lunedì 21 settembre 2015

MESE IN ONORE DI SAN MICHELE ARCANGELO

 (Onoriamo anche l’Angelo Custode con una preghiera al giorno)  

21 settembre

GRANDEZZA DI S. MICHELE NELLA CARITA' VERSO I FEDELI AFFLITTI
I. Considera la cura particolare di S. Michele Ar­cangelo nello spargere grazie di consolazione .ai fe­deli afflitti. La prima volta, infatti, in cui la Sacra Scrittura ci parla dell'Angelo del Signore inviato da Dio (il duale Angelo, secondo gli esegeti, altro non è che il glorioso S. Michele), è chiarissimo che viene inviato per consolare una anima afflitta: Agar, colma di amarezza nel deserto. Prima di tale occasione non si trova apparizione alcuna dell'An­gelo del Signore: non al tempo del diluvio a som­mergere il mondo nelle acque; non in Babele a con­fondere le lingue e a punire l'audacia di quei popoli. Perchè? Per far conoscere che la massima glo­ria di questo benefico Serafino sta appunto nel con­solare gli afflitti, confortare i desolati e rallegrare i tribolati. Egli consolò Abramo e Sara, promettendo loro un figlio nella vecchiezza; consolò Elia, deso­lato nella persecuzione; consolò Daniele ifi mezzo ai leoni. Michele è il consolatore di ogni tribolato.
II. Considera come il S. Arcangelo, mentre è de­sideroso di consolare, è altrettanto ritroso nel punire. Inviato da Dio a punire Sodoma, Egli si reca con altri due Angeli prima da Abramo e gli svela tutto per offrirgli l'occasione di pregare Dio a trattenere il flagello, che doveva scendere a sterminare i So­domiti. Quante volte, il pietoso Arcangelo, vedendo Dio sdegnato e in atto di punire, ha invitato le ani­me giuste a pregare per allontanare così il castigo. Dopo aver avvertito Abramo, si mosse alla volta di Sodoma dove giunse, tardi, verso la sera, mentre per la Sua angelica celerità vi avrebbe potuto giun­gere subito. Perchè indugia tanto e aspetta tutto il giorno? Per vedere se Dio, per riguardo alle pre­ghiere di Abramo, perdonasse le città peccatrici del­la Pentapoli. Non diversamente il serafico principe S. Michele fa con noi. Differisce, aspetta, trattiene le divine vendette. Egli ci ama, e vuole recare al mondo consolazioni, non già castighi.
III. Considera, o cristiano che il ministero di San Michele è mistero di consolazione. Tutte le volte che tu ti vedi vicino a qualche forte e gravissima tribolazione, ricorri subito a S. Michele, invoca il tuo consolatore, e sarai consolato. Egli ha pronti i suoi Angeli, li manderà a tuo conforto. Egli ha mezzi innumerevoli, li userà per consolarti. A San Michele ricorsero tanti che si trovavano in circo­stanze difficilissime ed ebbero aiuto proporzionato. A S. Michele si rivolse il Vescovo di Manfredonia nella peste del 1656, e là città venne salvata dal flagello.
Qual'è quell'afflitto, che nelle sue tribolazioni spi­rituali o corporali invocò S. Michele e non fu con­solato?

APPARIZIONE DI S. MICHELE NEL GARGANO

L'anno 1656 in quasi tutta l'Italia, e specialmente nel Regno di Napoli, incrudeliva la peste. Nella so­la città di Napoli aveva mietuto quattrocento mila vittime. Fu attaccata anche la città di Foggia a tal punto da restarne quasi spopolata. Manfredonia, ve­dendo vicino il nemico, pose guardie d'intorno, man­dò ordini, editti. L'Arcivescovo Giannolfo Puccinelli cercò allontanare il male umanamente inevitabile con molti spirituali rimedi. Confidando nel patroci­nio di S. Michele Arcangelo, dopo aver fatto proces­sioni e pubbliche dimostrazioni di penitenza, unita­mente al suo Clero e popolo tutto, raccolti nel tem­pio della Sacra Grotta, e prostrati con la faccia per terra, con gemiti assordavano il Cielo, e per intene­rire la Divina Misericordia ordinò un triduo di di­giuni per tutta la sua Diocesi. Il male frattanto a gran passi avanzava verso Manfredonia, per la qual cosa il buon Prelato, dopo avere conferito varie volte con gli Ecclesiastici, decise che si dovesse con instan­cabile assiduità insistere presso il glorioso S. Michele per ricevere aiuto. Ordinò un altro triduo di digiu­no e preghiere, esortando il popolo alla penitenza. Intanto fu interiormente ispirato a formare una sup­plica a nome di tutta la città, e presentarla sull'al­tare a S. Michele Arcangelo, onde si interponesse come mediatore presso Dio. Ebbero miracoloso ef­fetto i desideri comuni, perchè la supplica venne esaudita e fu il S. Arcangelo stesso a recarne l'an­nuncio. Verso le cinque di notte, nel giorno 22 set­tembre, mentre l'arcivescovo stava in camera sua re­citando preghiere, e mentre tutta la famiglia dormiva, udì uno strano rumore a somiglianza di ter­remoto, dalla parte di Oriente vide una gran luce, ed in mezzo alla luce riconobbe il glorioso Principe S. Michele, il quale gli disse: « Sappiate o Pastore di queste pecorelle, che io Michele Arcangelo ho ot­tenuto dalla SS. Trinità, che dovunque con divozio­ne verranno adoperati i sassi della mia Basilica dalle case, dalle città e luoghi la peste se ne andrà. Pre­dicate, narrate a tutti la grazia divina. « Ubi saxa devote reponuntur ibi pestes de hominibus dispel­lantur ». «Voi benedirete i sassi scolpendovi il se­gno di Croce col mio nome. Predicate di doversi placare Dio dell'ira del prossimo terremoto». Intan­to i servitori destati dallo strano rumore, corrono nella camera e trovano l'Arcivescovo come morto, giacente a terra. Spaventati lo sollevano e lo ri­storano, ma egli non cessò di gemere e di sospirare, e versando lagrime pronunciava solo il nome di San Michele. Il giorno - seguente comparve in pubblico come messaggero di pace. Convocato il popolo, altro non proferiva che «Viva S. Michele; la gra­zia è fatta; Viva S. Michele». Fece subito scheg­giare delle pietre dalle pareti medesime, scolpen­dovi nel mezzo la Croce col nome di S. Michele, e poi le benediceva con rito particolare. Ognuno si caricò di queste sacre pietre. Non mancò chi te­messe del futuro male, e dubitasse del bene presente. Ma svanì ogni dubbio quando avvenne il ter­remoto il 17 ottobre, come aveva annunciato San Michele. Si accrebbe la certezza, quando succedette un altro più orribile terremoto con notevole danno delle vicine città, restando illesa invece Manfredo­nia, ed immune dalla peste prodigiosamente.

PREGHIERA

O gloriosissimo principe S. Michele, ricorro a Voi, che siete il mio padre, il mio amico, la mia conso­lazione e sicurezza. Per mezzo vostro io ho tutti i benefici che mi vengono dal Signore. Se sono libero dalla pestilenza, dai terremoti, dalle tempeste, e da altri gravi flagelli, lo devo a Voi che siete il mio consolatore. Deh! glorioso principe, non mi private della vostra presenza nell'ora della morte! Conso­latemi in vita ed in morte e guidatemi dopo la morte a vedere la bella faccia di Dio in eterno. Così sia.

SALUTAZIONE

Io Vi saluto, o S. Michele; Voi che rallegrate le chiese dei cristiani, consolatemi nella presente tri­bolazione.

FIORETTO

Ornerai con fiori l'altare di S. Michele o darai la tua opera per la pulizia della Chiesa.
Preghiamo l’Angelo Custode: Angelo di Dio, che sei il mio custode, illu­mina, custodisci, reggi e governa me, che ti fui affidato dalla pietà celeste. Amen.

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NON SCENDO DALLA CROCE Di Fulton j Sheen,vescovo

Ero uscito di casa per saziarmi di sole.Trovai un uomo che

si dibatteva nel dolore della crocifissione.Mi fermai

e gli dissi:"Permetti che ti aiuti"?Lui rispose:

Lasciami dove sono.

Non scendo dalla croce fino a quando sopra vi

spasimano i miei fratelli.

fino a quando per staccarmi

non si uniranno tutti gli uomini.

Gli dissi"Che vuoi che io faccia?"

Mi rispose:

Và per il mondo e di a coloro

che incontrerai che c è un uomo

che aspetta inchiodato alla croce.