lunedì 30 dicembre 2013

La quattro candele del pastorello Daniele



Era una giornata grigia e cupa; la nebbia copriva tutte le cose ed oscurava il sole. Fu così che il padrone
ordinò ai suoi due pastori, Giovanni e Daniele, di condurre le pecore lontano dalla nebbia, in cima alla
montagna, là dove splendeva il sole. Il piccolo Daniele, che aveva appena nove anni, stava sempre alle
calcagna di Giovanni perché aveva paura della nebbia. E Giovanni, che era grande e forte, proteggeva
volentieri il piccolo compagno di lavoro. Un agnellino, bianco come la neve, si mise un giorno a saltellare
tra loro e a belare come se piagnucolasse. Allora, Giovanni disse a Daniele: “Mi raccomando, bada che
non si perda, perché è il nostro agnello più giovane!”.
Daniele era molto contento di assolvere a quel compito di fiducia, e non lo perdeva mai di vista; durante
la notte, se lo stringeva al petto per riscaldarlo. Un giorno, preso dalla fatica, Daniele smarrì
l’agnellino: si mise allora a cercarlo senza posa finché lo ritrovò; si sedette sotto un fico e si
addormentò con l’agnello rannicchiato accanto a lui. Fu allora che un delizioso profumo di rose, di gigli
e di fiori di mandorlo pervase l’aria tutto attorno. Daniele tentò di aprire gli occhi ma le palpebre gli
si chiusero in preda alla stanchezza. Durante quella notte gli sembrò di sentire un canto che proveniva da
molto lontano. Poi, tutto tacque e Io stesso profumo svanì nel nulla. Quando finalmente Daniele riuscì ad
aprire gli occhi, balzò in piedi, chiamò e richiamò l’agnellino, ma senza successo: dell’animale non vi
era più alcuna traccia.
Il proprietario del gregge, quando lo venne a sapere, ebbe uno scatto d’ira e disse al piccolo pastore: “Hai
combinato proprio una sciocchezza! Invece di dormire, il tuo compito era quello di vegliare!”. E
quantunque la notte fosse molto buia rimandò Daniele alla ricerca dell’agnellino smarrito. Giovanni,
provando dispiacere per il suo piccolo compagno, si recò nella sua stanza alla ricerca della lanterna che
un viandante gli aveva dato un giorno, dicendogli che quell’oggetto era in grado di aiutare ogni persona
che si trovasse in difficoltà. Si trattava di una lanterna con quattro candele, e Giovanni raccomandò a
Daniele di averne la massima cura. Con quella lanterna, che gli dava una certa sicurezza, Daniele partì
alla ricerca della bestiola.
Cercò durante tutta quella notte e durante il giorno successivo, ma non trovò traccia
dell’agnellino. Era sul punto di rinunciare quando, ad un tratto, udì un rumore dietro ad una
roccia. “Agnellino, mio piccolo agnellino!”, urlò. Gli rispose una voce tonante: “Che cosa mai vai
cercando? Un agnello?”, e in quel mentre gli si piazzò dinanzi un uomo alto e robusto. Daniele
cercò di nascondersi, ma l’uomo gli disse con voce rassicurante: “Non temere! Ho sentito che
desideri ritrovare il tuo agnellino: ne ho visto uno piccolo e bianco come la neve proprio là, presso
quell’oliveto”.
Daniele si accese di gioia improvvisa e disse: “Che bello! Hai trovato il mio agnellino! Ti ringrazio
molto! Per dimostrarti la mia gratitudine desidero fare qualcosa per te”. “Nessuno mi può aiutare,
brancolo nel buio”. “Non dire questo”, fu la pronta risposta di Daniele, mentre porgeva una delle sue
quattro candele all’uomo. “Prendila! Ti darà luce. Che cosa me ne faccio di quattro candele, mentre tu
non ne hai nemmeno una! Tre mi sono più che sufficienti”. “Faresti questo per me? Proprio per me, che
sono un ladro? Tu sei il primo essere al mondo che mi regala qualcosa. Grazie tante!”. Il giorno stava
per volgere al termine. Daniele si affrettò a raggiungere l’oliveto dove avrebbe ritrovato il suo agnello.
Vide qualcosa che si muoveva presso una grotta: vi si precipitò, ma con sua grande sorpresa si trovò
dinanzi ad un lupo. Si arrestò improvvisamente ed il lupo gli azzannò il mantello. Tutto tremante,
Daniele tentò di liberarsi dal morso: il lupo mollò la presa e si mise ad ululare. Daniele si accorse che la
zampa dell’animale sanguinava e non ebbe più paura. Strappò un lembo del suo mantello e fasciò con
cura la zampa del lupo. “Adesso sta’ buono e tranquillo, così guarirai”. Stava per andarsene quando il
lupo gli azzannò di nuovo il mantello. “Vuoi che rimanga con te?”, gli domandò Daniele, e si mise ad
accarezzarlo. “Non posso rimanere in questo luogo, devo andare in cerca dei mio agnellino: lo sai bene
che gli agnelli hanno timore dei lupi come te. Non posso fermarmi qui a farti compagnia: anche il mio
agnellino avrà bisogno di aiuto”.
Daniele si fermò un attimo a riflettere, poi decise che avrebbe lasciato una candela al lupo, perché non
avesse paura del buio. “Tieni, questa candela ti riscalderà e non ti farà sentire più solo. Due candele mi
sono più che sufficienti!”. Il lupo osservò Daniele con occhi pieni di gratitudine, ed il fanciullo si
incamminò nuovamente alla ricerca del suo agnellino. Vagò per tutta quella notte; era l’alba quando giunse alle porte di una piccola città. Gli si avvicinò uno di
quegli uomini addetti all’accensione delle lampade poste sulle strade: era vecchio, vestito poveramente e
chiese un po’ di elemosina al fanciullo. “Non ho nulla, non sono che un povero pastorello in cerca del mio
agnellino”. “Un agnello?”, gli chiese il vecchio. “Sì, lo hai per caso intravisto?”. “Io non vedo che
povertà e miseria. Non ho casa e trovo riparo presso quella cavità, là in basso”. “Allora, prendi questa
candela, è tutto quello che ho, ma sono certo che ti farà compagnia, con il suo calore e la sua luce”. Il
vecchio prese la candela e ringraziò il fanciullo; dopo di ché lo salutò e gli augurò di ritrovare il suo
agnellino. Daniele trascorse di nuovo tutta la giornata a cercare il suo agnellino, ma nessuno
l’aveva visto. Ormai scoraggiato, si mise a bighellonare un po’ in giro. Strada dopo strada giunse
dinanzi ad un grande edificio con una grande torre. Erano circa le dieci e mezza della sera.
Daniele vi entrò.
In quel luogo era riunita una nutrita folla di persone, tra le quali vi erano molti fanciulli: avevano
tutti un’aria piuttosto simpatica. Forse, Daniele avrebbe ritrovato il suo agnellino proprio in quel
luogo. Fu così che si rivolse ad un suo coetaneo: “Non hai per caso visto il mio agnellino? Sono
tre giorni che lo cerco senza successo!”. “Non ci sono agnelli in questo luogo”, gli rispose il
fanciullo. “Anche noi, però, cerchiamo qualcosa: si tratta di una luce che ci è stata promessa, e
che ci deve guidare lungo la strada. Sono ben quattro settimane che cerchiamo quella luce, ma
non ce n’è traccia alcuna!”. “Una luce?! Tieni questa: è la sola che possiedo, non ne ho altre,
eccola! Ve la dono volentieri, prendetela. In verità, io sto solo cercando il mio agnellino”. E porse
la candela al fanciullo. Proprio in quel momento, Daniele risentì nell’aria attorno a lui quel
meraviglioso profumo di rose, di gigli e di fiori di mandorlo. Ed ecco che echeggiarono di nuovo
canti di gioia. Daniele seguì il suono di quella musica e presto intravide una stalla che
assomigliava stranamente alla sua; vi si accostò ed entrò. Dapprima non vide nulla, poi,
d’improvviso, si accorse di una macchia bianca: era il suo agnellino, il suo amato agnellino che
aveva smarrito pochi giorni prima!
“Avvicinati”, gli disse una dolcissima voce. Daniele, muto di stupore, obbedì. Fu in quel
momento che accanto al suo agnellino scorse un neonato, adagiato sulla paglia. Daniele si
inginocchiò e in quel mentre la stalla si illuminò come in pieno giorno: oltre al suo agnellino
scorse la presenza del ladro, del lupo e del vecchio.
dal web

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NON SCENDO DALLA CROCE Di Fulton j Sheen,vescovo

Ero uscito di casa per saziarmi di sole.Trovai un uomo che

si dibatteva nel dolore della crocifissione.Mi fermai

e gli dissi:"Permetti che ti aiuti"?Lui rispose:

Lasciami dove sono.

Non scendo dalla croce fino a quando sopra vi

spasimano i miei fratelli.

fino a quando per staccarmi

non si uniranno tutti gli uomini.

Gli dissi"Che vuoi che io faccia?"

Mi rispose:

Và per il mondo e di a coloro

che incontrerai che c è un uomo

che aspetta inchiodato alla croce.