domenica 7 novembre 2010

Un sacerdote la domenica sera

Signore, stasera  sono solo.    
E' duro dare il proprio corpo,  
vorrebbe darsi agli altri.  
E'duro amare tutti e non serbare tutti e non serbare alcuno.   
E' duro stringere una mano
senza volerla trattenere.   
E' duro far nascere un affetto , 
ma per donarlo a te .  
E' duro essere come gli altri, fra gli altri, 
ed essere un altro.  
E' duro dare sempre 
senza cercare di ricevere.  
E' duro soffrire per i peccati degli altri,  
senza poter rifiutare di accoglierli e di portarli. 
E' duro ricevere i segreti ,
senza poterli condividere. 
E' duro sostenere i deboli
senza potersi appoggiare a un forte.
E' duro essere solo,
solo davanti a tutti , 
solo davanti al mondo ,
solo davanti alla sofferenza ,
alla morte , al peccato.    

Figlio, non sei solo. Io sono con te.   
Sono te.   
Perché avevo bisogno  
di un' umanità in sovrappiù 
per continuare la mia Incarnazione  
e la mia Redenzione. 
Dall' eternità ti ho scelto. 
Ho bisogno delle tue mani 
per continuare a benedire.  
Ho bisogno delle tue labbra  
per continuare a parlare.  
Ho bisogno del tuo corpo 
per continuare a soffrire.  
Ho bisogno del tuo cuore 
per continuare ad amare.   
Ho bisogno di te  
per continuare a salvare.   
Resta con me, figlio !  
    
Eccomi Signore:
ecco il mio corpo,  
ecco il mio cuore, 
ecco la mia anima. 
Concedimi d essere tanto grande  
da raggiungere il mondo,  
tanto forte da poterlo abbracciare, 
tanto puro da abbracciarlo 
senza volerlo tenere.  
Concedimi di essere terreno d' incontro,
ma terreno di passaggio , 
strada che non ferma a sé ,
perché non vi è nulla di umano da cogliervi 
che non conduca a te.   
Signore, stasera, mentre tutto tace 
e nel mio cuore sento duramente 
questo morso di solitudine, 
io ti ripeto il mio<sì> , 
lentamente, lucidamente , umilmente; 
solo, Signore , davanti a te ,
nella pace della sera.              
                                               Michel Quoist.

Nessun commento:

Posta un commento