lunedì 14 settembre 2015

MESE IN ONORE DI SAN MICHELE ARCANGELO

  (Onoriamo anche l’Angelo Custode con una preghiera al giorno)
14 settembre

GRANDEZZA DI S. MICHELE NELLA CARITA' VERSO GLI UOMINI

I. Considera come S. Michele, tutto zelo per l'ono­re di Dio, è altrettanto tutto carità a favore degli uomini, per i quali impiega tutto il suo potere. Agli Angeli inferiori Dio, ha affidato la custodia delle persone particolari - scrive S. Girolamo, - di ma­niera che non c'è mai stato nè ci sarà mai alcuno che non goda dell'assistenza angelica: ma il glorioso Prin­cipe degli Angeli ha avuto in custodia non una o più persone solamente, ma tutti gli uomini. Egli vera­mente è il più impegnato, e il più sollecito verso il genere umano di qualsiasi altro Angelo, come scrisse S. Cesario.
Il suo impegno supera la diligenza di tutti gli An­geli, la sua carità supera lo zelo, la cura, gli affetti degli Arcangeli, dei Principati, delle Potestà, delle Virtù, delle Dominazioni, dei Troni, dei Cherubini e dei Serafini. E' vero che la cura e la diligenza degli Angeli verso gli uomini è molto intensa, tuttavia pos­siamo credere, con Ruberto Abate, che ciò si verifica maggiormente in quegli Angeli, di cui Dio ci rivelò il nome, per farci conoscere il loro singolare patro­cinio. Di questi Angeli così eccellenti però, colui che maggiormente ci ama è S. Michele, perché è il nostro massimo Principe; nostro, in quanto è addetto alla difesa degli uomini; nostro, perchè deve avvalorare le nostre preghiere e proteggerci sino alla fine del mondo.
II. Considera come tutti gli uomini sono l'oggetto della carità di S. Michele Arcangelo. Egli, come scris­se S. Pantaleone, guida coloro che errano, solleva e soccorre i caduti, difende le anime, combatte e vince i demoni, illumina ogni creatura. Quest'amore co­minciò a dimostrarlo ad Adamo stesso, infelice nostro progenitore, quando non soltanto l'indusse a far pe­nitenza del proprio fallo, ma l'istruì a lavorar la terra per procacciarsi il vitto col sudor della fronte, gl'in­segnò a vivere santamente, osservando la legge na­turale, e gli svelò i futuri misteri, come ha scritto S. Paolino di Nola. Tanto fu efficace l'insegnamento di S. Michele che Adamo non si lasciò mai più sedur­re dal Demonio nè cadde in altro male. Oh gran­de carità del celeste Principe!
III. Considera come l'amore che S. Michele Ar­cangelo nutre per l'uomo nasce dal grande amore che Egli porta a Dio. Dall'amore di Dio nasce l'a­more del prossimo. Chi ama Dio, ama anche il pros­simo che è immagine di Dio : quanto più si ama Dio, tanto maggiore carità si nutre per il prossimo. Lucifero è nemico dell'uomo, perchè è privo del­l'amore di Dio: S. Michele ché si segnalò nell'amore verso Dio, ama l'uomo con affetto maggiore di tutti gli altri Angeli. Rifletti ora, o cristiano, se il tuo cuore è fornito d'amore per il prossimo. Sei sordo ai lamenti dell'afflitto, cieco ai bisogni del poverello, duro alle lagrime degli infermi, indifferente ai mali che soffre il prossimo? Significa che il tuo cuore non brucia d'amore per Iddio. Se tu amassi Dio con tutto il cuore, non saresti insensibile ai bisogni del povero ! Se tu amassi Dio con tutte le tue forze, volentieri correresti a sollevare l'infelice che pati­sce. Ricorri perciò al primo Serafino di carità, e pre­gaLo che accenda questo divino amore nel tuo cuo­re per amare il prossimo, come comanda Gesù Cristo.
APPARIZIONE DI S. MICHELE NEL MESSICO
Nel nuovo mondo, quando colà si stabilì la Chie­sa, volle Iddio manifestare con varie apparizioni di S. Michele, che in ogni parte Egli è il Patrono della Chiesa, e che da tutti deve essere come tale ve­nerato. In un piccolo villaggio, vicino alla località che si chiama S. Maria della Natività, quattro leghe circa discosto dalla città degli Angeli, vi era un in­diano, chiamato Diego Lazzero, il quale sin da pic­colo era tenuto per virtuoso. Un giorno mentre an­dava in una processione che si faceva in quel luogo gli apparve S. Michele, e gli comandò che di­cesse, ai vicini, che in una balza ch'è fra due cèrri, molto vicina alla popolazione dove egli era nato, avrebbe trovato una fonte di acqua miracolosa per tutte le infermità, sotto una rupe molto grande; ma egli non si azzardò a dirlo, temendo che non fosse creduto. Passato qualche tempo s'ammalò d'una in­fermità così grave, che giunse in fin di vita senza più alcuna speranza. Mentre i suoi genitori con al­tri parenti stavano aspettando che spirasse, nella vigilia della Apparizione del glorioso Arcangelo, il 7 di maggio del 1631, verso la mezzanotte repenti­namente entrò nella stanza un grande splendore, come di lampo, che intimorì tutti i circostanti. Que­sti fuggirono sbigottiti, lasciando solo l'infermo per un poco; ma poichè tuttavia lo splendore perdurava presero animo, temendo che si potesse bruciare la casa, ch'era di giunchi, ed entrati di nuovo in casa, cessò lo splendore e trovarono l'infermo all'appa­renza morto. Esso, dopo appena passato un pò di tempo aprì gli occhi, e cominciò a parlare con tan­ta lena, che tutti ritennero ciò per miracolo, disse loro, che non si prendessero pena, che già stava bene, perchè gli era apparso S. Michele circondato di grandi raggi di luce, il quale gli aveva resa la sanità e l'aveva portato, senza saper come, ad una balza non molto lontana; il S. Arcangelo andava in-
nanzi con tanta chiarezza, come se fosse mezzogior­no, mentre i rami degli alberi si rompevano, i monti si aprivano per dove passava, lasciando il passo li­bero. Fermatosi nella balza, disse che sotto una gran­de rupe, che toccò con una bacchetta d'oro che ave­va in mano, stava la fonte dell'acqua miracolosa, che già gli aveva rivelato, e che manifestasse ciò a' fedeli senza timore ed indugio, altrimenti sareb­be stato gravemente castigato; la sua infermità poi era in pena della sua disobbidienza. Ciò detto si levò subito un turbine spaventoso che gli cagionò un timore grandissimo. Ma il S. Arcangelo lo rassi­curò dicendogli che non temesse ciò che facevano i nemici infernali per dispetto dei grandi benefici, che per una mano avrebbero ricevuti i fedeli di N. S. in quel luogo; perchè molti vedendo le me­raviglie che in quel luogo si sarebbero compiute, si sarebbero convertiti, avrebbero fatto penitenza dei loro peccati, e quelli che vi sarebbero andati con fede otterrebbero rimedio ai loro travagli e neces­sità, ciò detto l'Arcangelo fece piovere dal cielo una luce ancor maggiore sopra il luogo. S. Michele disse poi Diego Lazzero qual'era la virtù che Dio con la sua provvidenza Gli comunicava per la salute e ri­medio degli infermi, affinchè fosse creduto dai fe­deli, egli da solo potrebbe trasportare e levar via la rupe, che stava sopra la fonte. Con ciò disparve la visione. Diego non potè dare ragione del modo come era avvenuta la visione, ma questa era certa e vera, poichè egli fu guarito miracolosamente men­tre era in fin di vita. Del che tutti furono ripieni di meraviglia.

PREGHIERA

O primo principe di carità, benignissimo S. Mi­chele Arcangelo, a Voi ricorro io miserabile pecca­tore, e fiduciosamente Vi prego di infiammare il mio cuore di santo amore verso Dio e verso il prossimo. Fate, o potente Arcangelo, che a vostra imitazione io sia misericordioso verso il prossimo per poi tro­vare misericordia presso Dio.

SALUTAZIONE

Io Vi saluto, o S. Michele; Voi che siete il più amante e il più sollecito verso gli uomini, aiutatemi.

FIORETTO

Farai una visita a qualche inferno, o darai un'elemosi­na a chi è bisognoso.
Preghiamo l’Angelo Custode: Angelo di Dio, che sei il mio custode, illu­mina, custodisci, reggi e governa me, che ti fui affidato dalla pietà celeste. Amen. 

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NON SCENDO DALLA CROCE Di Fulton j Sheen,vescovo

Ero uscito di casa per saziarmi di sole.Trovai un uomo che

si dibatteva nel dolore della crocifissione.Mi fermai

e gli dissi:"Permetti che ti aiuti"?Lui rispose:

Lasciami dove sono.

Non scendo dalla croce fino a quando sopra vi

spasimano i miei fratelli.

fino a quando per staccarmi

non si uniranno tutti gli uomini.

Gli dissi"Che vuoi che io faccia?"

Mi rispose:

Và per il mondo e di a coloro

che incontrerai che c è un uomo

che aspetta inchiodato alla croce.