martedì 31 luglio 2012

IL PERDONO DI ASSISI



venerdì 27 luglio 2012

Preghiera di libertà




"Padre celeste, tu sei il mio rifugio e la mia roccia di salvezza. Tu sei saldamente in
controllo di tutto ciò che accade nella mia vita. Io sono il tuo servo (la tua serva), e
porto il tuo nome. Grazie, per avermi donato l'elmo della salvezza; la mia identità nel
tuo figlio Gesù è sicura. Niente potrà mai separarmi dal tuo amore. Grazie, perché
perdoni i miei peccati e cancelli la mia colpa. Io indosso ora la tua corazza della
giustizia. Spirito Santo ricerca dentro di me e porta alla luce ogni strategia delle tenebre
che sia diretta contro di me. Io imbraccio lo scudo della fede per stare ben saldo/a nalla
Parola di Dio, che mi assicura che: “"...Il Figlio di Dio è apparso per distruggere le opere
del diavolo"” (1Gv 3,8). Perciò Padre Santo, nel Nome glorioso del tuo Figlio unigenito,
Gesù Cristo, per l'autorità che mi proviene dal mio battesimo,

io RINUNCIO

a ogni opera del Maligno, di qualsiasi origine essa sia, occulta, medianica, o di
stregoneria e con la fede che tu, Padre, mi hai donato, proclamo che ogni sua opera
nella mia vita sia distrutta. Gesù, mio Signore e Salvatore, tu hai trionfato su di lui nel
deserto, sulla croce e nel sepolcro e con la tua gloriosa risurrezione lo hai vinto per
sempre sigillando così la sua fine e il suo destino. in te, anch'io trionfo su di lui, con la
potenza del tuo Santo Nome, davanti al quale: “"ogni ginocchio si pieghi, nei cieli, in
terra e sotto terra"” (Fil 2,10). Con la forza che mi proviene da te, o Signore, io resisto
e mi oppongo a tutti gli sforzi del Maligno di opprimermi, affliggermi, o ingannarmi e
voglio lottare energicamente contro il suo sforzo di rubarmi la gioia ed il frutto della mia
salvezza. Con la potenza del tuo Preziosissimo Sangue versato per me sul calvario, io ti
chiedo di allontanare da me tutte le potenza delle tenebre che mi attaccano, o che mi
circondano e di ordinare loro di andarsene adesso da me, dove tu, o Signore, vorrai,
affinché con tornino mai più. Grazie, Signore Gesù."

PREGHIERA

Gesù mio, sono anch'io una tua pecorella; quante volte ho voluto allontanarmi da te, ho lasciato i pascoli erbosi, le acque tranquille dove tu mi conducevi, ho rifiutato di seguirti, di stare dentro il tuo gregge; ma ho trovato sassi e spine, acque amare e serpenti velenosi; nella solitudine e nel buio ho belato di paura, ho bramato di vedere il tuo volto, di sentire la tua voce….., E tu pure haiprovato tanta pena per me, mi hai chiamato e cercato, nei fossi e tra i dirupi, infine mi hai raccolto, tremante, fra le tue braccia, sul tuo cuore mi hai fatto riposare, hai fasciato il mio piede sanguinante. Ed ora che ci siamo ritrovati, o mio Signore, voglio restare sempre con te, vicino a te, non voglio più separarmi, mai più! ", Ti amo, Gesù, mio Buon Pastore, mio Signore e mio Dio; fai che possa restare sempre con te, sempre con te, in Questo mondo e per tutta l'eternità. Grazie, Signore Gesù, mio Signore e mio Dio, mio tutto, ora e sempre. Amen.

mercoledì 18 luglio 2012

Le sette Domeniche



Questa devota pratica delle "Sette Domeniche "in onore di san Giuseppe è stata introdotta all'inizio del secolo XIX, un secolo di rilevante fioritura di pii esercizi di pietà, in un momento di particolari difficoltà della Chiesa, sia al suo interno che al suo esterno. Questa pia pratica può essere com-piuta in qualsiasi periodo dell'anno. Tuttavia, per meglio disporsi alla festa liturgica di san Giusep-pe del 19 marzo, si possono scegliere opportuna-mente le sette domeniche che la precedono. Per il pio esercizio si possono recitare o una delle for-me de "I sette dolori-gioie" di san Giuseppe op-pure seguire le seguenti esortazioni.
---
Prima Esortazione
Amiamo san Giuseppe in ogni giorno della nostra vita. Egli ci sarà sempre padre e protettore. Cresciuto alla scuola di Gesù, egli penetrò tutti gli accesi slanci d'amo-re che il Divino Redentore aveva per noi e ci circonda quaggiù di grazie.
FIORETTO
Per corrispondere all'invito del Cielo, che nella nascita del Salvatore canta pace agli uomini di buona volon-tà, fare pace con tutti, anche coi nemici, e amare tutti, come faceva san Giuseppe.
INTENZIONE
Pregare per gli agonizzanti impenitenti.
Patrono dei moribondi.
Prega per noi.

Seconda Esortazione
Imitiamo san Giuseppe nelle sue sublimi virtù! Tutti possiamo trovare in lui un modello prezioso ricco di umiltà, di obbedienza e di sacrificio, proprio le virtù più necessarie per la vita spirituale. La vera devozione, dice sant'Agostino, è l'imitazione di colui che si venera.
FIORETTO
In tutte le tentazioni invocare il nome di Gesù per difesa; nelle afflizioni invocare il nome di Gesù per con-forto.
INTENZIONE
Pregare per gli agonizzanti non assistiti.
O Giuseppe giustissimo.
Prega per noi.

Terza Esortazione
Invochiamo san Giuseppe con fiducia e frequenza. È il Santo della bontà e dal cuore largo e buono. Santa Teresa dichiara di non aver mai chiesto grazie a san Giuseppe senza essere stata esaudita. Invochiamo il suo nome in vita, fiduciosi di poterlo invocare in morte.
FIORETTO
Sarà bene soffermarsi ogni tanto a riflettere sulla nostra vita e su quello che ci attende, affidando a san Giu-seppe l'ultima nostra ora.
INTENZIONE
Pregare per i sacerdoti che si trovano in agonia.
O Giuseppe castissimo.
Prega per noi.

Quarta Esortazione
Onoriamo san Giuseppe con prontezza e sincerità. Se il faraone onorò l'antico Giuseppe, possiamo affermare che il Divin Redentore vuole che venga onorato il suo fedele Custode, che visse sempre umile e nascosto. San Giuseppe deve essere ancor più conosciuto, per essere invocato ed amato da tante anime.
FIORETTO
Distribuire qualche stampa o immagine in onore di san Giuseppe e raccomandarne la devozione.
INTENZIONE
Pregare per l'unità della nostra famiglia.
O Giuseppe fortissimo.
Prega per noi.

Quinta Esortazione
Ascoltiamo san Giuseppe nelle sue ispirazioni al bene. Contro il mondo e le sue lusinghe, contro satana e le sue insidie, noi dobbiamo appellarci a san Giuseppe, imitare il suo esempio ricco di profonda sapienza; egli attuò la vita cristiana in terra. Seguiamo il Santo Vangelo e saremo premiati come lui.
FIORETTO
In onore di san Giuseppe e del Bambino Gesù, togliere quell'attaccamento a quelle occasioni, che più ci met-tono in pericolo di peccare.
INTENZIONE
Pregare per tutti i missionari nel mondo.
O Giuseppe fedelissimo.
Prega per noi.

Sesta Esortazione
Andiamo a san Giuseppe con il cuore e con la preghiera. Felici noi, se sapremo trovare accoglienza presso il suo cuore buono. Soprattutto per i momenti d'agonia teniamo caro san Giuseppe, che meritò di spirare tra le braccia di Gesù e di Maria. Usiamo Misericordia con i moribondi e la troveremo anche noi.
FIORETTO
Pregare sempre per la salvezza dei moribondi.
INTENZIONE
Pregare per i bambini prossimi a morire prima del Battesimo, perché venga loro affrettata la rigenerazione.
O Giuseppe prudentissimo.
Prega per noi.

Settima Esortazione
Ringraziamo san Giuseppe per i suoi favori e le sue grazie; la riconoscenza piace tanto al Signore ed agli uomini, ma non tutti ne sentono il dovere. Manifestiamola concorrendo a divulgare il suo culto, la sua devo-zione. L'amore per san Giuseppe ci sarà di grande profitto.
FIORETTO
Diffondere la preghiera a San Giuseppe
INTENZIONE
Pregare per le anime del purgatorio.
O Giuseppe obbedientissimo.
Prega per noi.

martedì 17 luglio 2012

Benedicat tibi Dominus







Benedizione a Frate Leone

Il Signore ti benedica e ti custodisca.
Mostri a te il suo volto e abbia misericordia di te.

Volga a te il suo sguardo e ti dia pace.
Il Signore ti dia la sua grande benedizione


Benedicat tibi Dominus et custodiat te,
ostendat faciem suam tibi et misereatur
tui convertat vultum suum ad te
et det tibi pacem.
Dominus benedicat frater Leo, te
Benedicat, benedicat,
benedicat tibi Dominus
et custodiat te Frater Leo.
      









http://youtu.be/OuuEwfAmd94




   
         

By Innamorati della lode


sabato 14 luglio 2012

Fare atti di ossequio alla Beata Vergine Maria


tramite Beata Vergine Maria di blogger il 12/10/11

La Madonna è talmente buona che ricompensa i suoi devoti anche per piccoli atti di ossequio.

Sant'Alfonso Maria de Liguori narra questo edificante fatto avvenuto durante una missione popolare effettuata dai sacerdoti della Congregazione del Santissimo Redentore. Dopo la predica sulla Beata Vergine Maria, un vecchietto andò a confessarsi con molta consolazione, e disse al confessore di aver ricevuto una grazia dalla Madonna, poi raccontò che da 35 anni si era confessato sacrilegamente, non volendo confessare per vergogna un determinato peccato mortale. Durante tutto quel tempo in cui viveva in disgrazia, passò molti pericoli e più volte fu vicino alla morte. Se fosse morto allora, sapeva che si sarebbe certamente dannato. Ma quel giorno, ascoltando la predica sulla Beata Vergine Maria, ricevette da Ella la grazia di pentirsi di ciò che aveva fatto e di confessarsi senza nascondere nessun peccato mortale. Mentre raccontava queste cose al confessore, piangeva con tante lagrime da far tenerezza. Dopo avergli impartita l'assoluzione sacramentale con la quale Dio perdonava i suoi peccati, il sacerdote gli domandò quale pratica di devozione avesse fatto in quegli anni. Il vecchietto rispose che non aveva mai lasciato nei giorni di sabato di astenersi dai latticini in onore di Maria, e che perciò la Vergine avea avuto compassione di lui. Infine diede il permesso al confessore di predicare il fatto


IL CULTO DELLE IMMAGINI SACRE



A cura di Giampaolo Barra apologeta e direttore della rivista "Il Timone"
Mi faccio guidare, per questa conversazione, dal bel libretto di Padre Nicola Tornese intitolato: ―Immagini e santi‖; opuscolo che fa parte di una bella collana preparata da Padre Tornese per aiutare i cattolici a rispondere alle obiezioni e alle contestazioni dei Testimoni di Geova. Va detto, per amor di verità che l’utilizzo delle immagini sacre viene contestato anche da buona parte del mondo protestante. Quello che diremo stasera ci deve aiutare in primo luogo a chiarire bene che cosa insegna la dottrina cattolica e poi, in secondo luogo, ad avere qualche argomento da opporre alle contestazioni, per scoprire l‘errore e per smontarle definitivamente. Poi ci porremo la nostra solita, ma sempre opportuna domanda: come si comportavano i primi cristiani, come si comportavano i seguaci di Cristo nei primi secoli della storia della Chiesa, quando non esistevano né Testimoni di Geova né Protestanti? Faremo dunque una breve incursione nella storia. Veniamo subito, allora, a conoscere che cosa insegna la dottrina riguardo l‘uso delle immagini sacre. Una solenne, importante risoluzione circa l‘utilizzo delle immagini è stata presa nel Secondo Concilio di Nicea, che è stato celebrato nell‘anno 787. Questo Concilio è stato convocato proprio per discutere l‘argomento che stiamo trattando. Come si è arrivati alla convocazione di questo Concilio? Nell‘anno 730, l‘imperatore d‘Oriente Leone III Isaurico proibisce il culto delle immagini, proibisce l‘utilizzo delle famose Icone, che era allora diffuso in tutto il mondo cristiano. Questa proibizione imperiale, emanata dall‘autorità politica, scatena una terribile devastazione, che porta alla distruzione di preziosissime icone, di magnifiche opere d‘arte, che furono insensatamente distrutte, con un odio particolarmente feroce. L‘autorità religiosa, il Patriarca di Costantinopoli, Germano, si oppone a questa misura imperiale, ma viene destituito e i difensori delle immagini sacre vengono duramente perseguitati. La persecuzione dura anche sotto gli imperatori che succedettero a Leone III.
Finalmente, nell‘anno 787 viene convocato a Nicea un Concilio ecumenico che sancisce l’assoluta liceità di rappresentare per immagini la figura di Gesù, di Maria Sua Madre, degli Angeli e dei santi. Il secondo Concilio di Nicea spiegava che, attraverso le immagini, chi le contempla viene invitato ad imitare i personaggi rappresentati: Gesù, Maria, gli Angeli e i Santi.
Quindi, le immagini sacre sono uno strumento che deve aiutare il cristiano ad imitare coloro che vi sono rappresentati. E non solo: le immagini sacre servono anche per decorare i luoghi dove si celebra il culto e servono –questo accadeva soprattutto in epoche passate – a migliorare la conoscenza di episodi biblici, tanto nell‘Antico quanto nel Nuovo Testamento.
La lotta contro l’utilizzo delle immagini, tanto nella liturgia quanto nella pietà popolare scoppia nuovamente nel XVI secolo, dopo la rivolta di Martin Lutero, che ha dato il via alla nascita del variegato e multiforme mondo protestane. Nella grande famiglia protestane, soprattutto i calvinisti si distinsero per la distruzione di molte statue e di molte immagini nelle chiese che essi occuparono, dopo la rivolta contro la Chiesa di Roma. A fianco del mondo protestane, da non confondersi con i Protestanti, va detto che anche i Testimoni di Geova sono decisamente contrari alla venerazione delle immagini.
Qual è il motivo di questa contrarietà? Noi crediamo che la causa della avversione di protestanti e Testimoni di Geova è da ricercare in una lettura parziale, distorta e quindi errata della Bibbia. Qui noi cattolici siamo chiamati a stare molto attenti; stiamo attenti a come viene posta la contestazione. Di solito, chi vuole dimostrare che Dio è contrario all‘utilizzo e alla venerazione delle immagini, e dunque che noi cattolici ci poniamo contro la volontà di Dio, ci leggerà i versetti 2,3,4 e 5 del capitolo 20 del Libro dell‘Esodo. E dopo la lettura di questi versetti si passa facilmente alla classica contestazione: la Chiesa Cattolica, utilizzando immagini e statue, disobbedisce al comando di Dio. Prima di farci impressionare da queste osservazioni, ascoltiamo bene che cosa è scritto in quei versetti biblici: ―Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d‘Egitto, dalla condizione di schiavitù: non avrai altri dei di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra.‖ A questo punto, capite bene cari amici, che noi cattolici sembriamo spacciati. Dopo una prima, superficiale lettura di questo brano biblico sembra che non vi sia via di scampo. Ci sorge subito spontanea una domanda: e tutte le immagini che abbiamo nelle nostre chiese e nelle nostre case di Gesù, di Maria e dei santi? E tutte le statue di Gesù, di Maria, degli Angeli e dei santi che adornano le chiese? Dopo quello che abbiamo letto, che è scritto addirittura nella Bibbia, non siamo forse di fronte alla prova che la Chiesa ha disobbedito al comando di Dio? A questa domanda, più che legittima, dobbiamo dare una risposta. Intanto, bisogna leggere tutta la Bibbia, non solo qualche brano. Infatti, noi abbiamo i versetti 2, 3 e 4 del capitolo 20 del Libro dell‘Esodo. Subito dopo, nel versetto 5, il Signore spiega perché ha dato quel comando: ―Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai‖. Ecco il motivo per il quale Dio proibisce l’uso delle immagini. Dio non proibisce le immagini in quanto tali, non proibisce l’utilizzo delle immagini sacre, ma proibisce l’idolatria, che era, ed è, un peccato gravissimo.
Che cosa si intende per idolatria: mettere al posto del vero Dio un ―idolo‖ e adorarlo. Ecco la ragione per la quale Dio proibisce di fare immagini: perché gli Ebrei correvano seriamente il pericolo di considerarle idoli e di adorarle; correvano il pericolo di prestare alle immagini, alle statue di creature del cielo o della terra quel culto che è dovuto solo a Dio. Era un pericolo concreto, visto che gli Ebrei erano circondati da popoli idolatri. Dunque, noi cattolici sosteniamo questa tesi: non proibizione totale delle immagini, ma proibizione dell’idolatria.
Se leggiamo bene tutti i passi della Sacra Scrittura che proibiscono la costruzione di statue e di immagini, ci accorgeremo che la Bibbia condanna solo e sempre la raffigurazione e l’adorazione delle immagini e delle divinità pagane, ossia degli idoli, in contrasto con l’adorazione dell’unico vero Dio. A questo punto, capite bene, bisogna portare le prove che dimostrano la veridicità della dottrina cattolica.
Siamo sicuri di interpretare bene il comando di Dio? Si, siamo sicuri. E le prove ci sono date sempre dalla Sacra Scrittura. Proprio la Bibbia insegna che Dio non proibisce, sempre, per qualunque ragione, di costruire immagini. Anzi, nella Bibbia si legge che Dio ha addirittura ordinato di costruire immagini e statue. Restiamo nel libro dell‘Esodo. Leggiamo, al capitolo 37, che Mosé, convocò ―tutti gli uomini di ingegno‖ – e la Bibbia ci dice che questi uomini di ingegno, questi artisti ―il Signore [li] aveva dotati di saggezza e di intelligenza, perché fossero in grado di eseguire i lavori della costruzione del santuario, fecero ogni cosa secondo ciò che il Signore aveva ordinato‖ (36,1). Bene: che cosa aveva ordinato il Signore?
Aveva ordinato di adornare con statue e immagini l‘Arca dell‘Alleanza. Il libro dell’Esodo, ci svela un preciso, chiarissimo comando del Signore. È Jahvè che parla e ordina: ―Farai due cherubini d‘oro: li farai lavorati a martello sulle due estremità del coperchio. Fa‘ un cherubino ad una estremità e un cherubino all‘altra estremità. Farete i cherubini tutti di un pezzo con il coperchio alle sue due estremità. I cherubini avranno le due ali stese di sopra, proteggendo con le ali il coperchio; saranno rivolti l‘uno verso l‘altro e le facce dei cherubini saranno rivolte verso il coperchio‖ (Es. 25,18-21) Ma allora, come si può vedere molto bene da questo brano, il Signore ordina di scolpire e fare statue di cherubini, cioè di angeli, per adornare i luoghi di culto. Vedete bene che quando non c’è il pericolo di idolatria, costruire statue per il culto corrisponde alla volontà di Dio. Non solo: sempre nel Libro dell‘Esodo si legge che uno di quegli artisti che il Signore aveva dotati di saggezza e di intelligenza disegnò due cherubini sul ―velo di porpora viola e di porpora rossa, di scarlatto e di bisso ritorto‖ (Es. 36,35). Quindi, si capisce bene che non solo le statue, ma anche i disegni, le “immagini” di creature sono gradite a Dio, quando sono utilizzate per il culto e non v’è pericolo di idolatria. Basta questo esempio per rispondere definitivamente alle contestazioni. Noi cattolici possiamo star tranquilli: quando, nelle nostre chiese, troviamo statue di cherubini o di angeli e vediamo quadri che li raffigurano, siamo in perfetta sintonia con il volere di Dio, espresso molto bene nel Libro dell‘Esodo. Basta questo esempio – dicevo – ma non ci accontentiamo, non ci fermiamo qui. La Bibbia ci offre altre informazioni che possiamo utilizzare per rinforzare le ragioni della nostra fede e per rispondere alle contestazioni. Che la proibizione di scolpire statue di creature riguardasse solo quegli oggetti che
sarebbero diventati idoli, è dimostrato anche da un altro episodio chiarissimo. Lo troviamo nel Libro dei Numeri, al capitolo 21. Il popolo d‘Israele è uscito dall‘Egitto e si trova nel deserto, in cammino verso la terra promessa. La durezza del viaggio causa una protesta contro Dio e contro Mosé. Il Signore punisce questo grave peccato di ribellione contro la sua volontà mandando in mezzo al popolo serpenti velenosi che, dice la Bibbia: ―mordevano la gente e un gran numero di Israeliti morì‖ (Nm 21,6). La punizione del Signore ottiene il pentimento del peccatore. Il popolo si rivolge di nuovo fiducioso a Mosè e riconosce il proprio peccato. Mosé allora intercede presso Dio pregando e il Signore gli ordina: ―Fatti un serpente e mettilo sopra un‘asta; chiunque dopo essere stato morso, lo guarderà resterà in vita‖ (Nm 21,8). Vedete bene che il Signore, in questa occasione, ordina esplicitamente di costruire un oggetto che raffigura una creatura terrestre – il serpente -; naturalmente, in questo comando del Signore non c’è nessuna contraddizione con l’ordine dato da Dio di non costruire alcun oggetto che raffigurasse creature terrestri.
Perché non vi è contraddizione?
Perché la proibizione di costruire oggetti riguardava – come abbiamo detto- solo gli idoli; la proibizione voleva evitare – come abbiamo detto – il pericolo che questi oggetti diventassero idoli e fossero adorati al posto di Dio.
Anche qui è lecito porsi molto onestamente la domanda: stiamo interpretando bene la Sacra Scrittura?
Si, e la prova è data dal fatto che quello stesso serpente costruito per ordine di Dio viene distrutto, sempre per ordine di Dio, quando gli Ebrei cominciano ad adorarlo, a bruciargli incenso, a dargli un nome idolatrico: Necustan (2 Re 18, 4).
Vedete amici: uno stesso oggetto può essere voluto da Dio se serve al culto e distrutto da Dio se diventa un idolo. Altro che proibizione assoluta di fare immagini, come sostengono i contestatori della dottrina cattolica. Facciamo un passo avanti nella nostra riflessione. Visto che la Bibbia illustra chiaramente la legittimità di costruire statue e di farsi immagini che richiamano la grandezza di Dio, chiediamo alla storia di dirci come sì sono comportati i primi cristiani La prima risposta che la storia ci dà riguarda il luogo di culto più importante di Israele, il Tempio, costruito dal grande re Salomone. Il Primo Libro dei Re descrive come Salomone ha costruito il tempio e ci dice che Salomone è stato lodato da Dio (9,3). E la storia ci dice che Salomone fece porre nel tempio statue di metallo fuso che rappresentavano 12 buoi, poi ancora statue di leoni, di buoi e di cherubini. Come vedete, per adornare un luogo di culto, quando non vi è pericolo di idolatria, il Signore gradisce che si costruiscano statue e si realizzino dipinti. Ora, nessuno che abbia un pò di conoscenza della dottrina cattolica, può accusare i cattolici di adorare le statue che sì trovano nelle nostre chiese. Non vi è il pericolo di adorare statue e dipinti, di considerare Maria, gli Angeli e i Santi come se fossero Dio e di metterli al posto di Dio. La storia ci offre altre informazioni. Pensate alle molteplici pitture delle catacombe, alla sculture dei sarcofagi cristiani e alle statue di Gesù Buon pastore dell‘antichità cristiana: ci dicono chiaramente che i cristiani hanno usato le immagini fin dalle origini della loro storia, fin dai tempi della Chiesa primitiva.
Lo scrittore e filosofo cristiano Tertulliano, vissuto nel secondo secolo (ca. 155 — ca. 222 convertito al cristianesimo, grande difensore e grande apologeta, prima -purtroppo - di diventare lui stesso eretico, ci parla delle immagini del Buon Pastore con le quali i cristiani adornavano i calici (De pudicitia. 7,10). Siamo in epoca antichissima e già i cristiani si facevano immagini di Gesù Buon Pastore. Ma allora, questo vuoi dire che quando nelle nostre chiese fanno bella figura dipinti e statue di Gesù Buon Pastore, noi cattolici non facciamo altro che imitare i primi cristiani. Lo storico Eusebio di Cesarea, vissuto a cavallo del terzo e quarto secolo (ca. 265 -ca. 340), dice dì avere visto con i propri occhi le immagini dipinte dì Gesù e dei santi apostoli Pietro e Paolo (Historia ecclesiastica, VII, 18).
Evidentemente, i cristiani di quel tempo - e siamo in tempi antichissimi - utilizzavano le immagini di Gesù e dei santi. E questo ci consola: non solo noi cattolici, utilizzando immagini sacre, obbediamo al comando di Dio ma: imitiamo anche i primi cristiani
Proseguiamo nella nostra riflessione.
Nella Chiesa cattolica l‘uso delle immagini e della statue è strettamente connesso con la pratica della venerazione dei santi. Voi sapete bene che in buona parte del mondo protestante e nel mondo dei Testimoni di Geova questa venerazione dei santi, cosi come la insegna la Chiesa cattolica, viene contestata. I riformatori protestanti, specialmente Zwingli e Calvino. già nel XVI secolo, ritenevano che il culto dei santi fosse una invenzione puramente umana, senza basi bibliche. Come rispondere? Cominciamo con il dire che nella Bibbia sono chiamati ―santi‖ tutti quelli che hanno fatto la scelta cristiana, tutti i membri della comunità di Cristo. Tutti siamo santi perché Dio ci ha scelti, chiamandoci alla fede, separandoci dal mondo e dagli altri uomini. Santo vuoi dire infatti ―separato‖. Ma noi restringiamo il discorso a quei santi che sono già in Cielo: uomini e donne che si sono distinti per avere praticato le virtù cristiane in modo eroico.
E’ lecito — ecco la nostra domanda — venerare questi santi? Oppure questo va contro la volontà di Dio?
La Bibbia, se ben letta, risponde chiaramente che è del tutto legittimo venerare i santi, pregarli, chiedere la loro intercessione. Ma noi cerchiamo la risposta a questa domanda nel campo della storia della Chiesa, della Chiesa primitiva.
Come si comportavano primi cristiani? Quelli a cui tutti fanno riferimento come esemplari?
Dobbiamo sapere che fin dai primissimi tempi della Chiesa il martirio, cioè il donare la vita per la fede, era considerato come la massima espressione dell‘amore a Dio e della fede. Il martire era considerato un eroe e tutta la comunità cristiana circondava di venerazione — come facciamo oggi noi cattolici — il corpo e la tomba del martire. Il Libro degli Atti degli Apostoli, che possiamo considerare, oltre che Libro Sacro, anche la prima storia della Chiesa, narra, al capitolo 8, che dopo il martirio di Santo Stefano, “Persone pie seppellirono Stefano e fecero grande lutto per lui‖. Nella chiesa primitiva, proprio come facciamo noi cattolici, veniva ricordato l’anniversario
della morte del martire e lo si pregava perché intercedesse presso Dio in favore dei vivi. Non mancano i documenti, il primo che la storia ci ha tramandato ricorda il ‗giorno del martirio‖ di San Policarpo, che fu martirizzato il 23 febbraio dell‘anno 155 a Smirne, nell‘odierna Turchia. Questo documento è stato scritto probabilmente nell‘anno 177 dalla Comunità di Smirne e si intitola "Martirio di San Policarpo". E‘ un documento che chiarisce bene la distinzione tra la adorazione da tributare a Cristo, perché è Dio e la venerazione da tributare ai martiri, perché sono stati discepoli e imitatori di Cristo. Leggiamo: ―Noi adoriamo lui [il Cristo] perché è Figlio di Dio, i martiri invece li amiamo come discepoli e imitatori del Signore (...). Pertanto il centurione, visto l‘accanimento dei Giudei nella contesa, fece portare in mezzo il corpo e lo fece bruciare secondo costume pagano. Così non solo più tardi potemmo raccogliere le sue ossa, più preziose delle gemme più insigni e più stimabili dell‘oro, e le collocammo in luogo conveniente. Quivi per quanto ci sarà possibile, ci raduneremo con gioia e allegrezza, per celebrare, con l‘aiuto del Signore, il giorno natalizio del suo martirio, per rievocare la memoria di coloro che hanno combattuto prima di noi, e per tenere esercitati e pronti quelli che dovranno affrontare la lotta‖ (Dal martirio di San Policarpo, cc. 17 e 18). Da questo prezioso e antichissimo documento appare chiaramente che nei primissimi tempi - siamo poco dopo la metà dei secondo secolo – i cristiani veneravano i martiri. i santi, raccoglievano e custodivano le loro reliquie: proprio come facciamo oggi noi cattolici. I cristiani dei primi tempi raccoglievano. con religiosa pietà, quando ere possibile, le sacre spoglie dei martiri per seppellirle onoratamente, e poi celebravano il dìes natalis, cioè il giorno del martirio, con la Messa. La storia ci trasmette molti altri dati. Abbiamo già parlato di santo Stefano, i! primo martire e abbiamo visto che persone pie raccolsero il suo corpo per seppellirlo e fare un grande lutto. Abbiamo già visto San Policarpo. Lo storico Eusebio di Cesarea ci racconta che il senatore romano Astirio, presente al martirio del soldato Marino, ―si pose sopra e spalle il cadavere, lo avvolse in scintillante e preziosa veste e con magnifica pompa lo collocò in una tomba conveniente‖ (Hist. Eccl., VII; 16). A Cartagine i cristiani, dopo la morte di San Cipriano , presero di notte il corpo del martire e lo accompagnarono fra ceri e fiaccole con preghiere in solenne corteo fino al sepolcro. I cristiani si radunavano sulla tomba, o, se questo non era possibile per via della persecuzione o per altre ragioni, per commemorare i martiri con la celebrazione eucaristica e con altri riti liturgici. San Cipriano voleva che si tenesse conto del giorno della morte dei confessori della fede per celebrare la loro memoria. Si sa del martire Pionio arrestato in casa mentre celebrava il natalizio di San Policarpo. Molti altri esempi si potrebbero portare. Resta un fatto, con il quale chiudiamo questa nostra conversazione. Utilizzare immagini sacre, venerare i santi che vi sono rappresentati è cosa gradita a Dio, non contraria all‘insegnamento della Bibbia e in sintonia con quello che i cristiani hanno sempre fatto, fin dai tempi della Chiesa primitiva. Noi cattolici possiamo dunque star tranquilli: le contestazioni non scalfiscono la nostra fede.

mercoledì 11 luglio 2012


tramite Innamorati della Lode di Innamorati della Lode il 11/07/11




Le origini della medaglia di San Benedet­to sono antichissime. Papa Benedetto XIV ne ideò il disegno e col "Breve" del 1742 approvò la medaglia concedendo delle indulgenze a coloro che la portano con fede. Sul diritto della medaglia, San Benedetto tiene nella mano destra una croce elevata verso il cielo e nella sinistra il libro aperto della santa Regola. Sull 'altare é posto un calice dal quale esce una serpe per ricorda­re un episodio accaduto a San Benedetto: il Santo, con un segno di croce, avrebbe fran­tumato la coppa contenente il vino avvele­nato datogli da monaci attentatori. Attorno alla medaglia, sono coniate que­ste parole: "EIUS IN OBITU NOSTRO PRESENTIA MUNIAMUR" (Possiamo esse­re protetti dalla sua presenza nell'ora della nostra morte). Sul rovescio della medaglia, figura la croce di San Benedetto e le iniziali dei testi. Questi versi sono antichissimi. Essi appaio­no in un manoscritto del XIV sec. a testimo­nianza della fede nella potenza di Dio e di San Benedetto. La devozione della Medaglia o Croce di San Benedetto, divenne popolare intorno al 1050, dopo la guarigione miracolosa del giovane Brunone, figlio del conte Ugo di Eginsheim in Alsazia. Brunone, secondo alcuni, fu guarito da una grave infermita', dopo che gli fu offerta la medaglia di San Benedetto. Dopo la guarigione, divenne monaco benedettino e poi papa: é san Leone IX, morto nel 1054. Tra i propagatori bisogna annoverare anche san Vincenzo de' Paoli.  

Grazie che si ottengono con la medaglia.

I fedeli hanno sperimentato la sua potente efficacia mediante l' intercessione di S. Benedetto, nei seguenti casi:

-contro i malefici e le altre opere diaboliche
 
-per allontanare da qualche luogo gli uomini male intenzionati
 
-per curare e sanare gli animali dalla peste oppure oppressi dal maleficio
 
-per tutelare le persone dalle tentazioni, dalle illusioni e vessazioni del demonio specie quelle contro la castità
 
-per ottenere la conversione di qualche peccatore, particolarmente quando si trova in pericolo di morte
 
-per distruggere o rendere inefficace il veleno
 
-per allontanare la pestilenza
 
-per restituire la salute a quelli che soffrono di calcolosi, di dolori ai fianchi, di emorragie, di emottisi; a quanti sono morsi da animali contagiosi
 
-per ottenere l’aiuto divino alle mamme in attesa onde evitare l'aborto
 
-per salvare dai fulmini e dalle tempeste 



Spiegazione delle iniziali

C.S.P.B.
Crux Sancti Patris Benedicti
La Croce del Santo Padre Benedetto
 
C.S.S.M.L.
Crux Sacra Sit Mihi Lux
La Croce Santa sia la mia luce.

N.D.S.M.D.
Non Drago Sit Mihi Dux
Non sia il demonio il mio condottiero

V.R.S.
Vade Retro, Satana!
Allontanati, Sanata!

N.S.M.V.
Numquam Suade Mihi Vana
Non mi attirare alle  vanità 
   

S.M.Q.L.
Sunt Mala Quae Libas
Son mali le tue bevande
 
I.V.B.
Ipse Venena Bibas
Bevi tu stesso i tuoi veleni.

Preghiera:
 
Croce del Santo Padre Benedetto. Croce santa sii la mia luce e non sia mai il demonio mio capo. Va' indietro, Satana; non mi persuaderai mai  di cose vane; sono cattive le bevande che mi offri, bevi tu stesso il tuo veleno. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. 
 

PREGHIERA QUOTIDIANA A SAN BENEDETTO
 
S. Benedetto mio caro padre, per quella dignità con la quale il Signore si degno di onorarti e beatificarti con una così gloriosa morte, ti prego di assistermi con la tua presenza nel momento della mia morte, beneficiandomi di tutte quelle promesse fatte alla Santa vergine Geltrude. Amen 
 
Per approfondire:
San BENEDETTO da NORCIA

Indice
La vita e i miracoli di S. Benedetto
La devozione a S. Benedetto:
di S. Benedetto
Piccolo Ufficio di S. Benedetto

martedì 10 luglio 2012

Beata Anna Schaffer


Beata Anna Schaffer
ANNA, BERSAGLIO DI SATANA
Tra i dolori che afflissero la vita di Anna, non vanno dimenticati i durissimi e prolungati attacchi del demonio.
Come disse il Santo Curato d'Ars: "gli amici di Dio sono sempre in duro combattimento col demonio e specialmente coloro che, con amore e fedeltà, si interpongono per la salvezza delle anime".
Quando Satana, col permesso di Dio, tormenta duramente un'anima, viene vinto proprio dal sacrificio di questa creatura: è proprio l'offerta di questo sacrificio che impedisce al diavolo di far del male ad altre anime. Queste sofferenze riparatrici sono però molto pesanti per chi ne è colpito, perché la rabbia del demonio si scatena in maniera tremenda su chi gli toglie un'anima.
Grande è il mistero della malvagità di Satana e del suo odio. I tormenti che Anna dovette patire da parte del demonio furono prove permesse da Dio. Il suo direttore spirituale, a conoscenza di tutto, così testimonia: "Anche se immersa nelle tenebre, tormentata, percossa da Satana, la povera Anna non si rifiutò mai di accettare la volontà di Dio. Diceva sempre il suo 'sì' e manifestava in questo modo il suo totale abbandono e la sua insondabile fiducia nell'aiuto della grazia di Dio. Quando la sua anima era immersa in un'angoscia mortale, si rivolgeva con una fiducia illimitata al Sacro Cuore di Gesù dicendogli: 'Sacratissimo Cuore di Gesù, io confido in Te!'. Questa giaculatoria le era tanto cara e le dava grande forza".

LA GIOVANE DI HIENDORF E IL MALIGNO

Molte volte e a lungo ricevetti dei duri colpi dal maligno.
La notte fra il 13 e il 14 ottobre 1918 fu molto dolorosa e sopportai molte sofferenze. Erano le due e mezza di notte quando udii una carrozza che prove­niva al galoppo da Hiendorf, passando quindi davanti alla chiesa.
Compresi subito che questa carrozza era venuta a prendere il sacerdote perché portasse il santo Viatico ad una giovane di quel paese che era molto ammalata. Dopo pochi minuti la carrozza ripartì velocemente verso Hiendorf. Accompagnai spiritualmente il Salvatore lungo quel viaggio, pregandolo con fervore perché concedesse a quella povera ragazza di riceverlo nell'Eucaristia così da compiere, unita a Lui, il grande viaggio verso l'eternità.
Pregai per quella ragazza fino alle quattro e mezzo, poi caddi in un sonno molto leggero, ma solo per pochi minuti. Quel breve tempo fu però sufficiente perché potessi avere un sogno bruttissimo. Mi sembrava che il maligno fosse lì vicino a me e mi percuotesse così duramente e così a lungo da togliermi quasi il respiro. Il diavolo mi disse che mi picchiava perché avevo pregato tanto per quella ragazza di Hiendorf. "Questa faccenda - disse - non ti deve inte­ressare!". Sempre nel sogno, cominciai a gridare con tutte le mie povere forze. Nel frattempo udii delle persone sotto la finestra della mia camera e riconobbi la voce del Parroco che diceva: “Anna, Lei deve andare subito a Hiendorf; la figlia del sindaco è morta!”, ma io non potevo muovermi perché continuavo a ricevere colpi. Sentii mia madre che diceva: "Svegliati e non gridare così forte; ti sentono fino in strada e già qualcuno dei vicini è venuto a bussare!". Io volevo risponderle: "Sì, mamma, ma è morta la figlia del sindaco di Hiendorf!". Avrei voluto rispondere, ma non riuscii a pronunciare neppure una sillaba.
Intanto continuavo a invocare con tutto il cuore il santissimo Nome di Gesù e dopo alcuni istanti mi svegliai del tutto. Erano quasi le cinque del mattino. Dopo questo brutto sogno mi sentii così debole da non riuscire a parlare. Rimasi così gravemente indebolita e disfatta per tutto il giorno, che era come se tutte le mie membra fossero state spezzate in due.
Ho avuto molte altre volte sogni così tremendi e quasi sempre ne uscivo talmente distrutta da non riuscir neanche a parlare.

TU NON DEVI SCRIVERE A NESSUNO!

La notte dal 5 al 6 novembre 1919 sognai che il maligno mi percuoteva di nuovo e diceva: "Tu non devi scrivere a nessuno, non devi interessarti degli altri" (Vedi: Nota 16) e continuava a percuotermi e a minacciarmi.
NOTA 16 - Satana cerca di impedire che venga fatto in qualsiasi modo dei bene, anche quel po' di bene che può produrre una lettera e la povera Anna lo dovette sperimentare a sue spese, sopportando le tremende percosse con le quali il demonio colpiva il suo corpo, soprattutto le sue piaghe ed i suoi piedi scorticati. Ciò nonostante Anna non smise mai di scrivere lettere, portando conforto a chi era nell'avvilimento e speranza a chi era nella disperazione.

PER CHI SOFFRI?

Una volta sognai che qualcuno batteva alla mia porta. Dissi: "Avanti!". Entrò una persona spaventosamente brutta che mi domandò subito: "Per chi soffri?". Risposi: "Per Gesù, solo per Gesù!". Appena dissi "Per Gesù", quell'indivi­duo prese la mia mano destra e mi percosse con essa quanto poté, sbattendola anche contro la sponda del letto. Poi mi colpì duramente sulla testa e lasciò la stanza con orrende bestemmie.
Ogni volta che scrivo una lettera a una persona per aiutarla con qualche buona parola, oppure quando mando un libro a qualcuno, subito in sogno ricevo una quantità di percosse dal maligno.
Il 20 gennaio 1920 sognai di nuovo che il maligno mi volesse percuotere violentemente, ma non riusciva a prendermi. In cuor mio, chiamavo il santissi­mo Nome di Gesù e per questo il nemico era arrabbiatissimo con me. Per più di un'ora non mi lasciò in pace. Sempre in sogno, quando il diavolo si avvici­nava, io cominciavo a gridare con tutte le forze. Udivo mia madre che cercava di svegliarmi, ma il maligno, nonostante io invocassi il santissimo Nome di Gesù, non se ne andava. Comunque, non poteva né venirmi molto vicino, né percuotermi.
"Sacratissimo Cuore di Gesù sii il mio rifugio, sia quando sono sveglia, sia quando dormo!"
Il 20 e il 24 dicembre 1920 sognai nuovamente il maligno. Nel sogno del primo marzo 1921 il diavolo mi percuoteva molto forte e diceva: "Adesso potrai gridare davvero!", ma pur dicendo questo mi tappava la bocca.
Il 21 dicembre 1921 sognai di essere a letto, con la mano destra abbandonata lungo la sponda, quand'ecco venire il demonio che cominciò a graffiare e a scuoiare la mia mano. Ogni volta che cercavo di sollevarla, egli la tirava giù di nuovo. Mi svegliai e vidi che effettivamente avevo la mano a penzoloni lungo la sponda del letto.

DURI COLPI DAL DEMONIO
Alla fine di maggio del 1921 sognai il diavolo.
Verso la metà della notte, dopo una giornata veramente dolorosa, caddi in un breve torpore e vidi in sogno il maligno vicino al mio letto che percuoteva quanto più poteva le mie ferite.

LA TESTIMONIANZA DI UNA PERSONA AMICA

Una persona che ha regolarmente assistito la povera Anna, così racconta nei suoi scritti: "Il bene che Anna fece, con la parola e con l'esempio, non poteva piacere a Satana. Anna mi ha detto spesso (e sua madre lo ha confermato) che il demonio andava da lei di notte e la percuoteva, talvolta anche in sogno. La maggior parte delle volte Anna non poteva gridare forte, ma solo sospirare. Sua madre spesso si svegliava e capiva subito che il maligno era di nuovo là e da là non si allontanava fino a che Anna non veniva cosparsa di acqua santa.
Talvolta teneva tappata la bocca di Anna e le diceva: 'Prova a gridare se sei capace'. Altre volte la picchiava sui suoi poveri piedi piagati.
Anna mi raccontò spesso che, a causa delle percosse del maligno, quasi sempre riportava delle graffiature e delle tumefazioni in tutto il corpo. Spesso, appena il diavolo arrivava alla sua vista, Anna cadeva in svenimento per la paura.
Se Anna pregava per la conversione di qualche anima, l'ira del demonio non aveva limiti; infuriato le gridava: “Non posso prendere te, questo lo so, ma tu non devi interessarti delle altre anime; non ti permetto di strapparle dalle mie mani. Tu non devi pregare per nessuno”.

L'ULTIMO FEROCE ATTACCO DI SATANA

Questo fatto è riportato dalla sorella di Anna, Kathi: "Il 9 agosto 1925, alcuni mesi prima della morte di Anna, il Parroco le volle portare la Santa Comunione alle quattro del mattino, perché poi alle cinque doveva partire. La nostra mamma si alzò quindi alle tre e mezza e subito andò nella stanza di Anna; la vide immobile nel letto: sembrava dormire. Stava ritornando sui suoi passi per andare a vestirsi, quando sentì un colpo pauroso. Si voltò di scatto spaven­tata: Anna giaceva nell'angolo della stanza con il viso sul pavimento, raggo­mitolata come un verme. I denti superiori erano rotti, la lingua gonfia e bucata da parte a parte. Sanguinava dalla bocca e dal naso, sopra l'occhio sinistro c'era una profonda ferita, simile a quella che si vede sul volto di Cristo nella Sindone.
Anna non sarebbe mai stata capace di rialzarsi, né avrebbe potuto muoversi per i suoi piedi piagati. Era stata sbalzata lontana dal letto, oltre il comodino; un ultimo attacco furioso dell'inferno a questa creatura piena di dolori che aveva strappato tante anime al demonio.
La caduta le procurò anche conseguenze mentali: da quel momento, infatti, spesso le sue parole divennero confuse. In certi periodi, comunque, ritornava alla piena conoscenza".

Tratto dal libro di Don Enzo Bonibsegna “Anna Schaffer – Il misterioso quaderno dei sogni”


NON SCENDO DALLA CROCE Di Fulton j Sheen,vescovo

Ero uscito di casa per saziarmi di sole.Trovai un uomo che

si dibatteva nel dolore della crocifissione.Mi fermai

e gli dissi:"Permetti che ti aiuti"?Lui rispose:

Lasciami dove sono.

Non scendo dalla croce fino a quando sopra vi

spasimano i miei fratelli.

fino a quando per staccarmi

non si uniranno tutti gli uomini.

Gli dissi"Che vuoi che io faccia?"

Mi rispose:

Và per il mondo e di a coloro

che incontrerai che c è un uomo

che aspetta inchiodato alla croce.