giovedì 27 ottobre 2011

COSA ACCADE IN PARADISO



Dagli scritti di Maria Valtorta
“Tenterò descrivere la inesprimibile, ineffabile, beatifica visione della tarda sera di
ieri, quella che dal sogno dell'anima mi condusse al sogno del corpo per apparirmi
ancor più nitida e bella al mio ritorno ai sensi. E prima di. accingermi a questa
descrizione, che sarà sempre lontana dal vero più che non noi dal sole, mi sono
chiesta: :' Devo prima scrivere, o prima fare le mie penitenze? ". Mi ardeva di
descrivere ciò che fa la mia gioia, e so che dopo la penitenza sono più tarda alla
fatica materiale dello
scrivere.
Ma la voce di luce dello Spirito Santo — la chiamo così perché è immateriale come la
luce eppure è chiara come la più sfolgorante luce, e scrive per lo spirito mio le sue
parole che son suono e fulgore e gioia, gioia, gioia— mi dice avvolgendomi l'anima
nel suo baleno d'amore; " Prima la penitenza e poi la scrittura di ciò che è la tua
gioia. La penitenza deve sempre precedere tutto, in te, poiché è quella che ti merita la gioia.
Ogni visione nasce da una precedente penitenza e ogni penitenza ti apre il cammino ad ogni
più alta contemplazione. Vivi per questo. Sei amata per questo. Sarai beata per questo.
Sacrificio, sacrificio. La tua via, la tua missione, la tua forza, la tua gloria. Solo quando ti
addormenterai in Noi cesserai di esser ostia per divenire gloria ".
Allora ho fatto prima tutte le mie giornaliere penitenze. Ma non le sentivo neppure.
Gli occhi dello spirito " vedevano " la sublime visione ed essa annullava la sensibilità
corporale. Comprendo, perciò, il perché i martiri potessero sopportare quei supplizi
orrendi sorridendo. Se a me, tanto inferiore a loro in virtù, una contemplazione può,
effondendosi dallo spirito ai sensi corporali, annullare in essi la sensibilità dolorifica,
a loro, perfetti nell'amore come creatura umana può esserlo e vedenti, per la loro
perfezione, la Perfezione di Dio senza velami, doveva accadere un vero
annullamento delle debolezze materiali. La gioia della visione annullava la miseria
della carne sensibile ad ogni sofferenza.
Ed ora cerco descrivere.
Ho rivisto ' il Paradiso. E ho compreso di cosa è fatta la sua Bellezza, la sua Natura,
la sua Luce, il suo Canto. Tutto, insomma. Anche le sue Opere, che sono quelle che,
da tant'alto, informano, regolano, provvedono a tutto l'universo creato. Come già
l'altra volta, nei primi del corrente anno, credo, ho visto la Ss. Trinità. Ma andiamo
per ordine.
Anche gli occhi dello spirito, per quanto molto più atti a sostenere la Luce che non i
poveri occhi del corpo che non possono fissare il sole, astro simile a fiammella di
fumigante lucignolo rispetto alla Luce che è Dio, hanno bisogno di abituarsi per
gradi alla contemplazione di questa alta Bellezza.
Dio è così buono che, pur volendosi svelare nei suoi fulgori, non dimentica che
siamo poveri spiriti ancor prigionieri in una carne, e perciò indeboliti da questa
prigionia. Oh! come belli, lucidi, danzanti, gli spiriti che Dio crea ad ogni attimo per
esser anima alle nuove creature! Li ho visti e so. Ma noi... finché non torneremo a
Lui non possiamo sostenere lo Splendore tutto d'un colpo. Ed Egli nella sua bontà ce
ne avvicina per gradi.
Per prima cosa, dunque, ieri sera ho visto come una immensa rosa. Dico " rosa " per
dare il concetto di questi cerchi di luce festante che sempre più si accentravano
intorno ad un punto di un insostenibile fulgore.
Una rosa senza confini! La sua luce era quella che riceveva dallo Spirito Santo. La
luce splendidissima dell'Amore eterno. Topazio e oro liquido resi fiamma... oh! non
so come spiegare! Egli raggiava, alto, alto e solo, fisso nello zaffiro immacolato e
splendidissimo dell'Empireo, e da Lui scendeva a fiotti inesausti la Luce. La Luce
che penetrava la rosa dei beati e dei cori angelici e la faceva luminosa di quella sua
luce che non è che il prodotto della luce dell'Amore che la penetra. Ma io non
distinguevo santi o angeli. Vedevo solo gli immisurabili festoni dei cerchi del paradisiaco
fiore.
Ne ero già tutta beata e avrei benedetto Dio per la sua bontà, quando, in luogo di
cristallizzarsi così, la visione si aprì a più ampi fulgori, come se si fosse avvicinata
sempre più a me permettendomi di osservarla con l'occhio spirituale abituato ormai
al primo fulgore e capace di sostenerne uno più forte.
E vidi Dio Padre: Splendore nello splendore del Paradiso. Linee di luce
splendidissima, candidissima, incandescente. Pensi tei: se io lo potevo distinguere in
quella marea di luce, quale doveva esser la sua Luce che, pur circondata da
tant'altra, la annullava facendola come un'ombra di riflesso rispetto al suo splendere?
Spirito... Oh! come si vede che è spirito! E' Tutto. Tutto tanto è perfetto. E' nulla
perché anche il tocco di qualsiasì altro spinto del Paradiso non potrebbe toccare Dio, Spirito
perfettissimo, anche con la sua immaterialità: Luce, Luce, niente altro che Luce.
Di fronte2 al Padre Iddio era Dio Figlio. Nella veste del suo Corpo glorificato su cui
splendeva l'abito regale che ne copriva le Membra Ss. senza celarne la bellezza
superindescrivibile3. Maestà e Bontà si fondevano a questa sua Bellezza. I carbonchi
delle sue cinque Piaghe saettavano cinque spade di luce su tutto il Paradiso e
aumentavano lo splendore di questo e della sua Persona glorificata.
Non aveva aureola o corona di sorta. Ma tutto il suo Corpo emanava luce, quella
luce speciale dei corpi spiritualizzati che in Lui e nella Madre è intensissima e si
sprigiona dalla Carne che è carne, ma non è opaca come la nostra. Carne che è luce.
Questa luce si condensa ancor di più intorno al suo Capo. Non ad aureola, ripeto,
ma da tutto il suo Capo. Il sorriso era luce e luce lo sguardo, luce trapanava4 dalla
sua bellissima Fronte, senza ferite. Ma pareva che, là dove le spine un tempo
avevano tratto sangue e dato dolore, ora trasudasse più viva luminosità.
Gesù era in piedi col suo stendardo regale in mano come nella visione che ebbi in
gennaio, credo.
Un poco più in basso di Lui, ma di ben poco, quanto può esserlo un comune gradino
di scala, era la Ss. Vergine. Bella come lo è in Ciclo, ossia con la sua perfetta bellezza
umana glorificata a bellezza celeste.
Stava fra il Padre e il Figlio che erano lontani tra 5 loro qualche metro. (Tanto per
applicare paragoni sensibili). Ella era nel mezzo e, con le mani incrociate sul petto —
le sue dolci, candidissime, piccole, bellissime mani — e col volto lievemente alzato
— il suo soave, perfetto, amoroso, soavissimo volto — guardava, adorando, il Padre
e il Figlio.
Piena di venerazione guardava il Padre. Non diceva parola, tutto il suo sguardo era
voce di adorazione e preghiera e canto. Non era in ginocchio. Ma il suo sguardo la
faceva più prostrata che nella più profonda genuflessione, tanto era adorante. Ella
diceva: " Sanctus! ", diceva: " Adoro Te! " unicamente col suo sguardo.
Guardava il suo Gesù piena di amore. Non diceva parola. Ma tutto il suo sguardo
era carezza. Ma ogni carezza di quel suo occhio soave diceva: " Ti amo! ". Non era
seduta. Non toccava il Figlio. Ma il suo sguardo lo riceveva come se Egli le fosse in
grembo circondato da quelle sue materne braccia come e più che nell'Infanzia e nella
Morte. Ella diceva: "Figlio mio!", "Gioia mia! ", " Mio amore! " unicamente col suo
sguardo.
Si beava di guardare il Padre e il Figlio. E ogni tanto alzava più ancora il volto e lo
sguardo a cercare l'Amore che splendeva alto, a perpendicolo su Lei. E allora la sua
luce abbagliante, di perla fatta luce, si accendeva come se una fiamma la investisse
per arderla e farla più bella. Ella riceveva il bacio dell'Amore e si tendeva con tutta
la sua umiltà e purezza, con la sua carità, per rendere carezza a Carezza e dire: "
Ecco. Son la tua Sposa e ti amo e son tua. Tua per l'eternità ". E lo Spirito
fiammeggiava più forte quando lo sguardo di Maria si allacciava ai suoi fulgori.
E Maria riportava il suo occhio sul Padre e sul Figlio. Pareva che, fatta deposito
dall'Amore, distribuisse questo. Povera immagine mia! Dirò meglio. Pareva che lo
Spirito eleggesse Lei ad essere quella che, raccogliendo in sé tutto l'Amore, lo
portasse poi al Padre e al Figlio perché i Tre si unissero e si baciassero divenendo
Uno. Oh! gioia comprendere questo poema di amore! E vedere la missione di Maria,
Sede dell'Amore!
Ma lo Spirito non concentrava i suoi fulgori unicamente su Maria. Grande la Madre
nostra. Seconda solo a Dio. Ma può un bacino, anche se grandissimo, contenere
l'oceano? No. Se ne empie e ne trabocca. Ma l'oceano ha acque per tutta la terra. Così
la Luce dell'Amore. Ed Essa scendeva in perpetua carezza sul Padre e sul Figlio, li
stringeva in un anello di splendore. E si allargava ancora, dopo essersi beatificata col
contatto del Padre e del Figlio che rispondevano con amore all'Amore, e si stendeva
su tutto il Paradiso,Ecco che questo si svelava nei suoi particolari... Ecco gli an_ geli.
Più in alto dei beati, cerchi intorno al Fulcro del Cielo che è Dio Uno e Trino con la
Gemma verginale di Maria per cuore Essi hanno somiglianzà più viva con Dio
Padre. Spiriti perfetti ed eterni, essi sono tratti di luce, inferiore unicamente a quella
di Dio Padre, di una forma di bellezza indescrivibile. Adorano... sprigionano
armonie. Con che? Non so. Forse col palpito del loro amore. Poiché non son parole; e
le linee delle bocche non smuovono la loro luminosità. Splendono come acque
immobili percosse da vivo sole. Ma il loro amore è canto. Ed è armonia così sublime
che solo una grazia di Dio può concedere di udirla senza morirne di gioia.
Più sotto, i beati. Questi, nei loro aspetti spiritualizzati, hanno più somiglianzà col
Figlio e con Maria. Sono più compatti, direi sensibili all'occhio e — fa impressione —
al tatto, degli angeli. Ma sono sempre immateriali. Però in essi sono più marcati i
tratti fisici, che differiscono in uno dall'altro. Per cui capisco se uno è adulto o
bambino, uomo o donna. Vecchi, nel senso di decrepitezza, non ne vedo: Sembra che
anche quando i corpi spiritualizzati appartengono ad uno morto in tarda età, lassù
cessino i segni dello sfacimento della nostra carne. Vi è maggior imponenza in un
anziano che in un giovane. Ma non quello squallore di rughe, di calvizie, di bocche
sdentate e schiene curvate proprie negli umani. Sembra che il massimo dell'età sia di
40, 45 anni. Ossia virilità fiorente anche se lo sguardo e l'aspetto sono di dignità
patriarcale.
Fra i molti... oh! quanto popolo di santi!... e quanto popolo di angeli! I cerchi si
perdono, divenendo scia di luce per i turchini splendori di una vastità senza confini!
E da lungi, da lungi, da questo orizzonte celeste viene ancora il suono del sublime
alleluia e tremola la luce che è l'amore di questo esercito di angeli e beati...
Fra i molti vedo, questa volta, un imponente spirito. Alto, severo, e pur buono. Con
una lunga barba che scende sino a metà del petto e con delle tavole in mano. Le
tavole sembrano quelle cerate che usavano gli antichi per scrivere. Si appoggia con
la mano sinistra ad esse che tiene, alla loro volta, appoggiate al g1' nocchio sinistro.
Chi sia non so. Penso a Mosè o a Isaia. Non so perché. Penso così. Mi guarda e
sorride con molta dignità. Null'altro. Ma che occhi! Proprio fatti per dominare le
folle e penetrare i segreti di Dio.
Lo spirito mio si fa sempre più atto a vedere nella Luce. E vedo che ad ogni fusione
delle tre Persone, fusione che si ripete con ritmo incalzante ed incessante come per
pungolo di fame insaziabile d'amore, si producono gli incessanti miracoli che sono le
opere di Dio.
Vedo che il Padre, per amore del Figlio, al quale vuole dare sempre più grande
numero di seguaci, crea le anime. Oh! che bello! Esse escono come scintille, come
petali di luce, come gemme globulari, come non sono capace di descrivere, dal
Padre. E' uno sprigionarsi incessante di nuove anime... Belle, gioiose di scendere ad
investire un corpo per obbedienza al loro Autore. Come sono belle quando escono
da Dio! Non vedo, non Io posso vedere essendo in Paradiso, quando le sporca la
macchia originale.
Il Figlio, per zelo per il Padre suo, riceve e giudica, senza soste, coloro che, cessata la
vita, tornano all'Origine per esser giudicati. Non vedo questi spiriti. Comprendo se
essi sono giudicati con gioia, con misericordia, o con inesorabilità, dai mutamenti
dell'espressione di Gesù. Che fulgore di sorriso quando a Lui si presenta un santo!
Che luce di mesta misericordia quando deve separarsi da uno che deve mondarsi
prima di entrare nel Regno! Che baleno di offeso e doloroso corruccio quando deve
ripudiare in eterno un ribelle!
E' qui che comprendo ciò che è il Paradiso. E ciò di che è fatta la sua Bellezza,
Natura, Luce e Canto. E' fatta dall'Amore. Il Paradiso è Amore. E' l'Amore che in
esso crea tutto. E' l'Amore la base su cui tutto si posa. E' l'Amore l'apice da cui tutto
viene.
Il Padre opera per Amore. Il Figlio giudica per Amore. Maria vive per Amore. Gli
angeli cantano per Amore. I beati osannano per Amore. Le anime si formano per
Amore. La Luce è perché è l'Amore. Il Canto è perché è l'Amore. La Vita è perché è
l'Amore. Oh! Amore! Amore! Amore!... Io mi annullo in Te. Io risorgo in Te, Io
muoio, creatura umana, perché Tu mi consumi. Io nasco, creatura spirituale, perché
Tu mi crei.
Sii benedetto, benedetto, benedetto, Amore, Terza Persona! Sii benedetto, benedetto,
benedetto, Amore, che sei amore delle Due Prime! Sii benedetto, benedetto,
benedetto, Amore, che ami i Due
che ti precedono! Sii benedetto Tu che mi ami. Sii benedett me che ti amo perché
mi permetti di amarti e conoscerti , o Luce mia...
Ho cercato nei fascicoli, dopo aver scritto tutto questo, la cedente contemplazione
del Paradiso. Perché? Perché diffido se pre di me e volevo vedere se una delle
due era in contraddizione con l'altra. Ciò mi avrebbe persuasa che sono vittima
di un inganno.
No. Non vi è contraddizione. La presente è ancor più nitida ma ha le linee
essenziali uguali. La precedente è alla data 10 gennaio 1944 . E da allora io non
l'avevo mai più guardata. Lo assicuro come per giuramento.
Dice a sera Gesù:
« Nel Paradiso che l'Amore ti ha fatto contemplare vi sono unicamente i " vivi "
di cui parla Isaia nel cap. 4, una delle profezie che saranno lette domani l'altro 7.
E come si ottiene questo esser " vivi " lo dicono le parole susseguenti. Con lo
spirito di giustizia e con lo spirito di carità si annullano le macchie già esistenti e
si preserva da novelle corruzioni 8.
Questa giustizia e questa carità che Dio vi da e che voi gli dovete dare, vi
condurranno e vi manterranno all'ombra del Tabernacolo eterno. Là il calore
delle passioni e le tenebre del Nemico diverranno cosa innocua ' poiché saranno
neutralizzate dal Protettore vostro Ss., che più amoroso di chioccia per i suoi nati
vi terrà al riparo delle sue ali e vi difenderà contro ogni sopran naturale assalto.
Ma non allontanatevi mai da Lui che vi ama.
Pensa, anima mia, alla Gerusalemme che ti è stata mostrata. Non merita ogni
cura per possederla? Vinci. Io ti attendo. Noi ti attendiamo. Oh! questa parola
che vorremmo dire a tutti i creati, almeno a tutti i cristiani, almeno a tutti i
cattolici, possiamo dire a tanto pochi!
Basta perché sei stanca. Riposa pensando al Paradiso. »
FONTE:
“I quaderni del 1944”
Edizioni CEV
-Diario,dettati,visioni e rivelazioni di Gesù e Maria Santissimi a Maria Valtorta

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NON SCENDO DALLA CROCE Di Fulton j Sheen,vescovo

Ero uscito di casa per saziarmi di sole.Trovai un uomo che

si dibatteva nel dolore della crocifissione.Mi fermai

e gli dissi:"Permetti che ti aiuti"?Lui rispose:

Lasciami dove sono.

Non scendo dalla croce fino a quando sopra vi

spasimano i miei fratelli.

fino a quando per staccarmi

non si uniranno tutti gli uomini.

Gli dissi"Che vuoi che io faccia?"

Mi rispose:

Và per il mondo e di a coloro

che incontrerai che c è un uomo

che aspetta inchiodato alla croce.