giovedì 26 gennaio 2012

IL BATTESIMO dei BAMBINI



La pastorale battesimale da 0 a 6 anni


1. Il battesimo oggi
Nel contesto culturale e religioso dal quale proveniamo, contrassegnato da un cristianesimo di massa e da un’appartenenza ecclesiale per tradizione, il battesimo dei bambini era vissuto come un dato ovvio. L’odierna situazione culturale ed ecclesiale è cambiata, caratterizzata com’è da processi di secolarizzazione sempre più profondi, da un forte soggettivismo e da una conoscenza superficiale del cristianesimo. Resta però vero che la grande maggioranza dei genitori, seppure mossi da motivazioni da verificare e far maturare, chiede ancora il battesimo per i figli nei primi mesi dopo la nascita.
Diventa importante riconoscere nella richiesta del battesimo per i figli una preziosa opportunità pastorale per evangelizzare i genitori. Qui, come in altri casi, risulta un po’ ingenua e sostanzialmente falsa l’alternativa tra l’evangelizzazione e la sacramentalizzazione. Infatti proprio la richiesta dal sacramento dovrebbe costituire un’occasione privilegiata da non sprecare per l’evangelizzazione. Per questo motivo nella nostra diocesi, come del resto in molte altre diocesi italiane, si sente il bisogno di fornire indicazioni e aiuti a quanti operano nella pastorale del battesimo per favorire la realizzazione di questo compito.


2. Le ragioni del battesimo dei bambini
Fino a non molti anni fa il battesimo veniva amministrato ai neonati appena possibile (“quamprimum”, chiedeva il codice) nella convinzione di garantirgli così, in caso di morte, l’ingresso in paradiso: secondo il concetto allora comune, senza battesimo il bambino sarebbe stato assegnato al limbo, zona di confine caratterizzata da una felicità naturale senza possibilità di visione beatifica di Dio. Questo marchingegno teologico, elaborato a suo tempo per evitare il rigorismo agostiniano (senza il battesimo c’è solo l’inferno!), è ora scomparso dall’orizzonte teologico, tanto che il Catechismo della Chiesa Cattolica non ne fa neanche cenno. Con ciò non viene meno il dovere morale dei genitori cristiani di chiedere con sollecitudine il battesimo per i nuovi nati: è infatti la decisione di generare un figlio che dovrebbe naturalmente spingere i genitori cristiani a chiedere per lui il battesimo come incorporazione alla Chiesa, famiglia dei figli di Dio . In ogni caso tale richiesta, motivata dalla fede in Cristo salvatore, non dovrebbe essere condizionata o ritardata per motivi di convenienza esteriore (sistemare la casa, preparare la festa…).
Oggi è spesso messa in discussione la legittimità di tale scelta, quella di battezzare un bambino comunque non ancora capace di intendere e di volere. La Chiesa cattolica ha sempre difeso tale legittimità dal punto di vista teologico, ritenendo che il legame essenziale del battesimo con la fede sia mantenuto grazie alla fede della Chiesa nella quale (fede) viene battezzato. Ora si sottolinea che si deve trattare non solo della fede generale della Chiesa cattolica ma anche della fede esistente e manifesta di coloro che chiedono il battesimo, i genitori anzitutto . Dunque la pratica del battesimo dei bambini è legittima e doverosa naturalmente nel contesto della fede.
Ciò non deve significare tuttavia che la pastorale parrocchiale debba o possa lasciare completamente a se stesse le famiglie che non fanno battezzare i bambini; molto spesso anzi proprio la consapevolezza dei doveri educativi farà forse scoprire ai genitori l’importanza della fede e della sequela di Gesù Cristo e magari permetterà di avviare una ricerca e un cammino in tal senso. D’altra parte il battesimo dei bambini neonati, come si dirà più ampiamente in seguito, non deve esimere parroco e operatori pastorali dal suscitare e seguire un adeguato cammino di fede dei genitori per testimoniare effettivamente al battezzato una vera volontà di adesione a Cristo e alla sua parola che faciliti al bambino un’adesione personale a Gesù nella Chiesa.




3. Criteri di ammissione
L’istruzione Pastoralis Actio sul battesimo dei bambini emanata dalla Congregazione per la Dottrina della fede evidenzia la necessità che i sacramenti siano capiti come “sacramenti della fede” e precisa come ogni sacramento abbia un particolare rapporto con la fede:
“Il battesimo non è mai amministrato senza la fede, che nel caso dei bambini è la fede della Chiesa […]. Il battesimo non è soltanto un segno della fede: ne è anche la causa” (PA 17).

La fede della Chiesa, in linea di principio, dovrebbe essere in primo luogo testimoniata ed educata dai genitori stessi. Non a caso sempre la Pastoralis Actio precisa:

“Devono essere prese delle garanzie perché tale dono (il battesimo) possa svilupparsi mediante una vera educazione nella fede e nella vita cristiana, sicché il sacramento possa raggiungere pienamente la sua verità. Di solito esse sono date dai genitori e dai parenti stretti, benché possano essere supplite in modo diverso dalla comunità cristiana. Ma se tali garanzie non sono veramente serie, si potrà essere indotti a differire il sacramento, o addirittura a rifiutarlo, qualora siano certamente inesistenti” (PA 28).

Le considerazioni della Pastoralis Actio ribadiscono del resto la norma prescritta al can. 868 § 1 dal Codice di Diritto Canonico.
“Perché un bambino sia battezzato lecitamente è necessario:
1. che i genitori, o almeno uno di essi oppure coloro che tengono legittimamente il loro posto, vi acconsentano;
2. che vi sia fondata speranza che sarà educato nella religione cattolica; se tale speranza manca del tutto, il battesimo venga differito, secondo le disposizioni del diritto particolare, dandone ragione ai genitori”.

Il battesimo dei bambini, ancora incapaci di un giudizio e di una decisione autonoma, è dunque da celebrarsi nella fede della Chiesa, fede che abitualmente dovrebbe vivere nei genitori; conseguentemente sono loro che per primi dovrebbero garantire un’educazione cristiana. Non a caso, tutte le indicazioni del Magistero invitano gli operatori pastorali a verificare se ci siano le condizioni perché il battesimo dei bambini sia accompagnato da fondate garanzie di educazione cristiana per coloro che vengono battezzati .


• I criteri ideali
La vera scelta di fede dei genitori e una più precisa appartenenza ecclesiale restano indicazioni chiare, ma anche un po’ generiche. Ci sembra utile indicare tre criteri per determinare meglio il richiamo ad una vera scelta di fede.
a. La partecipazione fruttuosa dei genitori al cammino di preparazione loro proposto dalla comunità cristiana; in alcune situazioni, poi, tale partecipazione dovrebbe portare le famiglie ad accettare serenamente un accompagnamento più specifico e mirato alla concreta situazione della famiglia stessa.
b. La dichiarazione dei genitori (o almeno di uno di loro) di aderire alla fede della Chiesa, in particolare alle verità contenute nel simbolo apostolico. Si tratta di un criterio per sé richiesto dallo stesso Rito del Battesimo, che richiede esplicitamente a genitori e padrini la rinuncia al peccato e la professione di fede.
c. Una vita di fede dei genitori che si esprima nella regolare partecipazione all’eucaristia domenicale e non sia contraddetta da atteggiamenti stabili e notori, gravemente in contrasto con la morale cristiana (es. situazione di divorzio, appartenenza a organizzazioni anticristiane).

Nel nostro contesto socio-ecclesiale è difficile realisticamente ipotizzare una rigorosa applicazione di tutti questi criteri. Di conseguenza non vanno intesi come rigide norme in base alle quali ammettere il battesimo o differirne la celebrazione, quanto piuttosto come indicazioni degli obiettivi verso i quali orientare l’azione pastorale. Naturalmente gli obiettivi vanno calibrati in base alla condizione di partenza delle famiglie che chiedono il battesimo.


4. Tipologia della condizione familiare in rapporto alla domanda di battesimo.
La tipologia che presentiamo vuole essere semplicemente indicativa dei problemi principali che si incontrano oggi in relazione alla richiesta del battesimo per i figli. Come ogni tipologia serve per fornire degli orientamenti generali che dovranno essere applicati con discernimento e saggezza pastorali ai singoli casi concreti . Cercheremo di suggerire alcune indicazioni pastorali per ognuna delle tipologie presentate.

• Famiglie praticanti.
Condizionati dai tanti problemi pastorali, è bene non dimenticare che c’è ancora un numero consistente di famiglie solide e praticanti. E’ sbagliato pensare che non abbiano bisogno di una preparazione specifica per il battesimo dei figli. Inoltre la consapevolezza sempre più diffusa e condivisa della necessità di rinnovare la pastorale a partire dagli adulti rendendo le famiglie protagoniste può trovare nel cammino di preparazione al battesimo delle famiglie religiosamente più sensibili e praticanti occasioni preziose per coinvolgerle maggiormente nell’azione pastorale.

• Famiglie poco o per nulla praticanti.
Una situazione frequente che si presenta è quella di famiglie poco praticanti e quindi, almeno in apparenza, lontane dalla fede. Numerosi genitori partecipano poco o in qualche caso per niente all’assemblea liturgica domenicale. E’ legittimo in questi casi nutrire seri dubbi sull’effettivo impegno all’educazione cristiana del bambino. Esclusi quei casi in cui i genitori dichiarano esplicitamente di non aver più fede o rifiutano di impegnarsi a educare cristianamente i loro figli, diventano sempre più frequenti situazioni ambigue che fanno sorgere dubbi sulla fede dei genitori. Naturalmente Dio solo può giudicare la fede delle persone. Questa considerazione però non toglie che il criterio di accesso al battesimo debba essere cercato a livello di segni esterni che rivelino in qualche modo una volontà di appartenenza alla Chiesa. In quest’ottica, la richiesta del battesimo dovrebbe essere vissuta come preziosa occasione per conoscere la condizione religiosa di queste famiglie. La disponibilità a partecipare a un piccolo corso di preparazione al battesimo dovrebbe costituire la garanzia minima della serietà della loro domanda.
Quando però i genitori, per varie ragioni, non offrono sufficienti garanzie in ordine all’educazione cristiana dei figli, devono almeno acconsentire ad essere aiutati nel loro compito da altri cristiani. In concreto le garanzie minime possono essere individuate:
1) nella volontà di non ostacolare positivamente la fede e la pratica cristiana dei figli;
2) nella scelta di un padrino o un “garante” che possa avviarli con la parola e l’esempio alla pratica cristiana;
3) nell’accettare gli aiuti offerti dalla comunità parrocchiale, permettendo, per esempio, la partecipazione alla catechesi parrocchiale.
Quando non ci siano neppure queste garanzie minime, il battesimo deve essere differito. Il differire abbia però un valore pedagogico, come tempo nel quale i genitori possano riscoprire il significato del battesimo e l’importanza di dare adeguate garanzie in un dialogo aperto e costruttivo con la comunità cristiana. Salvo casi estremi, la decisione di differire il battesimo dovrebbe essere presa dai genitori stessi che aiutati effettivamente a capire il senso del battesimo e della fede si rendono conto di non avere la minima disponibilità ad intraprendere un cammino di riscoperta della fede.

• Famiglie in situazioni irregolari.
Si va sempre più diffondendo il numero di quei genitori che, pur chiedendo il battesimo per il loro bambino, vivono obiettivamente in contrasto con la visione cristiana del matrimonio (per esempio divorziati risposati, sposati solo civilmente, conviventi…). In qualche caso si tratta di famiglie praticanti, più spesso appartengono alla categoria delle famiglie poco o per nulla praticanti.
Anche in questi casi il primo problema che si pone è quello delle garanzie di educazione cristiana per i figli. Per sé non fa problema la celebrazione del battesimo, la cui validità ed efficacia non trae motivi dalla dignità dei genitori, ma dalla dignità del sacramento in sé in quanto dono di Dio al bambino. A questo proposito sono sempre valide le indicazioni del documento CEI sulla pastorale dei divorziati :
“Non vi è dubbio che i figli sono del tutto innocenti rispetto all’eventuale colpa dei genitori. I figli, quindi, hanno il diritto a crescere in un contesto affettivo che non solo eviti loro i motivi di disagio o di turbamento per la situazione matrimoniale irregolare o difficile dei genitori, ma anche li prepari e li aiuti, a tempo e nei modi dovuti, a conoscere e a sostenere in forma cristiana questa situazione” (n. 49).
Un caso particolarmente delicato è oggi rappresentato dai genitori conviventi o sposati solo civilmente, ai quali nulla impedisce di regolarizzare la loro posizione. In questi casi è importante far vedere come ci sia contraddizione tra la domanda del battesimo per il figlio e la loro situazione di conviventi o di sposati solo civilmente: tale stato di vita rifiuta infatti di vivere da cristiani l’amore coniugale. Di conseguenza, prima di procedere al battesimo del figlio, siano invitati a sistemare la loro posizione o almeno a intraprendere il cammino per arrivare a tale regolarizzazione, evitando però ogni atteggiamento ricattatorio o anche solo apparentemente tale. La condizione irrinunciabile per il battesimo resta comunque soltanto quella delle garanzie sufficienti per l’educazione cristiana del figlio. Essendo di fatto contraddette dalla situazione irregolare, si tratta di “tirare la corda” fino al massimo evitando di strapparla, cioè di interrompere il rapporto di fiducia.


• Famiglie di genitori cattolici immigrati o cristiani non cattolici .
Inseriamo qualche brevissimo cenno a casi oggi ancora relativamente rari, ma che nel prossimo futuro potrebbero aumentare in modo consistente.
- Coppie di genitori cattolici di recente immigrazione: è importante aiutarli a sentirsi parte della comunità cristiana e a confrontare la loro esperienza cristiana nella terra d’origine con quella attuale nella nostra diocesi.
- Coppie composte da un genitore cristiano cattolico e un genitore appartenente ad altra fede religiosa: in questi casi si deve fare attenzione a che nulla si opponga all’educazione cristiana del figlio; dove possibile, si coinvolga nel cammino di preparazione anche il genitore non cristiano così che non si senta escluso da quanto viene celebrato e sia messo in condizione di comprenderlo il più possibile.
- Coppie composte da genitori cristiani non cattolici, in particolare ortodossi: bisogna approfondire le motivazioni della richiesta di battesimo per il figlio. Nel limite del possibile i genitori vanno aiutati a incontrare la loro comunità, se presente nel territorio. Se permangono nella determinazione di battezzare il figlio nella Chiesa cattolica, si mantenga un atteggiamento ecumenico, rispettoso della loro appartenenza ecclesiale.


• Famiglie di genitori non cristiani.
La richiesta di battesimo fatta da genitori non battezzati va verificata nelle motivazioni e può essere l’occasione per proporre un cammino catecumenale. In ogni caso si ponga attenzione a che il padrino o la madrina siano in grado di sostenere la vita cristiana del battezzato nella sua famiglia. Ma sembra più corretto attendere che sia il soggetto stesso a chiedere il battesimo in età adulta, comunque non da bambino.


• Famiglie che non chiedono il battesimo.
Quando la richiesta di battesimo non avviene, la comunità cristiana con discrezione, attraverso il parroco o un amico della famiglia, cerchi di incontrare i genitori per capire le motivazioni della loro scelta e quanto meno favorire il dialogo e la conoscenza reciproca.



5. Motivazioni riguardanti la richiesta del battesimo.
“Per…, che cosa chiedete alla Chiesa di Dio?” è la domanda che il sacerdote o chi battezza rivolge ai genitori del bambino. Il battesimo è dunque domandato alla Chiesa. Conseguentemente il battesimo è dato dalla Chiesa. Nessuno si battezza da sé come nessuno si salva da sé. Il senso di domandare alla Chiesa il battesimo è ovvio. Meno ovvio è invece il senso di una tale domanda. Quali sono le motivazioni che stanno alla base dell’ancora diffusa domanda di battesimo alla Chiesa? Tentare di rispondere dovrebbe aiutare a capire quali aiuti e percorsi si debbano fornire ai genitori per rendere più autentica e consapevole la loro domanda.
Nella domanda di battesimo i protagonisti direttamente interessati sono: il bambino, i genitori, la famiglia. Per chiarezza espositiva teniamo distinte le motivazioni riguardanti ciascuno di queste tre soggetti, anche se sono evidenti l’intreccio e la sovrapposizione delle motivazioni .

• Motivazioni riguardanti il bambino
Di fronte alla nuova vita che nasce può scaturire un istintivo senso di timore nei confronti del destino del bambino. Può quindi sorgere spontanea la richiesta del battesimo come rito di protezione sulla vita del figlio, come una sorta di benedizione dall’alto della vita che nasce. Questa richiesta di protezione può assumere significati più negativi (timore della cattiva sorte, paura di malanni), oppure significati più positivi (benedizione divina, invocazione dall’alto).
In queste motivazioni è riscontrabile, anche se da purificare e chiarire, un rapporto diretto tra il battesimo e la salvezza del bambino. Manca invece completamente la percezione del legame con la Chiesa-comunità: la salvezza è concepita individualisticamente. Tendenzialmente ci si sente clienti per usufruire dei servizi che la Chiesa offre senza considerarsi direttamente membri responsabili e attivi.

Molte volte, senza escludere il riferimento con la salvezza eterna, il battesimo viene prevalentemente inteso come punto di partenza per una vita morale onesta. Il cristianesimo con i suoi principi e la Chiesa con la sua proposta educativa sono percepiti come idonei a condurre il bambino sulla buona strada. Si tratta spesso di un riferimento a una moralità vaga, intesa prevalentemente nel senso del rispetto delle regole fondamentali della vita associata.
In questa motivazione è riscontrabile, sia pure in modo confuso, un riferimento significativo alla Chiesa. La Chiesa è infatti vista come punto di forza per la futura educazione del figlio. Si tratta di aiutare i genitori a capire meglio che cosa comporti un cammino serio di educazione cristiana.

Altre volte, è il presente del bambino la motivazione principale che spinge i genitori a chiedere il battesimo. Si nota spesso un bisogno di identificazione: “Il nostro bambino deve essere come gli altri”. In alcuni casi, soprattutto per le famiglie provenienti da altri contesti culturali, il battesimo è visto come uno strumento di identificazione con la realtà socio-religiosa locale.

• Motivazioni riguardanti i genitori
Accanto alle motivazioni riguardanti il bambino, i genitori spesso percepiscono la richiesta del battesimo come un loro dovere. Sotto questo concetto di dovere si celano diverse tradizioni.
- Rispetto della tradizione: il battesimo è percepito come una regola fondamentale e ovvia del gruppo sociale a cui si appartiene. Può trattarsi di conformismo, di abitudine, di mancanza di riflessione; oppure di riconoscimento del valore delle tradizioni e di senso di appartenenza al gruppo sociale e religioso.
- Bisogno di trasmissione: si deve dare al figlio quanto si è ricevuto. Il battesimo entra quindi a far parte del bagaglio culturale-religioso che si vuole e si deve trasmettere.
- Assunzione del compito educativo: non è da escludere, nei casi migliori, la percezione del dovere di assumersi il compito di educatori responsabili dei figli. Il battesimo viene visto come il primo atto fondamentale di questo compito.





• Motivazioni riguardanti la famiglia
Ci sono anche motivazioni che riguardano sia i genitori che i bambini, senza possibili distinzioni. Esse gravitano intorno all’elemento festivo implicato nella cerimonia del battesimo: “Si deve pur far festa quando nasce un bambino!”.
Il battesimo svolge dunque uno specifico e importante ruolo sociale, diventando l’occasione di una festa famigliare, parentale, sociale che riunisce la famiglia e il suo contorno (parenti, amici, vicinato, paese). Questo bisogno di far festa è soprattutto presente presso le categorie più popolari.



6. Come evangelizzare la preparazione al battesimo.
Le considerazioni fin qui svolte evidenziano l’urgente e pressante necessità di una seria preparazione dei genitori in vista del battesimo dei figli. Lo stesso Sinodo diocesano si muove in questa direzione: “E’ dunque importante predisporre itinerari seri, naturalmente tenendo conto della compatibilità con gli impegni particolarmente onerosi dei genitori, per aiutare i genitori a capire bene il senso di quello che chiedono e per favorire un effettivo inserimento nella comunità cristiana. (…) Fatte salve esigenze particolari ma non arbitrarie, questi itinerari di preparazione al sacramento devono diventare obbligatori” .
Senza voler dare indicazioni troppo dettagliate, difficilmente applicabili in modo uniforme a motivo della tipologia molto diversificata delle parrocchie, riteniamo comunque utile fornire alcune indicazioni minimali.

• E’ molto importante un primo incontro tra il parroco e i genitori al momento della richiesta del battesimo. L’obiettivo principale di questo incontro è quello di conoscere la condizione religiosa dei genitori e le motivazioni che li spingono a chiedere il battesimo.
• Al primo incontro deve seguire una piccola ma significativa proposta di catechesi: almeno due incontri (meglio tre) devono essere realizzati. Dove è possibile questi incontri si tengano a piccoli gruppi, dove non è possibile con i singoli genitori e padrini. Si ponga ogni attenzione perché gli incontri siano vissuti come occasioni di riflessione e di amicizia e non come pedaggio da pagare per ricevere il sacramento.
• La possibilità di realizzare questi incontri in modo continuativo e significativo presuppone la preparazione di qualche catechista battesimale, meglio se si tratta di coppie.
• E’ opportuno che anche i padrini e le madrine partecipino a questi corsi. In ogni caso partecipino almeno all’ultimo incontro del corso.
• Con costanza e con molta pazienza si insista perché padrini e madrine siano scelti tra persone effettivamente convinte della loro scelta di fede, soprattutto nel caso in cui le garanzie offerte dai genitori per un’ effettiva educazione cristiana dei figli appaiano fragili. In ogni caso, si rispettino almeno le disposizioni del Codice di Diritto Canonico. Appare comunque importante la presenza dei padrini come tramite di un allargamento della famiglia nella celebrazione sacramentale e nella collaborazione con i genitori per l’educazione cristiana del battezzato.


7. I metodi e i contenuti della catechesi battesimale
• Dove le circostanze lo permettono è opportuno iniziare la preparazione con un congruo anticipo, anche prima della nascita del bambino. Il clima di attesa, di serenità, le condizioni fisiche di minor stanchezza rendono più facile e utile l’incontro.
• La catechesi sia proposta in modo accessibile a tutti, aderente all’esperienza delle singole famiglie, alla loro situazione e siano evidenziati i risvolti esistenziali che il battesimo porta con sé. Il rito venga inoltre presentato non come semplice formalità da espletare dopo il cammino catechistico, ma come culmine della catechesi, suo coronamento e punto di partenza per lo sviluppo nella vita di fede e di grazia che ha nel battesimo la sua sorgente.
• Primo accompagnatore dei genitori in tale cammino è il presbitero che in virtù del sacramento dell’ordine è costituito responsabile della crescita nella fede della comunità cristiana radicata nella fede della Chiesa. Insieme con lui è importante la collaborazione e la presenza di catechisti battesimali, meglio se si tratta di una coppia di sposi che in virtù del sacramento del matrimonio possano fruttuosamente accompagnare i genitori stessi nel loro cammino di fede all’interno della comunità ecclesiale.
• Il capitolo XVI del catechismo degli adulti La verità vi farà liberi, i numeri 66-91 del catechismo Lasciate che i bambini vengano a me e il Rito del battesimo offrono tracce e indicazioni utili per la presentazione dei contenuti.
• Il contributo proposto in appendice a questo documento richiama i contenuti principali che è opportuno presentare negli incontri di preparazione al battesimo.



8. La celebrazione del battesimo .
• Si cerchi di favorire il coinvolgimento della comunità parrocchiale. Quando i battesimi non si celebrano all’interno dell’Eucaristia domenicale, è comunque opportuno segnalare i battesimi e pregare per i bambini che verranno battezzati.
• Per evidenziare il fondamento cristologico e pasquale del battesimo è preferibile celebrare il sacramento nel giorno del Signore.
• Per realizzare con equilibrio l’inserimento nell’Eucaristia domenicale può essere opportuno individuare nel corso dell’anno alcune date significative dal punto di vista liturgico nelle quali celebrare il battesimo dei bambini in forma comunitaria.
• Il rituale del battesimo dei bambini è molto ricco, per questo è importante utilizzarlo bene. Si prepari con cura la celebrazione in modo da valorizzare i segni, i gesti e le formule previste.
• Il Battistero, nel limite del possibile, abbia una collocazione opportuna e utilizzabile.
• Si raccomanda vivamente per il battesimo la fedeltà alle indicazioni che prevedono la celebrazione nella comunità parrocchiale dove i genitori hanno il domicilio. Qualora, per motivi validi, la celebrazione avvenga altrove, il parroco sia sempre informato e dia personalmente il permesso.
• La parrocchia lasci alla famiglia il cero battesimale e la veste bianca, segni della celebrazione stessa. Può inoltre regalare il catechismo dei bambini come strumento per favorire l’educazione cristiana.


9. Come evangelizzare l’accompagnamento successivo al battesimo .
• L’iniziazione cristiana, che ha nel battesimo il sacramento iniziale, deve essere completata con i sacramenti della prima partecipazione alla comunione eucaristica e alla cresima. Per questo la comunità cristiana deve preoccuparsi di non lasciare sola la famiglia dalla celebrazione del battesimo fino alla ripresa del cammino all’età di 6-7 anni.
• Alle famiglie più disponibili e sensibili può essere rivolto l’invito ad inserirsi nel gruppo famiglia della parrocchia o dell’unità pastorale.
• Si può proporre una domenica all’anno di festa per le famiglie che hanno bambini da 0 a 6 anni nella quale possono essere rinnovate le promesse battesimali, magari nel contesto della giornata per la vita.
• Possono essere proposti uno o due incontri all’anno di formazione e di confronto prendendo spunto dal catechismo dei bambini o dai temi educativi tipici di questa fascia di età, facendo leva sulla forte sensibilità agli aspetti psicologici del bambino e collegando queste legittime preoccupazioni con la trasmissione del messaggio cristiano.
• I catechisti battesimali, per quanto possibile, si mantengano in contatto con le famiglie di cui hanno curato la preparazione al battesimo dei figli.




Conclusioni
• Per tutte le situazioni non contemplate nel presente documento, o comunque per tutte le situazioni poco chiare, si faccia riferimento all’Ordinario del luogo.

preso dal web

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NON SCENDO DALLA CROCE Di Fulton j Sheen,vescovo

Ero uscito di casa per saziarmi di sole.Trovai un uomo che

si dibatteva nel dolore della crocifissione.Mi fermai

e gli dissi:"Permetti che ti aiuti"?Lui rispose:

Lasciami dove sono.

Non scendo dalla croce fino a quando sopra vi

spasimano i miei fratelli.

fino a quando per staccarmi

non si uniranno tutti gli uomini.

Gli dissi"Che vuoi che io faccia?"

Mi rispose:

Và per il mondo e di a coloro

che incontrerai che c è un uomo

che aspetta inchiodato alla croce.