giovedì 3 settembre 2015

MESE IN ONORE DI SAN MICHELE ARCANGELO (Onoriamo anche l’Angelo Custode con una preghiera al giorno)


2 settembre

GRANDEZZA DI S. MICHELE NELLA CARITA'

I. Considera come Iddio creò gli Angeli e li adornò di grazia, poichè - come insegna S. Ago­stino - diede a tutti la grazia santificante con la quale li fece suoi amici, ed anche le grazie at­tuali, con cui potessero acquistare il possesso della beata visione di Dio. Questa grazia non fu eguale in tutti gli Angeli. Secondo la dottrina dei SS. Pa­dri, insegnata dall'Angelico Dottore, la grazia fu pro­porzionata alla loro  natura, di modo che chi aveva una natura più nobile, ebbe una grazia più sublime: nè agli Angeli fu data la grazia in scarsa quantità, ma secondo il Damasceno, ebbero tutta la perfezione della grazia a tenore della dignità ed ordine. Laonde gli Angeli di ordine più sublime e di natura più perfetta, ebbero maggiori doni di virtù e di grazia.
Il. Considera quanto grande fu la grazia di cui Iddio volle arricchire il glorioso S. Michele, aven­doLo collocato primo dopo Lucifero nell'ordine della natura! Se la grazia fu conferita in proporzione alla natura, chi potrà mai misurare e scandagliare l'altezza e perfezione della grazia, ch'ebbe S. Mi­chele? Essendo la sua una natura perfettissima, su­periore a quella di tutti gli Angeli, bisogna dire che ebbe doni di grazia e di virtù, superiori a quelle di 'tutti gli Angeli, e di tanto superiori, di quanto Egli li supera nella perfezione della natura. S. Ba­silio Lo dice eccellere su tutti per la dignità e per gli onor. Fede immensa che non vacilla, spe­ranza ferma senza pusillanimità, amore tanto fervente da infiammare gli altri, umiltà profonda che confonde il superbo Lucifero, zelo ardente per l'o­nore di Dio, maschia fortezza, estesa potenza: in­somma le virtù più perfette, una santità singolare ebbe Michele. Si può dire anzi che Egli è esem­plare perfetto di santità, immagine espressa della Divinità, specchio lucidissimo ripieno di bellezza di­vina. Rallegrati, o devoto di S. Michele per tanta grazia e santità di cui è ricco il tuo santo tutelare rallegrati e cerca di amarlo di tutto cuore.
III. Considera, o cristiano, che anche tu nel San­to Battesimo sei stato vestito della preziosa stola dell'innocenza, dichiarato figlio adottivo di Dio, mem­bro del mistico corpo di Gesù Cristo, affidato alla tutela e custodia degli Angeli. Anche la tua sorte è grande: rivestito di tanta grazia, quale uso ne hai fatto? S. Michele si servì della sua grazia e santità per glorificare Dio, Lo glorificò, e Lo fece ama­re anche dagli altri Angeli: tu, invece, chissà quan­te volte hai profanato il tempio del tuo cuore, scac­ciandone la grazia, ed introducendovi il peccato. Quante volte come Lucifero ti sei ribellato contro Dio, soddisfacendo la tua passione e calpestando la sua S. Legge. Di tanti favori avuti non ti sei dav­vero servito per amare Dio, ma per offenderLo. Ri­corri ora alla Divina clemenza, pentiti dei tuoi errori: cerca come tuo intercessore l'Arcangelo Mi­chele, per riacquistare la grazia e conservare l'ami­cizia di Dio.
APPARIZIONE DI S. MICHELE SUL GARGANO (continuazione della precedente)
Grande ed indicibile fu la consolazione e la gioia di S. Lorenzo Vescovo per così singolare favore di S. Michele. Pieno di gaudio, levatosi dal suolo, con­vocò il popolo ed ordinò una solenne processione verso il luogo, ov'era accaduto il fatto meraviglioso. Quivi giunto processionalmente, fu visto il toro ingi­nocchiato in ossequio del celeste Liberatore, e fu trovata un'ampia e spaziosa caverna a forma di tem­pio scavata nella viva pietra dalla natura stessa con volta assai comodamente elevata e con un comodo ingresso. Una tale vista ricolmò tutti di gran tene­rezza insieme e di terrore, poichè volendo il po­polo colà dentro inoltrarsi, fu preso di sacro spa­vento all'udire un canto angelico con queste pa­role « Qui si adora Dio, qui si onora il Signore, qui si glorifica l'Altissimo ». Tanto fu il sacro spa­vento, che il popolo non osò più spingersi oltre, e stabilì il luogo per il sacrificio della S. Messa e per le preghiere davanti all'ingresso del luogo sacro. Questo fatto suscitò devozione in tutta l'Europa. Ogni giorno si videro pellegrini a squadre salire sul Gar­gano. Pontefici, Vescovi, Imperatori e Principi da ogni parte d'Europa corsero a visitare la celeste grotta. Il Gargano divenne una sorgente di grazie strepitose per i cristiani del Gargano, come scrive il Baronio. Fortunato chi si affida a sì potente be­nefattore del popolo cristiano; fortunato chi si rende propizio l'amorosissimo Principe degli Angeli S. Mi­chele Arcangelo.

PREGHIERA

O Arcangelo S. Michele, l'abbondanza della Di­vina grazia di cui Vi veggo arricchito dalla onnipo­tente mano di Dio, mi rallegra immensamente, ma nello stesso tempo mi confonde, perchè non ho sa­puto conservare in me la graffia santificante. Mi dol­go sinceramente di essere stato riammesso tante vol­te da Dio nella sua amicizia e di aver fatto, ciò no­nostante, sempre ritorno al peccato. Confidando pe­rò nella vostra potente intercessione, a Voi ricorro supplichevole: degnateVi impetrarmi da Dio la gra­zia d'un sincero pentimento, e della perseveranza finale. Deh! potentissimo Principe, pregate per me, chiedete per me il perdono delle colpe.

SALUTAZIONE

Io Vi saluto, o S. Michele Arcangelo, che siete stato collocato nella sublimità celeste, pieno di tutta la gloria degli Angeli. Giacchè siete il più eminente tra gli Angeli, benignateVi di intercedere per me.

FIORETTO

Farai durante il giorno tre volte un atto di sincera contrizione, chiedendo alla SS. Trinità perdono della per­dita della grazia mediante il peccato mortale e cercherai di confessarti al più presto.
Preghiamo l’Angelo Custode: Angelo di Dio, che sei il mio custode, illu­mina, custodisci, reggi e governa me, che ti fui affidato dalla pietà celeste. Amen. 

3 settembre

GRANDEZZA DI S. MICHELE NEL COOPERARE ALLA GRAZIA

I. Considera come S. Michele, vedendosi arric­chito di tanti doni di grazia e di virtù, non seppellì i talenti ricevuti, ma qual servo fedele li trafficò, secondo quel fine, per cui li aveva ricevuti. Im­piegò la sua scienza a conoscere Dio, ed ammirando le divine perfezioni, conobbe l'infinita distanza tra Dio ed una semplice creatura. Si umiliò allora in­nanzi a Lui, dicendo: « Quis ut Deus », e pur ve­dendosi superiore a tutte le schiere degli Angeli per la grazia, riconobbe di essere infinitamente inferiore a Dio suo Creatore; prostratosi quindi innanzi al suo Trono, Lo adorò e Lo ringraziò coi sentimenti più umili del suo cuore, dicendo: Signore, chi mai può esser simile a te? Accese il suo cuore di santo amore e rivolse tutto a Dio, in cui ripose ogni suo bene; diresse tutte le proprie perfezioni a glo­rificare il Creatore, affrontando Lucifero, che me­ditava usurpare il trono di Dio; infiammò gli altri Angeli a riconoscere i doni dell'Altissimo, li animò a resistere all'empio Lucifero, e riportata che ebbe la vittoria, indusse gli Angeli fedeli ad adorare Dio. Oh esempio! oh meravigliosa corrispondenza! Ve­ramente vivo modello di umile soggezione fu S. Michele.
II. Considera come Lucifero e i suoi seguaci si perdettero, per non aver corrisposto alla grazia. Ap­pena Lucifero si vide adorno di tante perfezioni, invaghitosi del suo sublime essere e delle sue ec­cellenti doti, credette non essere dissimile da Dio; pieno di orgoglio, disse tra sè: « pochissimo disto da Dio: con un passo salirò sul monte del testa­mento, e sarò simile a Lui». Invece di umiliarsi in­nanzi a Dio Creatore, s'insuperbì; invece di ricono­scere il supremo Datore d'ogni bene, ringraziarLo e lodarLo, Gli contrastò il trono, Gli mosse guerra; invece di riconoscere in Dio il suo primo principio ed amarLo come ultimo fine, si diede a vagheggiare se stesso, e compiacersi delle proprie perfezioni, ad aspirare alla visione beatifica senz'altro aiuto, che le sue forze. Oh mostro d'ingratitudine e d'infedel­tà!
Tu pure, o cristiano, puoi essere tentato di su­perbia; quale perfezione è in te, che tu non abbia ricevuto da Dio? e se le hai tutte ricevute da Lui, perchè te ne compiaci quasi non fossero dono di Dio? se le hai ricevute da Dio, perchè non Lo rin­grazi, non Lo veneri, non L'adori? Impara anche tu, cristiano, ad amare l'umiltà e ad abborrire l'in­gratitudine.
III. Considera come vale più il beneficio di una sola grazia, che tutto l'universo, al dire dell'Ange­lico Maestro. Chi dunque non si preoccupa della grazia, fa una perdita somma. Questa fu tutta la differenza tra S. Michele e Lucifero. Costui in un istante perdette quella grazia, cui doveva corrispon­dere, e da cui doveva trarre salutare profitto, come fece invece S. Michele Arcangelo, che la usò per la gloria di Dio. Sì, la grazia è un movimento, una illustrazione alla mente, una ispirazione alla vo­lontà, non permanente, ma transeunte, fatta cioè di istanti che diventano preziosi per chi sa profittarne.
Povero invece chi non se ne avvale! Pensa a quanti lumi tu hai ricevuto da Dio, con cui la tua mente fu illustrata sulla bellezza delle cose celesti e sulla vanità dei beni terreni! Quante ispirazioni ebbe la tua volontà d'attendere all'affare unico ed importantissimo dell'eterna salute! Eppure li trascu­rasti! Ogni momento che passa in fatto di ispira­zioni è un mettere a rischio la eternità, perchè nes­suno sa se torneranno più. Deh! se sei stato tanto trascurato per il passato, risolvi ora di corrispondere fedelmente alle voci e ai lumi di Dio, e di stare at­tento per il futuro a non inutilizzare grazia alcuna. Ricorri pertanto a S. Michele, e prega che con la sua potentissima protezione ti assista a ben impie­gare quelle grazie che Dio ti concede.
SECONDA APPARIZIONE DI S. MICHELE SUL GARGANO
Era il primo anno di Anastasio Imperatore, e prima ancora di S. Gelasio Papa, quando S. Michele per la seconda volta apparve a S. Lorenzo, due anni dopo cioè della prima apparizione. L'esercito del Re Goto Odoacre, considerando il popolo Sipontino come confederato di Teodorico, che era emulo nella corona d'Italia, strinse con forte assedio i Sipontini, minac­ciandone lo stermino. I Sipontini ricorsero al S. Ve­scovo per consultarlo in così gravissimo affare, ed il Vescovo deliberò chieder aiuto all'Arcangelo San Michele. Mentre i Goti erano intenti a scavar terra, fossi, ripari e bastioni, Lorenzo ad imitazione di Mosè, salì sul Monte Gargano per implorare dal capo delle milizie celesti la vittoria. Era il lunedì 25 del mese di settembre, quando i Goti mandarono un'araldo ad intimare la resa. Richiamato lo zelante Pastore per essere consultato su questa guerra ine­vitabile, ordinò al popolo di dimandare una tregua di altri tre giorni, ed ottenutela comandò che in quel triduo tutti attendessero alla preghiera e alla penitenza, e frequentassero i Sacramenti; e così in­fatti fecero i Sipontini. Ed ecco verso l'alba del 29 settembre 492 mentre il Vescovo si struggeva in pre­ghiere nella Chiesa di S. Maria, gli apparve S. Mi­chele assicurandolo della vittoria, ed avvertendolo di non assaltare i nemici se non dopo le ore quat­tro del pomeriggio, affinchè il sole con i suoi splen­dori rendesse testimonianza della potenza dell'Ar­cangelo. Il Vescovo ne avvisò il popolo, e dopo aver fortificato tutti col pane celeste nelle prime ore del giorno, all'ora stabilita i Sipontini schierati in battaglia escono contro i barbari. Era sereno il cielo, quando si ode all'improvviso tuonare nell'aria, una nube copre la sacra cima del Gargano, un orribile terremoto scuote la terra mentre il mare vicino si infuria con spaventosi ruggiti. Il Celeste Guerriero scoccando dal Gargano infocata saetta fece chiara­mente vedere che sotto l'Arcangelo S. Michele com­battono insieme i quattro elementi. Ogni fulmine mieteva a fascio le vite dei barbari, senza offendere neppur uno dei Sipontini, cosicchè l'esercito goto si vide tosto atterrito e abbattuto. I Sipontini insegui­rono i Goti fino a Napoli. Per gratitudine di così grande vittoria, S. Lorenzo insieme al popolo si recò ben presto sul Gargano a ringraziare il celeste Di­fensore. Nell'antiporta della Santa Grotta, senza osa­re di entrare dentro, scopersero delle impronte im­presse sul ruvido sasso, che sembravano quasi rap­presentare la presenza di S. Michele. Tutti pieni di santa gioia baciavano quei prodigiosi segni, e forse ripetevano «Digitus Dei est hic».

PREGHIERA

O Arcangelo Michele, servo fedelissimo di Dio, che ben sapeste negoziare i talenti di grazia a Voi da Dio concessi, io Vi lodo, e benedico la Divina Bon­tà, che al cumulo di tante grazie che Vi donò Vi fece ancora aggiungere una sì pronta cooperazione,
e sì eroica fedeltà. Ma giacchè io per il passato sono stato sempre negligente nel procurare la mia eterna salvezza, ed ho tante volte calpestato le grazie con cui Dio mi scuoteva, vengo supplichevole a Voi, Prin­cipe del Paradiso, pregandoVi di aiutarmi a detesta­re le mie passate negligenze e la mia attuale debo­lezza. Pregate Voi per me l'Eterno Iddio a rendermi per l'avvenire servo fedele, onde corrispondendo io sempre alla grazia, viva grato a Dio, e meriti il pre­mio dell'eterna gloria.

SALUTAZIONE

Io Vi saluto, o S. Michele; Voi che attaccaste guer­ra a Lucifero, non sdegnate di pregare per me mi­serabile, ed io non cesserò di lodarVi.

FIORETTO

Bacerai tre volte i piedi a Gesù Crocefisso, dicendo Mio Gesù fate che le vostre piaghe non siano inutili per me ».
Preghiamo l’Angelo Custode: Angelo di Dio, che sei il mio custode, illu­mina, custodisci, reggi e governa me, che ti fui affidato dalla pietà celeste. Amen

Nessun commento:

Posta un commento


NON SCENDO DALLA CROCE Di Fulton j Sheen,vescovo

Ero uscito di casa per saziarmi di sole.Trovai un uomo che

si dibatteva nel dolore della crocifissione.Mi fermai

e gli dissi:"Permetti che ti aiuti"?Lui rispose:

Lasciami dove sono.

Non scendo dalla croce fino a quando sopra vi

spasimano i miei fratelli.

fino a quando per staccarmi

non si uniranno tutti gli uomini.

Gli dissi"Che vuoi che io faccia?"

Mi rispose:

Và per il mondo e di a coloro

che incontrerai che c è un uomo

che aspetta inchiodato alla croce.