mercoledì 14 settembre 2011

GUARIRE VIVENDO GLI EVENTI DELLA VITA DI GESU’




(Tarcisio Mezzetti)
Avete mai fatto esperienza di pregare su qualcuno che si trova in mezzo ad una lotta, e la lotta interiore non se ne va o addirittura apparentemente diventa peggio?
Quando si prega su qualcuno che sta lottando interiormente, spesso il Signore non toglie la lotta immediatamente. Spesso la lotta interiore è così grande che è difficile per qualcuno scorgere che Gesù è lì insieme a lui; ma in genere si fa esperienza della sensazione che Gesù è lì a condurci attraverso la lotta; ma qualche volta non è così. Quando la lotta in qualcuno sembra essere troppo grande o quando sembra che Gesù non sia lì subito, allora la Bibbia può aiutarci.
Si scelga un brano che descriva Gesù nel mezzo di una simile battaglia, che quindi ci permetta di vedere come Lui si è mosso nel mezzo della sua lotta interiore. Una volta che si riesce a mettere a fuoco Gesù anziché sentire soltanto il proprio dolore, e una volta che si sa come Gesù si è comportato in mezzo alla sua lotta, allora possiamo anche noi muoverci con successo nel mezzo della nostra battaglia.
Padre Matt Linn racconta: due anni fa ho avuto un’esperienza di questo, durante il mio mese di ritiro spirituale, quando mi sentii incapace di pregare. Feci ogni tentativo per cambiare ma, nonostante tutto, la mia preghiera era sterile. Ognuno degli altri partecipanti sembrava che avesse tanto beneficio dalla preghiera e questo aveva su di me l’unico effetto di farmi sentire sempre peggio. All’inizio continuai a chiedere al Signore di venire in me e di far divenire viva la mia preghiera. Tutto ciò che riuscivo a dire era: "Gesù portami fuori da questa situazione". Ma Gesù aspettava invece che io dicessi: "aiutami a superare tutto questo insieme con Te, come Tu hai superato la stessa situazione. Ciò che alla fine mi aiutò, infatti fu di vedere come Gesù aveva superato la stessa situazione. Nell’agonia del Getsemani, quando era solo, Gesù aveva difficoltà a pregare, e la sua battaglia non gli fu tolta, ma dovette subirla passo dopo passo. Gesù non sentiva il Padre, aveva bisogno della compagnia dei suoi amici, e continuava ad andare avanti e indietro; per tre volte andò a svegliare gli apostoli, mentre quelli invece continuavano a dormire. Gesù era così da solo, da arrivare al punto di sudare sangue, e così gridò: "Padre, se è possibile, allontana da Me questo calice". Questo era stato il mio grido durante tutta la prima parte del ritiro.
Poi finalmente venne la seconda parte della preghiera di Gesù: "tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà". Così cominciai a pregare il Padre insieme con Gesù: "io non riesco a pregare, ma lasciami essere in questa situazione, insieme con Te. Fammi sapere che Tu mi ami nello stesso modo in cui Tu amavi Gesù, quando si trovava nella stessa battaglia, anche se non ho amici che stanno con me, anche se mi sento solo e incapace di pregare, fammi sentire che io sono con Te, e che andiamo insieme attraverso questa situazione. A questo punto mi sono sentito di nuovo in pace. Divenni cosciente che non dovevo guadagnarmi l’amore di Dio, per mezzo della preghiera perfetta. Potevo quindi essere nel mezzo di una lotta per riuscire a pregare, e malgrado ciò sapevo, a un livello completamente diverso, che la parte di me che non mi piaceva, che stava lottando e che non riusciva a pregare, era anche essa amata da Dio.
Continua Padre Matt Linn: questo è il tipo di guarigione che posso ottenere quando entro nel luogo stesso dove Gesù sta lottando, e lascio che il suo modo di lottare mi conduca dove anche io possa superare la mia battaglia. Spesso quando entriamo con Gesù in una battaglia quale l’aridità nella preghiera, la lotta non scompare immediatamente, ma si ha il senso che Gesù è lì e ci conduce con Lui attraverso la situazione.
In altre occasioni invece, la lotta scompare. Una donna che era venuta ad uno dei nostri seminari aveva sofferto per anni le conseguenze di una grave disgrazia: suo figlio si era suicidato impiccandosi, ed ella si accusava di quella morte, per non aver amato quel figlio come aveva amato gli altri figli. Lei non era stata amata come il fratello primogenito, anzi era stata odiata da sua madre che non la aveva voluta, così anche lei aveva passato questo odio nel suo secondogenito, e lui si era suicidato.
Durante il Seminario di guarigione guidammo una preghiera di cinque minuti, fatta a gruppetti, e tutta la vita di questa donna era cambiata radicalmente. Più tardi ella scriveva, parlando di quella esperienza: ho visto Gesù tutto coperto di sudore, il suo corpo stava diventando tutto grigio perché gli mancava l’ossigeno. Qualcosa però mi sconcertava: accanto a Gesù pendeva il corpo di mio figlio, non da una croce, ma appeso ad una corda. A questo punto Gesù mi guardò con lo sguardo pieno di angoscia, di compassione e di amore, e poi mi disse: oggi tuo figlio sarà con me in Paradiso, e io veramente credo, Gesù, che quel giorno hai fatto salire mio figlio in Paradiso. Questo è successo quattro anni fa. Ogni tanto riceviamo una telefonata dal marito di questa donna, che è uno psichiatra, e che ci ringrazia e ci racconta del cambiamento totale che è avvenuto nel cuore della moglie e di come lei ora può correlarsi bene con i suoi figli e con tutti.
Lei fu guarita quando poté entrare in una scena della scrittura, unendosi a Gesù ai piedi della croce e lasciando che Gesù facesse con lei quello che aveva fatto con il buon ladrone. Come Gesù donò il Paradiso al buon ladrone, così lo donò a suo figlio.
La tradizione di questa preghiera con la Scrittura si rifà a Gesù stesso che cammina con i suoi Discepoli lungo la strada di Emmaus. I Discepoli parlano a Gesù della loro lotta, come essi sono rimasti confusi dagli avvenimenti degli ultimi giorni. Poi entrano nella Scrittura che Gesù apre per loro. Forse Gesù spiegò loro il Salmo 21, dove così tanto della Passione viene raccontato.
Gesù dice in pratica a loro: datemi il vostro cuore, e fateci entrare ciò che dicono queste Scritture. Quando essi lo fecero, i loro cuori furono cambiati. Così i Discepoli furono in grado di tornare alla comunità con un nuovo vigore e una nuova speranza. La preghiera della scrittura ha effetto quando noi sentiamo che Gesù ha subìto e sofferto una lotta come la nostra, e lasciamo a Lui di spiegarcene il senso, come fece con i Discepoli di Emmaus, quando essi diedero a lui le loro reazioni e presero su di se’ le sue reazioni.
La preghiera della scrittura ci guarisce perché noi condividiamo la nostra lotta con qualcuno che ci ama, con qualcuno che può camminare con noi in mezzo alla nostra battaglia.
La preghiera con la scrittura può quindi essere l’esperienza di ogni giorno, se io mi chiedo: quale momento della sua vita Gesù vive in me in questo momento?
Racconta sempre Padre Matt Linn: un giorno, l’estate scorsa, mi trovavo in una grande tenda da circo, in una gioiosa riunione con altri seicento fratelli gesuiti che non vedevo da alcuni anni. Sentivo il Signore che diceva: questa è la mia gente prediletta in cui mi sono compiaciuto. Mi sentivo come se fossi alla Trasfigurazione e potessi dire con Pietro: piantiamo qui un po’ di tende e rimaniamo qui per sempre. Poco dopo la riunione andai a casa e mi misi a lavorare sul davanti dove avevo piantato un nuovo prato verde; una macchina passò lungo la strada e qualcuno buttò delle bottiglie vuote di birra sul mio prato. In quel momento non mi sentivo più davanti alla Trasfigurazione, ma ero così inferocito che avrei voluto raccogliere le bottiglie e tirarle addosso agli occupanti della macchina. Arrabbiato e disgustato smisi di lavorare e rientrai in casa, vivendo un evento della vita di Gesù, e gli chiesi: quando è successo che Ti sei sentito come mi sento io in questo momento? Pensai subito a Gesù sulla via della croce, quando cadde per la terza volta; vedevo Gesù che si sentiva violato e non rispettato, mentre la gente gli tirava sassi e bastonate. Poi udii il Signore che diceva: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno. Gesù mi chiedeva di crescere e di essere capace di perdonare ogni volta che mi sentivo violato e non rispettato. Così rientrai in me stesso e fui capace di uscire di nuovo, raccogliere le bottiglie sul prato e dire: Padre, perdonali perché non sapevano quello che facevano. Avevo condiviso la mia battaglia con Gesù che mi aveva condotto dove non ero capace di andare da solo.
Ognuno può quindi domandarsi quale evento Gesù sta vivendo in lui, anche adesso, mentre sta facendo questo seminario. Ognuno può sentire il Padre che gli dice: questo è il mio figlio prediletto nel quale mi sono compiaciuto; oppure può darsi che qualcuno dica a se stesso: io l’ho tentato altre volte e sembra che non succeda niente. Se è così, costui può sentirsi come Gesù nel Getsemani, quando si alzò e andò avanti e indietro per tre volte, mentre era incapace di pregare e sentiva nel suo cuore così tanta desolazione.
In ogni situazione noi possiamo sempre chiedere a Gesù: quale evento tu stai vivendo dentro di me in questo momento? Come dice San Paolo: non sono più io che vivo ma Cristo vive in me.
Padre Dennis Linn racconta: ho vissuto l’esperienza della preghiera con la Scrittura, su qualcun altro, quando pregai insieme con uno psichiatra, su una delle sue pazienti che si chiamava Joan. Io non sapevo quasi niente di quella paziente, sapevo soltanto che era agghiacciata dalla paura, che tremava tutta e che non poteva nemmeno dire che cosa temesse, così grande era in lei la paura. Pregammo così, che Gesù ci rivelasse quale era quella paura in modo che si potesse in qualche modo operare su di essa. Ma tutti i tentativi sembravano inutili; e così pregammo: Gesù, conduci qui tua Madre e aiuta Lei a toccare questa paura e a rivelarci qual’ è. A questo punto Joan cominciò a comportarsi come se fosse colpita in tutto il corpo e noi ci fermammo perplessi, non sapendo cosa stava accadendo. Ci sembrava però che Gesù volesse circondare tutto il corpo di quella creatura e proteggerla; e cominciammo allora a chiederle: riesci a vedere Gesù? Come Gesù sta intorno a te? Come le sue braccia ti circondano e ti stringono? Anche se tu non lo puoi vedere, Egli sente tutti i tuoi dolori: Ora Gesù è intorno a te e ti protegge da tutti i colpi con le sue braccia strette intorno a te. A questo punto Joan cominciò a gridare: no, io non voglio, non colpire Gesù! Ella aveva avuto l’impressione che i colpi che venivano dati a lei adesso colpivano Gesù. Potemmo così dire a lei: guarda Gesù, ma guarda la sua flagellazione, guardalo legato alla colonna, proprio come ha le braccia intorno a te adesso, le aveva intorno alla colonna, guarda come subisce quei colpi, Lui ha scelto di essere così, Egli vuole subire quei colpi e perdonare, così ora le sue braccia possono essere intorno a noi e non solo intorno alla colonna. Joan entrò nella scena e poté vedere Gesù che prendeva i colpi e che perdonava e amava proprio coloro che lo stavano flagellando.
Poi poté vedere Gesù che la abbracciava di nuovo, e ora sentiva di ricevere il suo amore e il suo perdono e cominciò a espellere da lei la paura. Gesù non era più solo intorno a lei ma adesso era dentro di lei. Il perdono di Gesù era ora nel suo cuore e cominciò a perdonare tutta la gente che la aveva ferita nella vita. Adesso Joan non reagiva più ai colpi, ma aveva amore, era in pace e sorrideva. Tutto questo pensando a Gesù mentre veniva flagellato. Alla fine chiedemmo che cosa le fosse successo. Joan aveva avuto una orrenda storia: era stata ripetutamente picchiata e sua madre aveva cercato di ucciderla tre volte quando era bambina. Quando la avevamo posta sul grembo di Maria, Joan era entrata in contatto con quel dolore che veniva dalla propria madre, e ciò che aveva bisogno era che Gesù prendesse quei colpi su di sé.
Quando Joan cominciò a perdonare e ad amare con l’amore di Gesù, poté perfino tornare a sedersi sulle ginocchia della madre, in un modo totalmente diverso; fu capace di entrare in contatto con quel dolore, portarlo al Signore, ed essere nello stesso tempo in contatto con il suo amore nel modo in cui Egli perdona ciascuno di noi.
Joan aveva vissuto dentro e fuori dall’Ospedale per anni: quella preghiera l’aveva guarita.
La preghiera della Scrittura avviene quando si chiede a Gesù come Lui si sente, come pensa dentro di noi e quando si condivide con Lui come noi sentiamo e pensiamo. Allora si comincia a vivere una vita di comunicazione insieme con Lui.
Il primo passo nella preghiera della Scrittura, che ci aiuta a camminare nella vita insieme con Gesù, è quello di trovare un evento della vita di Gesù in cui egli attraversava una esperienza simile alla nostra.
Il passo successivo è di leggere i passi che descrivono quell’evento e di leggerlo tre volte; la prima volta per capirlo con la mente, la seconda per entrare in ciò che Gesù ha sperimentato e per amarLo in quella situazione, la terza volta per lasciare che Gesù ci ami e ci mostri come Lui attraverserebbe qualsiasi situazione pur di venire ad incontrarci. Quando il passo è stato letto tre volte, bisogna entrare in qualsiasi parte della scena in qualsiasi modo si voglia; la cosa importante non è quella di avere un’immagine perfetta e a colori della scena stessa, ma di arrendersi a Gesù e di essere con Lui in modo da poter assumere il suo cuore.
La scena così vissuta produrrà tanta guarigione in noi in quanto possiamo essere con Gesù, amandolo ed essendo amati da Lui.
Una scena in cui tutti noi possiamo certamente entrare è quella della nascita di Gesù.
Una Dottoressa psichiatra che lavora con bambini schizofrenici ci ha detto, racconta Padre Matt Linn, che lei prega con questi bambini per condividere con loro la nascita di Gesù e per essere tenuti da Maria e Giuseppe in quella stalla. E mentre i bambini cominciano a sperimentare l’amore perfetto di una Madre e di un Padre che è a loro mancato nei primissimi anni della loro vita, i bambini smettono di avere allucinazioni e la loro condizione psichica migliora.
Questa psichiatra scoprì la preghiera della Scrittura quando alcuni fratelli pregarono su di lei perché lei non sopportava che altri la abbracciassero. Durante la preghiera lei sentì come fosse una bambina di sei mesi tenuta fra le braccia di Maria e circondata dall’amore perfetto di una madre. Durante i mesi che seguirono essa tornò a fare questa preghiera ripetutamente e ogni volta sentì di guarire in qualche parte senza sapere dove. Tutto quello che sapeva era che, in preghiera, essa desiderava rimanere a riposarsi nelle braccia di Maria e ricevere l’amore perfetto di una madre. Mentre lo faceva si accorse che, per la prima volta nella sua vita, poteva permettere ad altre persone di abbracciarla. Così un giorno andò da sua madre e le chiese: io non so perché prego così, che tu sappia è successo qualcosa quando avevo sei mesi? La madre rispose: quando tu avevi sei mesi hai avuto uno sfogo cutaneo e ti sei riempita di vesciche. Per alcune settimane non ti ho potuto tenere in braccio, nessuno poteva toccarti, perché ogni contatto era troppo doloroso per te. Gesù aveva condiviso la sua nascita con questa donna così che anni dopo, da adulta, potesse ricevere da Maria ciò che aveva perduto quando aveva sei mesi, cioè la madre non la teneva più in braccio.
Sia che entriamo nella vita di Gesù alla sua nascita o alla sua morte, Lui vuole condividere con noi quella parte della sua vita e donarci tutto quello di cui abbuiamo bisogno.
Immaginatevi adesso di essere nella stalla di Betlemme dove nacque Gesù. Osservate Maria e Giuseppe che prendono a turno in braccio Gesù e lo amano teneramente.
Adesso immaginate che i vostri genitori sono lì accanto a Giuseppe e Maria e vi tengono tra le braccia come quando eravate bambini e poi lasciatevi prendere in braccio da Maria perché Essa vi colmi di tutto l’amore che vostra madre non ha saputo darvi, fin dal momento che siete venuti alla vita nel suo grembo, fin da quando eravate nell’utero di vostra madre, fino al momento della vostra nascita. Lasciate che l’amore perfetto di Maria riempia la vostra vita e godetevelo, siete dei bambini fortunati. Adesso lasciate che le braccia robuste di Giuseppe vi cullino e vi colmino dell’amore e della sicurezza che vostro padre non ha voluto o non ha saputo darvi. Rimanete lì e lasciatevi guarire dall’amore perfetto.
Fate ora un lungo canto in lingue. Questo è il momento della grazia. Lasciatevi amare come vi ama Gesù e apritevi. Lasciate alla grazia di Dio di agire nei vostri cuori. Condividete con un fratello: voi parlate e lui ascolta in silenzio, poi pregherà su di voi. Non dirà niente. per lasciare parlare Gesù, senza nostri consigli umani.
innamorati della lode

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NON SCENDO DALLA CROCE Di Fulton j Sheen,vescovo

Ero uscito di casa per saziarmi di sole.Trovai un uomo che

si dibatteva nel dolore della crocifissione.Mi fermai

e gli dissi:"Permetti che ti aiuti"?Lui rispose:

Lasciami dove sono.

Non scendo dalla croce fino a quando sopra vi

spasimano i miei fratelli.

fino a quando per staccarmi

non si uniranno tutti gli uomini.

Gli dissi"Che vuoi che io faccia?"

Mi rispose:

Và per il mondo e di a coloro

che incontrerai che c è un uomo

che aspetta inchiodato alla croce.