lunedì 30 novembre 2015

NOVENA ALL’IMMACOLATA CONCEZIONE


MARIA CHINATI SU DI NOI!

Giovedì 29 novembre 2015 ha inizio la Novena alla Madonna Immacolata. Vi invito a partecipare a questa devozione e numerose grazie pioveranno su di voi e sulle vostre famiglie.
Ave Maria!



I° GIORNO: INVOCAZIONE D’AIUTO A MARIA
O Vergine Immacolata, primo e soave frutto di salvezza, noi ti ammiriamo e con Te
celebriamo le grandezze del Signore che ha fatto in Te mirabili prodigi. Guardando
Te, noi possiamo capire ed apprezzare l’opera sublime della Redenzione e
possiamo vedere nel loro risultato esemplare le ricchezze infinite che Cristo, con il
suo Sangue, ci ha donato. Aiutaci, o Maria, ad essere, come Te, salvatori insieme
con Gesù di tutti i nostri fratelli. Aiutaci a portare agli altri il dono ricevuto, ad essere
“segni” di Cristo sulle strade di questo nostro mondo assetato di verità e di gloria,
bisognoso di redenzione e di salvezza. Amen. 3 Ave Maria

2° GIORNO: TI SALUTO, O MARIA

Ti saluto, o Maria, tutta pura, tutta irreprensibile e degna di lode. Tu sei la
corredentrice, la rugiada del mio arido cuore, la serena luce della mia mente
confusa, la riparatrice di tutti i miei mali. Compatisci, o purissima, l’infermità dell’anima
mia. Tu puoi ogni cosa perché sei la Madre di Dio; a Te nulla si nega, perché sei la Regina. Non disprezzare la mia
preghiera e il mio pianto, non deludere la mia attesa. Piega il Figlio tuo in mio favore e, finché durerà questa vita,
difendimi, proteggimi, custodiscimi. 3 Ave Maria


3° GIORNO: OTTIENIMI UN CUORE FEDELE

anta Maria, Madre di Dio, conservami un cuore di fanciullo, puro e limpido come acqua di sorgente. Ottienimi un cuore
semplice che non si ripieghi ad assaporare le proprie tristezze: un cuore magnanimo nel donarsi, facile alla
compassione; un cuore fedele e generoso, che non dimentichi alcun bene e non serbi rancore di alcun male. Formami
un cuore dolce e umile che ami senza esigere di essere riamato; un cuore grande e indomabile così che nessuna
ingratitudine lo possa chiudere e nessuna indifferenza lo possa stancare; un cuore tormentato dalla gloria di Gesù Cristo,
ferito dal suo grande amore con una piaga che non rimargini se non in Cielo. 3 Ave Maria

4° GIORNO: AIUTACI, O MADRE

Regina nostra, inclita Madre di Dio, ti preghiamo: fa’ che i nostri cuori siano ricolmi di grazia e risplendano di sapienza.
Rendili forti con la tua forza e ricchi di virtù. Su noi effondi il dono della misericordia, perché otteniamo il perdono dei
nostri peccati. Aiutaci a vivere così da meritare la gloria e la beatitudine del Cielo. Questo ci conceda Gesù Cristo, tuo
Figlio, che ti ha esaltata al di sopra degli Angeli, ti ha incoronata Regina, e ti ha fatto assidere in eterno sul fulgido trono.
A Lui onore e gloria nei secoli. Amen. 3 Ave Maria

5° GIORNO: SALVACI, O MARIA!

O Vergine, bella come la luna, delizia del Cielo, nel cui volto guardano i beati e si specchiano gli Angeli, fa’ che noi, tuoi
figli, ti assomigliamo, e che le nostre anime ricevano un raggio della tua bellezza che non tramonta con gli anni, ma che
rifulge nell’eternità. O Maria, Sole del Cielo, risveglia la vita dovunque è la morte e rischiara gli spiriti dove sono le
tenebre. Rispecchiandoti nel volto dei tuoi figli, concedi a noi un riflesso del tuo lume e del tuo fervore. Salvaci, o Maria,
bella come la luna, fulgida come il sole, forte come un esercito schierato, sorretto non dall’odio, ma dalla fiamma
dell’amore. Amen. 3 Ave Maria

6° GIORNO: TU, O MARIA

Ave Maria! Piena di grazia, più Santa dei Santi, più elevata dei cieli, più gloriosa degli Angeli, più venerabile di ogni
creatura. Ave, celeste Paradiso! Tutto fragranza, giglio che olezza soave, rosa profumata che si schiude a salute dei
mortali. Ave, tempio immacolato di Dio costruito santamente, adorno di divina magnificenza, aperto a tutti, oasi di
mistiche delizie. Ave purissima! Vergine Madre! Degna di lode e di venerazione, fonte d’acque zampillanti, tesoro
d’innocenza, splendore di santità. Tu, o Maria, guidaci al porto della pace e della salvezza, a gloria di Cristo che vive in
eterno con il Padre e con lo Spirito Santo. Amen. 3 Ave Maria

7° GIORNO: RICORDATI DEI TUOI FIGLI

Vergine Maria, Madre della Chiesa, a Te raccomandiamo la Chiesa tutta. Tu che sei chiamata “aiuto dei Pastori”,
proteggi e assisti i vescovi nella loro missione apostolica, e quanti, sacerdoti, religiosi, laici, li aiutano nella loro ardua
fatica. Ricordati di tutti i tuoi figli; avvalora presso Dio le loro preghiere; conserva salda la loro fede; fortifica la loro
speranza; aumenta la carità. Ricordati di coloro che versano nelle tribolazioni, nelle necessità, nei pericoli; ricordati di
coloro soprattutto che soffrono persecuzioni e si trovano in carcere per la fede. A costoro, o Vergine, concedi la forza e
affretta il sospirato giorno della giusta libertà. 3 Ave Maria

8° GIORNO: O PADRE MISERICORDIOSO

Padre di misericordia, datore di ogni bene, noi ti ringraziamo perché dalla nostra stirpe umana hai eletto la beata Vergine
Maria ad essere Madre del Figlio tuo fatto uomo. Ti ringraziamo perché l’hai preservata da ogni peccato, l’hai riempita di
ogni dono di grazia, l’hai congiunta all’opera di redenzione del tuo Figlio e l’hai assunta in anima e corpo al Cielo. Ti
preghiamo, per sua intercessione, di poter realizzare la nostra vocazione cristiana, di crescere ogni giorno nel tuo amore
e di venire con Lei a godere per sempre nel tuo regno beato. Amen. 3 Ave Maria

9° GIORNO: CHINATI SU DI NOI

Ascolta, o prediletta da Dio, l’ardente grido che ogni cuore fedele innalza verso di Te. Chinati sulle nostre piaghe dolo -
ranti. Muta le menti dei malvagi, asciuga le lacrime degli afflitti e degli oppressi, custodisci il fiore della purezza nei
giovani, proteggi la Chiesa santa, fa’ che gli uomini tutti sentano il fascino della cristiana bontà… Accogli, o Madre
dolcissima, le nostre umili suppliche e ottienici soprattutto che possiamo un giorno ripetere dinanzi al tuo trono l’inno che
si leva oggi sulla terra intorno ai tuoi altari: tutta bella sei, o Maria! Tu gloria, Tu letizia, Tu onore del nostro popolo. Amen.
3 Ave Maria.

domenica 29 novembre 2015

LE QUATTRO CANDELE DELL'AVVENTO

DOMENICA 29 NOVEMBRE
Accendiamo questa prima luce, all’ini-
zio del cammino dell’Avvento, chie-
dendo di vedere con i nostri occhi la
tua misericordia e riconoscere la sal-
vezza che tu offri continuamente a
tutti gli uomini. Il tuo Spirito ci insegni
a vivere le opere di misericordia per
manifestare a chi è nel dubbio la bel-
DOMENICA 29 NOVEMBRE
Accendiamo questa prima luce, all’ini-
zio del cammino dell’Avvento, chie-
dendo di vedere con i nostri occhi la
tua misericordia e riconoscere la sal-
vezza che tu offri continuamente a
tutti gli uomini. Il tuo Spirito ci insegni
a vivere le opere di misericordia per
manifestare a chi è nel dubbio la bel-
DOMENICA 29 NOVEMBRE 
Accendiamo questa prima luce, all’inizio del cammino dell’Avvento, chiedendo di vedere con i nostri occhi la tua misericordia e riconoscere la salvezza che tu offri continuamente a tutti gli uomini. Il tuo Spirito ci insegni a vivere le opere di misericordia per manifestare a chi è nel dubbio la bellezza del tuo volto di Padre che ama.





DOMENICA 6 DICEMBRE La luce che aumenta, ci ricordi, o Dio fedele, che deve crescere anche la no-stra gioia nell’attendere il tuo Figlio, e aprirgli le porte del nostro cuore, così che niente ci impedisca di sperimentare il Tuo amore


DOMENICA 13 DICEMBRE
La tua parola oggi ci invita a rallegrarci in te, nostro Signore, perché sei tu la fonte che ci genera alla vita e la casa in cui troveremo riposo nel nostro pro-cedere quotidiano. Questa luce ci incoraggia a prepararci all’incontro con te, perché sia un giorno di festa senza fine nel contemplare la bellezza del tuo volto di misericordia.




DOMENICA 20 DICEMBRE

Oggi risplende in tutto il suo splendore questo segno che ci indica come è ormai vicino il giorno della vittoria della luce divina sulle tenebre del peccato, la manifestazione piena del tuo amore



qumran
Accendiamo questa prima luce, all’inizio del cammino dell’Avvento, chiedendo di vedere con i nostri occhi la tua misericordia e riconoscere la salvezza che tu offri continuamente a tutti gli uomini. Il tuo Spirito ci insegni a vivere le opere di misericordia per manifestare a chi è nel dubbio la bellezza del tuo volto di Padre che ama. delDOMENICA 29 NOVEMBRE
Accendiamo questa prima luce, all’ini-
zio del cammino dell’Avvento, chie-
dendo di vedere con i nostri occhi la
tua misericordia e riconoscere la sal-
vezza che tu offri continuamente a
tutti gli uomini. Il tuo Spirito ci insegni
a vivere le opere di misericordia per
manifestare a chi è nel dubbio la bel-
lezza del tuo volto di Padre che ama. tuo volto di Padre che ama. del tuo volto di Padre che ama.

lunedì 16 novembre 2015

SANTA ELISABETTA D'UNGHERIA PATRONA DELL'ORDINE FRANCESCANO SECOLARE



Per parlare di questa grande Santa, occorre innanzitutto ricordare la famosa LETTERA AI FEDELI, di San Francesco di Assisi, denominata anche Esortazione ai Fratelli e alle Sorelle della Penitenza, ovvero, la “norma di vita” spirituale consegnata da Francesco ai “penitenti” che avevano chiesto di seguire la sua forma di vita, pur stando nel mondo, cioÇ i Fratelli e le Sorelle dell'Ordine della Penitenza.
In questo testo, all'inizio del Capitolo I si legge: “DI COLORO CHE FANNO PENITENZA Tutti coloro che amano il Signore con tutto il cuore, con tutta l'anima e la mente, con tutta la forza e amano i loro prossimi come se stessi, e hanno in odio i loro corpi con i vizi e peccati, e ricevono il corpo e il sangue del Signore nostro GesÅ Cristo, e fanno frutti degni di penitenza. Oh, come sono beati e benedetti quelli e quelle, quando fanno tali cose e perseverano in esse; perchÇ riposerÉ su di essi lo Spirito del Signore e farÉ presso di loro la sua abitazione e dimora; e sono figli del Padre celeste, del quale compiono le opere e sono sposi, fratelli e madri del Signore nostro GesÅ Cristo. Siamo sposi quando l'anima fedele si unisce al Signore nostro GesÅ Cristo per virtÅ di Spirito Santo. Siamo sui fratelli quando facciamo la volontÉ del Padre che Ñ nei cieli. Siamo madri, quando lo portiamo nel cuore e nel corpo nostro per mezzo del divino amore e della pura e sincera coscienza, lo generiamo attraverso le opere sante che devono risplendere agli altri in esempio”. La lettura assidua e la meditazione costante delle parole di San Francesco nella Lettera ai fedeli, spronarono la giovane Elisabetta a vivere pienamente il progetto di vita esposto dal Santo e la portarono a diventare Santa a sua volta, grazie alla sua inarrestabile fede in Dio e alla perfetta conformitÉ alla volontÉ divina in tutti gli istanti della sua breve ma intensa vita. Elisabetta nacque verso la metà del 1207, nel palazzo reale a Pozsony, odierna Bratislava, sul Danubio.
Suo padre era il Re Andrea, il Gerosolimitano II, ricco e potente re d'Ungheria, Galizia e Lodomeria, e sua madre la sua prima moglie, la contessa tedesca Gertrude di Andechs-Meran, diretta discendente di Carlo Magno. I primi tre anni di vita di Elisabetta passarono felicemente con la sorella Maria e il fratello Bela, che un giorno sarebbe succeduto al padre come re Bela IV. Fin dalla sua piÑ tenera etÉ Elisabetta amÖ la musica, la danza e giocare in campagna, ma la sua piÑ grande gioia era fare l'elemosina per alleviare le sofferenze dei poveri. L'amore di Elisabetta bambina per la virtÑ e la preghiera corrisponde perfettamente al suo nome, che in ebraico significa "adoratrice di Dio" o "consacrata a Dio". Seguendo il costume di quel tempo, suo padre Andrea II, per ragioni politiche, combinÖ il suo matrimonio quando Elisabetta era ancora neonata, stabilendo che sarebbe diventata Duchessa di Thuringia. Hermann I, Langravio (Conte) di Thuringia, regione della Germania orientale, era patrono delle arti e uno dei sovrani piÑ ricchi ed influenti di tutta Europa al principio del XIII secolo.
 Era cugino dell'imperatore del Sacro Romano impero, Federico II. Il Wartburg, suo storico castello, era centro di magnificenza e cultura. Hermann desiderava a sua volta suggellare l'alleanza delle due dinastie nella lotta contro l'imperatore Ottone IV e pertanto fu ben felice di fidanzare suo figlio Ludwig ad Elisabetta di Ungheria. Elisabetta, a soli quattro anni, dovette all'improvviso rinunciare alle gioie dell'infanzia innocente. Giunse infatti dalla lontana Thuringia un drappello di cavalieri per prendere la principessa e portarla alla sua nuova casa, al Castello di Wartburg. dove venne educata dalla futura suocera, Sofia di Baviera. Secondo i costumi dell'epoca, sarebbe cresciuta lÜ con il suo futuro marito e la sua famiglia, per poter diventare una buona moglie per il futuro sovrano, il principe Ludwig che a quell'epoca aveva 11 anni. Elisabetta e Ludwig crebbero insieme e si chiamarono sempre “fratello e sorella”.
Ad Elisabetta furono assegnate alcune damigelle, due delle quali – Guda e Isentrude - restarono sempre con lei, trasformando il loro rapporto in una sincera amicizia. GiÉ a dodici anni Elisabetta stupÜ la corte per la sua noncuranza nei confronti di sfarzi e feste. Nella festa dell'Assunzione fu obbligata a partecipare alla Messa solenne in abiti magnifici: Entrando nella Chiesa, Elisabetta si inginocchiÖ davanti al Crocifisso, poi, invece di raggiungere il suo posto d'onore, si tolse la corona lasciandola dinanzi alla Croce e rimase prostrata al suolo con il viso coperto.
 Tutti gli occhi si voltarono a guardarla e quando fu ripresa, per il suo comportamento, contrario alle rigide regole del protocollo di corte, Elisabetta rispose: "Come posso io, creatura miserabile, continuare ad indossare una corona di dignità terrena, quando vedo il mio Re, Gesù Cristo, coronato con delle spine?" La cura personale che Elisabetta prestava ai poveri, causÖ un tumulto a corte. Se non fosse stato per Ludwig, che perorÖ la sua causa, la vita a corte le sarebbe stata insopportabile. Ludwig era un giovane bello e saggio e profondamente innamorato di Elisabetta. Fin dal tempo del loro fidanzamento fu il suo piÑ fedele difensore contro i pettegolezzi e le critiche della corte e continuÖ a difenderla sempre, fino alla morte. A causa della prematura morte del padre, re Andrea II, Ludwig fu fatto cavaliere all'etÉ di diciotto anni, piuttosto che all'etÉ consueta di ventuno, e prese il nome di Ludwig IV, Landgrave di Thuringia.


Il Vescovo di Naumberg presiedette l'elaborata cerimonia. Secondo l'uso del tempo feudale, Ludwig pagÖ l'omaggio all'Imperatore Federico II come suo vassallo e a sua volta ricevette l'omaggio dei suoi nobili sudditi. Conosciuto per la sua onestÉ e nobiltÉ d'animo, il giovane Langravio fu molto rispettato dagli altri sovrani. Elisabetta fu felice del pegno di Ludwig: "La mia anima appartiene a Dio, la mia vita al mio sovrano, il mio cuore alla mia signora, Elisabetta, ed il mio onore a me stesso". Ad un certo punto, alcuni fatti che accaddero alla corte ungherese, patria di Elisabetta, misero in dubbio l'utilitÉ di far sposare i due giovanissimi fidanzati e la corte di Wartburg minacciÖ di rispedire a casa Elisabetta, ma a questo proposito, Ludwig puntando ad una delle vette piÑ alte di Thuringia, disse che anche se quell'intera montagna fosse diventata oro, lui non l'avrebbe scambiata con la sua Elisabetta.
 "Mi è cara più di ogni altra cosa sulla terra e non avrò nessun'altra come sposa se non lei". Nella primavera del 1221, Elisabetta e Ludwig si sposarono, le nozze furono celebrate nella Chiesa di San Giorgio ad Eisenach. Lei aveva quattordici anni mentre lui ne aveva ventuno. Elisabetta, sapendo di contrarre il matrimonio con la benedizione di Dio, sentiva di rispondere pienamente alla volontÉ di Dio su di sà e questo le permise di essere una splendida moglie per Ludwig. "È in Dio che io amo mio marito; possa Lui, che santificò il matrimonio, concederci la vita eterna". Nonostante il loro matrimonio suggellasse accordi politici, Elisabetta e Ludwig si amavano e continuarono ad amarsi profondamente, per tutto il tempo che durÖ il loro matrimonio e la fermezza con la quale Ludwig difese sempre la giovane e pia Elisabetta dagli attacchi che giungevano dalla corte, ne Ç la piÑ luminosa e incontrovertibile conferma. Nello stesso anno, il 1221, i Frati Minori giunsero in Germania con il loro appello a tutti i Cristiani di praticare la caritÉ verso i poveri.
 Giunsero a Eisenach, la capitale della Thuringia, tra la fine del 1224 e l'inizio del 1225. Furono invitati da Elisabetta e Ludwig al loro castello, dove cercarono di aiutarli in ogni modo possibile. E per loro i principi fondarono a Eisenach il primo convento. Per gratitudine Francesco, inviÖ a Elisabetta il suo mantello logoro per ringraziarla. Il povero mantello di Francesco divenne uno dei piÑ grandi tesori di Elisabetta, che lo conservÖ con cura reverenziale fino alla morte. E uno dei frati divenne il padre spirituale di Elisabetta. Quando Ludwig era assente, Elisabetta si toglieva i suoi ricchi abiti e vestiva come una contadina in lutto. Poi andava per il villaggio ad aiutare i suoi sudditi e ad ascoltare i loro problemi. La compassione di Elisabetta per i più sfortunati era infinita: frequentava le cucine del palazzo per poter sottrarre del cibo da portare ai poveri. Faceva elemosine di ogni tipo: denari, vestiario.
 Andava a trovare i poveri due volte al giorno. Molti, li lavava e pettinava personalmente. Curava personalmente i lebbrosi, soprattutto quelli più ripugnanti e che le sue amiche non avevano il coraggio di toccare, a volte li portava a palazzo e li ospitava nelle sue stesse stanze. Visitava i carcerati. Elisabetta era solita ripetere spesso alle sue ancelle: “Ma chi restituirÉ ai poveri le loro lacrime?”. Elisabetta e Ludwig ebbero tre figli: Hermann nato nel 1222. Sofia, nata nel 1224 e Gertrude, nata nel 1227. Anche se i suoi figli le furono portati via quando erano relativamente piccoli, essi l'amavano teneramente. Mentre Elisabetta intensificava la preghiera e le opere di carità verso i più poveri e bisognosi, nel 1226 Frate Ruggero dovette lasciare la guida spirituale di Elisabetta. Ludwig decise di affidare la cura dell'anima di sua moglie a Padre Conrad di Marburgo. Con il permesso di Ludwig ed alla sua presenza, nelle mani di Padre Conrad, Elisabetta fece voto di rinunciare alla sua volontà, promettendogli obbedienza assoluta tranne in ciò che riguardava i suoi obblighi matrimoniali. Fece anche il voto di osservare la castità perpetua nel caso in cui fosse rimasta vedova. Da una lettera di Conrad di Marburg: "...Elisabetta conobbe ed amÜ Cristo nei poveri. Elisabetta incominciÜ presto a distinguersi in virtÅ e santitÉ di vita. Ella aveva sempre consolato i poveri, ma da quando fece costruire un ospedale presso un suo castello, e vi raccolse malati di ogni genere, da allora si dedicÜ interamente alla cura dei bisognosi. Distribuiva con larghezza i doni della sua beneficenza non solo a coloro che ne facevano domanda presso il suo ospedale, ma in tutti i territori dipendenti da suo marito .
 ArrivÜ al punto da erogare in beneficenza i proventi dei quattro principati di suo marito e da vendere oggetti di valore e vesti preziose per distribuirne il prezzo ai poveri. Aveva preso l'abitudine di visitare tutti i suoi malati personalmente, due volte al giorno, al mattino e alla sera. Si prese cura diretta dei piÅ ripugnanti. Nutrá alcuni, ad altri procurÜ un letto, altri portÜ sulle proprie spalle, prodigandosi sempre in ogni attivitÉ di bene, senza mettersi tuttavia per questo in contrasto con suo marito". L'inverno del 1226 fu uno dei peggiori nella storia dell'Europa. a causa di allagamenti, carestie, peste e vaiolo. Ludwig era fuori al servizio dell'Imperatore Federico II e aveva lasciato nella mani della sua sposa Elisabetta di appena 19 anni, la responsabilità di castelli, villaggi e vassalli. Appena l'inverno terminò, i contadini presero d'assalto il castello di Wartburg per il grano.
 Gli amministratori cercarono di sbarrare la strada, ma, venuta a conoscenza della situazione, Elisabetta cercò di venire in aiuto della popolazione vendendo i suoi gioielli per comperare cibo che andava personalmente a distribuire nei villaggi. Quando i soldi finirono, Elisabetta ottenne che i granai fossero aperti ed il grano macinato per cuocere pani per i poveri. “Non moriremo di fame se saremo generosi. Dobbiamo avere fede” diceva. Elisabetta ottenne quindi 900 pagnotte di pane cotte al forno ogni giorno, furono aperte cucine per preparare le zuppe e fu costituito un ospizio per bambini e ragazzi. Finalmente il crudele inverno passò, ma fu seguito subito da un'epidemia di vaiolo. I defunti giacevano per le strade. Nelle aree rurali, le donne ed i loro servi la aiutavano, ed Elisabetta costruì un piccolo ospedale sulla strada situata ai piedi del Castello. Giunse l'estate e per le strade il calore rese insopportabile l'odore delle malattie e della morte. Ma ciò non ostacolò Elisabetta nel compimento della sua opera di carità che portò avanti fin quando la piaga terminò.
 L'arrivo dell'autunno, un nuovo raccolto e il ritorno di Ludwig erano la promessa di un inverno migliore. Il ritorno di Ludwig non fu l'inizio di una nuova vita di pace, come aveva sognato Elisabetta, perché l'Imperatore Federico II stava organizzando una Santa Crociata e il dovere di Ludwig, come suo vassallo, era quello di impegnarsi prontamente nel seguire l'Imperatore ed indossare, con fierezza, la Croce del Crociato, per difendere la Terra Santa. Elisabetta fu colpita e addolorata al pensiero della nuova, prossima separazione dal marito tanto amato, ma disse: “Non ti tratterrÜ. E' la volontÉ di Dio.


 Ho dato tutta me stessa a Lui e ora devo dare anche te” . Alla vigilia della Festa di San Giovanni Battista, il 23 giugno 1227, giunse il momento di dirsi addio. Elisabetta, incinta del terzo figlio, cavalcÖ con Ludwig per due giorni, fino ai confini della Thuringia. Qui, Ludwig la salutÖ: "Possa Dio che Ñ in cielo benedirti, piccola sorella. Possa Lui benedire il bambino che stai per partorire. Con il Suo aiuto sarai capace di portare avanti ciÜ di cui eravamo d'accordo. Ricorda la nostra vita felice, il nostro santo amore, e non dimenticarmi mai nelle tue preghiere." Elisabetta lo seguÜ con lo sguardo fino a quando non riuscÜ piÑ a vederlo, poi, fece ritorno al castello, dove posÖ gli abiti regali e, indossata la sua povera tunica grigia, che non abbandonerÉ piÑ, trascorse il tempo aspettando la nascita del bimbo, facendo penitenza e prendendosi cura dei poveri e degli ammalati. Intanto, Ludwig e le sue truppe, dopo un lungo e difficile viaggio attraverso le Alpi, incontrarono l'Imperatore Federico II in Italia, a Brindisi. La febbre decimÖ le truppe, ma Ludwig proseguÜ il viaggio verso Otranto. Qui Ludwig morì l'11 settembre 1227 all'etÉ di ventisette anni. La sua ultima volontÉ fu quella di essere sepolto in Thuringia. Dopo quattro mesi dalla nascita della terza figlia di Elisabetta e Ludwig, chiamata Gertrude, arriva al Castello di Wartburg la notizia che Ludwig Ç morto. Elisabetta Ç sconvolta dal dolore. "Non questo! à morto! à morto! Il mio caro fratello Ñ morto! Ora per me tutto il mondo e le sue gioie sono morte".

 Il cognato Enrico, che era stato incaricato da Ludwig di reggere il regno in sua assenza, prende pienamente i suoi poteri e scaccia Elisabetta e i suoi figli dal Castello di Wartburg, dando ordine alla popola zione di non darle assistenza. Neanche un'anima venne in sua difesa. Le cronache raccontano che trascorse la sua prima notte in una fattoria dove i maiali erano stati messi fuori per far posto a lei e ai suoi figli. Solo le sue ancelle fedeli – Guda e Isentrude – le rimasero accanto, ma i suoi tre bambini furono affidati alle cure degli amici di Ludwig. Elisabetta affrontÖ tutto questo con estremo coraggio e si rivolse con gioia a Dio, facendo cantare dai Frati Minori un “Te Deum” in ringraziamento. Per molti mesi Elisabetta sopportÖ questo duro e ingiusto trattamento, sostenendosi tessendo, filando e vivendo ovunque fosse accolta.
 Alla fine questa situazione scandalosa fu rettificata grazie all'insistenza degli zii materni di Elisabetta, l'Abate di Kitzingen, e il Vescovo di Bamberg, che mandarono a prendere lei ed i suoi bambini e li sistemarono nel Monastero di Kitzinger, dove era Abbadessa Matilde, una zia di Elisabetta. Successivamente, lo zio di Elisabetta la chiamÖ al Castello di Pottenstein, tra le montagne di Franconia. Questo potente prelato sperava di far sposare sua nipote ventunenne con l'Imperatore Federico II, da poco vedovo. Ma Elisabetta rifiutÖ, rivelando di aver emesso il voto di castitÉ. Intanto, Elisabetta fu richiamata a Thuringia per la sepoltura dei resti di suo marito. Quando le spoglie del giovane crociato furono riportate in patria, come vera amante cristiana, addolorata per la perdita dello sposo, Elisabetta supplicÖ i famigliari, la corte e gli amici crociati del marito dicendo: “Voglio vederlo”. Piangendo amaramente, Elisabetta seppellÜ il corpo del suo amato sposo Ludwig nella cripta di famiglia dei Signori di Thuringia, nel Monastero di Reinhardsbrunn. I vassalli e i cavalieri fedeli, che avevano riportato a casa il corpo del marito, aiutarono Elisabetta a ristabilirla nei suoi diritti e a difenderla con i suoi bambini ed obbligarono Enrico a restituire ad Elisabetta la posizione che le spettava di diritto. Elisabetta perÖ rifiutÖ di vivere di nuovo al Castello di Wartburg, e si ritirÖ nel Castello di famiglia a Marbourg-Hess. Da una lettera di Conrad di Marburg: "Dopo la morte di suo marito, Elisabetta tendeva alla piÅ alta perfezione, e mi chiedeva come poteva fare per essere piÅ meritevole, diventando un'eremita, stando in un convento o in qualche altro modo. La sua mente era fissa sul desiderio di implorare porta a porta, e con molte lacrime mi implorÜ di permetterle di farlo".

 Ma Padre Conrad le ordinÖ di prendere tutto ciÖ che aveva ed usarlo per i poveri. Tutto questo spinse Elisabetta ad abbracciare piÑ intensamente la nuova forma di vita inaugurata da Francesco d'Assisi con la Lettera ai Fedeli e conosciuta come “Ordine dei Fratelli e Sorelle della penitenza”. I membri, imitando gli esempi dei penitenti di allora, indossavano abiti grezzi di color grigio, recitavano l'ora canonica, digiunavano la maggior parte dell'anno e molte volte si astenevano dal mangiar carne. Elisabetta ebbe il permesso di unirsi al Terz'Ordine di Francesco, ad essere la prima donna a farlo, e le sue compagne fedeli, Guda e Isentrude, la seguirono. Elisabetta, il VenerdÜ Santo 24 Marzo 1228, nella casa Francescana di Eisenach, rinunciando a tutto, fece la sua professione. La vita di Elisabetta a Marburgo era fatta di preghiera incessante e incessante lavoro. A Marburgo, nel 1229, Elisabetta fece edificare un altro ospedale dedicato a San Francesco d'Assisi, che era stato canonizzato da Papa Gregorio IX il 16 luglio del 1228. Elisabetta e le sue amiche ed ora sorelle nell'Ordine Francescano Secolare, vivevano a ridosso dell'Ospedale. Elisabetta, eloquente esempio di caritÉ, aveva una attenzione particolare verso i lebbrosi e verso i poveri e i bambini. Elisabetta filava per i Frati e pertanto fu definita “Madre dei Frati Minori”; si donava ai poveri con un impegno senza fatica, senza paura; in cucina preparava i pranzi e lavava i piatti. E lavava e pettinava personalmente i lebbrosi piÑ ripugnanti. “Dobbiamo fare felici le persone” diceva Elisabetta “Dobbiamo donare quello che abbiamo, di cuore e generosamente”. E ancora: “Ma chi restituirÉ ai poveri le loro lacrime?”.
Da una lettera di Conrad di Marburg: “Oltre all'impegno nelle opere di vita attiva, affermo davanti a Dio che raramente ho visto una donna cosá contemplativa come Elisabetta. Alcuni fedeli constatarono assai spesso che, quando usciva dalla sua preghiera privata, irradiava dal volto un meraviglioso splendore e dai suoi occhi uscivano come raggi di sole”. Nel Novembre del 1231 Padre Conrad fu sul punto di morire. La sua preoccupazione principale era la cura dell'anima di Elisabetta e temeva all'idea di lasciarla sola, in balÜa dei suoi molti nemici. Lei lo rassicurÖ con queste parole: "Caro Padre, non avrÜ bisogno di protezione. Non sei tu che morirai, ma io". Quattro giorni dopo, Elisabetta fu colpita dalla febbre. Quando la notizia che lei era gravemente malata si propagÖ, grandi folle accorsero a vederla. Per dodici giorni si vide un continuo flusso di visitatori. Ad una serva che la assisteva, Elisabetta disse: “Hai sentito anche tu? L'uccellino che vedevo alla Wartburg da piccola, Ñ bellissimo, ha cantato per me, Ñ venuto a rivelarmi che tra tre giorni morirÜ”. Ad una ancella, affranta, che le chiese un ricordo, non avendo proprio piÑ nulla, Elisabetta le indicÖ il mantello che San Francesco le aveva donato, dicendo: “E' il gioiello piÅ prezioso che ho mai posseduto”. Alla fine Elisabetta chiese che le porte fossero chiuse, per rimanere da sola con Dio e preparare la sua anima. Padre Conrad ascoltÖ la sua confessione e le diede il Viatico. Guda ed Isentrude, e i suoi amici fidati vennero a dirle addio.
 Vicina al momento della morte, Elisabetta precisò che tutto ciò che ancora sembrava possedere era dei poveri e pregò Padre Conrad che dopo la sua morte, distribuisse loro ogni bene, eccetto una vile tunica, con la quale fu sepolta. Questo accadde la notte del 17 novembre 1231 . Elisabetta non aveva ancora ventiquattro anni. Rivestita con la tunica stracciata in cui morì, Elisabetta fu seppellita su sua richiesta nella cappella dell'ospedale da lei fondato. Poco dopo la sua morte, Padre Conrad scrisse un resoconto dettagliato della vita di Elisabetta, le sue virtù e i numerosissimi miracoli da lei compiuti, in vista dell'investigazione giuridica della Chiesa sulla sua santità. La Domenica di Pentecoste del 1235 , solo quattro anni dopo la sua morte, Elisabetta fu canonizzata da Papa Gregorio IX, in presenza della madre di Ludwig e dei due fratelli, dei suoi cari amici Guda, Isentrude e Walter di Varila, e dei suoi figli: Hermann di 14 anni, Sophia di 12 e Gertrude di 8. Alla traslazione delle sue reliquie, nell'anno 1236, giunse l'Imperatore Federico II, che posò la sua corona d'oro sulla sua tomba e disse: "Poiché non ho potuto incoronarla Imperatrice in questo mondo, almeno la incorono oggi come regina immortale nel regno di Dio".


mercoledì 11 novembre 2015

NEUVY SAINT SÉPULCRE FRANCIA



 Il Miracolo Eucaristico di La Rochelle riguarda la guarigione istantanea di un ragazzo muto e paralitico dall’età di sette anni che dopo essersi comunicato nella Messa pasquale del 1461 guarì completamente dalla paralisi e riacquistò l’uso della voce. Il documento più autorevole che descrive visivamente questo Miracolo è il quadro-manoscritto tuttora conservato nella cattedrale di La Rochelle. NEUVY SAINT SÉPULCRE FRANCIA, 1257 Il preziosissimo Sangue di Gesù Nella chiesa di Neuvy-Saint-Sépulcre, nei pressi di Indre, sono conservate due gocce del Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo, raccolte sul Calvario durante la Passione. Furono portate in Francia nel 1257 dal Cardinal Eudes di ritorno dalla Terra Santa.




 D urante la Pasqua del 1461, la signora Jehan Leclerc condusse nella chiesa di San Bartolomeo il figlio dodicenne Bertrand, che a sette anni era rimasto paralizzato e muto a causa di una terribile caduta. Al momento della Santa Comunione, il ragazzo fece intendere alla madre che voleva ricevere anche lui Gesù Eucaristia. Inizialmente il sacerdote non voleva comunicarlo a causa della sua impossibilità a parlare e quindi a confessarsi. Il giovane però continuava a supplicare il sacerdote che alla fine permise al ragazzo di ricevere l’Eucaristia. Appena Bertrand ricevette l’Ostia si sentì come scosso da una forza misteriosa. Poteva muoversi e parlare, era guarito. Secondo il documento scritto a mano subito dopo il Prodigio, le prime parole pronunciate da Bertrand furono: «Auditorium nostrum in nomine Domini!». Il documento più autorevole che descrive visivamente questo miracolo è il quadro-manoscritto tuttora conservato nella cattedrale di La Rochelle. questa Reliquia, costituita da Sangue coagulato e puro, perché non mischiato con acqua o terra, dal 1257 è conservata in questa chiesa, edificata nella prima metà dell’anno mille sul modello di quella del Santo Sepolcro a Gerusalemme. Per onorare la Santa Reliquia del Preziosissimo Sangue di Gesù, vennero concesse numerose indulgenze. Nel 1621 l’Arcivescovo di Bruges, André Frémiot, per favorirne il culto, fondò la Confraternita del Preziosissimo Sangue e, due anni dopo, Papa Gregorio XV accordò nuove indulgenze ai devoti del Santo Sangue. Ogni lunedì di Pasqua e il 1° di luglio di ogni anno vengono celebrate Messe solenni e processioni per adorare e onorare la Sacra Reliquia. Molte sono le grazie attribuite all’invocazione del Santo Sangue di Neuvy-SaintSépulcre



NON SCENDO DALLA CROCE Di Fulton j Sheen,vescovo

Ero uscito di casa per saziarmi di sole.Trovai un uomo che

si dibatteva nel dolore della crocifissione.Mi fermai

e gli dissi:"Permetti che ti aiuti"?Lui rispose:

Lasciami dove sono.

Non scendo dalla croce fino a quando sopra vi

spasimano i miei fratelli.

fino a quando per staccarmi

non si uniranno tutti gli uomini.

Gli dissi"Che vuoi che io faccia?"

Mi rispose:

Và per il mondo e di a coloro

che incontrerai che c è un uomo

che aspetta inchiodato alla croce.