lunedì 30 gennaio 2012

Riflessioni su catastrofi e castighi



di don Giuseppe Rottoli

La catastrofe del maremoto, del 26 dicembre 2004, che ha colpito il Sud Est Asiatico ha sconcertato molte persone, da alcune è stato interpretato addirittura come una prova che Dio non esiste e, purtroppo, anche molti uomini di Chiesa hanno detto che non era certamente da considerarsi come un castigo. Ora è innegabile che il "turismo sessuale", che si commetteva in molti di quei luoghi, è proibito dalla legge di Dio; basta leggere la Bibbia (sia il Vecchio che il Nuovo Testamento) per rendersi conto che Dio non transige su certi comportamenti. Inoltre, Dio nel corso dei secoli, e anche recentemente tramite apparizioni (approvate dalla Santa Chiesa), ci ha ricordato che la più grande disgrazia è il peccato. Tra l'altro, dobbiamo constatare storicamente che per simili fatti e per altre colpe come incredulità, sfide a Dio, persecuzioni alla Chiesa, ecc., vi sono state, molto spesso, delle catastrofi come conseguenze, il che permette di affermare che sono stati dei castighi.



LA BIBBIA E L'INFEDELTÀ ALLA LEGGE DI DIO

Nell'Antico Testamento leggiamo molte volte che Dio si serve degli elementi naturali per punire gli empi. Riportiamo alcuni passi a titolo di esempio.

«La creazione, infatti, che serve te, il Creatore, s'esaspera contro gli ingiusti per punirli e si mitiga a beneficenza verso coloro che in te confidano» (Sap 16, 24).

«Fuoco, grandine, fame e peste, tutte queste cose sono state create per il castigo» (Ecli 39, 35).

«Ma ecco che costoro tutti hanno scosso il giogo, rotto ogni legame. Per questo il leone della foresta li ha aggrediti, il lupo vespertino li ha devastati, il leopardo è in agguato contro le loro città; chiunque uscirà da esse cadrà nelle sue branche, perchè le loro prevaricazioni si sono moltiplicate e rinforzati i loro pervertimenti... ecco che io farò venire sopra di voi una gente robusta.. e divorerà le tue messi e il tuo pane e divorerà i tuoi figli e le tue figlie» (Ger 5, 6).

«Se osserverai ed eseguirai i comandamenti... il Signore allontanerà da te ogni malattia e le infermità terribili dell'Egitto... non le manderà a te ma a tutti i tuoi nemici» (Dt 7, 12).

«Né vi fu chi potesse far male a quel popolo se non quando si sviava dal culto del Signore suo. Giacché ogni volta che invece del loro Dio ne adoravano un altro furono lasciati alla preda, alla spada, all'obbrobrio» (Gdt 5, 17).

«Quantunque fosse esiguo il numero dei Siri, il Signore tuttavia diede ad essi nelle mani una gran moltitudine perchè essa aveva abbandonato il Signore Dio dei Padri suoi» (2 Par 24, 24).

Nel Nuovo Testamento, Gesù Cristo stesso ha fatto capire che molte malattie sono un castigo per la non osservanza della sua legge, per es. quando Egli incontrò il paralitico di Betsaida (Gv 5,14) che aveva guarito miracolosamente gli disse: «Eccoti guarito, non peccare più affinché non ti avvenga di peggio». Quell'uomo dunque era rimasto paralitico per 38 anni a causa dei suoi peccati.



LOURDES

Gli insegnamenti di Lourdes sono la penitenza e la preghiera, in particolare il S. Rosario per la conversione dei peccatori. Ecco due brevi citazioni che ci fanno compredere la gravità del peccato. «Bernadette si era inginocchiata un po' al di sotto della volta. Coloro che l'accompagnarono la videro rattristarsi di nuovo. Su che cosa l'aveva intrattenuta la Santa Vergine? Bisogna concludere, considerando ciò che seguì, che ella fece passare sotto gli occhi della sua pura confidente il quadro spaventoso dei peccati degli uomini e l'urgenza di sante espiazioni.

Bernadette, in lacrime, si rialzò e con le mani giunte sulla sua corona del rosario, sembrò volersi rivolgere alla folla. Infatti, le persone più vicine poterono sentire la sua voce durante l'estasi. Una parola ritornava sulla sua labbra tremanti: "Penitenza... penitenza... penitenza!". La parola passò da persona a persona».

Bemadette aveva visto piangere la "Signora" di Massabielle sul peccato e i peccatori, ella ignorava l'alfabeto, ma aveva capito il gran dovere della riparazione e della preghiera.



FATIMA

Il 17 luglio 1917 a Fatima in Portogallo, la Madonna fece vedere l'inferno a tre bambini: Francesco, Giacinta e Lucia, e poco dopo aggiunse: «Avete visto l'inferno dove vanno le anime dei poveri peccatori. Per salvarle Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato. Se farete quello che vi dirò, molte anime si salveranno ed avranno pace. La guerra sta per finire, ma se non smetteranno di offendere Dio, nel regno di Pio XI ne comincerà una peggiore».

La S. Vergine apparendo più volte in ospedale a Giacinta le disse diverse cose tra le quali ricordiamo: «Verranno certe mode che offenderanno molto Gesù... I peccati che portano più anime all' inferno sono i peccati della carne... Se gli uomini sapessero ciò che è l'eternità farebbero di tutto per cambiar vita».



LA LUSSURIA

Il catechismo di San Pio X ci insegna che ciò che si faceva di immorale nel Sud Est Asiatico rientra nel categoria del vizio capitale chiamato lussuria che consiste nell'amore disordinato dei piaceri carnali. Questa propensione risiede in noi a causa del peccato originale; se la si asseconda diventa un vizio che, purtroppo, colpisce ogni età, ogni sesso, ogni condizione di persone; è un vizio così esteso che secondo i Padri della Chiesa precipita da solo più anime all'inferno che tutti gli altri uniti insieme. Veramente un tal vizio, secondo il consiglio di san Paolo non si dovrebbe neppur nominare tra i cristiani: «Nec nominetur in vobis» (Ef 5, 3). Però se c'è un vizio che si cerca in tutti i modi di giustificare è proprio questo; lo si conosce, ma lo si vuol giustificare a tutti i costi. Infatti tanti dicono: "Che male c'è che è tanto condannato dalla Chiesa? Non è che una debolezza, un'inclinazione della natura, sono peccati da poco". Ma la malizia di una cosa dipende forse dal nostro capriccio o dal nostro giudizio? Se così fosse bisognerebbe cancellare tutto il Decalogo. No, per conoscere la malizia e la gravità di un peccato non dobbiamo guardare a quello che ne dice il mondo, ma a quello che ne dice Dio.

Nell'Antico Testamento questo vizio è chiamato: «cosa abominevole» (Gn 38, 10). Ecco cosa pensa Dio: «L'adultero per la sua insensataggine perderà l'anima sua» (Prov 6, 32); «I corpi dei lussuriosi erediteranno la putredine e i vermi» (Ecli 19, 3).

«L'adultero avrà il disonore perchè non ha capito il timor di Dio» (Ecli 23, 31).

Nel Nuovo Testamento, leggiamo che Gesù ha detto: «Beati i puri di cuore perchè vedranno Dio» (Mt 5,); inoltre Egli ci ha esortato ad evitare anche i pensieri e i desideri cattivi: «Chiunque guarda una donna per desiderarla ha già, in cuor suo, commesso adulterio con lei» (Mt 5, 28).

Ecco alcune sentenze lasciateci da San Paolo dopo averci intimato di non lasciarci sedurre da vane parole: «Questo dovete tenere a mente, che ogni adultero o impudico o avaro che vuol dire idolatra non ha eredità nel regno di Dio» (Ef 5, 5)...

«Le cattive compagnie corrompono i buoni costumi» (1 Cor 15, 33)...

«Non sapete che il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo?» (1 Cor 6, 19)...

«Il corpo non è per la fornicazione ma per il Signore» (1 Cor 6,13).

Da parte sua, san Giovanni Apostolo, ispirato dallo Spirito Santo, ha scritto: «Nulla di impuro entrerà nel regno dei Cieli» (Ap 21, 27).

Riflettiamo sui castighi con i quali Dio ha punito nel mondo la lussuria. Omettendo tanti esempi ricordiamone due soli, i più gravi che siano registrati nella Sacra Scrittura. Al tempo di Noè tutti gli uomini, ad eccezione di una sola famiglia, si erano abbandonati alle opere tenebrose della carne ed erano guasti e corrotti di cuore. «Disse Iddio: Lo spirito mio non abiterà nell'uomo per sempre perchè egli è carne... vedendo pertanto Dio che grande era la malizia degli uomini sulla terra e che ogni pensiero del loro cuore era rivolto in ogni tempo al male, si penti d'aver fatto l'uomo sulla terra... E, tocco da intimo dolore del cuore, disse: "Sterminerò dalla faccia della terra gli esseri da me creati, dall'uomo fino alle bestie... Ecco che io farò venire sulla terra un diluvio d'acque, per distruggere ogni essere che ha alito di vita sotto il cielo; tutto quanto è sulla terra perirà» (Gn 6). Ecco il castigo che il Creatore inflisse alla sua creatura appena scorse in lei l'orribile macchia dell'impurità! Il diluvio universale, con cui Dio distrusse il genere umano, eccettuato Noè e la sua famiglia, è una prova irrefutabile di quanto Egli abbia in abominio questo vizio.

Un altro castigo, meno universale, ma non meno terribile, è registrato nella Bibbia.

Chi viaggia in Palestina non può far a meno di provare un senso di spavento nel recarsi a vedere il Mar Morto. Sulle sponde di quel mare non si vede né un cespuglio di erba verde, né una pianta, né un palmo d'ombra, né un casolare che vi ricoveri. Quelle acque esalano vapori pestilenziali che contaminano l'aria e nessun pesce vi può vivere dentro. A ragione si chiama il Mar Morto, perchè dà la morte ai viventi... Quale storia è legata a quel luogo di mistero? Una storia assai dolorosa e terribile! Dove esiste oggi il Mar Morto esisteva anticamente una valle ubertosissima, simile ad un paradiso terrestre, con cinque superbe città, dette la Pentapoli, che in un momento rimasero consumate, sepolte da fuoco e zolfo piovuti dal cielo che le ridusse ad un mucchio di rovine, assorbite poi dalle acque che sgorgarono dalle viscere della terra. E perché ciò? Perchè gli abitanti di quelle città, corrotti fino al midollo, si erano abbandonati senza freno ad ogni impurità (Gn 19).

Ebbene, considerando quei flagelli, che portano così evidenti il marchio della collera divina, si può dire che la lussuria è un peccato da poco?

Anche i pagani di Atene e di Roma affermarono che l'impudicizia è cosa degradante e vituperevole; per es. Catone, in pieno Senato gridava: «I libri che distruggono la religione e combattono l'onestà dei costumi, non possono essere che la rovina della società e la sovversione della repubblica». Si sa che i Romani onoravano grandemente le loro Vestali, perchè consacrate al culto e conservavano la verginità per tutto il periodo della loro funzione. Quando un console romano, assiso sul suo carro, passava per le vie di Roma, se si incontrava con una Vestale, le dava il posto più degno. Quando un reo era condotto al patibolo, se in capo alla via compariva una Vestale, bastava perchè fosse posto in libertà.



LA DOTTRINA DELLA CHIESA

La Chiesa insegna che anche dopo l'amministrazione del Battesimo (che cancella il peccato originale) rimane in noi il focolaio della concupiscenza ad agonem, cioè per la lotta spirituale. Essa non può nuocere a chi non vi acconsente e lotta generosamente con la grazia di Gesù Cristo; anzi ci è lasciata perchè acquistiamo dei meriti. San Tommaso d'Aquino spiega bene che la lussuria è un peccato mortale che conduce all'inconsiderazione, all'inconstanza, all'accecamento dello spirito, all'amore di sé fino all'odio di Dio e alla disperazione.

Inoltre la Chiesa insegna che la lussuria quando è commessa scientemente e volontariamente, è sempre peccato grave, un peccato che non ammette parvità di materia. Per peccare gravemente non occorre in questa materia arrivare a certi eccessi, ma può bastare un pensiero, un discorso, uno sguardo, una libertà indecente, un gesto malizioso, una compiacenza interna quando sia volontariamente acconsentita. In questa dottrina non ci sono dubbi o controversie: tutto è certo, tassativo, fuori di discussione. Come si potrà dunque sostenere il contrario e chiamare questi peccati cose da poco?

Ascoltiamo, infine, anche la voce della ragione: che cosa dice del vizio della lussuria? Ci dice che ogni suo singolo atto, sia interno che esterno, è sempre un grave disordine, perchè si risolve in una totale inversione dell'ordine naturale stabilito da Dio e in una vera degradazione della natura umana. Infatti l'ordine naturale stabilito da Dio esige che l'uomo usi tutte le sue facoltà, e quindi anche i suoi sensi, secondo il fine per cui Egli li ha dati e dentro i limiti di quella legge con cui ne ha regolato l'uso. Ora, si sa bene che Dio ha dato all'uomo i sensi non perchè se ne serva per procurarsi delle soddisfazioni effimere, ma per un fine ben più alto, ossia la conservazione e la propagazione della famiglia umana, da Lui sapientemente regolata colla legge santa del matrimonio. L'uso dunque di tale facoltà nell'uomo non è lecito che entro questi limiti, fuori dei quali diventa cosa turpe, disonesta, contraria all'ordine naturale. Ebbene, che fa il lussurioso? Spezza ogni legge, varca ogni confine e rompe questa bella armonia dell'ordine naturale stabilito da Dio con tanta sapienza.

Non basta. L'ordine naturale esige nell'uomo che il corpo sia soggetto all'anima e che la ragione domini sopra gli istinti del senso. È in questo dominio che risplende la nostra dignità, è per questo dominio che l'uomo sta al di sopra di tutti gli animali, è questo dominio che forma tutta la sua grandezza, la sua nobiltà, la sua gloria.

Ora che fa l'impudico? Calpestando questo ordine mirabile, fa della sua anima, della sua intelligenza, della sua volontà, un vilissimo schiavo dell'istinto sensuale e invece di comandare al suo corpo, lo serve in tutte le sue abbiette passioni.

La lussuria fa perdere all'uomo la fede e l'anima, la salute, la libertà, la mente ed è contraria anche alla legge naturale.

Essa fa perdere la fede e l'anima. Tutti i peccati destano nell'anima il rimorso, ma nessuno lo desta così forte e pungente come il peccato disonesto. Ora siccome l'impudico nell'appagamento della sua passione vorrebbe scansare ogni rimorso di coscienza, comincia subito a dubitare della fede, prima occultamente, poi manifestamente e finisce con negare Dio, anima ed eternità. L'ateismo è una scusa comoda per l'impurità! E la storia sta lì a provare che la causa più ordinaria dell'apostasia dalla fede è l'apostasia dalla purezza... Quando fu che Salomone, pur così sapiente, si rese idolatra? Quando divenne lussurioso. Quando fu che Lutero strappò la Germania dal seno della Chiesa e la gettò nelle fauci dell'eresia protestante? Quando divenne lussurioso. Quando fu che EnricoVIII sterminò il cattolicesimo dalla terra dei santi, perdette la fede e la fece perdere a milioni di sudditi? Quando divenne lussurioso. Ecco la storia di tutti gli apostati della fede. Ecco la storia anche di molti cristiani d'oggi, che fuggono la Chiesa e i Sacramenti, che odiano la religione, la combattono. San Paolo dice: «l'uomo animale non capisce le cose dello spirito» (1 Cor 2, 14). Perciò i Padri della Chiesa predicano unanimemente che questo è il peccato che più degli altri conduce anime all'inferno; perchè strappando loro la fede, le indurisce sempre più nel male, le rende sempre meno suscettibili al pentimento e le spinge così nell'abisso dell'impenitenza finale, cioè della dannazione eterna.

La lussuria fa perdere all'uomo la salute. Di quante malattie infatti e di quante morti premature non è causa questo vizio! Il celebre medico protestante Tissot scriveva: «Non c'è peccato che tanto abbatta le forze naturali, che tanto indebolisca la gioventù ed abbrevi la vita umana quanto il peccato della disonestà».

La lussuria fa perdere all'uomo la libertà. Infatti chi si lascia dominare da essa finisce sempre per diventare un povero schiavo, schiavo di se stesso e schiavo degli altri. Essi dicono: «Vorrei finirla con quei disordini ma la passione è più forte di me!». Essi si rendono schiavi anche degli altri. Quante volte si vedono uomini, anche di grande levatura, che si lasciano mettere il laccio al collo e diventano servi dei capricci e delle esigenze di una creatura che è oggetto della loro turpe passione.

La lussuria fa perdere all'uomo anche il bene dell'intelletto. Infatti l'impudico resta così accecato dalla sua passione, che non vede e non conosce più niente, né del suo stato, né della sua dignità, né delle conseguenze a cui va incontro e pur di soddisfare la sua brutale passione, non gli importa di trascurare i più sacri doveri, di calpestare la fedeltà coniugale, di mandare in malora i propri interessi, di rovinarsi nell'onore e compiere lo sfacelo della propria casa. Oh, se potessimo entrare in certe famiglie e domandare la causa di tante discordie, di tanti disordini, di tante ricchezze sparite, di tanti scandali, di tanti delitti, violenze, ferimenti, suicidi, non poche dovrebbero rispondere per il vizio dell'impudicizia.

La fornicazione è contraria alla legge naturale. Infatti si legge che il Patriarca Giuda (Gn 38) voleva far morire Tamar, la quale era stata sua nuora, ed essendo vedova fu trovata gravida; per cui si vede, che in quel tempo, ancor prima che fosse data la legge di Mosè, per istinto insito nella natura gli uomini conoscevano che la fornicazione era peccato.



ALCUNI FATTI STORICI IN CUI È EVIDENTE L'INTERVENTO DIVINO

SAINT ANDRÉ

«Negli Annali di Savoia è conservata la memoria di una spaventosa catastrofe che avvenne il 24 novembre 1248, veglia del giorno in cui la Chiesa celebra la festa di santa Caterina, in una sera in cui la stagione era dolce, l'aria calma e le stelle brillavano nel cielo. Tutta la vallata, dove è situata attualmente la città di Chambery, riposava tranquilla e in sicurezza. In quel tempo un personaggio empio e perverso esercitava una dominazione tirannica su una città che è sparita per sempre, ma che a quell'epoca era vicina alla città summenzionata.

Quel personaggio aveva riunito numerosi e allegri invitati. Celebrava con feste ed orge licenziose la spogliazione sacrilega di un monastero, che aveva trasformato in un luogo profano, dopo averne scacciato senza pietà i monaci e gli ospiti sacri che ne erano i legittimi possessori. Senza dubbio, come al tempo di Baltassar, il pasto era sontuoso; il vino e i liquori, mischiati alle bestemmie e alle risate sardoniche, si versavano abbondantemente. All'improvviso, in un istante, in mezzo alla notte, la terra fu agitata da una violenta scossa; dei turbini orribili, delle voci e dei muggiti di tempesta, che si sarebbe creduto emanati dalle caverne dell'inferno, sembravano scuotere il firmamento e il suolo e, prima che gli invitati avessero potuto alzarsi e prima che potessero lanciare delle grida di spavento, furono sepolti vivi sotto la frana di una montagna gigantesca. Una città, cinque borgate, tutta una regione popolata da seimila abitanti furono inghiottiti negli abissi, le cui tracce sono scritte in caratteri indelebili sul resto del suolo e la cui memoria leggendaria, mista a spavento, è rimasta incancellata e viva nello spirito e nel ricordo delle popolazioni locali».

Ecco cosa riporta la nota del testo a questo proposito: «Questa città, fiorente nel secolo XIII, era la città di Saint André, situata a 7 Km. da Chambery. Essa era il centro del decanato ecclesiastico di Savoia; possedeva un priorato e un capitolo il cui decano aveva giurisdizione sulle parrocchie circostanti. Ora successe nella contea di Savoia che un consigliere o avvocato del conte, chiamato Jacques Bonivard, arrivò a forza di menzogne ed intrighi a farsi affidare dal conte di Savoia e dal Papa Innocenzo IV il Priorato di Saint André, che gli fu dato da comandare. Ad assistere alla sua presa di possesso invitò i suoi amici e fece loro un gran banchetto, ma in mezzo alla notte, una roccia di circa 800 metri si staccò improvvisamente da un'alta montagna chiamata il monte Granier e schiacciò sotto le sue rovine Bonivard con i suoi amici, il priorato e 15 o 16 abitati, tra villaggi e gruppi di casolari vicini, nello spazio di una grande lega. I monaci del priorato, espulsi violentemente da Bonivard, furono i soli che si salvarono. Essi si erano rifugiati nella Cappella di Notre Dame de Myans, oggi santuario nazionale della Savoia che deve la sua celebrità alla sua preservazione miracolosa al momento della distruzione completa di Saint André e dei villaggi del decanato. Quel seppellimento di cinque parrocchie fu così prodigioso e rovinò così profondamente la terra che non ne rimase nessuna traccia, se non di piccoli monticelli che si elevano qua e là e parecchi piccoli laghetti di acqua viva, così profondi che per parecchi secoli non si era riusciti a sondare».



VOLTAIRE

«Di Voltaire, zelantissimo fautore della Encyclopédie..., che tanto propagò l'incredulità e l'immoralità nel secolo XVIII, si ritorna di tanto in tanto a parlare, o per la ristampa di qualche sua opera, curata di solito da coloro che perseguono scopi antireligiosi, o per discutere qualche particolare storico. L'atteggiamento suo verso la Chiesa fu da lui espresso con questa parola d'ordine: Ecrasez l'infame (Schiacciate l'infame)».

Io sono stufo di sentire raccontare che bastarono dodici uomini per fondare la Chiesa cattolica! Voglio far vedere che ne basta uno solo per annientarla. Entro vent'anni il Galileo (Gesù Cristo) sarà spacciato». Così scriveva il 30 maggio 1758 a D'Alembert. Vent'anni dopo, precisamente il 30 maggio 1778 era lui, Voltaire che scompariva, morendo, a quanto finora è saputo, di una morte disperata e spaventosa».



LE LEGGI CONTRO LA CHIESA

«Verso la fine del 1854, camuffato come manovra economica, fu presentato alla Camera un progetto-legge dal ministro Urbano Rattazzi, "Un preciso disegno - scrive lo storico Francesco Traniello - tendente a ridurre l'influenza della Chiesa". Esso proponeva lo scioglimento degli ordini religiosi contemplativi, che cioè non si dedicano all'istruzione, alla predicazione o all'assistenza degli infermi, e l'incameramento di tutti i loro beni da parte dello Stato che avrebbe potuto così provvedere alle parroccchie più povere". Era un'intromissione dello Stato nella vita della Chiesa - scrive Traniello - specialmente grave perchè lo Stato si arrogava il diritto di decidere quali ordini religiosi potevano essere ancora utili alla società secondo un criterio produttivistico... Si prevedeva che, nonostante la forte opposizione cattolica, la legge sarebbe passata alla Camera e di stretta misura anche al Senato. Solo il re avrebbe potuto bloccarla.

In un pomeriggio gelido del dicembre 1854 don Bosco raccontò di aver fatto un sogno strano: era in mezzo al cortile, e ad un tratto aveva visto venire avanti un valletto di Corte, vestito di rosso, che gridò: "Gran funerale a Corte! Gran funerale a Corte!". Disse ai suoi chierici che, appena sveglio, aveva preso la penna e aveva scritto al re raccontandogli il sogno.

Cinque giorni dopo il sogno si ripeté. Il valletto in rosso entrò a cavallo nel cortile e gridò: "Annuncia: non gran funerale a Corte, ma grandi funerali a Corte!". All'alba, don Bosco scrisse una seconda lettera al re, suggerendogli: "che pensasse a regolarsi in modo da schivare i minacciati castighi, mentre lo pregava di impedire a qualunque costo quella legge". Il re non volle ascoltare Don Bosco ed ecco cosa successe.

Il 5 gennaio 1855, la regina madre Maria Teresa si ammalò gravemente. Dopo un rapido declino morì il 12 gennaio. Aveva 54 anni. I suoi resti vennero portati nella cripta dei Savoia a Superga il giorno 16, in una giornata rigidissima.

Il 20 gennaio, vennero dati gli ultimi Sacramenti alla regina Maria Adelaide, moglie del re. Ella aveva dato alla luce un bambino 12 giorni prima, ma non si era più ripresa. Mori nello stesso giorno. Aveva soltanto 33 anni.

Il giorno 11 febbraio, dopo venti giorni di grave malattia, morì il principe Ferdinando di Savoia, duca di Genova, fratello del re. Aveva 33 anni.

Don Francesia affermava che re Vittorio Emanuele II era sceso due volte a Valdocco per incontrare don Bosco e che era furioso contro di lui.

Ad ogni modo la legge di soppressione passò alla Camera (94 voti contro 23) ed al Senato (53 voti contro 42). Il re la firmò il 29 maggio. Vennero cosi soppresse - stando alle cifre riportate dal Lemoyne - 334 case religiose che ospitavano 5456 membri. Il 17 maggio, intanto, era morto l'ultimo figlio del re, Vittorio Emanuele Leopoldo, di appena quattro mesi».



IL VULCANO DEL MONTE PELÉE NELLA MARTINICA

L'otto maggio 1902, una tremenda eruzione vulcanica del Monte Pelée, (vulcano dell'isola Martinica, una delle Piccole Antille, in America), distrusse completamente la parte nord dell'isola e soprattutto la città di Saint Pierre. Per quanto la natura vulcanica dell'isola spieghi la gravissima catastrofe, tuttavia a tutti i ben pensanti parve chiaro che questo fosse un castigo di Dio per le empietà commesse nello stesso anno e nella stessa isola.

«Ecco il commento che diede Mélanie Calvat, veggente di La Salette, come è riportato nel giornale dell'Abbé Combe in data 22 maggio 1902.

"Sono andato (si tratta dell'Abbé Combe) a chiederle quali crimini spaventosi, oltre all'impurità, hanno potuto attirare su quelle popolazioni, che si dicevano molto cattoliche, un simile flagello. Ella mi raccontò che il Venerdi Santo scorso, un grande Cristo, di circa un metro di altezza, fu trascinato in una via di Saint Pierre, ad un'estremità di una corda; che lo si trascinò in seguito sul pendio della montagne e arrivati vicino a un crepaccio lo si precipitò con un piede".

"Per attirare la maledizione di Dio su tutto un paese, questo sacrilegio è stato dunque l'opera di una massa di uomini e di donne?".

"Solamente alcuni uomini, ma li hanno lasciati fare e una dozzina di ragazzi li seguivano. La montagna si è spaccata da quel lato, il mattino dell'Ascensione». Tra l'altro: «Per la festa dell'Ascensio­ne era annunziata una replica di una parodia oscena, preparata da avvisi, scritte sacrileghe sui muri, ecc.; ma il calice dell'iniquità doveva essere colmo e l'ira di Dio non permise di essere più a lungo provocata. L'otto maggio, nella stessa festa dell'Ascensione, quella città venne letteralmente sepolta sotto le ceneri e la lava del vulcano Pelée 40.000 furono le vittime della spaventosa eruzione in meno di un quarto d'ora».



MESSINA

Il 28 dicembre 1908, un terremoto distrusse gran parte di Messina.

Ecco la spiegazione che dà a questo riguardo la Revue Internationale des sociétés secrètes (parte occultista n° 2, 1 febbraio 1932, p. 45):

Il Corriere d'Italia pubblicava nel suo numero del 5 gennaio 1909 una lettera firmata Vincenzo Caudo, direttore della Stella di Messina, rifugiato a Catania:

Mio piccolo bambino vero uomo, vero Dio Per l'amore della croce rispondi alla nostra voce: se tu non sei veramente un Mito, schiacciaci sotto un terremoto.

Fu il giornale Il Telefono che stampò a Messina questi versi nel suo numero di Natale 1908. Qualche giorno più tardi, Messina subì un terremoto e un maremoto che fecero 58.000 vittime.

La sera di Natale un gruppo di miscredenti fece una oscena e sacrilega parodìa, in un pubblico teatro, del mistero di Betlemme. Il giorno appresso, 26 dicembre, un Circolo cittadino, in un'assemblea, lanciò altre sfide a Dio, e tra l'altro decretò la distruzione della religione in Messina. Quelle blasfeme invocazioni ebbero la loro tremenda risposta.



IL TITANIC

«Il 10 aprile 1912 il grande e lussuoso transatlantico Titanic partiva da Southampton alla volta di New York. Aveva a bordo 2201 passeggeri più l'equipaggio. Era il primo e ultimo viaggio. La domenica in Albis, nella notte dal 14 al 15 aprile, mentre si trovava a 300 miglia (555 Km) a sud-est di Terranova e a metà della traversata, urtò improvvisamente contro un iceberg. Erano le 23,40. L'urto non risvegliò neppure i viaggiatori addormentati. Ma la nave era colpita a morte. In dieci secondi l'iceberg aprì una breccia di 100 metri (un terzo della lunghezza totale, al di sotto della linea di immersione). Si lanciarono degli S.O.S. e dei razzi, mentre l'orchestra di bordo continuava a suonare la musica da ballo. L'acqua montava raggiungendo le caldaie e la stiva. Si decise di mettere in acqua i 16 canotti di salvataggio e le 4 zattere. All'una di notte la prua si inabissava. Poco dopo tutta la parte anteriore veniva sommersa. Seicentosessanta persone presero posto nelle imbarcazioni di salvataggio. Scene terribili di spavento e di follia si verificarono a bordo. Si pensò di invocare l'Onnipotente. Millecinquecento passeggeri rimanevano. L'orchestra accompagnò il cantico, divenuto poi celebre in tutto il mondo: "Più vicino a te, mio Dio!... Più vicino a Te". Altri passeggeri in ginocchio sul ponte inclinato pregavano con fervore. Poi fu l'oscurità completa. La prima ciminiera si spezzava e rotolava in mare trascinando parecchi naufraghi. Dopo due minuti (ore 2,20) l'enorme transatlantico, orgoglio della marina mercantile britannica colava a picco. Le vittime furono 1750, i superstiti 711.

Ecco alcuni precedenti venuti in luce quando si fece l'inchiesta.

Tra le centinaia di operai che lavoravano alla costruzione di quel colosso, alcuni, per dispetto ai loro compagni cattolici, avevano scritto sulla carcassa della nave bestemmie e scherni sacrileghi: "Nemmeno Dio mi può affondare". Al di sopra della linea di immersione in lettere enormi si leggeva No God, no Pope (Né Dio, né Papa); e dall'altra parte: "Né la terra né il cielo possono inghiottirci".

Benché fossero state coperte dalla vernice, parecchie di quelle iscrizioni non tardavano a riapparire, anzi un impiegato cattolico del Titanic, che le aveva viste, scrisse ai suoi parenti a Dublino in una lettera, che essi conservarono come una reliquia: "Sono persuaso che la nave non arriverà in America, a causa delle scritte blasfeme che ricoprono i suoi fianchi".

Le parole No God, no Pope furono letteralmente tagliate a metà dall'iceberg che attaccò la linea di immersione dove erano state scritte. Queste medesime affermazioni blasfeme furono poi ripetute dal comandante della nave Smith durante l'ultimo pranzo. Poco dopo egli stesso pagava con la vita la sua empia temerità».



LA SAN GIORGIO

«Nel 1913 i giornali con parole di estremo cordoglio annunciavano il disastro avvenuto in mare della grande nave da guerra italiana, la San Giorgio. Si era al tempo della grande dominazione massonica. A proposito di quel disastro, nel dicembre di quell'anno fu spedita da Taranto ad alcuni giornali la seguente lettera autentica e firmata:

"Egregio Signor Direttore. - A proposito dell'incaglio della San Giorgio, eccole una notizia che potrà giovare. Genova donò alla San Giorgio una statua del Santo. Essa dapprima venne collocata nella sala degli ufficiali, poi in un ripostiglio presso un cesso; a Taranto venne definitivamente messa in un ripostiglio dell'ospedale insieme col materiale inutile. La San Giorgio dunque parti da Taranto senza San Giorgio. Non voglio dire che il Santo abbia tolta la protezione a chi la rifiutò. Il popolo qui a Taranto e la maestranza dell'Arsenale commentano il fatto e dicono: "scherza coi fanti e lascia stare i Santi... ".

Taranto, 1 dicembre 1913

dev.mo Andrea Martini».



TSUNAMI

Che ne è per lo Tsunami del 26 dicembre 2004 nell'Oceano Indiano? Due dei paesi devastati (la Thailandia e in misura minore lo Sri Lanka) ospitano in grande scalo il turismo sessuale, attività considerata come il terzo commercio illegale del mondo, dopo la droga e le armi; esso è così definito dalla ACPE (Associazione contro la prostituzione dei bambini): «Il turismo sessuale è un turismo degradante che mette a disposizione dei clienti stranieri, nei paesi del terzo mondo, delle donne, degli adolescenti, dei bambini, ragazze e ragazzi, per soddisfare i desideri e le perversioni sessuali di questi uomini, inclusi i pedofili, sempre più numerosi a partecipare a questo genere di viaggi. Il turismo sessuale è il primo grande affare di costumi a scala planetaria».

Si può dubitare che lo tsunami del 26 dicembre non sia stato un castigo per quel "turismo"? Ecco la realtà: «Phuket e la costa della Thailandia hanno, è vero, delle belle spiagge e possono essere considerate come un paradiso terrestre per le loro bellezze naturali, ma esse come abbiamo già ricordato sono luoghi di prostituzione di ogni genere. È un fatto constatato. Purtroppo, anche lo Sri Lanka è ugualmente sulla lista dei paesi dove la prostituzione dei bambini, lungo la costa, con il suo turismo sessuale, è una vera piaga nazionale. E dove avreste potuto leggere (com'era il caso a Colombo), arrivando all'aeroporto internazionale di una capitale, un immenso tabellone che avvertiva i turisti di non toccare i bambini?

Occorre ricordare l'avvertimento di Nostro Signor Gesù Cristo contro questi peccati: "Chiunque scandalizzerà uno di questi piccoli che credono in me sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina da mulino e che fosse sommerso nel profondo del mare" (Mt 18, 6). Simili peccati gridano vendetta verso il Cielo. Dio ha certamente il diritto di punire nel modo che vuole le nazioni (purtroppo anche con degli innocenti) che lasciano maltrattare così i loro bambini. Nello Sri Lanka si può notare anche un'altra causa del furore delle onde. Il numero del 26 dicembre (notate la data) del Sunday Leader, p. 13, in un articolo intitolato: "I cristiani passano Natale nella paura" descriveva le violenze esercitate in tutto il paese contro i cristiani. Esso precisava che nel 2003, 39 chiese erano state attaccate nella capitale e nei dintorni, con 91 altri incidenti registrati (incendi e profanazioni di chiese, ecc.) e che nel 2004 altri 78 incidenti simili erano stati segnalati.

Similmente poco prima del Natale scorso, i buddisti avevano messo dei manifesti sui muri, gli autobus, i vagoni dei treni ecc. che insultavano Nostro Signor Gesù Cristo con la frase seguente: "Jesu baba thoth-tha babek the? Il Bambino Gesù non è un debole bambino stupido?" (Catholic Messanger, 16 gennaio 2005, p. 2).

Ebbene, adesso abbiamo la terribile risposta a questa bestemmia, dalla parte di Colui al quale «anche il vento e il mare ubbidiscono» (Mc 4, 41).

Ricordiamo ciò che ha detto San Paolo: «Non illudetevi: Dio non si lascia deridere. Ciò che uno avrà seminato mieterà: perchè chi semina nella sua carne, dalla carne mieterà corruzione, chi semina nello spirito, dallo spirito mieterà la vita eterna» (Gal 6,7).



I SANTI MANTENGONO LE PROMESSE

Riportiamo un testo apparso in Internet riguardo ad un fatto straordinario successo in occasione del maremoto nel Sud Est Asiatico il 26 dicembre 2004. «Le onde dello tsunami si sono ritirate, ma intorno a Chennai (Madras) si parla di miracolo. È la storia di come la miracolosa posta di san Tommaso tenne lontane le onde invadenti, risparmiando la recentemente rinnovata cattedrale di Santhome. La cattedrale, la seconda basilica del mondo edificata sulla tomba di un apostolo, ha dato riparo a centinaia di vittime dello tsunami, fin da quando le onde distruggevano molti edifici lungo la costa. Sebbene le onde dello tsunami assassino devastassero la costa di Chennai, Padre Lawrence Raj, il parroco della Basilica Cattedrale di Santhome, dice: "Il mare non toccò la nostra chiesa". La ragione? "Crediamo che la miracolosa posta di san Tommaso abbia impedito alle acque del mare di entrare nella chiesa".

La chiesa costruita nel luogo dove san Tommaso, uno dei dodici Apostoli di Gesù Cristo, fu seppellito dopo la morte, avvenuta nell'anno 72, è situata a pochi metri dal mare. Mentre tutti gli edifici su ciascun lato della chiesa furono colpiti dalle onde dello tsunami, la Cattedrale di Santhome rimase intatta. La gente del luogo ora dice che è la posta miracolosa di san Tommaso che ha tenuto lontano il mare il 26 dicembre.

Secondo Padre Raj, la tradizione dice che quando San Tommaso impiantò la posta sulla sommità degli scalini che conducono alla Cattedrale, disse che il mare non avrebbe oltrepassato quel punto. Il sacerdote vide dal terrazzo della chiesa il mare furioso in azione, che si sollevava attraverso la strada e sommergeva le case di fronte alla posta di san Tommaso, che è un ceppo di legno dall'aspetto innocuo, montato su un piedestallo di cemento.

Si crede che un villaggio nella zona di Mylapore fu invaso dai flutti quando un grosso tronco d'albero cadde attraverso il fiume che ivi scorreva. Il re locale vi fece condurre un pachiderma reale per tirarlo via, ma il compito sembrò impossibile. Allora, secondo la tradizione, vi andò san Tommaso, si tolse la cintura dai fianchi e la porse ad uno dei presenti chiedendogli di issare con essa il tronco. Costui fece così ed il tronco venne facilmente spostato. Una immagine murale del museo della Cattedrale illustra questo incidente. Padre Raj dice che si ritiene che l'attuale posta provenga dal medesimo tronco di legno.

Centinaia di senzatetto sopravissuti che si sono rifugiati nella chiesa, fin da quando la tragedia li colpi, avevano pregato san Tommaso di salvarli.

"È san Tommaso che mi ha salvato. Questa chiesa non fu toccata dalle acque a causa del potere miracoloso della posta di san Tommaso" ha detto K. Sebastiraj, un pescatore che cercò rifugio nella Cattedrale di Santhome».



UNA TESTIMONIANZA

«Mi trovavo a Bangkok, la sera del 28 dicembre 2004, e sentii quel bell'accento del Québéc che attirò la mia attenzione

- non vi sono molti abitanti del Québéc in Asia - ed ho sentito anche il nome del Buon Dio. Quel Québécois diceva a un francese che ringraziava Dio perché non era morto. Si trovava là con due persone, bendate ai piedi e sulle carrozzelle, e mi spiegava che il mattino del 26 dicembre aveva visto nel suo hotel dell'acqua sotto la porta della sua camera. Si domandava cosa facesse quell'acqua in quel posto, cercarono di aprire la porta ma vi era un muro d'acqua nel corridoio. Nei minuti che seguirono un'altra porta e una finestra si sfondarono e la camera si riempì d'acqua fino quasi al soffitto. Avevano solo qualche centimetro d'aria prima del soffitto, i materassi galleggiavano... Essi si immersero e riuscirono ad uscire, solo Dio sa come! Quei Québécois venuti in vacanza per la prima volta in Asia e che avevano visto la morte a qualche passo, a qualche secondo, a qualche respiro d'aria - se siete nell'acqua è una questione di respirazione - ringraziarono il Buon Dio di non essere morti. Mi sono presentato ad essi come sacerdote missionario in Asia, originario del loro paese, e dopo averli ascoltati li invitai a recitare qualche Ave Maria. "Oh sì - mi risposero - ne reciteremo molte, ricominceremo a pregare. Siamo sfuggiti alla morte e ne ringraziamo il Buon Dio". Queste parole riassumono la grande lezione che il Buon Dio vuole ricordarci. Noi viviamo in un mondo artificiale, un mondo di sogni con tutti questi giochi, film, video... e il Buon Dio ci ricorda che la vita è corta, la vita è fragile. Voi siete sulla spiaggia poi arriva un'onda ed è la fine. Si passa da questa vita all'eternità. Questo ci ricorda che la vita è breve e che bisogna essere sempre pronti a presentarsi davanti a Dio. Quei Québécois mi dicevano che si sarebbero messi a pregare, a riprendere la pratica dei sacramenti. Possa questa lezione, che fa male come un'operazione chirurgica, aprire gli occhi a molti perchè rimettano la loro vita in ordine al fine di essere pronti ad ogni istante per quell'ora. Nostro Signore ha detto: "Verrò come un ladro". Allora occorre essere pronti per quell'istante che ci introdurrà nell'eternità».



CONCLUSIONE

Dio ci ha creati per amarlo, adorarlo, servirlo e per goderlo poi nell'altra vita, per farci partecipare alla felicità eterna. Quando ci punisce sulla terra è una grazia perchè vuole che ritorniamo a Lui, perchè vuole salvarci. Viviamo dunque nel timor di Dio e nella fiducia della sua misericordia. Non trattiamo con l'indifferenza, il disprezzo o la derisione gli avvertimenti che ci dà e che sono un segno di questa stessa misericordia. Riguardo al nostro futuro valgono sempre le parole del Libro dell'Imitazione di Gesù Cristo: «È meglio essere castigati in questa vita che in avvenire». Troviamo la conferma di questa sentenza anche nel libro di Tobia: «Tu infatti non ti compiaci della nostra perdizione; dopo la tempesta fai tornare la tranquillità e dopo le lacrime e i pianti sai infondere la gioia» (Tb 3,22).

Già Quintiliano diceva: «Che cosa vi è di più grande nelle cose umane? Il vincere i vizi. Nessuna vittoria è maggiore di questa. Molti domarono i popoli e le città, pochissimi se stessi».

Quando la valorosa Giuditta ritornò trionfante in Betulia, dopo aver tagliata la testa ad Oloferne ed aver così liberata la sua patria, i più anziani della città e molti degli abitanti si fecero incontro alla loro liberatrice esclamando: «Il tuo cuore è stato ripieno di forza perchè hai amato la castità» (Gdt 15, 11).

Anche voi dunque, o giovani, se volete la fortezza, mettetevi in guardia contro i piaceri che snervano ad un tempo l'anima ed il corpo e profanano le sorgenti più sante della vita. Non badate mai al mondo che vuol trascinarvi per le sue vie! Siate puri, siate onesti e sarete forti! Ricordate che non sarà coronato un di nel cielo se non colui che avrà legittimamente combattuto (cfr. 2 Tim 2, 5).

«Se nel mondo c'è allegrezza, la possiede certamente l'uomo che ha il cuore puro e se ci sono quaggiù tribolazioni ed affanni questi li conosce meglio di ogni altro la coscienza del malvagio». (Tratto da: “La Tradizione Cattolica”.)

Preghiera di liberazione







(Tarcisio Mezzetti)

Parliamo stasera della preghiera di liberazione; ne parleremo in due tempi. Nel primo tempo parleremo della preghiera di liberazione come conoscenza sia biblica che pratica, e dove e come bisogna farla. Nel secondo tempo proveremo alcune indicazioni su come esercitare un ministero di questo genere e come fare delle preghiere di liberazione che non sono per niente esorcistiche.

Padre Matt Linn racconta: quando frequentavamo la scuola elementare, durante la Quaresima avremmo dovuto evitare di mangiare i dolci per fare un fioretto. Una suora ci insegnava che se il diavolo ci avesse tentato a mangiare dolci, tutto quello che dovevamo fare era di scrollarcelo da sopra le spalle dicendo: vattene via da me Satana, non ti voglio.

Ricordo ancora di camminare lungo le vetrine dei negozi e di guardare i dolciumi che vi erano esposti e naturalmente scacciavo Satana dalle mie spalle dicendo: via di qui Satana!

La cosa più sorprendente era che quest’ordine funzionava, malgrado il mio fortissimo desiderio di mangiare dolci.

L’approccio di quella suora era però un po’ semplicistico perché la tentazione non viene soltanto dal diavolo ma viene anche dal mondo e dalla carne.

Vi era tuttavia qualcosa di molto vero in quello che la suora ci diceva: noi abbiamo davvero il potere contro Satana, il potere di comandare nel nome di Gesù al maligno di lasciarci liberi e quello che viene chiamato e che noi chiameremo "Preghiera di Liberazione".

La chiamiamo così perché con essa noi chiediamo a Dio di essere liberati dal potere del maligno.

La preghiera di Liberazione differisce dalla preghiera di Esorcismo, che viene usata dalla Chiesa e che si usa quando tutta la persona è interamente sotto il dominio di Satana, come il caso dell’indemoniato di Gerasa che gridava e si percuoteva con pietre e che nessuno riusciva a domare dice Marco 5, 1-9.

Nella preghiera di Esorcismo, con il potere dato da Gesù stesso e dalla Chiesa e che la Chiesa gestisce nei modi richiesti, la Chiesa ordina al maligno di lasciare la persona. D’altra parte la preghiera di liberazione viene usata soltanto quando una parte della nostra personalità si trova sotto l’influsso di qualche spirito maligno: per esempio in qualche caso di ira incontrollata, di deviazioni sessuali e perfino di malattie fisiche.

Io ho una bella testimonianza di una ragazza che aveva avuto due relazioni omosessuali di cui una in corso e che invitata a scrivere su un foglio di carta, mentre noi pregavamo dentro di noi e quindi nessuno sapeva niente, "Gesù liberami", si accorse che non poteva scriverlo.

Invitata a scriverlo davanti a Gesù mentre noi preghiamo sempre in silenzio e le facevamo coraggio ad andare avanti, provò otto volte a scriverlo non riuscendo mai. Finalmente la nona volta riuscì a scriverlo piangendo e con un grido quasi di invocazione estrema a Gesù: "Gesù aiutami". Subito dopo non solo fu liberata, ma non ebbe più nessuna tendenza omosessuale. Sono passati diversi anni, si è sposata e non ha avuto più nemmeno una tentazione nel campo della deviazione sessuale.

Mi sembra molto evidente che ci sono situazioni dove una parte della persona non era capace di liberarsi da questa schiavitù.

In qualche caso la preghiera di liberazione serve perfino ad allontanare alcune malattie fisiche.

Conosco il caso di una donna che faceva la maga, si è convertita, è entrata a far parte di una comunità dopo un lungo periodo di preghiere; aveva sette ulcere allo stomaco da dieci anni. Appena lei è stata liberata, le ulcere se ne sono andate.

D’altra parte tale è il caso della donna nel vangelo di Luca che aveva uno spirito che da 18 anni la teneva inferma, tanto da impedirle di tenersi eretta (Lc 13, 10-13).

Mentre un esorcismo ufficiale deve essere operato da qualcuno che ne sia stato incaricato dal Vescovo, qualsiasi cristiano maturo può effettuare la preghiera di liberazione, se la fa nei termini dovuti. La preghiera di liberazione infatti è quel tipo di preghiera che noi facciamo ogni volta che terminiamo il Padre Nostro dicendo "liberaci dal male".

Gesù e la gente del suo tempo pregavano per la liberazione e si aspettavano che la preghiera avesse effetto. Quando i farisei attaccavano Gesù perché effettuava esorcismi non obbiettavano che Egli stesse veramente scacciando i demoni, ma accusavano semplicemente Gesù di farlo mediante il potere sbagliato, cioè secondo il potere di Belzebù (Mc 3,22-27).

La sconfitta di Satana attraverso la preghiera di liberazione era così evidente che Gesù la usò come prova dell’avvento del Regno di Dio (Lc 11,20): "se Io caccio i demoni con il dito di Dio, allora il Regno dei Cieli è giunto a voi". Esegetici dicono oggi che i riferimenti scritturali del potere di Gesù su Satana sono i passi più facilmente autenticati come eventi storici effettivi.

Gesù dette ai suoi Discepoli ed a noi lo stesso potere su Satana. Nella storia del ragazzo epilettico (Mc 9, 14-29) Gesù incoraggia i suoi Discepoli a digiunare e pregare per acquistare il dominio sugli spiriti maligni. In un’altra occasione i Discepoli tornarono e raccontarono come avessero avuto successo con le loro liberazioni: "i 72 tornarono pieni di gioia dicendo: Signore, anche i demoni si sottomettono a noi nel tuo nome" ed Egli disse: "Io vedevo Satana cadere dal Cielo come una folgore, ecco Io vi ho dato il potere di camminare sopra i serpenti e gli scorpioni e sopra ogni potenza del nemico, nulla vi potrà danneggiare; non rallegratevi però perché i demoni si sottomettono a voi, rallegratevi piuttosto che i vostri nomi sono scritti nei Cieli".

Infine, al termine del Vangelo di Marco, Gesù incarica tutti i suoi di prendere autorità sopra gli spiriti maligni, e questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: "nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e se berranno qualche veleno non recherà loro danno, imporranno le mani sui malati e questi guariranno"(Mc 16, 17-18)

La preghiera recitata dai seguaci di Gesù nella Chiesa primitiva, il Padre nostro, in origine terminava con la frase "liberaci dal maligno". Nell’era agostiniana prevalse l’uso comune di "ma liberaci dal male". Infatti se voi avete studiato il greco, vi potete divertire a vedere come in Giovanni (17,14) dice "Padre Io ho dato loro la tua parola, per questo essi non appartengono più al mondo come Io non appartengo al mondo e il mondo li odia", il versetto successivo dice: "Padre, Io non ti prego di toglierli dal mondo ma di proteggerli dal maligno". Se prendete la parola greca e andate a vedere quella del Padre Nostro del vangelo di Matteo, vi accorgete che la parola greca è la stessa. In Giovanni 17-15 è tradotta "maligno", in Matteo (6,13) è tradotta "male" che in italiano è molto più debole.

I primi cristiano si aspettavano che quando pregavano il Padre Nostro, il padre li avrebbe liberati dal potere del maligno. Purtroppo per noi è diventato come una poesia a memoria. Le tradizioni dei Padri del Deserto e dei Santi quali il Curato d’Ars e San Francesco di Assisi, danno testimonianza di incontri reali con Satana e di una consapevolezza ancora più vivida di possedere l’autorità di Gesù per resistere al male.

Il Sacramento del Battesimo è un esempio di come Gesù affidi il suo poter a noi, infatti include la preghiere di rinuncia o di esorcismo e il nuovo rito per adulti contiene una preghiera speciale di esorcismo. Questa preghiera aggiuntiva è per adulti che precedentemente sono stati coinvolti in una religione non cristiana, dove potrebbero aver incontrato non solo il Dio di amore che molte religioni cercano, ma anche le forze del male che solo Gesù può sconfiggere pienamente.

Nel 1972 Papa Paolo VI affermò che la maggiore necessità della Chiesa odierna è che noi riconosciamo e superiamo la realtà del demonio che non è soltanto un’idea o una costruzione sociale, come molti invece vogliono farci credere, ma un agente effettivo, nelle parole del Papa, un essere vivo spirituale, pervertito e pervertitore.

Durante le diverse ere, la Chiesa ha combattuto contro il maligno per mezzo di tutto ciò che può portare la vita di Gesù dentro la persona, e cioè: i Sacramenti, e anche per mezzo delle preghiere di liberazione o esorcismi fatti direttamente al maligno, oppure le preghiere di liberazione che invece erano dirette al Padre. Tutte queste ordinavano al maligno di lasciare la persona che aveva infastidito.

Oggi più che mai abbiamo bisogno di esercitare saggiamente questo potere di liberazione, anche perché così tante persone sono rimaste coinvolte nell’occulto e nella droga, affievolendo in tal modo la resistenza della volontà e aprendosi all’influenza del maligno.

Per descrivere la realtà vera del popolo dei battezzati in Italia basta dire che da una nostra indagine pre-effusioni nella mia regione, ci risulta che tra il 92 e il 95% di coloro che si avvicinano al Rinnovamento per avere l’effusione dello Spirito Santo, hanno frequentato maghi, fattucchieri, cartomanti e così via, più o meno regolarmente nella loro vita.

La preghiera di liberazione richiede però una certa prudenza, come ci ha fatto notare recentemente il Cardinale Suenens. Nel momento in cui prendiamo coscienza di questo tipo di preghiera, potremmo farne un uso eccessivo, e di conseguenza potremmo cominciare a concentrare la nostra attenzione su Satana anziché su Gesù. Questo è un problema del Rinnovamento. Un’enfasi esagerata nel tentativo di risolvere tutto mediante la preghiera di liberazione, potrebbe anche impedirci di fare uso della Medicina, della Psichiatria eccetera, o di prendere posizione su argomenti di giustizia sociale.

Potremmo anche abdicare alla responsabilità personale, per le nostre azioni, dicendo: "Satana me lo ha fatto fare", anziché attingere al potere che abbiamo di scegliere ciò che è giusto o meno, in ogni determinata situazione.

E’ altrettanto pericoloso trovare Satana dappertutto, quanto ignorarlo completamente; e questi sono i due estremi entro cui si muove tutta l’intera struttura dei battezzati in Italia: ci sono quelli che dicono che non esiste affatto e quelli che inciampano per terra e dicono che il demonio gli ha fatto crescere il sasso davanti ai piedi.

Considerate quindi queste forme di prudenza, la realtà della preghiera di liberazione è stata riconosciuta non solo da molti esegeti della Scrittura e da molti teologi, ma anche da membri laici delle professioni psichiatriche. Nel 1974 una rivista medica inglese ha discusso la preghiera di liberazione come un possibile aiuto nel trattamento della schizofrenia.

In Inghilterra, negli ospedali, gli esorcisti anglicani e cattolici possono entrare liberamente a fare esorcismi sui malati di mente e molti vengono guariti. In Italia non si potrebbe dire, perché si parla dell’oscurantismo della Chiesa medioevale, ma dell’oscurantismo delle mode di oggi non se ne parla mai. Ci sono degli oscurantismi cosiddetti "scientifici", che fanno paura!

Padre Matt Linn dice: recentemente siamo venuti a conoscenza di un esempio drammatico di preghiera di liberazione per aiutare coloro che hanno problemi psicologici. Eravamo in visita ad un terapista del Rinnovamento, nel Connecticut

, che aveva curato 32 suoi pazienti per non meno di 2 anni di cura. Egli invitò una donna del Rinnovamento, nota per il suo dono di discernimento degli spiriti, per valutare ognuno di questi pazienti. Senza che le fosse stato detto nulla riguardo la loro storia di pazienti, questa signora seppe diagnosticare correttamente il problema di ciascuno e le sue radici; e indicare se qualche spirito maligno fosse connesso al proprio problema psichico. Il terapista fu stupito dalla diagnosi esatta di tutte queste cose; era un dono che si chiama "di conoscenza". Dopo questo fu fatta la preghiera di liberazione su tutti questi 32 pazienti e in 28 di questi, casi la donna riconobbe la presenza di uno spirito maligno; dopodiché fu fatta una preghiera di liberazione e 27 su 28 pazienti furono liberati dalla malattia nel giro di due mesi.
Posso dire di una signora sulla quale avevano lavorato senza successo per tre anni gli psichiatri, per fermare una depressione parossistica. Fu fatta una drammatica preghiera di liberazione e questa donna fu liberata.

Qual è il legame tra la malattia emotiva e gli spiriti maligni?

La depressione è una malattia comune che è molto diffusa ed ha molte cause possibili.

Per esempio una depressione potrebbe avere una causa fisica primaria come ad esempio l’iperglicemia.

Naturalmente la depressione può essere causata da fattori emotivi o da traumi infantili e cose del genere, e qualche depressione può essere causata da fattori spirituali. In qualche caso ci potrebbe essere una depressione di origine traumatica su cui si è innestata anche qualche influenza maligna.

Ogni caso di depressione potrebbe essere causato da uno di questi fattori o da una loro combinazione; sarebbe quindi sbagliato avvicinare una persona depressa e dire: hai uno spirito di depressione. Non lo si può fare perché innanzi tutto questo potrebbe spaventare la persona e in secondo luogo non si può avere la certezza che la causa della depressione sia sempre uno spirito maligno, anche se c’è una profezia, perché, dice San paolo: "imperfetta è la nostra profezia".

Se si sospettasse la presenza di uno spirito maligno, ciò che bisognerebbe fare sarebbe di pregare in silenzio, chiedendo al Padre che liberi quella persona da ogni influenza, dicendo più o meno il "Padre nostro".

Da un lato è importante non usare con eccesso la preghiera di liberazione per non spaventare qualcuno dicendogli che è posseduto da uno spirito maligno.

D’altro canto è importante però sapere che talvolta gli spiriti maligno sono coinvolti in casi di malattia emotiva, e può essere utile quindi chiedere al Padre, nel nome di Gesù, di essere liberati.

E’ più facile fare la preghiera di liberazione se sappiamo in che modo gli spiriti maligni sono entrati.

Le tre vie principali per cui entrano sono:

Ferite emotive

Peccato

Attività occulte

1 - La maggior parte degli spiriti maligno si aggancia ad una persona attraverso ferite emozionali purulente quali quelle della paura, dell’ira, della colpa, del risentimento, che vengono lasciate dietro da profondi traumi emotivi.

Per esempio, una persona che sia stata ferita emotivamente da un padre alcolizzato, potrebbe essere aperta ad uno spirito d’ira, e poi sperimentare il persistere di quest’ira, non solo contro suo padre, ma anche contro tutte le persone in autorità e contro altri alcolisti.

Queste ferite emotive possono essere come porte aperte per l’attività degli spiriti maligni, a meno che non intervenga una guarigione interiore.

Occorrerebbe fare un seminario solo sulla guarigione interiore, che non tratteremo quindi qui approfonditamente perché è un problema molto complesso ed è una preghiera che richiede un ministero, non come la preghiera di guarigione.

La guarigione interiore, per mezzo dell’esperienza di Gesù che ci ama e ci aiuta a perdonare coloro che ci hanno ferito, fa sì che le ferite guarite impediscano al maligno di tormentarci nuovamente in quelle aree.

Quando si tratta ad esempio di uno spirito d’ira, bisognerebbe trovare quale trauma emotivo profondo abbia causato questa reazione di ira e come Gesù voglia entrare nella scena di quella ferita, per aiutarci ad amare e a perdonare.

Ho accennato ad uno dei metodi di fare la preghiera di guarigione interiore, che è quello di ricordare il trauma e far entrare, con l’immaginazione, Gesù in quella scena, ripetendola in varie situazioni, fino quando Gesù ci parla attraverso i gesti che compie, le cose che dice e così via e ci guarisce da questo ricordo estremamente doloroso.

Naturalmente la strada della guarigione passa sempre attraverso il perdono. Inoltre dobbiamo scoprire se vi sono altre ferite che alimentano questa ferita; ecco perché diventa un problema molto complesso.

Ma mentre Gesù guarisce queste sensazioni dolorose, la ferita viene guarita, e lo spirito che sfruttava questa ferita, è costretto ad andarsene. La guarigione della ferita chiude così la porta ed impedisce il ritorno dello spirito immondo.

2 - La seconda porta che invita gli spiriti maligni ad entrare si chiama "peccato".

Ad esempio, se noi mentiamo in continuazione, perdiamo la forza di volontà di dire la verità, e questo permette un successivo attacco da parte di uno spirito di menzogna. Se viviamo in condizioni di fornicazione continuata, siamo esposti all’attacco di spiriti di impurità; se commettiamo adulterio, siamo esposti all’attacco di spiriti di adulterio, ancora peggio!

Sono situazioni di peccato continuate, che sono diverse dal peccato in cui uno inciampa una volta, e poi è così pentito che si guarda dal rifarlo.

Il modo più potente per chiudere la porta del peccato è senza dubbio quello che si realizza per mezzo del Sacramento della Riconciliazione, in cui chiediamo perdono per il nostro peccato e anche per esserci attaccati alle nostre ferite emotive, anziché aver perdonato coloro che ci hanno ferito.

3 - Accanto alle ferite emotive e al peccato c’è un’altra porta che invita gli spiriti impuri ad entrare, e questa porta è l’attività occulta.

Il questore della mia città mi disse otto anni fa (1979) che vi erano almeno mille studenti medi che esercitavano spiritismo in modo continuato; e all’università statale, nella casa dello studente, vi erano le chitarre che, volando per aria, suonavano da sole le canzoni!

C’era un giornale molto noto in Italia, che distribuiva, per la stagione del mare, il quadratino con le lettere per fare il "piattino" al mare, e tutti facevano spiritismo sulla spiaggia!

Per attività occulta si intende la ricerca di potere o di guida, da fonti che si oppongono a Gesù Cristo, come le sedute spiritiche, il piattino, la meditazione trascendentale e le religioni non cristiane. Se voi provate a far dire a una persona che ha fatto meditazione trascendentale: "nel nome di Gesù Cristo io rinuncio a" e qui gli fate dire il nome del "mantra" che lei ha nella mente, che dovrebbe ripetere per entrare in contatto con Dio (dicono loro), questa persona non riuscirà a dire e a fare la rinuncia. Questo perché si tratta di forme spiritiche in cui le presenze sono tutt’altro che sante.

Per quanto riguarda lo spiritismo, molti si trastullano con l’idea che lo spiritismo sia stato inventato nel secolo scorso; ciò non è vero perché la Bibbia al capitolo 18 del Deuteronomio

dice:

9

Quando sarai entrato nel paese che il Signore tuo Dio sta per darti, non imparerai a commettere gli abomini delle nazioni che vi abitano. 10Non si trovi in mezzo a te chi immola, facendoli passare per il fuoco, il suo figlio o la sua figlia, né chi esercita la divinazione o il sortilegio o l'augurio o la magia; 11nè chi faccia incantesimi, né chi consulti gli spiriti o gli indovini, né chi interroghi i morti, 12perché chiunque fa queste cose è in abominio al Signore; a causa di questi abomini, il Signore tuo Dio sta per scacciare quelle nazioni davanti a te. 13Tu sarai irreprensibile verso il Signore tuo Dio, 14perché le nazioni, di cui tu vai ad occupare il paese, ascoltano gli indovini e gli incantatori, ma quanto a te, non così ti ha permesso il Signore tuo Dio.
Purtroppo l’occulto domina l’Italia; perfino in qualche convento si fanno non solo le sedute spiritiche ma si ascoltano i nastri.

Allora tutto quello che non è cristiano deve essere condannato come occultismo?

No! Il Concilio Vaticano II incoraggia i cattolici a cercare e trovare ciò che vi è di buono nelle religioni non cristiane, senza mettersi nella posizione di voler condannare ogni aspetto dei loro insegnamenti. E’ ovvio d’altra parte che molti non cristiani sono cresciuti spiritualmente con la capacità di amare, come il Mahatma Gandhi per esempio. Quanto più una religione non cristiana riconosce un Dio di Amore, tantopiù Dio che è Amore, può servirsene. Se una religione invita i suoi seguaci ad amarsi a vicenda e riconosce un Dio che ama, questo può essere un passo verso il vero Dio e alla fine può condurre ad abbracciare la Rivelazione piena che è propria del Cristianesimo.

Le Religioni possono avere la stessa funzione della pratica naturale del corteggiamento: forniscono occasioni per apprendere il processo dell’amore ed infine per arrivare al matrimonio. Ma una volta che avrai capito che l’unico Dio ha scelto te fino dall’eternità e tu hai preso un impegno totale di matrimonio con Lui, non puoi più farti corteggiare, né puoi corteggiare romanticamente qualcun altro, perché altrimenti sei un adultero.

Così anche un cristiano impegnato, spesso viene a scoprire che le vecchie pratiche non cristiane come lo spiritismo e l’occulto in genere, non si possono più fare.

Bisogna quindi capire che le vecchie pratiche non cristiane compromettono gravemente l’impegno totale verso Gesù Cristo e ci allontanano da Lui.

Le religioni non cristiane possono avere degli elementi che possono ferire, come ad esempio le maledizioni, le sedute spiritiche o divinità malvagie che devono essere scongiurate ed allontanate con sacrifici, eccetera.

Bisogna però fare attenzione che, sia la totale condanna delle religioni non cristiane come forma di occultismo, sia l’approvazione integrale di queste religioni, sono una strategia del maligno.

La schiavitù e l’occultismo può però perfino verificarsi quando non si sia partecipato attivamente ad una attività occulta. Questa è la parte che lascia più perplesse le persone.

Ad esempio possiamo avere ereditato tale schiavitù da una generazione precedente, come asserisce la Scrittura: "Io sono il Signore Dio tuo che ti ha fatto uscire del paese di Egitto, dalla condizione di schiavitù. Non avrai altri dei di fronte a Me. Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra, non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai, perché Io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso che punisce la colpa dei padri, nei figli, fino alla terza e alla quarta generazione, per quelli che mi odiano; ma che dimostra il suo favore fino a mille generazioni per quelli che Mi amano e osservano i miei comandamenti ".

Noi abbiamo avuto parecchi casi di persone le cui madri frequentavano i maghi e che stavano male. Si sono liberati quando si sono messi davanti a Gesù Eucarestia a fare la rinuncia in questi termini: "Nel nome di Gesù Cristo io rinuncio ad ogni legame occulto con mia madre". Dopo aver fatto questa rinuncia per varie volte, sono riuscite ad eliminare il legame che veniva dalla generazione precedente.

Può anche succedere di rimanere vittima di una maledizione, di una fattura o di un legame occulto, invocato su di noi dalla strega o dallo stregone, per tre volte, in scherno alla Santissima Trinità.

Noi possiamo spezzare la schiavitù che ci lega all’occultismo, in tre fasi successive.

1 - Nella prima bisogna guarire ogni ferita che può averci spinto a cercare il potere occulto, e in preghiera rievocare il momento in cui si è fatta la scelta dell’occultismo, e adesso invece scegliere Gesù. Questo facevano, con un gesto, i primi cristiani durante la liturgia battesimale in cui si voltavano prima ad occidente, rappresentante il regno di Satana, della morte e del peccato, poi voltando le spalle all’occidente, al peccato e al demonio, si voltavano ad oriente, a Gesù Cristo, alla Luce e alla Vita nuova. Questo movimento del corpo aveva lo scopo di dire: Rinuncio a questa parte e scelgo invece quest’altra.

2 - Nella seconda fase bisogna confessarsi e ricevere il perdono per ogni forma di coinvolgimento in pratiche occulte. Si capisce dal Deuteronomio che anche andare da una cartomante è peccato, tanto è vero che il manuale che usa la cartomante non si chiama "Manuale del cartomante" ma si chiama "Bibbia del diavolo". Lì dentro c’è tutta la cerimonia di consacrazione delle carte a Satana, che dura quindici giorni, prima di potere essere usate. Questo rituale è stato composto da un Prete spretato del 17° secolo.

Abbiamo ora in mano abbastanza elementi per capire che l’innocente cartomante del piano di sopra, non è poi così innocente!

3 - Nella terza fase bisogna rinunciare a questo coinvolgimento, e costruire nuovi legami con Gesù Cristo; per esempio : " Nel nome di Gesù Cristo io rinuncio ad ogni legame occulto con il tale mago o cartomante che ho visitato", scegliendo e riscegliendo il vostro Battesimo, quello che vi ha dato la vita.

Questa preghiera di liberazione accresce la sua forza se viene recitata durante l’Eucarestia, dove il Sangue di Gesù può spezzare i legami più potenti prodotti dall’occulto, e stabilirà legami potenti con lo stesso Gesù.

Mentre la preghiera di rinuncia alla partecipazione all’occultismo, non è sempre necessaria, la preghiera di liberazione è invece spesso necessaria.

Una preghiera semplice che stava sull’altare prima del Concilio Vaticano II dice: "San Michele Arcangelo difendici nella nostra lotta e vieni in nostro soccorso contro la malizia e le insidie del demonio: Dio trionfi su lui, supplichevoli te ne preghiamo, e Tu Principe della celeste milizia, forte della divina virtù, Tu incatena all’inferno Satana e gli altri spiriti maligni che si aggirano per il mondo a perdizione delle anime. Amen". Spiace che questa semplice preghiera non sia più alla fine di ogni S.Messa come era una volta.

Queste semplici preghiere di liberazione le possiamo recitare da soli o con degli amici; anche la circolare del Cardinale Ratzinger diceva: "Tuttavia i cristiani possono pregare per la liberazione, anche in gruppo" Diceva di usare il Padre Nostro, i Sacramenti e le preghiere alla Madonna.

Potrebbe essere così semplice, ad esempio, radunare tutti i membri della famiglia o della comunità, al mattino, prima che ognuno vada al lavoro o a scuola, chiedendo al Padre che per il giorno che ci sta innanzi, ognuno sia protetto dagli spiriti maligni: "Padre proteggi la mia famiglia per tutta questa giornata, dall’influenza degli spiriti maligni".

Occorre guarire ogni ferita che ci ha spinto a cercare il potere occulto, perché spesso la gente è andata a cercare il potere occulto in seguito a ferite subite; ad esempio: muore il marito e si va a cercare la voce del marito. Se c’è quell’ansia che è rimasta dentro, in qualche modo la tentazione di rientrare nell’occulto esiste.

Possiamo anche recitare la preghiera di liberazione per persone che non sono presenti perché diventa una intercessione, non è una cosa drammatica da temere o da esaltarsi come se si stesse facendo una grande liberazione. Deve essere come l’ha messa Gesù: "Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, non ci indurre nella tentazione ma liberaci dal maligno"

Un modo di fare questa preghiera di intercessione è quella di immaginare che la Luce di Gesù riempia quella persona, mentre noi Lo preghiamo di ordinare al maligno di andarsene e lasciare in pace quella persona. Noi diciamo a Gesù: "Tu ordina al maligno di allontanarsi da lui e Tu riempilo della tua Luce".

Questa preghiera si può fare non solo per singoli individui ma per intere città; noi l’abbiamo provato e funziona.

Racconta Padre Dennis Linn: nel 1980 Houston (Texas) aveva uno dei più alti livelli di omicidi di tutti gli stati Uniti, di circa mille omicidi l’anno; la maggior parte avveniva il venerdì notte. Un nostro amico anglicano che lavorava in una Parrocchia di quella città, radunò un venerdì notte i membri della sua Parrocchia e li condusse in processione in tutto il quartiere. pregando per tutta la città. Lui li guidava in molte preghiere fra cui una di liberazione che diceva così: "Spirito di omicidio, nel nome di Gesù ti incateno e ti ordino di andartene".

Per le successive 24 ore non ci fu alcun omicidio in tutta Houston; allora il nostro amico provò a ripetere la processione per una seconda volta. Altro venerdì notte, stesso risultato: nessun omicidio. Da allora, ogni venerdì notte, c’è la preghiera di liberazione della città di Houston.

Noi quindi abbiano la capacità di liberare noi stessi, gli altri e perfino intere città dal potere del maligno, pregando il Padre, nel nome di Gesù, di allontanare Satana dalla nostra vita "Signore, anche i demoni si sottomettono a noi nel Tuo Nome".

Se qualcuno aveva paura, penso che adesso non ne dovrebbe avere più.

innamorati della lode

sabato 28 gennaio 2012

AMORE


Non potevi, Signore, scegliere niente di più significativo che il pane per rivelarci
le intenzioni del tuo Cuore. Il pane è semplicità, il pane è quotidianità, il pane è sazietà,
il pane è provvidenza, il pane è per tutti. Tu hai preso del pane per chiamarlo “tuo Corpo”,
Tu hai preso del vino per chiamarlo “tuo Sangue”. Quella sera, di quel giovedì, ribaltò
tutto l’ordine delle cose, si chiamò “Santo” perché Tu rivelasti un modo nuovo di amare.
Quello di dare la tua stessa Vita, quello di farsi mangiare, quello di diventare sacrificio d’amore.
Così, il nostro amare sarà vero solo se anche noi saremo pronti a donarci, con un amore più grande,
a coloro che ci amano. Questa Eucaristia diventa così memoria di questo tuo amore più grande,
un amore che sa accogliere chiunque e sa condividere la gioia di quel Regno che Tu Signore
sei venuto ad annunciare. In quel giovedì santo si compì un miracolo che nessuno avrebbe previsto.
I tuoi discepoli, Signore, si erano abituati a vedere i miracoli da Te operati sugli altri,
ma ebbero la perplessità a capire che quel pane e quel vino ora erano diventati Te, la tua Presenza,
la tua Parola, il tuo Amore, la tua Offerta, la tua Tenerezza. Le parole di quella sera, Gesù,
rimarranno nel nostro cuore. “Prendete e mangiatene tutti: questo è il mio corpo,”
“Prendete e bevetene tutti: questo è il calice del mio sangue, il sangue della nuova ed eterna alleanza
versato per voi. Fate questo in memoria di me”.


da "i piccoli figli della luce"

Pange lingua




di

S. Tommaso d’Aquino






“Pange lingua” (Testo latino)

Pange língua gloriósi
Córporis mystérium,
Sanguinísque pretiósi,
Quem in mundi prétium
fructus ventris generósi
Rex effúdit géntium.

Nobis datus, nobis natus
ex intácta Vírgine,
et in mundo conversátus,
sparso verbi sémine,
sui moras incolátus
miro cláusit órdine.

In suprémae nocte cenae
recúmbens cum frátribus,
observáta lege plene
cibis in legálibus,
cibum turbae duodénae
se dat suis mánibus.

Verbum caro panem verum
verbo carnem éfficit:
fitque sanguis Christi merum.
Et si sensus déficit,
ad firmándum cor sincérum
sola fides súfficit.

Tantum ergo Sacraméntum
venerémur cérnui:
et antícuum documéntum
novo cedat rítui:
praestet fides suppleméntum
sénsuum deféctui.

Genitóri, Genitóque
laus et jubilátio,
salus, hónor, virtus quoque
sit et benedíctio:
procedénti ad utróque
cómpar sit laudátio.

Amen.


“Pange lingua” (Traduzione italiana)

Canta, o mia lingua,
il mistero del corpo glorioso
e del sangue prezioso
che il Re delle nazioni,
frutto benedetto di un grembo generoso,
sparse per il riscatto del mondo.

Si è dato a noi, nascendo per noi
da una Vergine purissima,
visse nel mondo spargendo
il seme della sua parola
e chiuse in modo mirabile
il tempo della sua dimora quaggiù.

Nella notte dell'ultima Cena,
sedendo a mensa con i suoi fratelli,
dopo aver osservato pienamente
le prescrizioni della legge,
si diede in cibo agli apostoli
con le proprie mani.

Il Verbo fatto carne cambia con la sua parola
il pane vero nella sua carne
e il vino nel suo sangue,
e se i sensi vengono meno,
la fede basta per rassicurare
un cuore sincero.

Adoriamo, dunque, prostrati
un sì gran sacramento;
l'antica legge
ceda alla nuova,
e la fede supplisca
al difetto dei nostri sensi.

Gloria e lode,
salute, onore,
potenza e benedizione
al Padre e al Figlio:
pari lode sia allo Spirito Santo,
che procede da entrambi.
Amen.









Litanie dell'Eucarestia.

Signore, pieta'

Cristo, pieta'

Cristo, ascoltaci

Cristo, esaudiscici

Padre celeste, Dio abbi pieta' di noi

Figlio Redentore del mondo, Dio abbi pieta' di noi

Spirito Santo, Dio abbi pieta' di noi

Santa Trinita', unico Dio abbi pieta' di noi

Santissima Eucaristia noi Ti adoriamo

Dono ineffabile del Padre noi Ti adoriamo

Segno dell'amore supremo del Figlio noi Ti adoriamo

Prodigio di carita' dello Spirito Santo noi Ti adoriamo

Frutto benedetto della vergine Maria noi Ti adoriamo

Sacramento del Corpo e del Sangue di Cristo noi Ti adoriamo

Sacramento che perpetua il sacrificio della Croce noi Ti adoriamo

Sacramento della nuova ed eterna Alleanza noi Ti adoriamo

Memoriale della morte e risurrezione del Signore noi Ti adoriamo

Memoriale della nostra salvezza noi Ti adoriamo

Sacrificio di lode e di ringraziamento noi Ti adoriamo

Sacrificio di espiazione e di propiziazione noi Ti adoriamo

Dimora di Dio con gli uomini noi Ti adoriamo

Banchetto delle nozze dell'Agnello noi Ti adoriamo

Pane vivo disceso dal cielo noi Ti adoriamo

Manna nascosta piena di dolcezza noi Ti adoriamo

Vero agnello pasquale noi Ti adoriamo

Diadema dei sacerdoti noi Ti adoriamo

Tesoro dei fedeli noi Ti adoriamo

Viatico della Chiesa pellegrinante noi Ti adoriamo

Rimedio delle nostre quotidiane infermata' noi Ti adoriamo

Farmaco di immortalata' noi Ti adoriamo

Mistero della fede noi Ti adoriamo

Sostegno della speranza noi Ti adoriamo

Vincolo della carata' noi Ti adoriamo

Segno di unita' e di pace noi Ti adoriamo

Sorgente di gioia purissima noi Ti adoriamo

Sacramento che germina i vergini noi Ti adoriamo

Sacramento che da' forza e vigore noi Ti adoriamo

Pregustazione del convito del cielo noi Ti adoriamo

Pegno della nostra risurrezione noi Ti adoriamo

Pegno della gloria futura noi Ti adoriamo

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo perdonaci, Signore

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo esaudiscici, Signore

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo abbi piena' di noi.

Hai dato loro il Pane disceso dal cielo, che porta in se' ogni dolce





Sia lodato e ringraziato ogni momento,

il Santissimo e Divinissimo Sacramento.

Amen

giovedì 26 gennaio 2012

IL BATTESIMO dei BAMBINI



La pastorale battesimale da 0 a 6 anni


1. Il battesimo oggi
Nel contesto culturale e religioso dal quale proveniamo, contrassegnato da un cristianesimo di massa e da un’appartenenza ecclesiale per tradizione, il battesimo dei bambini era vissuto come un dato ovvio. L’odierna situazione culturale ed ecclesiale è cambiata, caratterizzata com’è da processi di secolarizzazione sempre più profondi, da un forte soggettivismo e da una conoscenza superficiale del cristianesimo. Resta però vero che la grande maggioranza dei genitori, seppure mossi da motivazioni da verificare e far maturare, chiede ancora il battesimo per i figli nei primi mesi dopo la nascita.
Diventa importante riconoscere nella richiesta del battesimo per i figli una preziosa opportunità pastorale per evangelizzare i genitori. Qui, come in altri casi, risulta un po’ ingenua e sostanzialmente falsa l’alternativa tra l’evangelizzazione e la sacramentalizzazione. Infatti proprio la richiesta dal sacramento dovrebbe costituire un’occasione privilegiata da non sprecare per l’evangelizzazione. Per questo motivo nella nostra diocesi, come del resto in molte altre diocesi italiane, si sente il bisogno di fornire indicazioni e aiuti a quanti operano nella pastorale del battesimo per favorire la realizzazione di questo compito.


2. Le ragioni del battesimo dei bambini
Fino a non molti anni fa il battesimo veniva amministrato ai neonati appena possibile (“quamprimum”, chiedeva il codice) nella convinzione di garantirgli così, in caso di morte, l’ingresso in paradiso: secondo il concetto allora comune, senza battesimo il bambino sarebbe stato assegnato al limbo, zona di confine caratterizzata da una felicità naturale senza possibilità di visione beatifica di Dio. Questo marchingegno teologico, elaborato a suo tempo per evitare il rigorismo agostiniano (senza il battesimo c’è solo l’inferno!), è ora scomparso dall’orizzonte teologico, tanto che il Catechismo della Chiesa Cattolica non ne fa neanche cenno. Con ciò non viene meno il dovere morale dei genitori cristiani di chiedere con sollecitudine il battesimo per i nuovi nati: è infatti la decisione di generare un figlio che dovrebbe naturalmente spingere i genitori cristiani a chiedere per lui il battesimo come incorporazione alla Chiesa, famiglia dei figli di Dio . In ogni caso tale richiesta, motivata dalla fede in Cristo salvatore, non dovrebbe essere condizionata o ritardata per motivi di convenienza esteriore (sistemare la casa, preparare la festa…).
Oggi è spesso messa in discussione la legittimità di tale scelta, quella di battezzare un bambino comunque non ancora capace di intendere e di volere. La Chiesa cattolica ha sempre difeso tale legittimità dal punto di vista teologico, ritenendo che il legame essenziale del battesimo con la fede sia mantenuto grazie alla fede della Chiesa nella quale (fede) viene battezzato. Ora si sottolinea che si deve trattare non solo della fede generale della Chiesa cattolica ma anche della fede esistente e manifesta di coloro che chiedono il battesimo, i genitori anzitutto . Dunque la pratica del battesimo dei bambini è legittima e doverosa naturalmente nel contesto della fede.
Ciò non deve significare tuttavia che la pastorale parrocchiale debba o possa lasciare completamente a se stesse le famiglie che non fanno battezzare i bambini; molto spesso anzi proprio la consapevolezza dei doveri educativi farà forse scoprire ai genitori l’importanza della fede e della sequela di Gesù Cristo e magari permetterà di avviare una ricerca e un cammino in tal senso. D’altra parte il battesimo dei bambini neonati, come si dirà più ampiamente in seguito, non deve esimere parroco e operatori pastorali dal suscitare e seguire un adeguato cammino di fede dei genitori per testimoniare effettivamente al battezzato una vera volontà di adesione a Cristo e alla sua parola che faciliti al bambino un’adesione personale a Gesù nella Chiesa.




3. Criteri di ammissione
L’istruzione Pastoralis Actio sul battesimo dei bambini emanata dalla Congregazione per la Dottrina della fede evidenzia la necessità che i sacramenti siano capiti come “sacramenti della fede” e precisa come ogni sacramento abbia un particolare rapporto con la fede:
“Il battesimo non è mai amministrato senza la fede, che nel caso dei bambini è la fede della Chiesa […]. Il battesimo non è soltanto un segno della fede: ne è anche la causa” (PA 17).

La fede della Chiesa, in linea di principio, dovrebbe essere in primo luogo testimoniata ed educata dai genitori stessi. Non a caso sempre la Pastoralis Actio precisa:

“Devono essere prese delle garanzie perché tale dono (il battesimo) possa svilupparsi mediante una vera educazione nella fede e nella vita cristiana, sicché il sacramento possa raggiungere pienamente la sua verità. Di solito esse sono date dai genitori e dai parenti stretti, benché possano essere supplite in modo diverso dalla comunità cristiana. Ma se tali garanzie non sono veramente serie, si potrà essere indotti a differire il sacramento, o addirittura a rifiutarlo, qualora siano certamente inesistenti” (PA 28).

Le considerazioni della Pastoralis Actio ribadiscono del resto la norma prescritta al can. 868 § 1 dal Codice di Diritto Canonico.
“Perché un bambino sia battezzato lecitamente è necessario:
1. che i genitori, o almeno uno di essi oppure coloro che tengono legittimamente il loro posto, vi acconsentano;
2. che vi sia fondata speranza che sarà educato nella religione cattolica; se tale speranza manca del tutto, il battesimo venga differito, secondo le disposizioni del diritto particolare, dandone ragione ai genitori”.

Il battesimo dei bambini, ancora incapaci di un giudizio e di una decisione autonoma, è dunque da celebrarsi nella fede della Chiesa, fede che abitualmente dovrebbe vivere nei genitori; conseguentemente sono loro che per primi dovrebbero garantire un’educazione cristiana. Non a caso, tutte le indicazioni del Magistero invitano gli operatori pastorali a verificare se ci siano le condizioni perché il battesimo dei bambini sia accompagnato da fondate garanzie di educazione cristiana per coloro che vengono battezzati .


• I criteri ideali
La vera scelta di fede dei genitori e una più precisa appartenenza ecclesiale restano indicazioni chiare, ma anche un po’ generiche. Ci sembra utile indicare tre criteri per determinare meglio il richiamo ad una vera scelta di fede.
a. La partecipazione fruttuosa dei genitori al cammino di preparazione loro proposto dalla comunità cristiana; in alcune situazioni, poi, tale partecipazione dovrebbe portare le famiglie ad accettare serenamente un accompagnamento più specifico e mirato alla concreta situazione della famiglia stessa.
b. La dichiarazione dei genitori (o almeno di uno di loro) di aderire alla fede della Chiesa, in particolare alle verità contenute nel simbolo apostolico. Si tratta di un criterio per sé richiesto dallo stesso Rito del Battesimo, che richiede esplicitamente a genitori e padrini la rinuncia al peccato e la professione di fede.
c. Una vita di fede dei genitori che si esprima nella regolare partecipazione all’eucaristia domenicale e non sia contraddetta da atteggiamenti stabili e notori, gravemente in contrasto con la morale cristiana (es. situazione di divorzio, appartenenza a organizzazioni anticristiane).

Nel nostro contesto socio-ecclesiale è difficile realisticamente ipotizzare una rigorosa applicazione di tutti questi criteri. Di conseguenza non vanno intesi come rigide norme in base alle quali ammettere il battesimo o differirne la celebrazione, quanto piuttosto come indicazioni degli obiettivi verso i quali orientare l’azione pastorale. Naturalmente gli obiettivi vanno calibrati in base alla condizione di partenza delle famiglie che chiedono il battesimo.


4. Tipologia della condizione familiare in rapporto alla domanda di battesimo.
La tipologia che presentiamo vuole essere semplicemente indicativa dei problemi principali che si incontrano oggi in relazione alla richiesta del battesimo per i figli. Come ogni tipologia serve per fornire degli orientamenti generali che dovranno essere applicati con discernimento e saggezza pastorali ai singoli casi concreti . Cercheremo di suggerire alcune indicazioni pastorali per ognuna delle tipologie presentate.

• Famiglie praticanti.
Condizionati dai tanti problemi pastorali, è bene non dimenticare che c’è ancora un numero consistente di famiglie solide e praticanti. E’ sbagliato pensare che non abbiano bisogno di una preparazione specifica per il battesimo dei figli. Inoltre la consapevolezza sempre più diffusa e condivisa della necessità di rinnovare la pastorale a partire dagli adulti rendendo le famiglie protagoniste può trovare nel cammino di preparazione al battesimo delle famiglie religiosamente più sensibili e praticanti occasioni preziose per coinvolgerle maggiormente nell’azione pastorale.

• Famiglie poco o per nulla praticanti.
Una situazione frequente che si presenta è quella di famiglie poco praticanti e quindi, almeno in apparenza, lontane dalla fede. Numerosi genitori partecipano poco o in qualche caso per niente all’assemblea liturgica domenicale. E’ legittimo in questi casi nutrire seri dubbi sull’effettivo impegno all’educazione cristiana del bambino. Esclusi quei casi in cui i genitori dichiarano esplicitamente di non aver più fede o rifiutano di impegnarsi a educare cristianamente i loro figli, diventano sempre più frequenti situazioni ambigue che fanno sorgere dubbi sulla fede dei genitori. Naturalmente Dio solo può giudicare la fede delle persone. Questa considerazione però non toglie che il criterio di accesso al battesimo debba essere cercato a livello di segni esterni che rivelino in qualche modo una volontà di appartenenza alla Chiesa. In quest’ottica, la richiesta del battesimo dovrebbe essere vissuta come preziosa occasione per conoscere la condizione religiosa di queste famiglie. La disponibilità a partecipare a un piccolo corso di preparazione al battesimo dovrebbe costituire la garanzia minima della serietà della loro domanda.
Quando però i genitori, per varie ragioni, non offrono sufficienti garanzie in ordine all’educazione cristiana dei figli, devono almeno acconsentire ad essere aiutati nel loro compito da altri cristiani. In concreto le garanzie minime possono essere individuate:
1) nella volontà di non ostacolare positivamente la fede e la pratica cristiana dei figli;
2) nella scelta di un padrino o un “garante” che possa avviarli con la parola e l’esempio alla pratica cristiana;
3) nell’accettare gli aiuti offerti dalla comunità parrocchiale, permettendo, per esempio, la partecipazione alla catechesi parrocchiale.
Quando non ci siano neppure queste garanzie minime, il battesimo deve essere differito. Il differire abbia però un valore pedagogico, come tempo nel quale i genitori possano riscoprire il significato del battesimo e l’importanza di dare adeguate garanzie in un dialogo aperto e costruttivo con la comunità cristiana. Salvo casi estremi, la decisione di differire il battesimo dovrebbe essere presa dai genitori stessi che aiutati effettivamente a capire il senso del battesimo e della fede si rendono conto di non avere la minima disponibilità ad intraprendere un cammino di riscoperta della fede.

• Famiglie in situazioni irregolari.
Si va sempre più diffondendo il numero di quei genitori che, pur chiedendo il battesimo per il loro bambino, vivono obiettivamente in contrasto con la visione cristiana del matrimonio (per esempio divorziati risposati, sposati solo civilmente, conviventi…). In qualche caso si tratta di famiglie praticanti, più spesso appartengono alla categoria delle famiglie poco o per nulla praticanti.
Anche in questi casi il primo problema che si pone è quello delle garanzie di educazione cristiana per i figli. Per sé non fa problema la celebrazione del battesimo, la cui validità ed efficacia non trae motivi dalla dignità dei genitori, ma dalla dignità del sacramento in sé in quanto dono di Dio al bambino. A questo proposito sono sempre valide le indicazioni del documento CEI sulla pastorale dei divorziati :
“Non vi è dubbio che i figli sono del tutto innocenti rispetto all’eventuale colpa dei genitori. I figli, quindi, hanno il diritto a crescere in un contesto affettivo che non solo eviti loro i motivi di disagio o di turbamento per la situazione matrimoniale irregolare o difficile dei genitori, ma anche li prepari e li aiuti, a tempo e nei modi dovuti, a conoscere e a sostenere in forma cristiana questa situazione” (n. 49).
Un caso particolarmente delicato è oggi rappresentato dai genitori conviventi o sposati solo civilmente, ai quali nulla impedisce di regolarizzare la loro posizione. In questi casi è importante far vedere come ci sia contraddizione tra la domanda del battesimo per il figlio e la loro situazione di conviventi o di sposati solo civilmente: tale stato di vita rifiuta infatti di vivere da cristiani l’amore coniugale. Di conseguenza, prima di procedere al battesimo del figlio, siano invitati a sistemare la loro posizione o almeno a intraprendere il cammino per arrivare a tale regolarizzazione, evitando però ogni atteggiamento ricattatorio o anche solo apparentemente tale. La condizione irrinunciabile per il battesimo resta comunque soltanto quella delle garanzie sufficienti per l’educazione cristiana del figlio. Essendo di fatto contraddette dalla situazione irregolare, si tratta di “tirare la corda” fino al massimo evitando di strapparla, cioè di interrompere il rapporto di fiducia.


• Famiglie di genitori cattolici immigrati o cristiani non cattolici .
Inseriamo qualche brevissimo cenno a casi oggi ancora relativamente rari, ma che nel prossimo futuro potrebbero aumentare in modo consistente.
- Coppie di genitori cattolici di recente immigrazione: è importante aiutarli a sentirsi parte della comunità cristiana e a confrontare la loro esperienza cristiana nella terra d’origine con quella attuale nella nostra diocesi.
- Coppie composte da un genitore cristiano cattolico e un genitore appartenente ad altra fede religiosa: in questi casi si deve fare attenzione a che nulla si opponga all’educazione cristiana del figlio; dove possibile, si coinvolga nel cammino di preparazione anche il genitore non cristiano così che non si senta escluso da quanto viene celebrato e sia messo in condizione di comprenderlo il più possibile.
- Coppie composte da genitori cristiani non cattolici, in particolare ortodossi: bisogna approfondire le motivazioni della richiesta di battesimo per il figlio. Nel limite del possibile i genitori vanno aiutati a incontrare la loro comunità, se presente nel territorio. Se permangono nella determinazione di battezzare il figlio nella Chiesa cattolica, si mantenga un atteggiamento ecumenico, rispettoso della loro appartenenza ecclesiale.


• Famiglie di genitori non cristiani.
La richiesta di battesimo fatta da genitori non battezzati va verificata nelle motivazioni e può essere l’occasione per proporre un cammino catecumenale. In ogni caso si ponga attenzione a che il padrino o la madrina siano in grado di sostenere la vita cristiana del battezzato nella sua famiglia. Ma sembra più corretto attendere che sia il soggetto stesso a chiedere il battesimo in età adulta, comunque non da bambino.


• Famiglie che non chiedono il battesimo.
Quando la richiesta di battesimo non avviene, la comunità cristiana con discrezione, attraverso il parroco o un amico della famiglia, cerchi di incontrare i genitori per capire le motivazioni della loro scelta e quanto meno favorire il dialogo e la conoscenza reciproca.



5. Motivazioni riguardanti la richiesta del battesimo.
“Per…, che cosa chiedete alla Chiesa di Dio?” è la domanda che il sacerdote o chi battezza rivolge ai genitori del bambino. Il battesimo è dunque domandato alla Chiesa. Conseguentemente il battesimo è dato dalla Chiesa. Nessuno si battezza da sé come nessuno si salva da sé. Il senso di domandare alla Chiesa il battesimo è ovvio. Meno ovvio è invece il senso di una tale domanda. Quali sono le motivazioni che stanno alla base dell’ancora diffusa domanda di battesimo alla Chiesa? Tentare di rispondere dovrebbe aiutare a capire quali aiuti e percorsi si debbano fornire ai genitori per rendere più autentica e consapevole la loro domanda.
Nella domanda di battesimo i protagonisti direttamente interessati sono: il bambino, i genitori, la famiglia. Per chiarezza espositiva teniamo distinte le motivazioni riguardanti ciascuno di queste tre soggetti, anche se sono evidenti l’intreccio e la sovrapposizione delle motivazioni .

• Motivazioni riguardanti il bambino
Di fronte alla nuova vita che nasce può scaturire un istintivo senso di timore nei confronti del destino del bambino. Può quindi sorgere spontanea la richiesta del battesimo come rito di protezione sulla vita del figlio, come una sorta di benedizione dall’alto della vita che nasce. Questa richiesta di protezione può assumere significati più negativi (timore della cattiva sorte, paura di malanni), oppure significati più positivi (benedizione divina, invocazione dall’alto).
In queste motivazioni è riscontrabile, anche se da purificare e chiarire, un rapporto diretto tra il battesimo e la salvezza del bambino. Manca invece completamente la percezione del legame con la Chiesa-comunità: la salvezza è concepita individualisticamente. Tendenzialmente ci si sente clienti per usufruire dei servizi che la Chiesa offre senza considerarsi direttamente membri responsabili e attivi.

Molte volte, senza escludere il riferimento con la salvezza eterna, il battesimo viene prevalentemente inteso come punto di partenza per una vita morale onesta. Il cristianesimo con i suoi principi e la Chiesa con la sua proposta educativa sono percepiti come idonei a condurre il bambino sulla buona strada. Si tratta spesso di un riferimento a una moralità vaga, intesa prevalentemente nel senso del rispetto delle regole fondamentali della vita associata.
In questa motivazione è riscontrabile, sia pure in modo confuso, un riferimento significativo alla Chiesa. La Chiesa è infatti vista come punto di forza per la futura educazione del figlio. Si tratta di aiutare i genitori a capire meglio che cosa comporti un cammino serio di educazione cristiana.

Altre volte, è il presente del bambino la motivazione principale che spinge i genitori a chiedere il battesimo. Si nota spesso un bisogno di identificazione: “Il nostro bambino deve essere come gli altri”. In alcuni casi, soprattutto per le famiglie provenienti da altri contesti culturali, il battesimo è visto come uno strumento di identificazione con la realtà socio-religiosa locale.

• Motivazioni riguardanti i genitori
Accanto alle motivazioni riguardanti il bambino, i genitori spesso percepiscono la richiesta del battesimo come un loro dovere. Sotto questo concetto di dovere si celano diverse tradizioni.
- Rispetto della tradizione: il battesimo è percepito come una regola fondamentale e ovvia del gruppo sociale a cui si appartiene. Può trattarsi di conformismo, di abitudine, di mancanza di riflessione; oppure di riconoscimento del valore delle tradizioni e di senso di appartenenza al gruppo sociale e religioso.
- Bisogno di trasmissione: si deve dare al figlio quanto si è ricevuto. Il battesimo entra quindi a far parte del bagaglio culturale-religioso che si vuole e si deve trasmettere.
- Assunzione del compito educativo: non è da escludere, nei casi migliori, la percezione del dovere di assumersi il compito di educatori responsabili dei figli. Il battesimo viene visto come il primo atto fondamentale di questo compito.





• Motivazioni riguardanti la famiglia
Ci sono anche motivazioni che riguardano sia i genitori che i bambini, senza possibili distinzioni. Esse gravitano intorno all’elemento festivo implicato nella cerimonia del battesimo: “Si deve pur far festa quando nasce un bambino!”.
Il battesimo svolge dunque uno specifico e importante ruolo sociale, diventando l’occasione di una festa famigliare, parentale, sociale che riunisce la famiglia e il suo contorno (parenti, amici, vicinato, paese). Questo bisogno di far festa è soprattutto presente presso le categorie più popolari.



6. Come evangelizzare la preparazione al battesimo.
Le considerazioni fin qui svolte evidenziano l’urgente e pressante necessità di una seria preparazione dei genitori in vista del battesimo dei figli. Lo stesso Sinodo diocesano si muove in questa direzione: “E’ dunque importante predisporre itinerari seri, naturalmente tenendo conto della compatibilità con gli impegni particolarmente onerosi dei genitori, per aiutare i genitori a capire bene il senso di quello che chiedono e per favorire un effettivo inserimento nella comunità cristiana. (…) Fatte salve esigenze particolari ma non arbitrarie, questi itinerari di preparazione al sacramento devono diventare obbligatori” .
Senza voler dare indicazioni troppo dettagliate, difficilmente applicabili in modo uniforme a motivo della tipologia molto diversificata delle parrocchie, riteniamo comunque utile fornire alcune indicazioni minimali.

• E’ molto importante un primo incontro tra il parroco e i genitori al momento della richiesta del battesimo. L’obiettivo principale di questo incontro è quello di conoscere la condizione religiosa dei genitori e le motivazioni che li spingono a chiedere il battesimo.
• Al primo incontro deve seguire una piccola ma significativa proposta di catechesi: almeno due incontri (meglio tre) devono essere realizzati. Dove è possibile questi incontri si tengano a piccoli gruppi, dove non è possibile con i singoli genitori e padrini. Si ponga ogni attenzione perché gli incontri siano vissuti come occasioni di riflessione e di amicizia e non come pedaggio da pagare per ricevere il sacramento.
• La possibilità di realizzare questi incontri in modo continuativo e significativo presuppone la preparazione di qualche catechista battesimale, meglio se si tratta di coppie.
• E’ opportuno che anche i padrini e le madrine partecipino a questi corsi. In ogni caso partecipino almeno all’ultimo incontro del corso.
• Con costanza e con molta pazienza si insista perché padrini e madrine siano scelti tra persone effettivamente convinte della loro scelta di fede, soprattutto nel caso in cui le garanzie offerte dai genitori per un’ effettiva educazione cristiana dei figli appaiano fragili. In ogni caso, si rispettino almeno le disposizioni del Codice di Diritto Canonico. Appare comunque importante la presenza dei padrini come tramite di un allargamento della famiglia nella celebrazione sacramentale e nella collaborazione con i genitori per l’educazione cristiana del battezzato.


7. I metodi e i contenuti della catechesi battesimale
• Dove le circostanze lo permettono è opportuno iniziare la preparazione con un congruo anticipo, anche prima della nascita del bambino. Il clima di attesa, di serenità, le condizioni fisiche di minor stanchezza rendono più facile e utile l’incontro.
• La catechesi sia proposta in modo accessibile a tutti, aderente all’esperienza delle singole famiglie, alla loro situazione e siano evidenziati i risvolti esistenziali che il battesimo porta con sé. Il rito venga inoltre presentato non come semplice formalità da espletare dopo il cammino catechistico, ma come culmine della catechesi, suo coronamento e punto di partenza per lo sviluppo nella vita di fede e di grazia che ha nel battesimo la sua sorgente.
• Primo accompagnatore dei genitori in tale cammino è il presbitero che in virtù del sacramento dell’ordine è costituito responsabile della crescita nella fede della comunità cristiana radicata nella fede della Chiesa. Insieme con lui è importante la collaborazione e la presenza di catechisti battesimali, meglio se si tratta di una coppia di sposi che in virtù del sacramento del matrimonio possano fruttuosamente accompagnare i genitori stessi nel loro cammino di fede all’interno della comunità ecclesiale.
• Il capitolo XVI del catechismo degli adulti La verità vi farà liberi, i numeri 66-91 del catechismo Lasciate che i bambini vengano a me e il Rito del battesimo offrono tracce e indicazioni utili per la presentazione dei contenuti.
• Il contributo proposto in appendice a questo documento richiama i contenuti principali che è opportuno presentare negli incontri di preparazione al battesimo.



8. La celebrazione del battesimo .
• Si cerchi di favorire il coinvolgimento della comunità parrocchiale. Quando i battesimi non si celebrano all’interno dell’Eucaristia domenicale, è comunque opportuno segnalare i battesimi e pregare per i bambini che verranno battezzati.
• Per evidenziare il fondamento cristologico e pasquale del battesimo è preferibile celebrare il sacramento nel giorno del Signore.
• Per realizzare con equilibrio l’inserimento nell’Eucaristia domenicale può essere opportuno individuare nel corso dell’anno alcune date significative dal punto di vista liturgico nelle quali celebrare il battesimo dei bambini in forma comunitaria.
• Il rituale del battesimo dei bambini è molto ricco, per questo è importante utilizzarlo bene. Si prepari con cura la celebrazione in modo da valorizzare i segni, i gesti e le formule previste.
• Il Battistero, nel limite del possibile, abbia una collocazione opportuna e utilizzabile.
• Si raccomanda vivamente per il battesimo la fedeltà alle indicazioni che prevedono la celebrazione nella comunità parrocchiale dove i genitori hanno il domicilio. Qualora, per motivi validi, la celebrazione avvenga altrove, il parroco sia sempre informato e dia personalmente il permesso.
• La parrocchia lasci alla famiglia il cero battesimale e la veste bianca, segni della celebrazione stessa. Può inoltre regalare il catechismo dei bambini come strumento per favorire l’educazione cristiana.


9. Come evangelizzare l’accompagnamento successivo al battesimo .
• L’iniziazione cristiana, che ha nel battesimo il sacramento iniziale, deve essere completata con i sacramenti della prima partecipazione alla comunione eucaristica e alla cresima. Per questo la comunità cristiana deve preoccuparsi di non lasciare sola la famiglia dalla celebrazione del battesimo fino alla ripresa del cammino all’età di 6-7 anni.
• Alle famiglie più disponibili e sensibili può essere rivolto l’invito ad inserirsi nel gruppo famiglia della parrocchia o dell’unità pastorale.
• Si può proporre una domenica all’anno di festa per le famiglie che hanno bambini da 0 a 6 anni nella quale possono essere rinnovate le promesse battesimali, magari nel contesto della giornata per la vita.
• Possono essere proposti uno o due incontri all’anno di formazione e di confronto prendendo spunto dal catechismo dei bambini o dai temi educativi tipici di questa fascia di età, facendo leva sulla forte sensibilità agli aspetti psicologici del bambino e collegando queste legittime preoccupazioni con la trasmissione del messaggio cristiano.
• I catechisti battesimali, per quanto possibile, si mantengano in contatto con le famiglie di cui hanno curato la preparazione al battesimo dei figli.




Conclusioni
• Per tutte le situazioni non contemplate nel presente documento, o comunque per tutte le situazioni poco chiare, si faccia riferimento all’Ordinario del luogo.

preso dal web


NON SCENDO DALLA CROCE Di Fulton j Sheen,vescovo

Ero uscito di casa per saziarmi di sole.Trovai un uomo che

si dibatteva nel dolore della crocifissione.Mi fermai

e gli dissi:"Permetti che ti aiuti"?Lui rispose:

Lasciami dove sono.

Non scendo dalla croce fino a quando sopra vi

spasimano i miei fratelli.

fino a quando per staccarmi

non si uniranno tutti gli uomini.

Gli dissi"Che vuoi che io faccia?"

Mi rispose:

Và per il mondo e di a coloro

che incontrerai che c è un uomo

che aspetta inchiodato alla croce.