martedì 3 settembre 2013

EUCARISTIA E SANTISSIMA TRINITÀ

VITALITA’ INFINITA E RICCHEZZA DELLA DEDIZIONE EUCARISTICA DI GESÙ
 VENITE A ME CHE SONO L'INFINITA VOSTRA RICCHEZZA
SAc. DOLINDO RUOTOLO
 Per informazioni sulla vita del P. Dolindo, sui molteplici suoi scritti, e per eventuali grazie ricevute, rivolgersi a: APOSTOLATO STAMPA, Vico Lungo Sant'Agostino degli Scalzi, n. 6 - 80136 NAPOLI - Tel. (081) 544.70.03 (tutti i giorni feriali - escluso il Sabato dalle ore 16.00 alle 17.45) c/c postale n. 20700805 


del P. Dolindo Ruotolo
La SS. Trinità, eterna consacrazione di Dio

«Questo è il mio Corpo!...».
«Questo è il mio Sangue!...»
Rare volte l'uomo ha meditato queste subli­mi parole che non sono della terra ma sono del Dio vivente. Eppure esse sono un tesoro unico per noi, perché sono le uniche parole creatrici che possiamo dire noi Sacerdoti, operando istantaneamente il più grande miracolo. L'im­potenza umana cade, l'atomo impercettibile si eleva al di sopra del creato tutto, colui che fu fatto ad immagine e somiglianza di Dio rag­giunge la più alta vetta di questa somiglianza parlando in Nome di Dio come se parlasse in nome proprio, pronunziando la parola dell'esi­stenza sul piccolo pezzetto di pane: «Questo è il mio Corpo...», «Questo è il mio Sangue...». Possiamo dire che dall'eternità Dio esiste in Se stesso come in una eterna Eucaristia.
Dio ha l'essere da Sé; è Colui che ha in Sé l'essere e la ragione del suo essere. Egli dun­que ha il Verbo eterno che lo afferma infinita­mente esistente, ha in Sé l'unione eterna che lo congiunge a Se stesso.
La SS. Trinità non è che l'eterna consacra­zione di Dio!
Dio è infinitamente. Il Verbo suo generato da Lui è l'atto infinito della sua esistenza, ed è la gloria del suo essere, gloria sostanziale, af­fermazione infinita di Lui. Lo Spirito santo è come l'unione eterna di Dio con Dio... e proce­de dal Padre e dal Figliuolo come l'infinita con­seguenza della Eterna Verità sussistente, come l'eterno amore di Dio!
Quale mistero grande ed imperscrutabile! Gesù Cristo non poteva maggiormente glo­rificare il Padre suo come nella SS. Eucaristia.



Al Sacerdote il potere di comandare sulla sostanza del pane e del vino

Egli ha dato ai Sacerdoti, a piccole creature della terra, il potere grandioso di comandare in persona sua alla sostanza del pane e del vino. Queste parole onnipotenti fanno dilegua­re la sostanza del pane e del vino, e nel momen­to stesso la sostituiscono con quella del Corpo e del Sangue suo.
Egli che è il Redentore e rappresenta l'uma­nità, ha trasportato sulla terra l'eco solenne della vita di Dio, e nel medesimo tempo ha offerto a Lui tutta la creazione, tutte le creatu­re, pigliandone il posto; si è presentato a Lui sotto le spoglie del creato nel pane e nel vino; ha solennemente affermato il sovrumano pote­re di Dio su di tutto, il suo dominio eterno, la sua potenza infinita; ha istituito quindi il sa­crificio più solenne, sostituendo tutti i sacrifici antichi, nei quali questo riconoscimento di Dio sopra tutte le cose era appena velato; si è dato all'uomo come cibo per nutrirlo, e per rendersi suo mallevadore, per sostituirlo; si è fatto suo amico, pronto a rispondere sempre per Lui dalla sua prigione di amore!
Quale piano ammirabile in queste poche parole che noi spesso scambiamo per una espe­rienza qualunque, e che stentatamente forse crediamo!...
Eppure, quando nella santa Messa il Sacer­dote si curva sull'altare, e prende il pane nelle mani, i fedeli dovrebbero quasi trattenere il
respiro per la emozione!
Allora le parole onnipotenti hanno eco nel Cielo, il Sacrificio della Croce si rinnova, il Verbo di Dio, ripete fra le creature l'eterno Verbo che glorifica il Padre nella sua persona, eternamente generata da Lui; lo Spirito Santo splende della sua eterna fiamma di carità; «la materia si immola» e dilegua, non nel vuoto, ma si transustanzia in quella carne benedetta e divina che diede a noi il merito infinito; «la materia si immola», e scorre liquido il sangue di Gesù in suo luogo; l'uomo possiede il suo infinito tesoro, la sua difesa, la sua vittima, la sua lode, la sua Eucaristia, la sua vivente pre­ghiera: «Questo è il mio Corpo, questo è il mio Sangue!».
Chi può entrare nell'eternità, chi può narra­re l'eterna generazione del Verbo?
L'uomo - dirò così - riceve nelle mani un pennello divino, e con la povera materia terre­na, con poche parole, traccia il mirabile piano dell'esistenza, della conoscenza e dell'amore di Dio.
L'ostia palpita, freme, adora, ripara, eleva, trionfa, vince, glorifica, vivifica...., e la creatu­ra può dire, in un atto di soddisfazione subli­me, vedendosi sostituita da Gesù - può dire - rinnegando la propria miseria innanzi a Dio, in un sublime olocausto di umiltà: «Io sono nulla, la mia vita scompare, il mio corpo è pol­vere, il mio sangue è impuro. Ecco il mio Corpo, questo è il mio Sangue, il Corpo e il Sangue del mio Redentore divino!».
Così Gesù non si dà solamente a Dio infinito, si dà ancora alla piccola creatura e diventa la sua ricchezza e la sua vita! Oh, mistero di gran­dezza e di amore che dovrebbe farci vivere con­tinuamente dell'Eucaristia e nell'Eucaristia!


Io sono il tuo Corpo, o Gesù, io sono il tuo sangue!

Io mi raccolgo innanzi a te, Gesù mio Sa­cramentato e ti ringrazio di quello che tu hai fatto per me; io però sento di doverti ringrazia­re con i fatti e non già con le parole! Il tuo dono ammirabile mi fa ricordare un'altra gran­de verità: io sono il tuo Corpo, o Gesù, io sono il tuo Sangue, perché io sono parte del tuo Corpo mistico!
Tu dunque, dandoti a me sotto le specie del pane e del vino, vuoi ricordarmi che io debbo rimanere in te e tu in me, di modo che tu pos­sa presentarmi innanzi al Padre tuo con queste medesime parole onnipotenti.
Debbo vivere di te, Gesù mio, poiché se non divento 'il tuo' Corpo ed 'il tuo' Sangue, io sono l'abiezione e l'ignominia vivente!
Tu, Gesù mio, puoi transustanziare la mate­ria con la tua parola onnipotente, ma non puoi vivere in me senza la mia volontà, diversamen­te io sarei travolto come nulla dalla tua vita, e rimarrei come una specie inerte!
Per questo tu vivi con me sotto le apparenze del pane e del vino e vuoi che io mi cibi di te, perché tu vivendo proprio nella mia volontà, nella mia libertà, nella mia carne, possa dire al Padre tuo: «Questa è il mio Corpo, questo è il mio Sangue», e possa rendermi tu oggetto del­la compiacenza divina, inno vivente di amore, erede dell'eterna vita!
Vieni dunque, o Redentore mio Sacramen­tato, vieni, nutriscimi, mutami, risanami, ele­vami, vivifica la mia nullità.... fammi degna di te, di modo che, tu, nostro avvocato e nostra vita, tu solo viva, e possa dire di tutto il genere umano, nobilitato nella tua vita: «Questo è il mio Corpo, questo, è il mio Sangue!».
Napoli, 12 agosto 1919
PADRE DOLINDO RUOTOLO


VITALITÀ INFINITA E RICCHEZZA DELLA DEDIZIONE EUCARISTICA DI GESÙ
Dio solo!
Napoli, 25 ottobre 1918 mezzanotte
E’ notte, o Gesù... e il primo momento di questo nuovo giorno può portare la prima nuo­va dei tuoi trionfi Eucaristici. Nuove remote, sì, ... pallide come lontane aurore, ma sempre primi sprazzi della tua misericordia!
Sto pregando già da circa tre ore, sto pre­gando intensamente perché venga il tuo Regno Eucaristico, o Gesù mio! Io sento la tua vitalità infinita, la ricchezza della tua dedizione eucaristica e non mi so esprimere, non posso esprimermi!
Sei un oceano infinito, o Gesù, semplice e sterminato, solitario e pieno di ospiti misterio­si. Io guardo l'oceano, e quella solitudine mi pare vivificata dal mistero del solenne. Così sei tu nell'Eucaristia: Amore e semplicità ster­minata, silenzio pieno di profonde parole, so­litudine piena di compagnia, solitudine sazia­ta da te.
Sei come un sole fulgente, disco luminoso che non può guardarsi che nella sua attività diffusa sul mondo: visto direttamente abbaglia.
Io ti scorgo nella vita che tu spandi nel sa­cramento del tuo Amore, essa è tutta una fulgida luce che illumina, è pace che consola, è attività che eleva!
Sei come un fiore pieno di profumi. Chi lo coglie non lo riguarda che come un piccolo gingillo, eppure quanti misteri vi sono in quel­l'umile apparenza!
Sei un mistero, o Gesù buono, un mistero di fede, un mistero di vita, un mistero di amo­re! Chi mai ha attinto la vita da te, o Salvatore mio, chi l'ha gustata ancora, se sei tutto scono­sciuto in questo Sacramento?
Apritevi, o fonti perenni di vita, diffondetela dovunque, poiché noi non troviamo salvezza e ricchezza che in questa fontana di perenne pace!
Apritevi, o fonti di amore del Redentore mio buono; voi non potete affermare la vostra pie­nezza che diffondendovi!
Scendete, scendete al piano, alla valle, all'umile tugurio, perché la gente è fatta così stol­ta e così pigra che non salirà sulla montagna per attingere, se non si è dissetata, se non si è fortificata prima!
Apri il tuo Cuore, o Gesù buono, come por­ta della vita eterna; dilatalo nella tua infinita carità; non aspettare che le creature vengano a te, perché non ti conoscono; esse ti conosce­ranno quando potranno gustarti, quando po­tranno apprezzarti praticamente! Usaci questa grande misericordia, o Signore, poiché solo tu puoi spezzare le catene che hanno resa l'uma­nità schiava del gusto depravato del mondo!
Quanto sei buono, o Gesù! Io mi sento come liquefare nel dire questa parola, ora special­mente che sono tribolato! Sì, ora più che mai sento la tua infinita bontà, perché veggo il ri­camo splendido che tu intessi nella mia stessa umiliazione!
Ma chi è che conosce la tua bontà? è neces­sario cibarsi di te per sentirla! Certe cose se non si trattano non si conoscono. Tu, mio Gesù, sei il Dio nascosto e sconosciuto se non si vive di te!
Ah, mio amore! Le creature nei benefici che hanno ti dimenticano; si ricordano di te solo per attribuirti la perdita subita, l'ingiuria pati­ta, la morte della persona cara. Allora sentite nominare Dio e Gesù nelle famiglie, ma solo per lamentarsene, per colmare di vituperi l'in­finita bontà!
Levati, o Gesù, levati da trionfatore nel tuo Sacramento di amore; solo qui puoi farti co­noscere per quello che sei, perché solo qui tu puoi farci gustare, solo qui puoi farci confuta­re i pratici errori che legano le anime alla terra! Sei vita, e non può sentirti che chi vive di te!
Io mi ti offro interamente, Gesù buono! Quando mi veggo così umiliato, così vilipe­so, gettato così nell'inerzia, io mi addoloro, ma nel tempo stesso mi consolo e ti ringrazio, pen­sando che il mio annientamento è la base del tuo trono eucaristico.
Molti parlano di te Sacramentato per deri­dere me come pazzo, ora! È un passo, Gesù, un passo avanti, poiché queste stesse persone non avrebbero giammai parlato di te!
Oh, santo annientamento mio, che mi ren­de, senza volerlo, voce che grida a tutti: «Cono­scetelo Gesù, amatelo, vivetene e poi vedrete se il pazzo sono io!». Oh, sante stranezze mie, se ti fanno conoscere!
Quando io ti elevo per benedire il popolo, prima e dopo imprimo un bacio sul tuo osten­sorio. Mi sono accorto che molti fedeli rinnovano tutta la loro fede in te per questo solo atto. Sii benedetto! Che importa a me che mi dicano esagerato? Io ti sento, o Gesù mio! Le tenebre della notte si mutano in dolce splendo­re di cielo, l'umiliazione nel più sublime esaltamento, l'abbandono degli uomini nella pienezza tua, nella tua dolce compagnia.
Tu sei la vita, o Gesù!
Io ti sento, o Gesù, anche quando tu mi provi, e sembri eclissato, sembri lontano da me! Oh, tu non sei lontano!
Il cuore si sente risvegliato dai palpiti della tua carità infinita! Tu non puoi nasconderti, o Signore, non puoi eclissarti, perché la luce, il fuoco, l'amore si rivelano da sé! Sii benedetto in eterno!
Parlami, o Gesu buono! Le tue pecorelle attendono la tua parola di vita, poiché forse poco tempo ancora avranno per cibarsi abbon­dantemente di te! Io penso a questi momenti di solitudine nei quali si troveranno, il cuore ne geme, ma il distacco sarà breve, poiché tu saprai abbreviare il tempo tuo! Non hai tu le­gate le anime nostre come un'anima sola, come un sol cuore, come un solo spirito? Ebbene tu saprai mantenere quello che tu hai legato in te! Parlaci, o Maestro buono, o dolcissimo Gesù, poiché l'anima nostra non è mai sazia di te, non si sazia mai di sentirti parlare. Essa più ti ascolta, più ti vuole ascoltare, perché tu sei vita!


Gesù alle anime:
Sono io, Gesù Eucaristia, legame e vita di tutte le mie pecorelle: Io sono dovunque, e nel Sacramento del mio amore congiungo le ani­me più distanti! Che importa che esse non possano comunicarsi fra di loro? Io mi fo sen­tire, io so trasportare dove voglio le anime che mi sono care, io non conosco ostacoli! Chi può mettermi in prigione? Chi può isolarmi? Chi può dire, suggellando la mia tomba: «Ecco tut­to è finito, egli non uscirà più di qui, e nessuno lo toglierà perché la tomba è siggillata ed è custodita»?
Oh, quanto sono stolti i consigli degli uomi­ni! Io attraverso gli ostacoli, infrango il suggel­lo, rovescio la pietra, ritorno alle anime che amo; e vi ritorno senza che nessuno possa osta­colarmi! Io vado e vengo, figlie mie. Vado nella morte e vengo nel trionfo, vado nel distacco, e vengo in una più intima comunicazione, per­ché io sono il padrone di tutto, e nessuno può rendere vana la mia volontà!
Il vostro cuore si rattrista? Ma è necessario che io me ne vada, perché senza la privazione non mi potreste apprezzare.
Anche voi sarete come affondate nella terra per germinare, e questo tempo è tempo di pre­parazione e di formazione.
Non temete di nulla! Il dolce pastore che vi guidò continuerà a guidarvi; la vita che attin­geste si svilupperà, e voi capirete che io sono la vostra vita!
Non vi accorate di nulla! Il distacco è amaro, ma è sempre una forza che vi rende più libere nello spirito, e vi prepara a voli maggiori!
Voi avete visto, figlie mie care, che io opero; ora non ne potete dubitare. Ebbene, abbando­natevi a me, e lasciate che io operi nella pie­nezza della mia attività! Io sono il legame del­l'anima vostra. Non temete! Nulla rimarrà uc­ciso mai nello spirito vostro, poiché io vigilerò sul campo mio perché nessuno lo calpesti e lo profani. (...)».
(Da uno scritto inedito del 25 ottobre 1918 del Padre Dolindo Ruotolo).


VENITE A ME CHE SONO L'INFINITA VOSTRA RICCHEZZA

Gesù alle anime:
Sono io, Gesù Eucaristia, tesoro delle vostre anime, ricchezza del mondo, pace di tutte le creature!

Come la poderosa energia nascosta nel filo elettrico

Voi state intorno a me come le pecorelle intorno al Pastore, ed io voglio rivolgervi una parola paterna per guidarvi al pascolo del mio amore.
Guardate questo mio Cuore, di quante fiam­me è ripieno. È un fuoco ardente, ma è nasco­sto alle anime che non si mettono in comunio­ne con me annientadosi. Chi supporrebbe nel filo elettrico una fiamma nascosta, una energia così potente che può muovere, può illuminare, può riscaldare, può scuotere, può ravvivare? Non ha significato stare in distanza da questo filo, né si può percepire la corrente senza mettersi in comunicazione.
Così sono io in questo Sacramento di amo­re: sono inerte, nascosto, silenzioso, arido, fred­do per chi non si inabissa nella mia vita eucaristica, con un atto di fiducia, con una dedizione completa, con una umiltà profonda!
Quanto più piccoli vi fate, quando vi isolate dalla terra, quando mettete in me il vostro prin­cipio ed il vostro fine, voi siete in me come il filo di una lampada elettrica e vi riempite di calore, di luce, di vita.
Il filo di una lampada deve essere sottile, deve essere isolato dalla terra, deve essere in comunione dei due poli elettrici, deve stare nel vuoto...
Così voi dovete farvi piccoli, dovete staccarvi dalla terra, dovete mettervi in comunione con me, dovete essere nel vuoto completo, affinché l'atmosfera del mondo non vi consumi e vi bruci.
Oh, quanto sono poche le anime che vengo­no innanzi a me con queste disposizioni! Quando si va in chiesa pieni di orgoglio e di ostentazione, quando si è legati alla terra, si è distratti dal mondo, come volete che io parli all'anima?
Questa è dunque la prima via per essere pascolati da me!


Fermati dinanzi al mio Tabernacolo

Ma la vostra natura è piena di tante mise­rie, di tante distrazioni, e voi non riuscite a raccogliervi in me.... Dovete perdere la speran­za? No! Dovete invece confidare in me, e quan­to più miserabili vi vedete, tanto più dovete venire a me, perché io non sono solo la 'vita', ma sono ancora la ‘via’.

Se un'anima rimane davanti a me, ancorché sia sterile, distratta, povera di vita..., se vi rima­ne riconoscendo almeno il suo stato, il suo nul­la, rivolgendosi a me, non dico con la preghie­ra, ma con lo sguardo, vi dico che io la vivifico e la conduco ai miei pascoli poco per volta. Io sono la via per quest'anima, sono il pastore pie­toso che l'accoglie sulle spalle e la porta.
O pecorella mia, sei distratta da tanti pen­sieri estranei a me, ti viene la noia, ti pare di stare sulle spine innanzi a me? non sai prega­re, manchi di unzione interna? Oh, non ti sfiduciare! Rimani innanzi a me in questo squallore, ed ogni giorno fa' la tua cura spiri­tuale in un atto di presenza.
Rimani, riposati, guardami almeno. Questo lo puoi fare sicuramente, non costa fatica. Sta­bilisci un tempo determinato per rimanere davanti a me, e non te ne andare se non finisce quel tempo. Io sono contento anche di questo, e poco per volta ti conduco al pascolo del mio amore.
Che se vuoi abbreviare la tua via, prega vocalmente, leggi un libro buono che parli di me, non fa niente che non sia proprio un libro di preghiere; e, leggendo, fermati ogni tanto a guardami soltanto. Io ti assicuro che, poco per volta, il tuo cuore si disgelerà e tu comincerai a sentire un benessere nuovo in te. Unisciti poi alle preghiere degli altri, e, se puoi, va dove altri pregano, dove si canta a me, dove si parla di me. Unisci il tuo cuore alle preghiere altrui, e al più presto ti sentirai vivificata!
Quando ti ritiri a casa tua, sentirai una cer­ta attrazione per il posticino che hai lasciato in chiesa,... vi ritornerai umiliata, rifarai tante volte il tuo pellegrinaggio fino a che potrai pascolarti di me!
O figlie mie, il mondo è infermo, è distratto, è materializzato. Esso non mi conoscerà facil­mente come sua vita senza questo esercizio che gli ridona il movimento verso di me.
Cominciate da voi, perché anche voi siete così povere di amore, e persuadetevi che ci vuole un esercizio lungo e costante per ritor­nare a me completamente e per pascolarvi del mio amore!
Venite a me, non vi stancate sforzandovi soverchiamente; raccoglietevi nel mio Cuore, dite il vostro Rosario, pensate alla mia Passio­ne, riposatevi con una lettura spirituale, guar­datemi, confidate, io vi riempio di amore in questa maniera, e diverrete anime eucaristiche! Non guardate chi entra e chi esce dalla chiesa, non vi distraete materialmente, state al vostro posticino come in un piccolo romitaggio, non vi impazientite con voi stesse; aspettatemi con calma: io verrò a voi dal mio trono di amore!
Il pascolo del mio amore non è lo stesso per tutte le anime; io ho tanti segreti nel mio Cuo­re che voi non li supponete neppure, perché avete l'abitudine di fermarvi nelle vie del mio amore, quando vi sentite appagate voi. Appena sentite un poco di contento, voi credete di aver raggiunto la meta, credete di avermi esplorato. Eppure io ho tante ricchezze da darvi ancora, tante dolcezze da effondervi nell'anima.
Quando cominciate a sentire familiarità con me, non vi concentrate nel vostro egoismo, datevi a me, cedetemi la vostra libertà, la vo­stra volontà, il vostro cuore. Più mi date e più io vi do, poiché io non posso sforzarvi e voglio che il nostro amore sia reciproco.


La mia Passione nell'Eucaristia

Consolate questo mio Cuore che geme e langue di amore, consolatelo, dandomi anime che mi amino; e soprattutto abbiate cura dei miei Sacerdoti che hanno i tesori nelle mani e spesso sono i più poveri di tutti. L'anima eucaristica deve essere attiva in me e per me; non può contentarsi soltanto di consolarsi essa, deve anche consolare me.
Perciò considerate la mia Passione nell'Eu­caristia e consolatemi. Considerate quanti mi tradiscono e ditemi che volete essermi fedeli: questo mi dà tanto gusto. Considerate quanti mi flagellano con i loro peccati e ditemi che non volete offendermi mai più. Considerate quanti mi coronano di spine e ditemi che vole­te coronarmi di fiori di virtù e di amore. Con­siderate soprattutto quanti disprezzano il ca­rattere sacerdotale che hanno; quanti disprez­zano me nei Sacerdoti, e riparate, apprezzan­do una dignità così grande.
Infine, figlie mie, unitevi al mio sacrificio eucaristico, amate di nascondervi in me, ama­te di celarvi agli occhi di tutti, immolatevi nel­la giornata offrendomi i vostri dolori e le vo­stre pene.
Quando la vostra vita sarà unita alla mia vita eucaristica, e voi passerete la giornata tut­ta in unione con me Sacramentato, allora la vostra gioia interiore sarà piena, poiché io mi sono fatto prigioniero di amore proprio per vivere con voi, per farvi vivere di me!
E’ necessario che l'uomo si elevi fino a Dio, e questo è possibile solo sostituendo la sua vita con la mia!
Ho fame di voi, poiché debbo raccogliervi in me; perché siete il mio Corpo mistico. Venite dunque a me che sono l'infinita vo­stra ricchezza!
Vi benedico tutte.
(Da una lettera del Padre Dolindo Ruotolo a Elena Montella e a tutte le sue figlie spirituali inviata da Roma il 15 maggio 1921, ore 17.45).


PADRE DOLINDO «IL FOLLE INNAMORATO» DI GESÙ EUCARISTIA

Le fou de notre Dame. Père Maximilien Kolbe, Cordelier. (Padre Masssmiliano Kolbe, il pazzo innamorato dell'Immacolata).Questo il titolo che la scrittrice polacca Maria Winowska diede ad una biografia sul P. Massimiliano Kolbe edita a Parigi nel 1950.
E sarebbe quanto mai interessante curare una biografa sul P. Ruotolo avente per titolo: Padre Dolindo «il folle innamorato» di Gesù Eucaristia.
Padre Dolindo non lo si comprende appieno se non nell'ottica del suo grande, immenso, «fol­le» amore a Gesù Eucaristia. Questo spieghereb­be anche le sue «intemperanze eucaristiche», gli allarmi e le «preoccupazioni» di non pochi suoi contemporanei che gridarono (alcuni perché mossi da gelosia, invidia, incapacità di compren­dere, da eccessivi scrupoli) allo scandalo. Lo tac­ciarono di errori, di iniziative arbitrarie in pale­se contrasto con le disposizione della Chiesa...
Ma le sue «intemperanze» per capirle devono essere messe a confronto con la freddezza, l'in­curia, le superficialità, le irriverenze, e anche le profanazioni di non pochi cristiani verso Gesù Eucaristia.
Egli fu un autentico profeta, e come tale, spin­to da spirito profetico additò nuove vie, previde riforme coraggiose che a distanza di anni sareb­bero state recepite, almeno in parte, dallo stesso Concilio Vaticano II.
«Molti parlano di Te Sacramentato - scrive P. Dolindo - per deridermi come pazzo, ora! (...) Oh, santo annientamento mio, che mi rende, sen­za volerlo, voce che grida a tutti: «Conoscetelo Gesù, amatelo, vivetene, e poi vedrete se il pazzo sono io!». Oh, sante stranezze mie, se ti fanno conoscere, o Gesù!» (p. 12 del presente libretto).
In poche parole: se conoscessimo realmente chi è Gesù Eucaristia, diverremo tutti pazzi, come Dolindo!
Il 22 dicembre del 1909 attraverso una locu­zione interna (e Padre Dolindo ebbe il dono di queste locuzioni per moltissimi anni) Gesù così parlò a lui:
«È ai piedi miei, nel Sacramento dell'Amore che si formano i Santi; è là che il cuore diventa semplice della santa semplicità della fede, e là che si rende infinito nella speranza dell'Infinito, e là che si rende ardente nella fiamma dell'amore. È nell'Eucaristia che il cuore conosce se stesso; là io lo infervoro, egli risente la mia presenza, ed allora, di quanti beni e di quanti pensieri è fecon­do questo sentimento! Se poi egli è inerte e fred­do allora risente la sua miseria, e di quanti frutti non è fonte questo sentimento! Se egli contem­pla, cresce nella cognizione di tutto e si eleva in Dio. Se egli ignora, cresce nella cognizione di sé e sente la necessità di conoscermi. La mia compa­gnia fa sempre bene, ed ogni ipotesi reca sempre allo spirito un sollevamento nell'Infinito. (...)».
(cfr. P. DOLINDO RUOTOLO, Fui chiamato Dolindo che significa dolore, IV ediz. voi. I, p. 213).
Solo un «folle innamorato» dell'Eucaristia poteva scrivere queste pagine di altissima con­templazione e dottrina eucaristica!
P. ANTONIO MAGLIONE

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NON SCENDO DALLA CROCE Di Fulton j Sheen,vescovo

Ero uscito di casa per saziarmi di sole.Trovai un uomo che

si dibatteva nel dolore della crocifissione.Mi fermai

e gli dissi:"Permetti che ti aiuti"?Lui rispose:

Lasciami dove sono.

Non scendo dalla croce fino a quando sopra vi

spasimano i miei fratelli.

fino a quando per staccarmi

non si uniranno tutti gli uomini.

Gli dissi"Che vuoi che io faccia?"

Mi rispose:

Và per il mondo e di a coloro

che incontrerai che c è un uomo

che aspetta inchiodato alla croce.