui mi arricchisti, tuo dono sarà quella gloria, che mi hai preparato! Oh fede veramente grande!
II. Considera quanto fu eroica la fede in S. Mi­chele Arcangelo sopratutto nel duro combattimento, che sostenne col ribelle Lucifero. Il quale, ap­pena ebbe concepito il superbo disegno di non aver bisogno di Dio, vedendosi il più bello tra gli An­geli, lo comunicò a tutte le schiere angeliche, gran parte delle quali gli aderirono. Fu allora che S. Michele, munito dello scudo della fede, uscì in mezzo al campo di battaglia a sostenere l'onore di Dio. Nessuno l'aveva animato a questo: eppure Mi­chele ritenne suo dovere credere ai misteri rivelati da Dio e farli credere da tutti, e quantunque ve­desse Lucifero come capo dei ribelli, che era assai più nobile e più forte di lui, senza vacillare nella fede, gli mosse guerra, dicendogli: Quis ut Deus ? Chi è come Dio ? Ti ribelli a Lui che è il datore di tutti i beni ? Dio è onnipresente, a Lui appartengono tutte le cose, e tu 'vuoi assalir la sua potenza? Dio è eterno, gli esseri sono stati creati da Lui e tu in­solentemente a Lui ti preferisci? Dio solo è perfet­tissimo e tu ti diletti della sua perfezione? Dio solo è beatissimo e sufficientissimo in tutto a se stesso, e tu stimi di bastar a te stesso? Si rivolse poi agli Angeli, li illuminò, confermò i buoni, incorag­giò i deboli, confortò i vacillanti e mediante la sua fede vinse i ribelli.
III. Considera ora, o cristiano, qual'è la tua fe­de. E' vero che credi quanto Dio ha rivelato e la Chiesa ti propone a credere, ma hai poi operato se­condo i dettami della fede ? La tua fede è sterile, è morta. Certamente direbbe S. Agostino di te Aliud agis, et aliud pro fiteris. - Una cosa credi e un'altra fai. Professi di credere in Dio, primo prin­cipio ed ultimo fine, ma le tue azioni non sono tutte dirette a Dio. Credi in Gesù Cristo, ma poi operi da dar gusto al demonio. Col nome e con le parole ti vanti di esser cattolico, ma coi peccati, che non lasci di commettere, dimostri di non credere a ciò che professi. Hai rinunziato al demonio, alle sue opere, alle sue pompe nel S. Battesimo, ma a fior di labbra, non co' fatti! In che stato deplorevole sei ridotto! Vuoi guardare insieme il Cielo e la ter­ra! essere un po' cristiano, ed un po' pagano! Cre­dere a Dio in Chiesa e offenderLo nella strada, in casa! ascoltare la Messa e mormorare, far preghiere
e sfogare le passioni! La tua fede, priva di opere, è fede morta. Non piace a Dio, è inutile. Non così fece l'Arcangelo S. Michele: agì secondo la fede, ed agì valorosamente. Gettati ai piedi del S. Arc'An­gelo e prega il glorioso campione del Paradiso che avvalori la tua fede, e la faccia ricca di opere di carità.
APPARIZIONE DI S. MICHELE A ROMA
Nell'anno 590, essendo Sommo Pontefice S. Gre­gorio Magno, la peste devastava la città di Roma, e una gran moltitudine di persone ogni giorno ca­deva vittima del morbo. S. Gregorio cercò con pubbliche preghiere di ottenere misericordia da Dio, ed un giorno, mentre stava portando processional­mente l'immagine della SS. Vergine verso la Basi­lica di S. Pietro, comparve S. Michele sulla Mole Adriana, avendo in mano una terribile spada in at­teggiamento di rimetterla nel fodero. Era come un segno che cessava quella fiera pestilenza, che tanto aveva desolato Roma. Egli allora intonò un canto mentre facevano eco un gruppo di Angeli intorno alla S. Immagine portata dal Pontefice, rallegrandosi con la S. Vergine per la Risurrezione del suo Divin Figlio: «Regina coeli laetare alleluia, quia quem meruisti portare alleluia, Resurrexit, sicut di­xit alleluia» alla quali parole S. Gregorio soggiun­se: «Ora pro nobis Deum, alleluia». Adunque per intercessione di S. Michele e della SS. Vergine Ro­ma venne liberata da così tremendo flagello, ed in memoria di tale apparizione ivi fu edificata magni­fica Chiesa, ed il luogo venne denominato Castel Sant'Angelo.

PREGHIERA

O impareggiabile campione del Paradiso, glorio­so S. Michele, a Voi che foste il primo credente ed adoratore della Santissima Trinità, ricorro io mise­rabile, che in tutto il tempo della mia vita non ho operato secondo la mia fede. Vedendomi reo di quel­le stesse pene, cui fu condannato Lucifero, vengo ad implorare la Vostra protezione, affinché, coll'aiu­to della divina misericordia, in avvenire sia cristiano di nome e di opere, di mente e di cuore. Pregate per me, o glorioso Principe, e fate che la mia fede sia sempre feconda di tanto bene, che possa meri­tare il Paradiso.

SALUTAZIONE

lo Vi saluto, o S. Michele, signifero della salute.

FIORETTO

Reciterai tre volte il simbolo degli Apostoli, e farai una visita a Gesù Sacramentato con l'intenzione di sup­plire alla poca fede di tanti cristiani.
Preghiamo l’Angelo Custode: Angelo di Dio, che sei il mio custode, illu­mina, custodisci, reggi e governa me, che ti fui affidato dalla pietà celeste. Amen. 

6 settembre

GRANDEZZA DI S. MICHELE NELLA SPERANZA

I. Considera come l'Arcangelo S. Michele, ammi­rabile nella virtù della fede, fu altrettanto ammi­rabile nella virtù della speranza, per la stretta unio­ne che passa fra queste due virtù. La speranza è «la certa aspettazione della beatitudine prove­niente dalla grazia di Dio e dai nostri meriti». L'oggetto di tale virtù soprannaturale è la beatitu­dine eterna, i mezzi sono la grazia di Dio e la coo­perazione della creatura, i motivi la fedeltà di Dio alle sue promesse., In,questa virtù appunto si segnalò 1'Archangelo S. Michele, appena Iddio ri­velò agli Angeli la beatifica visione, cui li aveva destinati: Egli, fedelmente cooperando a quella gra­zia di cui era abbondantemente pieno, ravvivò nel suo cuore la brama di conseguirla. Conobbe me­diante la fede che Dio aveva preparato grandissimi beni a coloro che Lo temono, e non diffidò di poterli conseguire con lo aiuto divino. In tale spe­ranza aveva molti contrassegni ed argomenti del­l'amore di Dio verso di lui. Tutte le doti e prero­gative di cui era stato arricchito, costituivano al­trettanti forti stimoli alla sua inconcussa speranza e conoscendo mediante le illuminazioni celesti le delizie della dimora eterna, con accesi sospiri ri­peteva le parole del re profeta: Una sola è la bra­ma del mio cuore: abitare nella casa del Signore.
II. Considera, quanto fu costante la speranza di S. Michele di fronte alla presunzione del superbo Lucifero. Questi, vedendosi ricco di molti e grandi doni naturali e soprannaturali, invece di servirsene come di mezzo e stimolo per aspirare all'eterno go­dimento di Dio, divenne ammiratore ed adoratore di se stesso, come se non fosse più Dio l'unica vera fonte della beatitudine.
Ma appena Lucifero concepì sì orgoglioso dise­gno, vide svanire tutto il sogno della sua grandez­za, senza che tanti doni e pregi potessero impedirne l'immediata rovina. Di fronte a questa tremenda ca­duta trionfò la speranza di S. Michele. Vedendo quanto è facile anche ad una sublime creatura ca­dere, invece di sgomentarsi e smarrirsi, si strinse maggiormente a Dio, ripetendo col salmista: Il mio bene è l'essere unito col mio Dio. Pose in Lui tutta la sua speranza, diffidando completamente di sè, e affrontò Lucifero, dicendogli: Quis ut Deus ? E' mai possibile che una creatura senza Dio possa essere felice in se stessa? Quanto posseggo e sono, tutto è frutto della divina grazia e Dio, per la sua bontà infinita, mi aprirà l'ingresso alla visione beatifica. Oh speranza veramente grande di S. Mi­chele!
III. Considera, come Iddio ha rivelato anche al­l'uomo un riposo eterno, un gaudio immenso, che noi dobbiamo sperare, ed a cui dobbiamo tendere coi no­stri fiduciosi desideri. Quanti però non lo raggiungono per la maledetta presunzione! E' la presunzione il veleno della speranza. Chi presume delle sue forze, fosse pure arrivato alle stelle, precipita negli abissi. Pietro presume: eccolo rinnegatore e spergiuro! Davide presume di sé: eccolo caduto nell'adulte­rio. Quanti anche oggi presumono salvarsi con la sola fede, senza le opere! Credono, sì alla remissione dei peccati pei meriti di G. C., ma non ritengono esser necessarie le opere soddisfattorie, mentre il Signore vuole frutti di penitenza. Peccano tutti coloro che non si sforzano di giungere alla perfezione, non praticano digiuni, mortificazioni, preghiere! Oh che errore! Udite l'Apostolo Pietro ammonirci di assicu­rare con le opere buone la nostra elezione e voca­zione alla beatitudine. La caduta di Lucifero ci sia sempre dinanzi agli occhi per allontanare da noi la presunzione. La speranza trionfatrice di S. Michele invece sia il più nobile esempio per diffidare di noi e porre tutta la nostra fiducia in Dio. Egli l'ha pro­messo, e non la negherà a chi è fedele.
APPARIZIONE DI S. MICHELE SUL MONTE GAURO PRESSO CASTELLAMMARE
Sul monte Gauro, detto anche S. Angelo, posto tra le città di Castellammare di Stabia e Vico Equen­se, S. Michele comparve a S. Catello, Vescovo allora di Stabia e a S. Antonino Abate che si erano colà ritirati per godere un po' di quella quiete, che porta con sé la solitudine; ed approvando la loro ri­soluzione li esortò ad edificare in suo onore una Chiesa nel luogo dove avrebbero veduto una fiac­cola ardente. Il che fu tosto eseguito da quelle san­te persone, in modo che fosse loro permesso di ri­tirarvisi dentro per attendere con più fervore agli esercizi spirituali intrapresi. Ma essendo stato il Vescovo Catello da alcuni nemici fortemente per­seguitato sino a farlo andane in carcere a Roma, non lasciò S. Michele di fare che sì il Sommo Pontefice, persuaso della sua innocenza, non solo lo lasciasse andare libero nella sua Chiesa, ma gli donasse anche una statua di marmo di S. Michele con alcune colonne pur di marmo, acciocché potes­se adornare con più magnificenza la rozza Chie­sa incominciata in onore del suo liberatore; il che egli fece nel ritorno, ed è quella che contro le ingiu­rie del tempo sino ai giorni nostri ancora si vede. In questa i divoti di S. Michele -Arcangelo di tutti quei contorni sogliono celebrarvi la festa il di primo di Agosto.

PREGHIERA

Signore Iddio delle misericordie, Voi siete tutta la mia speranza! Tu es, Domine, spes mea! In Voi, che mi avete promessa la eterna beatitudine, sono i miei desideri: le piaghe di Gesù, mio Salvatore, sono i me­riti miei. E Voi, o Archangelo Michele, ottenetemi per la vostra invitta speranza dal misericordioso Dio la grazia, con la quale possa acquistarmi l'eterna gloria. Allontanate dal mio cuore la presunzione, e fate che io, diffidando delle mie forze, e confidando unica­mente nel divino aiuto, possa un giorno raggiungere l'eterna salvezza.

SALUTAZIONE

Io Vi saluto, o S. Michele, aiuto di coloro che ri­pongono la loro speranza in Dio.

FIORETTO

Farai per nove volte un atto di speranza in onore dei nove Cori degli Angeli, ammiratori della grande speranza di S. Michele.
Preghiamo l’Angelo Custode: Angelo di Dio, che sei il mio custode, illu­mina, custodisci, reggi e governa me, che ti fui affidato dalla pietà celeste. Amen. 

7 settembre

GRANDEZZA DI S. MICHELE NELLA CARITA' VERSO DIO

I. Considera che l'Arcangelo Michele nutri un amore sommo verso Dio. Gli Angeli sono la perfe­zione del mondo, perchè sono dotati di doni per­fetti. Perfetti nella scienza, intuiscono in ogni causa i suoi effetti; perfetti nella natura, sono senza mac­chia, colpa, o difetti; perfetti nella potenza, possono rovinare il mondo in un momento; perfetti nella vo­lontà, tendono al Sommo Bene, sono cioè ricchi di carità. Tale si dimostrò S. Michele, come indica il suo nome stesso: Quis ut Deus! Appena uscito dalle mani di Dio, rivolto al suo Creatore, disse nel suo cuore: O mio Signore, io Vi amo, Voi siete la mia fortezza, il mio firmamento, il mio rifugio. Dove potrò trovare, o mio Dio, un oggetto, cui consacrare gli affetti miei, fuorché in Voi?
Chi più di Voi è meritevole d'esser onorato, cie­camente ubbidito, e sinceramente amato? Nessuno. Bisogna inoltre pensare che l'amore di S. Michele verso Dio non fu pari a quello degli altri. L'amore è sempre in relazione alla cognizione: quanto maggiore è la cognizione di un oggetto, tanto più si ama. Ora, S. Michele ebbe di Dio e delle sue perfe­zioni una cognizione delle più alte e sublimi che si potessero mai dare: il suo intelletto, illustrato da una luce ineffabile, cominciò ad amare Dio fin dal primo istante con il più ardente amore. E quale do­vette essere la sua carità appena fu ammesso alla visione beatifica della essenza di Dio, a Dio il più vicino, occupando il luogo di Lucifero ? Egli è il primo Serafino di carità; la sua carità non si può affatto spiegare.
II. Considera come le opere sono la prova della carità: e proprio le opere dimostrano l'ineffabile carità di S. Michele verso Dio. Una guerra suscita Lucifero nel cielo per sbalzare Dio dal suo Trono. Ecco il pericolo e l'ora della prova. S. Michele mo­stra tutto l'ardore del fuoco di cui avvampa. Ode lo squillo di guerra, guarda la ribellione, osserva Lucifero che attenta all'onore di Dio: pieno il cuore di caldo amore, benchè sottoposto a Lucifero, impu­gna una spada di fiammante carità e l'aggredisce co­raggiosamente, dicendogli: Quis ut Deus? Chi è co­me Dio?
Dio è il principio senza principio; tu, invece, o superbo, venisti poco fa alla luce. Quis ut Deus? Dio è un cumulo infinito di perfezioni. Infinito negli attributi, sommamente semplice, immenso sen­za spazio, eterno nella durata, senza tempo e suc­cessione. Infinito nella intelligenza, infinito nella vo­lontà, senza imperfezione alcuna; tu, invece, o Lu­cifero, e tutti i tuoi seguaci, siete creature finite e limitate: potrete mai rassomigliare a Dio? Quis ut Deus? Dio è onnipotente senza mai stancarsi; infi­nitamente buono senza debolezza; infinitamente giu­sto senza severità; illuminato nel dominio, incirco­scritto nella misericordia, indefinito nei beni: contro l'Onnipotente ti sei levato? Potrai tu vincere chi non ha essere superiore a sè? E come Mosè, rivolto ai Leviti, disse: Chi è dalla parte di Dio mi segua, così Michele parlò agli Angeli, dalla maggior parte dei quali seguito, attaccò Lucifero con i suoi seguaci, li vinse, li scacciò dal cielo. Ritorna la pace nel cielo, si rasserena il Paradiso, l'onore di Dio è difeso, il Creatore vien glorificato, due terze parti degli Angeli sono salvate. Che amore grande! Opera, vince, trionfa.
III. Considera, o cristiano, qual'è l'amore che tu nutri verso Dio. S. Agostino insegna che un'anima la quale ama veramente Dio non pensa ad altro che a Dio, tutto disprezza, tutto abborrisce, altro non vuole che Dio. Ora, i tuoi pensieri sono ripieni di Dio? Forse Dio è l'ultimo dei tuoi pen­sieri! L'anima che ama parla sempre di Dio: i tuoi discorsi invece, sono di Dio o del mondo? L'anima che ama disprezza tutto ciò che non conduce a Dio tu, invece, arrivi nel tuo cuore a disprezzare Dio, ed apprezzi quelle cose che ti fanno perdere Dio. L'a­nima che ama si tèdia di tutto, di Dio solo si diletta nel tuo cuore, invece, c'è vero amore se l'orazione - ti annoia? L'anima che ama procura l'onore di Dio, piange quando Lo vede offeso, si arma di zelo per vendicarne l'onore: tu, invece, che cosa fai quando vedi vilipeso Dio? Il tuo cuore arde di amore, ma è un amore mondano, non divino. Umiliati, gettati pentito ai piedi di G. C., domanda perdono per la intercessione del primo Serafino del Cielo e procura in avvenire di amare Dio con tutto il tuo cuore.
APPARIZIONE DI S. MICHELE A MARCIANO IMPERATORE
Meravigliosa l'apparizione di S. Michele a Mar­ciano Imperatore, il quale si era dedicato ad onorare l'Arcangelo nel Tempio di Conas. In tutte le sue in­fermità Marciano non si serviva d'altra medicina che del patrocinio di S. Michele, perché ricorrere a quel­lo, subito risanava. Ma per mostrare maggiormente il Signore il gran potere dato al suo santo Arcangelo permise che una volta Marciano si ammalasse molto gravemente; anche allora l'Imperatore ricusò ogni medicina che gli veniva suggerita, e volle solo che non fosse allontanato da quel venerabile Santuario. Pareva ciò ad un medico temerità, ed ordinò che an­corché l'Imperatore fosse contrario, gli si applicas­sero fomenti da lui ordinati. La notte, rapito in estasi, Marciano vide che si aprivano le porte della Chiesa, e che S. Michele sopra di un bel destriero calava dal cielo, e smontò sopra un pilastr che era in quella Chiesa accompagnato da Angeli e riempien­do tutta l'aria di soavissima fraganza, giunse dove stava l'infermo Marciano. Dato uno sguardo a quei medicamenti che erano stati ordinati dal medico, do­mandò cosa fossero quelle cose. Rispose Marciano la verità: e S. Michele rivoltosi a due Angeli che gli stavano a lato, ingiunse loro di colpire quel medico, e di togliere i medicamenti; indi toccando con un dito l'olio di una lampada che ardeva avanti alla sua immagine, fece con quello il segno della Croce in fronte a Marciano e scomparve. La mattina Marciano raccontò ciò che aveva veduto ad un Sacerdote, il quale notando sulla fronte di Marciano la forma del­la Croce che il S. Arcangelo gli aveva fatto, e non trovando i medicamenti ordinati dal medico nella, notte precedente volle recarsi dal medico stesso. Ar­rivato alla sua casa udì pianti ed urla, perché il me­dico stava morendo con la bocca piena di pustole.
Dopo che fu udita la relazione del Sacerdote, il medico fu portato sullo stesso letto alla Chiesa di S. Michele. A tale strepito tornò in sé Marciano, e si trovò totalmente guarito, e levandosi tutto contenta si recò dal medico, che stava chiedendo aiuto a S. Michele. Gli unse la fronte con l'olio della lampada della sua Immagine, e di subito cessò il dolore, svanirono le pustole, restando in perfetta sanità. D'allora in poi divenne così divoto a S. Michele, che per gra­titudine si dedicò a servire Dio ed il S. Arcanngelo nel tempio, finché visse.

PREGHIERA

Ah mio Dio, non Vi ho amato! Ho amato le crea­ture ed ho disprezzato Voi, mio Creatore e Signore che Vi mostrate onnipotente più nel perdonare, che nel punire. Alzate la vostra destra misericordiosa, e concedetemi il perdono, mentre io mi dolgo di non averVi amato, e propongo di consacrare a Voi solo tutti i miei pensieri e i miei affetti. E Voi, primo Serafino di carità, Arcangelo S. Michele, intercedete per me presso il trono di Dio ed infiammate il mio cuore con le fiamme del vostro santo amore. Inse­gnateci a disprezzare i beni transitori e ad amare l'eterno, sommo ed infinito Bene.

SALUTAZIONE

Io Vi saluto, o S. Michele, che siete il primo tra i Serafini.

FIORETTO

Dirai ogni ora la giaculatoria: “O mio Dio, Voi siete per me ogni bene”.
Preghiamo l’Angelo Custode: Angelo di Dio, che sei il mio custode, illu­mina, custodisci, reggi e governa me, che ti fui affidato dalla pietà celeste. Amen. 

8 settembre

GRANDEZZA DI S. MICHELE NELLA CARITA' VERSO GESU' CRISTO

I. Considera quanto sia stato grande l'amore di S. Michele verso Nostro Signore Gesù Cristo. Co­minciò quest'amore dal principio del mondo, quan­do agli Angeli fu manifestato il mistero dell'Incar­nazione. Fu questa la cagione - dice il P. Gra­nata - per cui Lucifero si ribellò a Dio. Conoscen­do che il Divin Verbo avrebbe assunto nella pie­nezza dei tempi la natura umana e sarebbe dive­nuto così capo degli Angeli e degli uomini, adorato dagli uni e dagli altri per l'unione ipostatica, sdegnò Lucifero di adorare il Verbo nell'assunta umanità, e trascinò nella rivolta molti Angeli, ma sorse S. Michele a difendere l'onore di Gesù Cristo, predicò agli Angeli l'adorazione dovuta al Verbo Incarnato, con­fuse Lucifero e lo vinse con tutti i suoi seguaci. Per l'amore che nutriva verso il futuro Redentore, mantenne viva nei Patriarchi la fede nel Messia, promettendo ad Abramo che dalla sua stirpe sarebbe nato colui, che dar doveva la benedizione alle gen­ti. Trattenne il braccio ad Abramo che stava per sacrificare suo figlio Isacco, mostrandogli nell'ariete tra le spine quell'Agnello che doveva poi immolarsi per la salute del mondo: Abramo vide in ispirito Gesù Cristo e ne gioì. Fu S. Michele che confermò a Giacobbe le divine promesse, e si fece custode e protettore del popolo eletto, liberandolo con straordinari prodigi dall'Egitto, accompagnandolo nel deserto, introducendolo nella terra promessa, par­lando ai Profeti del futuro Messia.
II. Considera come S. Michele, appena nacque Ge­sù Cristo, andò subito con gli Angeli ad adorarLo nella Grotta di Betleem e fece annunziare ai Pa­stori la grande meraviglia che era nato in Betleem il Salvatore. Mediante una stella ne significò il pro­digio ai Re di Oriente e li condusse a venerare il Dio umanato. Avvisò poi S. Giuseppe nel sonno a fuggire in Egitto per liberare Gesù Bambino dal fu­rore di Erode che Lo cercava a morte. Chi potrà immaginare quanti servizi rese a Gesù in viaggio e nella penosa dimora in Egitto? Fu S. Michele che avvisò nuovamente S. Giuseppe a ritornare in Giu­dea, essendo morti coloro che insidiavano la vita di Gesù. Dopo il digiuno e la tentazione che Gesù ebbe da parte di Lucifero nel deserto, venne S. Michele coi suoi Angeli a servirLo. Nell'agonia dell'Orto del Getsemani fu S. Michele quell'Angelo - come dice S. Bonaventura, che venne a confortar Gesù, dicendogli: « Dio mio, Gesù, io ho offerto al Padre vostro la vostra orazione a sudore di sangue avanti a tutta la Corte celeste, e tutti noi Angeli genu­flessi abbiamo supplicato a voler far passaggio di questo Calice: ma il vostro Padre ha risposto: Ben sa il mio dilettissimo Figlio Gesù, che la Redenzione del genere umano, che tanto bramiamo, non si può tanto gloriosamente adempiere, senza lo spar­gimento del Suo sangue: che però conviene, che Ei muoia». Seguì poi Gesù durante la Passione; dopo la morte, accompagnò la Sua benedetta anima al Limbo. Rivoltò la pietra del sepolcro, e nel giorno dell'Ascensione fu S. Michele a guidare le schiere angeliche incontro al Salvatore per accompagnarLo poi nel Suo glorioso ingresso in Cielo.
III. Considera come. S. Michele, per l'amore che porta a Gesù Cristo, vuole che tutti i credenti L'a­mino di vero cuore e non sopporta che l'amabile Redentore sia offeso e maltrattato dall'uomo. Quan­to fu l'amore che ebbe per Gesù Cristo, altrettanto fu l'odio che ebbe ed ha per Lucifero e suoi seguaci; similmente arde di sdegno e d'ira contro quegli in­grati cristiani che non amano, ma offendono il Di­vin Redentore. Procura tu almeno, ad esempio di S. Michele, di accendere il tuo cuore di amore vero, sincero e costante verso il Divin Salvatore. Sforzati di avanzare sempre più nel divino amore, e così me­riterai una speciale protezione del Principe degli An­geli. Che se il tuo cuore è languido, debole e sfor­nito di tale amore, invoca con devoti affetti il prin­cipe dei Serafini S. Michele, affinché voglia accen­dere il tuo cuore con le fiamme del santo amore verso Gesù Cristo.
APPARIZIONE DI S. MICHELE A S. EUDOCIA
La potenza di S. Michele Arcangelo risplendette nella conversione di S. Eudocia, la quale, da grande peccatrice, diventò una martire di Gesù Cristo, sotto il Regno dell'Imperatore Traiano. Originaria della Samaria, essa venne ad abitare in Eliopoli non ad altro fine, che per vivere con maggiore libertà nelle sue dissolutezze. Convertita quivi per opera del Mo­naco S. Germano, e distribuite ai poveri le grandi ricchezze, acquistate con la sua turpe vita, diede la libertà ai suoi schiavi e prima di ricevere il batte­simo trascorse sette giorni in una camera digiunan­do e pregando senza vedere alcuno come le aveva ordinato il S. Monaco. Essendo venuto questi a tro­varla, essa appena lo vide, subito gli disse: « Ringra­ziate Dio, mio Padre, delle grazie che si è compiaciuto di fare a me, benchè io ne sia indegna. Ho passato sei giorni nel mio ritiro a piangere i miei peccati, e a compiere con esattezza tutti i divoti esercizi che mi avete prescritti. Nel settimo giorno, essendo pro­strata con la faccia a terra, mi son veduta ad un tratto circondata da una gran luce che mi abba­gliava. Ho veduto nello stesso tempo un giovane vestito di bianco dall'aria serena, che prendendomi per la mano mi ha innalzata fino al cielo, dove mi parve di vedere una folla di persone vestite come lui, e mostrando grande gioia nel vedermi, si ral­legrarono con me, perchè un giorno avrei avuta parte alla medesima gloria. Mentre ero in questa visione, vidi un mostro orribile, il quale si lagnava, con Dio per mezzo di urli orrendi, perchè gli ve­niva rapita una preda, che per tanti titoli era sua. Allora una voce venuta dal cielo lo mise in fuga, dicendo che piace alla bontà infinita di Dio di aver pietà dei peccatori che fanno penitenza; e la stessa voce facendomi sperare una particolare protezione nel rimanente di mia vita, ha ordinato al mio Con­dottiero, che ho inteso essere l'Arcangelo S. Michele, di farmi ritornare nel luogo nel quale io sono». E di fatti questa nuova Samaritana fu così validamente protetta da S. Michele, che dopo una vita penitente e santa, accompagnata da tanti miracoli e stupende conversioni, potè morire martire il 1° marzo del­l'anno 114.      

PREGHIERA

O Arcangelo S. Michele, difensore del Tesoro di Dio, glorificatore amoroso di Gesù nostro Salvatore, io Vi venero, Vi lodo, Vi prego di ottenere al mio cuore un amore sincerò e perseverante verso il Di­vino Redentore, per cui possa meritare di goderLo eternamente in Cielo.

SALUTAZIONE

Io Vi saluto o S. Michele, che difendeste in cielo il trono di G. C. contro gli attentati del Dragone infernale.

FIORETTO

Farai una visita a Gesù Sacramentato con la Comunio­ne Sacramentale, oppure mezz'ora di adorazione mentale su l'amore di Gesù Sacramentato.
Preghiamo l’Angelo Custode: Angelo di Dio, che sei il mio custode, illu­mina, custodisci, reggi e governa me, che ti fui affidato dalla pietà celeste. Amen. 

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NON SCENDO DALLA CROCE Di Fulton j Sheen,vescovo

Ero uscito di casa per saziarmi di sole.Trovai un uomo che

si dibatteva nel dolore della crocifissione.Mi fermai

e gli dissi:"Permetti che ti aiuti"?Lui rispose:

Lasciami dove sono.

Non scendo dalla croce fino a quando sopra vi

spasimano i miei fratelli.

fino a quando per staccarmi

non si uniranno tutti gli uomini.

Gli dissi"Che vuoi che io faccia?"

Mi rispose:

Và per il mondo e di a coloro

che incontrerai che c è un uomo

che aspetta inchiodato alla croce.