Per parlare di questa grande Santa, occorre innanzitutto ricordare la famosa LETTERA AI FEDELI, di San
Francesco di Assisi, denominata anche Esortazione ai Fratelli e alle Sorelle della Penitenza, ovvero, la
“norma di vita” spirituale consegnata da Francesco ai “penitenti” che avevano chiesto di seguire la sua forma
di vita, pur stando nel mondo, cioÇ i Fratelli e le Sorelle dell'Ordine della Penitenza.
In questo testo, all'inizio del Capitolo I si legge:
“DI COLORO CHE FANNO PENITENZA
Tutti coloro che amano il Signore con tutto il cuore, con tutta
l'anima e la mente, con tutta la forza e amano i loro prossimi
come se stessi, e hanno in odio i loro corpi con i vizi e peccati, e
ricevono il corpo e il sangue del Signore nostro GesÅ Cristo, e
fanno frutti degni di penitenza.
Oh, come sono beati e benedetti quelli e quelle, quando fanno
tali cose e perseverano in esse; perchÇ riposerÉ su di essi lo
Spirito del Signore e farÉ presso di loro la sua abitazione e
dimora; e sono figli del Padre celeste, del quale compiono le
opere e sono sposi, fratelli e madri del Signore nostro GesÅ
Cristo.
Siamo sposi quando l'anima fedele si unisce al Signore nostro
GesÅ Cristo per virtÅ di Spirito Santo. Siamo sui fratelli quando
facciamo la volontÉ del Padre che Ñ nei cieli. Siamo madri,
quando lo portiamo nel cuore e nel corpo nostro per mezzo del
divino amore e della pura e sincera coscienza, lo generiamo
attraverso le opere sante che devono risplendere agli altri in
esempio”.
La lettura assidua e la meditazione costante delle parole di San Francesco nella Lettera ai fedeli,
spronarono la giovane Elisabetta a vivere pienamente il progetto di vita esposto dal Santo e la portarono
a diventare Santa a sua volta, grazie alla sua inarrestabile fede in Dio e alla perfetta conformitÉ alla
volontÉ divina in tutti gli istanti della sua breve ma intensa vita.
Elisabetta nacque verso la metà del 1207, nel palazzo reale a Pozsony, odierna Bratislava, sul
Danubio.
Suo padre era il Re Andrea, il Gerosolimitano II, ricco e potente re d'Ungheria, Galizia e
Lodomeria, e sua madre la sua prima moglie, la contessa tedesca Gertrude di Andechs-Meran, diretta
discendente di Carlo Magno.
I primi tre anni di vita di Elisabetta passarono felicemente con la sorella Maria e il fratello Bela, che un
giorno sarebbe succeduto al padre come re Bela IV. Fin dalla sua piÑ tenera etÉ Elisabetta amÖ la
musica, la danza e giocare in campagna, ma la sua piÑ grande gioia era fare l'elemosina per alleviare le
sofferenze dei poveri. L'amore di Elisabetta bambina per la virtÑ e la preghiera corrisponde
perfettamente al suo nome, che in ebraico significa "adoratrice di Dio" o "consacrata a Dio". Seguendo il
costume di quel tempo, suo padre Andrea II, per ragioni politiche, combinÖ il suo matrimonio quando
Elisabetta era ancora neonata, stabilendo che sarebbe diventata Duchessa di Thuringia.
Hermann I, Langravio (Conte) di Thuringia, regione della Germania orientale, era patrono delle arti e
uno dei sovrani piÑ ricchi ed influenti di tutta Europa al principio del XIII secolo.
Era cugino
dell'imperatore del Sacro Romano impero, Federico II. Il Wartburg, suo storico castello, era centro di
magnificenza e cultura. Hermann desiderava a sua volta suggellare l'alleanza delle due dinastie nella
lotta contro l'imperatore Ottone IV e pertanto fu ben felice di fidanzare suo figlio Ludwig ad Elisabetta
di Ungheria.
Elisabetta, a soli quattro anni, dovette all'improvviso rinunciare alle gioie dell'infanzia innocente. Giunse
infatti dalla lontana Thuringia un drappello di cavalieri per prendere la principessa e portarla alla sua
nuova casa, al Castello di Wartburg. dove venne educata dalla futura suocera, Sofia di Baviera. Secondo
i costumi dell'epoca, sarebbe cresciuta lÜ con il suo futuro marito e la sua famiglia, per poter diventare
una buona moglie per il futuro sovrano, il principe Ludwig che a quell'epoca aveva 11 anni. Elisabetta e
Ludwig crebbero insieme e si chiamarono sempre “fratello e sorella”.
Ad Elisabetta furono assegnate
alcune damigelle, due delle quali – Guda e Isentrude - restarono sempre con lei, trasformando il loro
rapporto in una sincera amicizia.
GiÉ a dodici anni Elisabetta stupÜ la corte per la sua noncuranza nei confronti di sfarzi e feste. Nella festa
dell'Assunzione fu obbligata a partecipare alla Messa solenne in abiti magnifici: Entrando nella Chiesa,
Elisabetta si inginocchiÖ davanti al Crocifisso, poi, invece di raggiungere il suo posto d'onore, si tolse la
corona lasciandola dinanzi alla Croce e rimase prostrata al suolo con il viso coperto.
Tutti gli occhi si
voltarono a guardarla e quando fu ripresa, per il suo comportamento, contrario alle rigide regole del
protocollo di corte, Elisabetta rispose: "Come posso io, creatura miserabile, continuare ad indossare
una corona di dignità terrena, quando vedo il mio Re, Gesù Cristo, coronato con delle spine?"
La cura personale che Elisabetta prestava ai poveri, causÖ un
tumulto a corte. Se non fosse stato per Ludwig, che perorÖ la
sua causa, la vita a corte le sarebbe stata insopportabile.
Ludwig era un giovane bello e saggio e profondamente
innamorato di Elisabetta. Fin dal tempo del loro fidanzamento
fu il suo piÑ fedele difensore contro i pettegolezzi e le critiche
della corte e continuÖ a difenderla sempre, fino alla morte.
A causa della prematura morte del padre, re Andrea II,
Ludwig fu fatto cavaliere all'etÉ di diciotto anni, piuttosto
che all'etÉ consueta di ventuno, e prese il nome di Ludwig
IV, Landgrave di Thuringia.
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Il Vescovo di Naumberg
presiedette l'elaborata cerimonia. Secondo l'uso del tempo
feudale, Ludwig pagÖ l'omaggio all'Imperatore Federico II
come suo vassallo e a sua volta ricevette l'omaggio dei suoi
nobili sudditi. Conosciuto per la sua onestÉ e nobiltÉ
d'animo, il giovane Langravio fu molto rispettato dagli altri
sovrani. Elisabetta fu felice del pegno di Ludwig: "La mia
anima appartiene a Dio, la mia vita al mio sovrano, il mio
cuore alla mia signora, Elisabetta, ed il mio onore a me
stesso".
Ad un certo punto, alcuni fatti che accaddero alla corte ungherese, patria di Elisabetta, misero in dubbio
l'utilitÉ di far sposare i due giovanissimi fidanzati e la corte di Wartburg minacciÖ di rispedire a casa
Elisabetta, ma a questo proposito, Ludwig puntando ad una delle vette piÑ alte di Thuringia, disse che
anche se quell'intera montagna fosse diventata oro, lui non l'avrebbe scambiata con la sua Elisabetta.
"Mi
è cara più di ogni altra cosa sulla terra e non avrò nessun'altra come sposa se non lei".
Nella primavera del 1221, Elisabetta e Ludwig si sposarono, le nozze furono celebrate nella Chiesa di
San Giorgio ad Eisenach. Lei aveva quattordici anni mentre lui ne aveva ventuno. Elisabetta, sapendo di
contrarre il matrimonio con la benedizione di Dio, sentiva di rispondere pienamente alla volontÉ di Dio
su di sà e questo le permise di essere una splendida moglie per Ludwig. "È in Dio che io amo mio
marito; possa Lui, che santificò il matrimonio, concederci la vita eterna".
Nonostante il loro matrimonio suggellasse accordi politici, Elisabetta e Ludwig si amavano e
continuarono ad amarsi profondamente, per tutto il tempo che durÖ il loro matrimonio e la fermezza con
la quale Ludwig difese sempre la giovane e pia Elisabetta dagli attacchi che giungevano dalla corte, ne Ç
la piÑ luminosa e incontrovertibile conferma.
Nello stesso anno, il 1221, i Frati Minori giunsero in Germania con il loro appello a tutti i Cristiani di
praticare la caritÉ verso i poveri.
Giunsero a Eisenach, la capitale della Thuringia, tra la fine del 1224 e
l'inizio del 1225. Furono invitati da Elisabetta e Ludwig al loro castello, dove cercarono di aiutarli in
ogni modo possibile. E per loro i principi fondarono a Eisenach il primo convento. Per gratitudine
Francesco, inviÖ a Elisabetta il suo mantello logoro per ringraziarla. Il povero mantello di Francesco
divenne uno dei piÑ grandi tesori di Elisabetta, che lo conservÖ con cura reverenziale fino alla morte. E
uno dei frati divenne il padre spirituale di Elisabetta.
Quando Ludwig era assente, Elisabetta si toglieva i suoi ricchi abiti e vestiva come una contadina in
lutto. Poi andava per il villaggio ad aiutare i suoi sudditi e ad ascoltare i loro problemi. La compassione
di Elisabetta per i più sfortunati era infinita: frequentava le cucine del palazzo per poter sottrarre del cibo
da portare ai poveri. Faceva elemosine di ogni tipo: denari, vestiario.
Andava a trovare i poveri due volte
al giorno. Molti, li lavava e pettinava personalmente. Curava personalmente i lebbrosi, soprattutto quelli
più ripugnanti e che le sue amiche non avevano il coraggio di toccare, a volte li portava a palazzo e li
ospitava nelle sue stesse stanze. Visitava i carcerati. Elisabetta era solita ripetere spesso alle sue ancelle:
“Ma chi restituirÉ ai poveri le loro lacrime?”.
Elisabetta e Ludwig ebbero tre figli: Hermann nato
nel 1222. Sofia, nata nel 1224 e Gertrude, nata nel
1227. Anche se i suoi figli le furono portati via
quando erano relativamente piccoli, essi l'amavano
teneramente.
Mentre Elisabetta intensificava la preghiera e le
opere di carità verso i più poveri e bisognosi, nel
1226 Frate Ruggero dovette lasciare la guida
spirituale di Elisabetta. Ludwig decise di affidare la
cura dell'anima di sua moglie a Padre Conrad di
Marburgo. Con il permesso di Ludwig ed alla sua
presenza, nelle mani di Padre Conrad, Elisabetta
fece voto di rinunciare alla sua volontà,
promettendogli obbedienza assoluta tranne in ciò
che riguardava i suoi obblighi matrimoniali. Fece anche il voto di osservare la castità perpetua nel caso
in cui fosse rimasta vedova.
Da una lettera di Conrad di Marburg: "...Elisabetta conobbe ed amÜ Cristo nei poveri. Elisabetta
incominciÜ presto a distinguersi in virtÅ e santitÉ di vita. Ella aveva sempre consolato i poveri, ma da
quando fece costruire un ospedale presso un suo castello, e vi raccolse malati di ogni genere, da allora
si dedicÜ interamente alla cura dei bisognosi. Distribuiva con larghezza i doni della sua beneficenza
non solo a coloro che ne facevano domanda presso il suo ospedale, ma in tutti i territori dipendenti da
suo marito
.
ArrivÜ al punto da erogare in beneficenza i proventi dei quattro principati di suo marito e da vendere
oggetti di valore e vesti preziose per distribuirne il prezzo ai poveri.
Aveva preso l'abitudine di visitare tutti i suoi malati personalmente, due volte al giorno, al mattino e
alla sera. Si prese cura diretta dei piÅ ripugnanti. Nutrá alcuni, ad altri procurÜ un letto, altri portÜ sulle
proprie spalle, prodigandosi sempre in ogni attivitÉ di bene, senza mettersi tuttavia per questo in
contrasto con suo marito".
L'inverno del 1226 fu uno dei peggiori nella storia dell'Europa. a causa di allagamenti, carestie, peste e
vaiolo. Ludwig era fuori al servizio dell'Imperatore Federico II e aveva lasciato nella mani della sua
sposa Elisabetta di appena 19 anni, la responsabilità di castelli, villaggi e vassalli. Appena l'inverno
terminò, i contadini presero d'assalto il castello di Wartburg per il grano.
Gli amministratori cercarono di
sbarrare la strada, ma, venuta a conoscenza della situazione, Elisabetta cercò di venire in aiuto della
popolazione vendendo i suoi gioielli per comperare cibo che andava personalmente a distribuire nei
villaggi. Quando i soldi finirono, Elisabetta ottenne che i granai fossero aperti ed il grano macinato per
cuocere pani per i poveri. “Non moriremo di fame se saremo generosi. Dobbiamo avere fede” diceva.
Elisabetta ottenne quindi 900 pagnotte di pane cotte al forno ogni giorno, furono aperte cucine per
preparare le zuppe e fu costituito un ospizio per bambini e ragazzi.
Finalmente il crudele inverno passò, ma fu seguito subito da un'epidemia di vaiolo. I defunti giacevano
per le strade. Nelle aree rurali, le donne ed i loro servi la aiutavano, ed Elisabetta costruì un piccolo
ospedale sulla strada situata ai piedi del Castello. Giunse l'estate e per le strade il calore rese
insopportabile l'odore delle malattie e della morte. Ma ciò non ostacolò Elisabetta nel compimento della
sua opera di carità che portò avanti fin quando la piaga terminò.
L'arrivo dell'autunno, un nuovo raccolto
e il ritorno di Ludwig erano la promessa di un inverno migliore. Il ritorno di Ludwig non fu l'inizio di
una nuova vita di pace, come aveva sognato Elisabetta, perché l'Imperatore Federico II stava
organizzando una Santa Crociata e il dovere di Ludwig, come suo vassallo, era quello di impegnarsi
prontamente nel seguire l'Imperatore ed indossare, con fierezza, la Croce del Crociato, per difendere la
Terra Santa.
Elisabetta fu colpita e addolorata al pensiero della nuova, prossima separazione dal marito tanto amato,
ma disse: “Non ti tratterrÜ. E' la volontÉ di Dio.
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Ho dato tutta me stessa a Lui e ora devo dare anche te”
. Alla vigilia della Festa di San Giovanni Battista, il 23 giugno 1227, giunse il momento di dirsi addio.
Elisabetta, incinta del terzo figlio, cavalcÖ con Ludwig per due giorni, fino ai confini della Thuringia.
Qui, Ludwig la salutÖ: "Possa Dio che Ñ in cielo benedirti, piccola sorella. Possa Lui benedire il
bambino che stai per partorire. Con il Suo aiuto sarai capace di portare avanti ciÜ di cui eravamo
d'accordo. Ricorda la nostra vita felice, il nostro santo amore, e non dimenticarmi mai nelle tue
preghiere."
Elisabetta lo seguÜ con lo sguardo fino a quando non riuscÜ piÑ a vederlo, poi, fece ritorno al castello,
dove posÖ gli abiti regali e, indossata la sua povera tunica grigia, che non abbandonerÉ piÑ, trascorse il
tempo aspettando la nascita del bimbo, facendo penitenza e prendendosi cura dei poveri e degli
ammalati.
Intanto, Ludwig e le sue truppe, dopo un lungo e difficile viaggio attraverso le Alpi, incontrarono
l'Imperatore Federico II in Italia, a Brindisi. La febbre decimÖ le truppe, ma Ludwig proseguÜ il viaggio
verso Otranto. Qui Ludwig morì l'11 settembre 1227 all'etÉ di ventisette anni. La sua ultima volontÉ fu
quella di essere sepolto in Thuringia.
Dopo quattro mesi dalla nascita della terza figlia di Elisabetta e Ludwig, chiamata Gertrude, arriva al
Castello di Wartburg la notizia che Ludwig Ç morto. Elisabetta Ç sconvolta dal dolore. "Non questo! à
morto! à morto! Il mio caro fratello Ñ morto! Ora per me tutto il mondo e le sue gioie sono morte".
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Il cognato Enrico, che era stato incaricato da Ludwig di reggere il regno in sua assenza, prende
pienamente i suoi poteri e scaccia Elisabetta e i suoi figli dal Castello di Wartburg, dando ordine alla
popola
zione di non darle assistenza. Neanche un'anima venne in sua difesa.
Le cronache raccontano che trascorse la sua prima notte in una
fattoria dove i maiali erano stati messi fuori per far posto a lei e ai
suoi figli. Solo le sue ancelle fedeli – Guda e Isentrude – le
rimasero accanto, ma i suoi tre bambini furono affidati alle cure
degli amici di Ludwig.
Elisabetta affrontÖ tutto questo con estremo coraggio e si rivolse
con gioia a Dio, facendo cantare dai Frati Minori un “Te Deum”
in ringraziamento.
Per molti mesi Elisabetta sopportÖ questo duro e ingiusto
trattamento, sostenendosi tessendo, filando e vivendo ovunque
fosse accolta.
Alla fine questa situazione scandalosa fu rettificata
grazie all'insistenza degli zii materni di Elisabetta, l'Abate di
Kitzingen, e il Vescovo di Bamberg, che mandarono a prendere lei
ed i suoi bambini e li sistemarono nel Monastero di Kitzinger, dove
era Abbadessa Matilde, una zia di Elisabetta.
Successivamente, lo zio di Elisabetta la chiamÖ al Castello di Pottenstein, tra le montagne di Franconia.
Questo potente prelato sperava di far sposare sua nipote ventunenne con l'Imperatore Federico II, da
poco vedovo. Ma Elisabetta rifiutÖ, rivelando di aver emesso il voto di castitÉ. Intanto, Elisabetta fu
richiamata a Thuringia per la sepoltura dei resti di suo marito. Quando le spoglie del giovane crociato
furono riportate in patria, come vera amante cristiana, addolorata per la perdita dello sposo, Elisabetta
supplicÖ i famigliari, la corte e gli amici crociati del marito dicendo: “Voglio vederlo”.
Piangendo amaramente, Elisabetta seppellÜ il corpo del suo amato sposo Ludwig nella cripta di famiglia dei
Signori di Thuringia, nel Monastero di Reinhardsbrunn. I vassalli e i cavalieri fedeli, che avevano riportato
a casa il corpo del marito, aiutarono Elisabetta a ristabilirla nei suoi diritti e a difenderla con i suoi bambini
ed obbligarono Enrico a restituire ad Elisabetta la posizione che le spettava di diritto. Elisabetta perÖ rifiutÖ
di vivere di nuovo al Castello di Wartburg, e si ritirÖ nel Castello di famiglia a Marbourg-Hess.
Da una lettera di Conrad di Marburg: "Dopo la morte di suo marito, Elisabetta tendeva alla piÅ alta
perfezione, e mi chiedeva come poteva fare per essere piÅ meritevole, diventando un'eremita, stando in
un convento o in qualche altro modo. La sua mente era fissa sul desiderio di implorare porta a porta, e
con molte lacrime mi implorÜ di permetterle di farlo".
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Ma Padre Conrad le ordinÖ di prendere tutto ciÖ che aveva ed usarlo per i poveri. Tutto questo spinse
Elisabetta ad abbracciare piÑ intensamente la nuova forma di vita inaugurata da Francesco d'Assisi con
la Lettera ai Fedeli e conosciuta come “Ordine dei Fratelli e Sorelle della penitenza”. I membri, imitando
gli esempi dei penitenti di allora, indossavano abiti grezzi di color grigio, recitavano l'ora canonica,
digiunavano la maggior parte dell'anno e molte volte si astenevano dal mangiar carne.
Elisabetta ebbe il permesso di unirsi al Terz'Ordine di Francesco, ad essere la prima donna a farlo, e le
sue compagne fedeli, Guda e Isentrude, la seguirono. Elisabetta, il VenerdÜ Santo 24 Marzo 1228, nella
casa Francescana di Eisenach, rinunciando a tutto, fece la sua professione.
La vita di Elisabetta a Marburgo era fatta di
preghiera incessante e incessante lavoro. A
Marburgo, nel 1229, Elisabetta fece edificare un
altro ospedale dedicato a San Francesco d'Assisi, che
era stato canonizzato da Papa Gregorio IX il 16
luglio del 1228.
Elisabetta e le sue amiche ed ora sorelle nell'Ordine
Francescano Secolare, vivevano a ridosso
dell'Ospedale. Elisabetta, eloquente esempio di
caritÉ, aveva una attenzione particolare verso i
lebbrosi e verso i poveri e i bambini. Elisabetta
filava per i Frati e pertanto fu definita “Madre dei
Frati Minori”; si donava ai poveri con un impegno
senza fatica, senza paura; in cucina preparava i
pranzi e lavava i piatti. E lavava e pettinava
personalmente i lebbrosi piÑ ripugnanti. “Dobbiamo
fare felici le persone” diceva Elisabetta “Dobbiamo
donare quello che abbiamo, di cuore e
generosamente”. E ancora: “Ma chi restituirÉ ai
poveri le loro lacrime?”.
Da una lettera di Conrad di Marburg: “Oltre all'impegno nelle opere di vita attiva, affermo davanti a
Dio che raramente ho visto una donna cosá contemplativa come Elisabetta. Alcuni fedeli constatarono
assai spesso che, quando usciva dalla sua preghiera privata, irradiava dal volto un meraviglioso
splendore e dai suoi occhi uscivano come raggi di sole”.
Nel Novembre del 1231 Padre Conrad fu sul punto di morire. La sua preoccupazione principale era la
cura dell'anima di Elisabetta e temeva all'idea di lasciarla sola, in balÜa dei suoi molti nemici. Lei lo
rassicurÖ con queste parole: "Caro Padre, non avrÜ bisogno di protezione. Non sei tu che morirai, ma
io".
Quattro giorni dopo, Elisabetta fu colpita dalla febbre. Quando la notizia che lei era gravemente malata
si propagÖ, grandi folle accorsero a vederla. Per dodici giorni si vide un continuo flusso di visitatori. Ad
una serva che la assisteva, Elisabetta disse: “Hai sentito anche tu? L'uccellino che vedevo alla Wartburg
da piccola, Ñ bellissimo, ha cantato per me, Ñ venuto a rivelarmi che tra tre giorni morirÜ”.
Ad una ancella, affranta, che le chiese un ricordo, non avendo proprio piÑ nulla, Elisabetta le indicÖ il
mantello che San Francesco le aveva donato, dicendo: “E' il gioiello piÅ prezioso che ho mai
posseduto”.
Alla fine Elisabetta chiese che le porte fossero chiuse, per rimanere da sola con Dio e preparare la sua
anima. Padre Conrad ascoltÖ la sua confessione e le diede il Viatico. Guda ed Isentrude, e i suoi amici
fidati vennero a dirle addio.
Vicina al momento della morte, Elisabetta precisò che tutto ciò che ancora
sembrava possedere era dei poveri e pregò Padre Conrad che dopo la sua morte, distribuisse loro ogni
bene, eccetto una vile tunica, con la quale fu sepolta.
Questo accadde la notte del 17 novembre 1231 . Elisabetta non aveva ancora ventiquattro anni. Rivestita
con la tunica stracciata in cui morì, Elisabetta fu seppellita su sua richiesta nella cappella dell'ospedale
da lei fondato. Poco dopo la sua morte, Padre Conrad scrisse un resoconto dettagliato della vita di
Elisabetta, le sue virtù e i numerosissimi miracoli da lei compiuti, in vista dell'investigazione giuridica
della Chiesa sulla sua santità.
La Domenica di Pentecoste del 1235 , solo quattro anni dopo la sua morte, Elisabetta fu canonizzata da
Papa Gregorio IX, in presenza della madre di Ludwig e dei due fratelli, dei suoi cari amici Guda,
Isentrude e Walter di Varila, e dei suoi figli: Hermann di 14 anni, Sophia di 12 e Gertrude di 8.
Alla traslazione delle sue reliquie, nell'anno 1236, giunse l'Imperatore Federico II, che posò la sua
corona d'oro sulla sua tomba e disse: "Poiché non ho potuto incoronarla Imperatrice in questo mondo,
almeno la incorono oggi come regina immortale nel regno di Dio".
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