venerdì 28 giugno 2013

LO SPIRITO, DONO DEL PADRE

Corso quaresimale di catechesi
PARROCCHIA “S.Giovanni Ev.”
Montecelio (Rm)
di  P. ADRIANO CIMINELLI, C.R.

- Quinto Incontro -

    

Dio nostro Padre ci ha fatto due grandi doni, tutto ciò che lui è e tutto ciò che lui ha. Prima di tutto ci ha donato suo Figlio, sacrificandolo per tutti noi, perché potessimo essere ricuperati, ricomprati a prezzo del suo sangue. Ha sacrificato il Figlio per salvare gli schiavi. E come se ciò non bastasse, ci ha fatto dono anche del suo Spirito, la pienezza di Dio. Dobbiamo accogliere il dono dello Spirito come abbiamo accolto quello del Figlio, perché sia il Figlio, sia lo Spirito sono Dio. Il dono di Dio però, non può rimanere sotto il nostro controllo, né essere gestito da noi. Se accogliamo il dono di Dio, è lui che rimarrà in controllo della situazione. Lo Spirito ci viene dato non perché lui diventi parte di noi, ma perché noi diventiamo parte di lui. Lo Spirito è il distributore delle ricchezze di Dio, di tutto ciò che Gesù ha fatto a favore dell’uomo.
Nei messaggi profetici del Vecchio Testamento viene promesso lo Spirito, che sarebbe stato effuso nei tempi messianici, che in realtà li avrebbe caratterizzati. Nell’antico Testamento infatti si parlava dello Spirito di Dio: non lo si poteva pensare come persona, ma semplicemente come emanazione della potenza  operativa di Dio. Solo Gesù poteva rivelarci lo Spirito come persona distinta e uguale al Padre e al Figlio. Ezechiele affermava: “Metterò dentro di voi uno Spirito nuovo...Porrò il mio Spirito dentro di voi” (Ez 36:26-28).  Anche i discendenti  d’Israele venivano ammaestrati e avviati alla conversione dallo Spirito, a loro insaputa; però lo Spirito non era dentro di loro; essi non erano ancora tempio dello Spirito Santo, né erano consapevoli della sua azione. Allora “non c’era ancora lo Spirito, perché Gesù non era stato ancora glorificato” (Gv 7:39). Però, le tante promesse di una presenza particolare dello Spirito nei tempi messianici, fanno presagire un evento e una situazione particolari. “Dopo questo (riferito alla fine dei tempi, prima del ritorno del Signore), io effonderò il mio Spirito sopra ogni uomo... Anche sugli schiavi e sulle schiave in quei giorni effonderò il mio Spirito” (Gl 3:1-3 / At 2:17-19), cioè la salvezza sarà per tutti e non riservata a pochi. “Infine, in voi sarà effuso uno Spirito dall’alto; allora il deserto diventerà un giardino e il giardino sarà considerato una selva” (Is 32:15). C’è anche una profezia molto bella di Ezechiele, quella delle ossa aride, nella valle, che tornano a vivere a causa dello Spirito alitato su di esse (Ez 37:1-10). Questo passo si riferisce prima di tutto ad Israele, che tornerà ad essere un popolo, ma anche ad ogni essere umano, che, morto per il peccato, rivivrà se si aprirà al soffio vivificante dello Spirito.
Tra i molti misteri che Gesù ci ha rivelato c’è la conoscenza dello Spirito di Dio, come una delle Persone della famiglia di Dio. Gesù ci ha insegnato che lo Spirito procede da lui e dal Padre, i quali ce lo donano perché rimanga con noi e sia l’anima della creatura nuova. Perché mai una creatura riceve lo Spirito stesso di Dio ? Perché è come Gesù, è il primogenito di una nuova creazione, l’uomo dello Spirito, in perfetta sintonia e obbedienza al Padre. Così, tutti quelli che sono uniti a Gesù entrano nella dimensione dello Spirito; da lui si lasciano guidare, superando le esigenze della carne. Lo Spirito porta i redenti, invece, ad aprirsi alle esigenze del Regno di Dio.
Lo Spirito è l’infinita pienezza di Dio; è l’infinita pienezza che il Padre e il Figlio si scambiano. Il Padre ama totalmente il Figlio, infinito come il Padre e da lui generato, dando tutto di sé. Allo stesso modo il Figlio ama il Padre teneramente, donando tutto di sé. C’è uno scambio dell’amore infinito. Questa totalità d’amore scambievole è una Persona, è lo Spirito. Noi pure, fatti ad immagine di Dio anche nell’amore, sappiamo che se amiamo nella totalità, mettiamo la nostra vita a totale disposizione dell’altro.
Lo Spirito, però, è la totalità infinita, a cui non può essere confrontata la totalità della creatura “finita”. Lo Spirito è tutta la pienezza di Dio, tutta la sua ricchezza, tutta la sua potenza e quindi tutta la possibilità di Dio Creatore: è Dio in azione. Per mezzo dello Spirito Dio ha creato tutte le cose; per mezzo dello Spirito Gesù ha compiuto i miracoli ed è risuscitato da morte: lo Spirito è tutta la profondità di Dio (1 Cor 2:10-11).
 La pienezza dei tempi sarebbe stata contrassegnata anche dalla Nuova Alleanza, che Dio avrebbe stretto col nuovo popolo messianico per mezzo di Gesù. Il tempo dello Spirito, pertanto, è quello che va dall’incarnazione del Figlio di Dio a quando egli tornerà di nuovo. Questo è il tempo in cui lo Spirito causerà la conversione e disporrà i cuori al perdono dei peccati. Lo stesso periodo, per motivi concomitanti, viene definito tempo messianico, tempo dello Spirito o anche tempo della Chiesa, luogo dove i salvati s’incontrano e camminano fino a conseguire la pienezza della salvezza. E’ nella Chiesa che già si deve vivere la nuova alleanza, segno del mondo che viene.
La prima alleanza Dio la realizzò col popolo d’Israele per mezzo di Mosè. Ma già da allora Dio prometteva un’alleanza nuova e definitiva: “Ecco, verranno giorni in cui concluderò un’alleanza nuova...” (Gr 31:31). Questa nuova alleanza si sarebbe realizzata nei tempi messianici, caratterizzata dalla presenza del Messia che ne sarebbe stato il mediatore. Nell’ultima cena Gesù disse: “Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi” (Lc 22:20).
Cos’è un’alleanza ?  E’ un patto d’amore tra Dio e il suo popolo. Dopo la prima, provvisoria e in vista della seconda, Dio, per mezzo del Figlio concluse la nuova alleanza con noi, il nuovo Israele, la Chiesa, il popolo messianico. L’alleanza con Israele veniva suggellata col sangue dei capri e dei vitelli, ora invece, la nuova, viene suggellata col sangue del Figlio. Prima il sangue, segno dell’alleanza, veniva spruzzato sul popolo, ora invece viene bevuto dal nuovo popolo come memoriale e nutrimento.
In questo contesto di salvezza nella remissione dei peccati, di promessa di vita eterna, viviamo la nuova e definitiva alleanza; sono i tempi messianici in cui si riceve lo Spirito. “Ciò che era impossibile alla legge, perché la carne la rendeva impotente, Dio lo ha reso possibile mandando il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato e in vista del peccato, egli ha condannato il peccato nella carne, perché la giustizia della legge si adempisse in noi, che non camminiamo secondo la carne ma secondo lo Spirito “ (Rm 8:3-4). Il nuovo popolo è caratterizzato dal fatto che si distingue nettamente dal vecchio e la differenza sta nella presenza dello Spirito. Chi vive secondo lo Spirito è nel nuovo, altrimenti è ancora nel vecchio, come quando la carne dominava a tal punto da rendere impossibile l’osservanza  della legge. Lo Spirito è la possibilità di Dio in noi, però dobbiamo essere veramente convertiti, cioè essere entrati nella dimensione dello Spirito, in modo tale che, nonostante le spinte contrarie, desideriamo ardentemente di voler compiere la volontà di Dio che abbiamo conosciuta e di voler essere totalmente in Cristo Gesù. In questo modo siamo aperti allo Spirito, così che di giorno in giorno egli ci istruirà, ci formerà rendendoci idonei ad essere dei discepoli   autentici e dei figli irreprensibili. Questa apertura allo Spirito non avviene in modo spontaneo e istantaneo, ma è necessario assumere l’atteggiamento degli scolari che vanno ogni giorno a scuola per molto tempo, al fine di lasciarsi istruire e crescere nella conoscenza di Dio (Gv 17:3) e nell’esperienza di lui. Per entrare nella dimensione dello Spirito è necessario anche prendere in seria considerazione la nostra realtà umana e peccaminosa. Siamo di carne e la carne non intende lo Spirito, né lo Spirito va d’accordo con la carne (Rm 8:5-8). Tutto questo lo esprimiamo attraverso una certa mentalità, ancora legata alle vecchie posizioni, che dobbiamo superare nella costanza allo Spirito, per acquisire il pensiero di Gesù (1 Cor 2:16). Lo Spirito, infatti, non verrà mai dietro di noi, siamo noi, invece, che dobbiamo seguirlo.  Lo Spirito non intende approvare quel che noi facciamo o le espressioni della nostra natura, dobbiamo invece convertirci e piegare la nostra volontà e le nostre aspirazioni a quelle di Dio in nostro favore.
Gesù, l’Uomo Dio, si è fatto uno di noi; è l’uomo nuovo, pieno di Spirito Santo. Dal momento che Gesù era il primogenito di una nuova creazione, era giusto che ricevesse la pienezza dello Spirito e noi abbiamo in lui parte a questa pienezza (Col 2:10): “Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia” (Gv 1:16). Se capissimo la grandezza di questo dono dovrebbero esplodere la nostra mente e il nostro cuore. Lo Spirito Santo infinito va ad abitare nell’uomo finito e lo stesso Dono fatto al Figlio è concesso a tutti coloro che accolgono Gesù. Così, anche noi, creature nuove, siamo riempiti dello stesso Spirito per portare gli stessi frutti di Gesù. Dice Paolo: “Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito Santo abita in voi ?” (1 Cor 3:16).
Gesù è stato ripieno di Spirito Santo fin dalla sua incarnazione, tuttavia è nel momento del battesimo di Giovanni che vediamo lo Spirito scendere su di lui, in concomitanza con l’inizio del suo ministero. Dopo di che “Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo” (Mt 4:1). Secondo il piano di Dio lo Spirito guidava Gesù che era così sensibile alla sua azione da seguirne docilmente i movimenti. E’ lo stesso per noi se ci familiarizziamo con lo Spirito e impariamo a lasciarci portare da lui.
Si riceve lo Spirito sin dal battesimo e poi, in modo più ufficiale, nella cresima. Questi  sacramenti dell’iniziazione cristiana conferiscono lo Spirito, ma nel momento in cui se ne diventa consapevoli è necessario accogliere quest’ospite divino e diventare docili e obbedienti come lo era Gesù. In caso contrario lo Spirito si rattrista (Ef 4:30) e la sua azione diventa inefficace. In questo modo per molti cristiani si verifica un fatto strano: pur vivendo in grazia di Dio, si può diventare torpidi all’azione dello Spirito, così da vivere una certa sterilità spirituale. Si può “inscatolare” lo Spirito, impedendogli di operare nella nostra vita. Se ci accorgiamo di questa situazione spirituale dobbiamo liberare lo Spirito, perché possa riprendere l’azione sospesa e portarci alla piena realizzazione del piano di Dio nella nostra vita. Dobbiamo assolutamente imparare a disporci nel modo giusto verso lo Spirito, altrimenti la nostra vita sarà povera di frutti. Chi è consapevolmente pieno di Spirito Santo deve muoversi come Gesù, compiere le sue azioni, ottenere i suoi risultati (Gv 14:12), proclamare il Regno.
Ogni discepolo mosso dallo Spirito ha inevitabilmente delle caratteristiche: oltre a proclamare il Regno, deve essere luce, sale, lievito. Sono caratteristiche che si sprigionano inevitabilmente dalla creatura nuova piena di Spirito Santo. La pienezza che attingiamo da Gesù è sorgente d’acqua viva che viene pian piano condivisa con altri.
Accogliendo lo Spirito senza condizioni, emergono altre caratteristiche:
- Un cambiamento del cuore, una trasformazione, che ci permette di distinguere meglio la differenza che c’è tra l’amore nella carne, amore umano, spesso molto accentrato su di sé, e l’amore che viene dallo Spirito, puro dono di sé per la gioia dell’altro.
- Una profonda purificazione, soprattutto del cuore. Dice la Scrittura: “Noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è. Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro” (1 Gv 3:2-3). Lo Spirito, che è fuoco, ci porta di giorno in giorno a bruciare le scorie per diventare sempre più degni di lui. La prima cosa che il credente, ripieno di Spirito, deve dimostrare, è l’efficace dello Spirito in lui, attraverso una vita integra e pura, che sa tenere sotto controllo le esigenze della carne. Il mondo ha bisogno di testimoni che sappiano dominare istinti e passioni e cercare le cose pure, belle e sante. Quando gli altri ti chiederanno come fai ad ottenere certi risultati, sarà il momento di testimoniare la presenza di Gesù nella tua vita e la forza del suo Spirito.
- Una profonda ed esaltante esperienza di Gesù, presente nella nostra vita. Questa esperienza somiglia un po’ a chi ricupera la vista dopo essere stato cieco. Solo dopo questa esperienza del Risorto si può diventare suoi testimoni (At 1:22-23). Il testimone è vero ed efficace solo se ha una personale esperienza di ciò per cui si presenta a testimoniare.
E’ molto semplice passare da una fede piena di dubbi ad una fede serena e forte; è appunto come passare dalle tenebre alla luce. Solo quando incominci a vedere ti rendi conto che cosa poteva significare essere stato nelle tenebre. Il passaggio dalla fede in senso generico ad una esperienza di fede è lo Spirito che lo causa, soprattutto quando si esprime un grande desiderio di avere tutto quello che lui ha in serbo per noi.
- L’esperienza della paternità di Dio: scopri un Padre buono che ti ama di un amore tenero e forte. S. Paolo affermava che solo per mezzo dello Spirito possiamo gridare “Abbà”, perché “lo Spirito stesso attesta al nostro Spirito che siamo figli di Dio” (Rm 8:14-17).
- Lo Spirito ci porta a vivere con sempre maggiore consapevolezza l’alleanza che il Padre ha fatto con noi nel battesimo, per mezzo di Gesù suo Figlio. Senza lo Spirito è impossibile confermare da adulti il proprio battesimo, con tutte le implicazioni che esso comporta. Noi possiamo essere fedeli all’alleanza in virtù dello Spirito, mentre Israele non vi riuscì, proprio perché non aveva lo Spirito (Rm 8:3-4). Purtroppo anche oggi tanti battezzati vivono senza alcun riferimento allo Spirito, con conseguenti frustrazioni e sconfitte.
Per poter vivere nello Spirito, tuttavia, è necessario acquistare quella sensibilità interiore che lo stesso Spirito causa in noi se gliene diamo la possibilità. Per questo sono necessarie preghiera, frequenza all’eucaristia e al sacramento della riconciliazione; è necessario imparare a mettersi in ascolto per accogliere le direttive dello Spirito e  camminare con altri cristiani, per apprendere  da chi ha più esperienza di noi.
- La familiarità con lo Spirito si evidenzia anche dall’amore per la parola di Dio. Lo Spirito non solo ce la fa assimilare, ma ce la fa anche trasmettere, tramandare, sapendo che è una parola che salva. Se si fa tanto caso alle parole degli uomini, quanta più attenzione bisognerebbe prestare alla parola di Dio, vera ed eterna !
- Un altro effetto della presenza dello Spirito in noi, è la consapevolezza di appartenere al popolo dei salvati, che non significa “già perfetti”, ma sulla via della purificazione e dell’impegno. Per questo la Chiesa è santa e peccatrice allo stesso tempo. Santa perché il Capo è santo, santi sono coloro che sono già arrivati, santi sono i mezzi che la Chiesa usa per santificare, santa è la dottrina che professa e alla quale si ispira. E’ peccatrice, perché i suoi membri sono nella fase della purificazione e non si sono liberati ancora dalla legge del peccato. Anche i non credenti devono sapere che non siamo ancora arrivati, però devono poter scoprire che siamo onesti e sinceri e che non siamo a servizio della carne. Noi, tuttavia, dobbiamo sentire la responsabilità della nostra chiamata e del nostro essere credenti; come dicevano i Romani: “Nomen urget !”.
In quanto Chiesa, dobbiamo essere un faro direzionale per il mondo, perché chi ci guarda trovi la via della salvezza. Questo implica l’urgenza di una crescita, non possiamo stare fermi. I giorni sprecati sono quelli in cui si fa poco o niente per crescere nello Spirito.
La forza e la manifestazione dello Spirito saranno evidenti nel credente non solo perché creatura nuova, che, come Gesù, obbedisce al Padre, ma perché desidera con tutte le forze che si estenda il Regno di Dio tra gli uomini. Il vero discepolo si identifica con le parole di Gesù: ”Cercate prima di tutto il Regno di Dio !” Dobbiamo essere dei figli veri che cercano gli interessi del Padre e sui quali egli può contare. Come è avvenuto con Gesù. Il Padre ha potuto contare sul Figlio, senza che le sue attese venissero deluse. Forse dobbiamo crescere nella consapevolezza di essere un po’ di più a servizio del Regno. Gesù espresse questo concetto, in modo profondo e dinamico, quando disse: “Beati coloro che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati” (Mt 5:6). La giustizia è tutto ciò che si riferisce a Dio, quindi anche il Regno. Se diventiamo capaci di esprimere questa brama nella nostra vita, allora saremo sotto l’azione dello Spirito, per la diffusione del Regno, che si instaurerà prima di tutto in noi facendo bene il nostro dovere quotidiano, nell’incontrare i fratelli di fede, nel celebrare l’eucaristia, nel pregare, nel trattare la parola di Dio, cioè, lasciarsi coinvolgere in tutte quelle cose sante che ci purificano e dilatano in noi la capacità di accogliere la pienezza di Dio.
Quando Gesù parla di fame e di sete è chiaro che queste possono avere una intensità diversa. C’è la fame e la sete di chi è stato per mezza giornata senza mangiare o bere, mentre c’è la fame e la sete di chi è stato per dei giorni interi senza mangiare e bere. Siamo capaci di valutare la nostra fame e sete per il Regno?


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NON SCENDO DALLA CROCE Di Fulton j Sheen,vescovo

Ero uscito di casa per saziarmi di sole.Trovai un uomo che

si dibatteva nel dolore della crocifissione.Mi fermai

e gli dissi:"Permetti che ti aiuti"?Lui rispose:

Lasciami dove sono.

Non scendo dalla croce fino a quando sopra vi

spasimano i miei fratelli.

fino a quando per staccarmi

non si uniranno tutti gli uomini.

Gli dissi"Che vuoi che io faccia?"

Mi rispose:

Và per il mondo e di a coloro

che incontrerai che c è un uomo

che aspetta inchiodato alla croce.