lunedì 20 dicembre 2010

Novena dei Morti

La dîvozione verso le Anime del Purgatorio col raccomandarle a Dio, acciocchè le sollevi nelle grandi pene che patiscono, e presto le chia­mi alla sua gloria, è molto cara al Signore, ed insieme è molto giovevole a noi: poichè quelle Anime benedette sono sue eterne spose, ed al­l'incontro elle sono gratissime verso chi loro ottiene la liberazione da quel carcere, o almeno qualche sollievo nei loro tormenti; onde, giunte che saranno in Cielo, non si scorderanno cer­tamente di chi ha pregato per esse. E piamente si crede che Dio loro palesi le nostre orazioni; affinchè esse anche preghino per noi. E’ vero che quelle Anime benedette non sono in stato di pregare per sè, perchè stanno ivi come ree soddisfacendo le loro colpe; nondimeno, perchè sono molto care a Dio, ben possono pregare per noi, ed ottenerci le grazie. Santa Caterina di Bologna, quando voleva qualche grazia, ricorreva alle Anime del Purgatorio, e tosto si vedeva esaudita; ed attestava che più grazie, non ottenute ricorrendo ai Santi, le avea con­seguite ricorrendo alle anime del Purgatorio. Del resto sono innumerevoli le grazie che nar­rano i devoti aver ricevute per mezzo di queste sante Anime.

Ma se noi vogliamo il soccorso delle loro orazioni, è giusto, anzi è dovere, che noi le soccorriamo colle nostre. Ho detto: anzi è dovere perché la carità cristiana richiede, che noi sovvveniamo i prossimi che stanno in necessità del nostro aiuto. Ma quali prossimi sono più bi­sognosi del nostro aiuto se non le Anime del Purgatorio le quali, prive della vista di Dio, soffrono una pena maggiore di qualunque altra? E pensiamo che ivi facilmente penano anche le Anime dei nostri genitori, o fratelli, o di altri parenti ed amici, ed aspettano il nostro soccorso. Pensiamo inoltre che quelle sante regine non possono aiutarsi da sè, mentre sono in istato di debitrici delle loro mancanze; questo pensiero deve maggiormente infiammarci a sollevarle quanto più possiamo. Ed in ciò non solo daremo gran gusto a Dio, ma ci acqui­steremo grandi meriti, e quelle Anime bene­dette non lasceranno di ottenerci molte gra­zie da Dio e specialmente la salute eterna. Io giudico per certo che un'Anima, la quale è liberata dal Purgatorio per i suffragi di qual­che divoto, giunta che è in Paradiso non lascierà di dire a Dio: “Signore, non permettete che si perda quegli che mi ha fatto venire più presto a godervi”.
Considerazione e Preghiere per la Novena.
Raccomandiamo a Gesù Cristo ed alla sua santa Madre tutte le Anime del Purgatorio, e specialmente quelle dei nostri parenti, benefat­tori, amici e nemici, e più particolarmente 1'Anima di coloro per cui siamo obbligati di pregare. Ed offriamo a Dio in loro suffragio le seguenti orazioni, considerando le grandi pene che patiscono quelle sante Spose di Gesù Cristo.
 
I. Molte sono le pene che quelle Anime benedette patiscono; ma la maggiore è il pensiero che esse coi loro peccati commessi in vita sono state la causa dei dolori che soffrono.
O Gesù Salvatore, io tante volte ho me­ritato l'inferno; che grande pena sarebbe la mia, se io fossi già dannato, in pensare di avermi io stesso causata la mia dannazione? Vi ringrazio della pazienza che avete avuto con me. Mio Dio, perchè Voi siete bontà infinita, io vi amo sopra ogni cosa e mi pento con tutto il cuore di avervi offeso. Vi pro­metto prima morire che mai più offendervi datemi Voi la perseveranza, abbiate pietà di me, ed abbiate pietà ancora di quelle Anime benedette che ardono in quel fuoco.
Madre di Dio, Maria, soccorretele Voi colle vostre potenti preghiere. Pater, Ave.
Quelle figlie e quelle spose, Che son tanto tormentate, O Gesù, ché Voi l'amate, Consolate per pietà.
 
II. L'altra pena, che molto affligge quelle Anime benedette, è il tempo perduto in que­sta vita, in cui potevano acquistare più me­riti pel Paradiso; e che a questa perdita non vi possono più rimediare, poichè, finito il tempo della vita, è finito ancora il tempo di meritare.
Ah! povero me, Signore, che da tanti anni vivo su questa terra, e non ho acquistato altro che meriti per l'inferno; Vi ringrazio che mi diate ancora tempo di rimediare al mal fatto. Mi pento, mio Dio così buono, di avervi dato disgusto; datemi il vostro aiuto, acciocchè la vita che mi resta la spenda solo a servirvi ed amarvi: abbiate pietà di me, ed abbiate ancor pietà di quelle Anime sante che ardono nel fuoco.
O Madre di Dio, Maria, soccorretele Voi colle vostre potenti preghiere. Pater, Ave.
Quelle figlie e quelle spose, Che son tanto tormentate, O Gesù, ché Voi l'amate, Consolate per pietà.
 
III. Un'altra gran pena tormenta quelle Anime benedette, ed è la vista spaventosa dei loro peccati che stanno purgando. Al pre­sente in questa vita non si conosce la brut­tezza dei peccati, ma ben si conosce nell'altra vita, e questa è una delle maggiori pene che patiscono le Anime del Purgatorio.
O mio Dio, perchè Voi siete bontà infi­nita, io vi amo sopra ogni cosa, e mi pento con tutto il cuore di avervi offeso. Vi pro­metto di prima morire che mai più offender­vi; datemi Voi la santa perseveranza, ab­biate pietà di me, ed abbiate pietà ancora di quelle Anime che ardono nel fuoco.
E Voi, Madre di Dio, soccorretele colle vostre potenti preghiere. Pater, Ave.
Quelle figlie e quelle spose, Che son tanto tormentate, O Gesù, chè Voi l'amate, Consolate per pietà.
 
IV. La pena che poi affligge maggior­mente quelle Anime, spose di Gesù Cristo, è pensare che in vita con le loro colpe han dato disgusto a quel Dio che ora amano tanto. Alcuni, penitenti, anche su questa terra, pensando d'aver offeso un Dio così buono, sono arrivati a morire di dolore. Le Anime del Purgatorio conoscono assai più di noi quanto è amabile Dio, e Lo amano con tutte le forze; ond' è che pensando di averlo dis­gustato in vita, provano un dolore che su­pera ogni altro dolore.
O mio Dio, perché Voi siete bontà infi­nita, mi pento con tutto il cuore di avervi offeso. Vi prometto di prima morire che più offendervi; datemi la santa perseveranza, abbiate pietà di me, ed abbiate ancora pietà di quelle sante Anime che ardono nel fuoco e vi amano con tutto il cuore.
O Madre di Dio, Maria, soccorretele Voi colle vostre potenti preghiere. Pater, Ave.
Quelle figlie e quelle spose, Che son tanto tormentate, o Gesù, chè Voi l'amate, Consolate per pietà.
 
V. Un'altra gran pena di quelle Anime benedette è lo stare in quel ruoto e patire, senza sapere quando finiranno i loro tor­menti. Sanno bensì, per certo, che saranno liberate un giorno; ma l'incertezza del quan­do giungerà il fine del loro penare è per esse un tormento ben grande.
Misero me, Signore, se m'aveste mandato all'inferno! ivi sarei certo di non uscire più da quella carcere di tormenti. Vi amo sopra ogni cosa, Bontà infinita, e mi pento con tutto il cuore di avervi offeso. Vi prometto prima morire che mai più offendervi; da­temi Voi la santa perseveranza; abbiate pie­tà di me ed abbiate pietà ancora di quelle santo Anime, che ardono nel fuoco.
O Ma­dre di Dio, Maria, soccorretele Voi colle vostre potenti preghiere. Pater, Ave.
Quelle figlie e quelle spose, Che son tanto tormentate, o Gesù, chè Voi l'amate, Consolate per pietà.
 
VI. Quelle benedette Anime, quanto sono consolate dalla memoria della Passione di Gesù Cristo e del Santissimo Sacramento dell'Altare, poichè per mezzo della Passione si trovano salve e per mezzo delle Comu­nioni e delle Messe hanno ricevuto e rice­vono tante grazie, altrettanto sono tormen­tate dal pensiero di essere state ingrate in vita a questi due grandi beneficii dell'amore di Gesù Cristo.
O mio Dio, Voi anche per me siete morto, e tante volte vi siete dato a me nella san­tissima Comunione, ed io vi ho pagato sempre d'ingratitudine! Ma ora vi amo sopra ogni cosa, mio sommo Bene, e mi pento più che di ogni male di avervi offeso. Vi prometto pri­ma morire, che mai più offendervi; datemi Voi la santa perseveranza, abbiate pietà di me ed abbiate ancora pietà di quelle sante Anime che ardono nel fuoco.
O Madre di Dio, Maria, soccorretele Voi colle vostre potenti preghiere. Pater, Ave.
Quelle figlie e quelle spose, Che son tanto tormentate, o Gesù, chè Voi l'amate, Consolate per pietà.
 
VII. Accrescono poi la pena di quelle Anime benedette tutti i beneficii particolari ricevuti da Dio; come: l'essere nate in paesi cattolici, l'essere state aspettate a penitenza e perdonate dei loro peccati; si, perchè tutti fanno conoscere maggiormente l'ingratitu­dine che hanno usato con Dio.
Ma chi più ingrato di me, o Signore? Voi mi avete aspettato con tanta pazienza, più volte mi avete perdonato con tanto amore, ed io dopo tante promesse sono tornato ad offendervi. Deh, non mi mandate all'inferno, dove non potrò più amarvi. Mi pento, Bontà infinita, di avervi offeso, prometto di prima morire che' mai più offendervi; datemi Voi la santa perseveranza, abbiate pietà di me, ed abbiate ancora pietà di quelle sante Ani­me.
O Madre di Dio, Maria, soccorretele Voi colle vostre potenti preghiere. Pater, Ave.
Quelle figlie e quelle spose, Che son tanto tormentate, o Gesù, chè Voi l'amate, Consolate per pietà.
 
VIII. Di più è una pena troppo amara per quelle Anime benedette, il pensare che Dio in vita ha loro usato tante misericordie speciali, non usate con gli altri; ed esse coi loro peccati l'hanno costretto ad odiarle e condannarle all'inferno, benchè poi, per sua sola misericordia, abbia loro perdonato e le abbia salvate.
Eccomi, Dio mio! uno di que­sti ingrati sono io: ho disprezzato il vostro amore e vi ho costretto a condannarmi al­l'inferno. Bontà infinita, ora vi amo sopra ogni cosa e mi pento con tutta l'anima di avervi offeso; vi prometto prima morire che mai più offendervi; datemi Voi la santa per­severanza; abbiate pietà di me, ed abbiate ancora pietà di quelle sante Anime che ar­dono nel fuoco.
O Madre di Dio, Maria, soc­corretele Voi colle vostre potenti preghiere. Pater, Ave,
Quelle figlie e quelle spose, Che son tanto tormentate, o Gesù, chè Voi l'amate, Consolate per pietà.
 
IX. Grandi. sono insomma tutte le pene di quelle Anime benedette: il fuoco, il tedio, l'oscurità, l'incertezza del quando saranno li­berate da quel carcere: ma fra tutte, la pena. maggiore di quelle sante spose è lo star lontane dal loro Sposo, e private di vederlo.
O Dio mio, come ho potuto io viver tanti anni lontano da Voi e privo della vostra grazia? Bontà infinita, io vi amo sopra ogni cosa e mi pento con tutto il cuore di avervi offeso; vi prometto prima morire che mai più offendervi; datemi la santa perseveran­za, e non permettete ch'io abbia a vedermi un'altra volta in disgrazia vostra. Abbiate pietà, vi prego, di quelle sante Anime; alleggerite le loro pene, ed abbreviate il tempo del loro esilio, chiamatele presto ad amarvi a faccia a faccia in Paradiso.
O Madre di Dio, Maria, soccorretele Voi colle vostre potenti preghiere e pregate anche per noi che siamo ancora in pericolo di dannarci. Pater, Ave,
Quelle figlie e quelle spose, Che son tanto tormentate, o Gesù, chè Voi l'amate, Consolate per pietà.
(Tratto da: "Filotea per i defunti";  IMPRIMATUR: In Curia Archiep., Mediolani, die 18 octobris 1901. S. A. M. MANTEGAZZA, Ep. Famag., Vie. gen

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NON SCENDO DALLA CROCE Di Fulton j Sheen,vescovo

Ero uscito di casa per saziarmi di sole.Trovai un uomo che

si dibatteva nel dolore della crocifissione.Mi fermai

e gli dissi:"Permetti che ti aiuti"?Lui rispose:

Lasciami dove sono.

Non scendo dalla croce fino a quando sopra vi

spasimano i miei fratelli.

fino a quando per staccarmi

non si uniranno tutti gli uomini.

Gli dissi"Che vuoi che io faccia?"

Mi rispose:

Và per il mondo e di a coloro

che incontrerai che c è un uomo

che aspetta inchiodato alla croce.