mercoledì 9 marzo 2011

Ora Santa delle 40 ore



PRIMO

Prostrati a terra nella mag­gior compunzione del nostro cuore, pregheremo il Dio delle misericordie a dimenticare i peccati da noi commessi, a far­cene sentire tutta la loro enor- mità e ad ispirarci una co­stante e viva detestazione di tutto ciò che può offendere la sua divina giustizia. Penetrati di poi dall'amarezza di questa misera vita, lo pregheremo di elevare la nostra mente, acciò possiamo degnamente medi­tare l'adorabile sua passione, e cavarne i più santi ammaestramenti, i quali ci sostengano in questo periglioso e mortal viaggio. Quindi ben raccolti diremo cinque volte il Pater nostro e cinque l'Ave Maria contemplando Gesù Cristo en­trato nell'orto degli Olivi trat­tare per l'ultima volta coll'E­terno suo Padre il gran mi­stero della nostra Redenzione. Inginocchiato a terra ed anti­cipando tutta la serie dolorosa delle ignominie e dei più cru­deli trattamenti che andava ad incontrare, si offre a Dio qual vittima di espiazione per essersi caricato delle nostre iniquità. Ad una vista sì atroce egli si affligge, passa alla più penosa agonia, il sudore a gui­sa di sangue gli scorre per tutto il corpo, e bevendo que­sto calice sì amaro: Padre, egli dice, sia fatta la tua sola volontà. Ah! egli innocente, egli santo, per placare a favor nostro la divina Giustizia ac­cetta una morte tormentosa e noi pieni di malizia e di peccati, fuggiamo con inquie­tezza ogni piccolo malore, e lottiamo contro i di lui voleri.
Dateci, Signore, lo spirito dell'orazione e la vigilanza necessaria per resistere alla seduzione del mondo. Fate, che da questo momento la vostra divina volontà sia la norma delle nostre azioni, che amia­mo unicamente la vostra legge e che siamo sempre disposti a soffrire con rassegnazione tutti i mali che a voi piacerà mandarci in questa vita acciò possiamo coronarla con una morte preziosa ai vostri occhi. 

SECONDO

Diremo cinque volte il Pater noster e cinque l' Ave Maria, considerando che appena Ge­sù Cristo ebbesi riavuto da quella dolorosa agonia, gli si presenta Giuda suo discepolo con una turba numerosa di armati per arrestarlo. Giuda, colmato di benefici dal Salva­tore, onorato della sua ami­cizia, testimonio dei prodigi da lui operati, diventa il mi­nistro dei di lui persecutori, prende l'impegno di consegnarlo nelle loro mani e con un bacio sacrilego eseguisce l'esecrando progetto. Il Re­dentore sente tutto l'obbrobrio di questo trattamento e tutta la perfidia di Giuda; ma ben lungi dal mostrare ai suoi car­nefici il minimo risentimento si lascia dai soldati legare e trascinare come fosse uno scel­lerato e vedendo che i disce­poli erano pronti a respingere la furia degli aggressori, loro pacificamente comanda di de­porre le armi, sanando anzi Malco che era stato da uno di essi ferito. Consideriamo quan­te volte siamo stati visibilmen­te protetti dalla mano di Dio contro infiniti pericoli, quante grazie abbiamo da lui ricevute e con tutto ciò quanto fu gran­de la nostra ingratitudine! Noi abbiamo corrisposto alle Sue misericordie colla moltiplica­zione degli eccessi: noi ci sia­mo accostati alla Sua mensa colla perfidia e col tradimento nel cuore. Ah! noi dunque sia­mo peggiori di Giuda per la frequenza de' nostri sacrilegi!
Degnatevi, o Signore, di produrre in noi una stabile conversione, rendeteci imita­tori di voi medesimo soppor­tando con pazienza gli affronti e le ingiustizie de' nostri fratel­li; fate, che non pensiamo alla vendetta, ma che a voi rimet­tendola, guardiamo con uno sguardo di compassione e di benevolenza i nostri offensori. 

TERZO

Diremo cinque volte il Pater poster e cinque l'Ave Maria considerando che essendo con­dotto Gesù Cristo nella casa di Caifa, Pietro lo segue da lontano e mostra già tutta la timidezza nel seguirlo, quando poco prima gli aveva prote­stato di non lasciarlo, benchè tutti lo abbandonassero. La semplice interrogazione di una donna lo fa apostata e sper­giuro; sino a tre volte ei sostie­ne che non è discepolo di Gesù, e lo giura sotto gli occhi del suo buon Maestro legato, af­flitto, deriso, calunniato. Con tutto ciò Gesù rivolge lo sguardo pietoso a questo infedele discepolo, il quale non potendo più sostenere la presenza del Maestro da sè negato, esce di là per piangere amaramente il suo fallo. Quante volte ap­pena commessa la colpa gittò anche sopra di noi Gesù Cristo uno sguardo di misericordia, eccitò nel nostro cuore vivi e cocenti rimorsi, ci aprì gli occhi per conoscere l'indegnità della nostra vita. Il nostro pentimento però non fu sta­bile, la nostra tristezza fu mo­mentanea e con tutte le pro­teste di emendazione e di fe­deltà, la nostra compunzione fu passeggera.
Misericordioso Iddio, ren­deteci diffidenti delle proprie nostre forze, preservateci dalle occasioni del peccato, sostene­te la nostra debolezza, confer­mate il nostro ravvedimento, e fate che mai deponendo la me­moria di nostre colpe, ad'imi­tazione di Pietro le possiamo espiare con un pianto durevole e sincero. 

QUARTO

Diremo cinque volte il Pater poster e cinque 1'Ave Maria, considerando Gesù tutta la notte in mezzo ai suoi car­nefici, che lo insultano, lo stra­pazzano e lo bestemmiano. Viene di poi condotto nella maniera più violenta, e fra le villanie d'una calca sediziosa, davanti al congresso dei sacer­doti, i quali lo interrogano se era il figliuolo di Dio. Niente commossi dalle adorabili di lui risposte, accecati dall'odio e dal desiderio di sacrificarlo alla loro passione, lo presentano tumultuariamente a Pilato, e con false accuse lo aggravano; Pilato lo interroga, e non tro­vandolo reo di morte, lo rimette ad Erode e da questo nuova­mente passa a Pilato, il quale non osando ripugnare al furore del popolo, contro la propria coscienza lo fa crudelissima­mente flagellare. Ad una pena sì ingiusta i soldati aggiun­gono una corona di acute spine, onde stringono strettamente il sacratissimo capo del Redentore; lo spogliano delle ve­sti per dargli uno straccio di porpora ed una canna, lo dileggiano e lo oltraggiano in mille modi egualmente bar­bari che ignominiosi. Ecco, di­con essi per derisione, il Re de' Giudeil Ecco, possiam noi dire l'opera dei nostri peccati. Noi battendo le vie che tennero i Sacerdoti e i Giudei di Ge­rusalemme, chiudiamo volon­tariamente gli occhi alle ve­rità che potrebbero trarci dai nostri disordini. Rinunziamo ai nostri lumi per indurirci il cuore, per continuare nelle perversità. Noi, come fece Pi­lato, con una indegna viltà contro il nostro sentimento sacrifichiamo la coscienza e il dovere alla fortuna, alle vanità, alle passioni.
Degnatevi, o Signore, di creare in noi un cuore d'in­nocenza e di giustizia: fate che siamo pronti alle divine ispi­razioni, che guardiamo con disprezzo le apparenze di que­sto mondo, che i nostri pen­sieri e le nostre opere altro non mirino che la vostra legge e la vostra grazia. 

QUINTO

Diremo cinque volte il Pater nostrr e cinque l'Ave Maria, considerando Gesù flagellato e tutto grondante sangue, re­so spettacolo d'un popolo in­furíato, il quale non cessa di spregevoli oggetti a Dio me­desimo, o per una rea condi­scendenza, o perla speranza di qualche vantaggio, o per altri frivoli riguardi.
Strappate, o Signore, dal­l'animo nostro queste mo­struose ingiustizie: fate che vi amiamo con tutto il cuore, con tutte le forze; che non pro­faniamo l'onore a voi solo do­vuto e che verso il prossimo nostro noi abbiamo i più sin­ceri sentimenti di carità e di sollecitudine per consolarlo nelle sue avversità e per as­sisterlo nelle sue indigenze. 

SESTO

Diremo cinque volte il Pater noster e cinque l'Ave Maria, considerando il Redentore
tuttochè aspramente battuto tuttochè languido tra i più atroci dolori e quasi spirante, ricevere sulle spalle il peso enorme della croce, trascinarla con istento e sentirsi perpe­tuamente oltraggiare, maltrat­tare con ischerni e con offese da una folla di manigoldi che raddoppiano sul di lui corpo sacrato i colpi del loro furore. In mezzo a sì acerbi patimenti, vedendo le donne, che per pie­tè, di lui piangevano: Figliole, dice loro, cessate di piangere sopra di me, piangete piut­tosto sopra voi stesse. Il suo amore gli fa perder di vista l'oggetto crudele della Croce, alla quale era vicino ad es­sere barbaramente conficcato. Oh! infinita misericordia! Le miserie che ci accompagnano, le disgrazie che ci sovrastano sono il maggiore dei suoi tormenti. Ei non vuole che il nostro cuore si intenerisca allo spettacolo della sua passione ma piuttosto che si commuova per lo stato infelice dell'anima nostra, quando il peccato abita in essa.
Spezzate, Signore, l'interna nostra durezza, rivolgete sopra di noi stessi le nostre rifles­sioni e fate che lagrime perenni da noi si versino pel dolore di tante nostre iniquità. Ser­vano questi santi giorni di preparazione per degnamente ricevervi nel Sacramento del­l'Altare e sia questo il termine fortunato dei nostri eccessi. 

SETTIMO

Diremo cinque volte il Pater poster e cinque l'Ava Maria considerando la vergognosa compagnia di due assassini, che fu data al Redentore degli uo­mini, in mezzo ai quali fu poi appeso al patibolo. Giunto sul monte Calvario, la soldatesca rabbiosa lo spoglia brusca­mente, e lo stende così nudo sulla croce. Allora, continuando gli insulti e i dileggi, a for­za di chiodi gli trapassano le mani e i piedi e alla vista di un numeroso popolo lo alzano su quel legno destinato al sup­plizio dei malfattori. Le sue vesti si giuocano alla sorte e si dividono fra i carnefici, i quali secondano le bestemmie dei principali della nazione, contro il divino Salvatore. In­giuriato com'era Gesù Cristo, tormentato, bestemmiato, egli, sempre benefico, e sempre ab­bondante di misericordie, pre­ga il divin suo Padre per i suoi persecutori, e scusa avanti a lui il maggiore dei misfatti, il peccato più esecrabile. Padre, egli dice con voce pietosa, per­donate ai miei carnefici, essi non sanno quel che si facciano. 0 Salvatore dell'uman genere, voi non ricusate di morire per i vostri nemici e noi aspet­tiamo la morte per risolverci a perdonare ai nostri fratelli 1 Voi innocente ed impeccabile avete con pazienza sofferto per amor nostro i più acerbi trat­tamenti, e noi corrotti e col­pevoli ogni lieve tribulazione ci disgusta, ci amareggia e ci trasporta di collera.
Fate, o Signore, che pazien­temente sopportiamo i mali di questa vita, i torti dei nostri malevoli e la malignità dei nostri avversari. Fate, che per­donando ad essi e pregando Iddio per loro, meritiamo anche noi il perdono delle nostre colpe innumerabili. Rendeteci imi­tatori di voi medesimo, senza di che non possiamo sperare la vita beata. 

OTTAVO

Diremo cinque volte il Pater poster e cinque l'Ave Maria considerando Gesù in croce quasi spirante, cui per bevanda si porge del fiele e dell'aceto. Uno degli scellerati, che accan­to è per morire sul patibolo, riconosce l'innocenza di Gesù ed i propri delitti. Lo prega ricordarsi di lui quando sarà giunto nel suo regno, e Ge­sù, misericordiosamente acco­gliendo la preghiera di quel peccatore, gli promette ancor quel giorno il paradiso. In quel momento si oscura il cielo, tutta la terra si ricopre di tenebre e si scuote in tutta la sua estensione, le rupi si spezzano ed i morti sorgo­no dai loro sepolcri. Il Fi­gliuolo di Dio grida ad alta voce, che il tutto è consu­mato, raccomanda l'Anima sua al divin suo Padre e pie­gando il suo capo adorabile muore. Ah! chi può rammen­tare i tormenti e la morte di un Dio senza la più viva com­mozione?    
Chi può mirare il volontario sacrificio che Egli fa sulla croce per la nostra salute, senza concepire il più sincero pentimento de' propri peccati Convertite, Signore, il no­stro cuore, imprimete in esso tutti i caratteri di un'anima pentita. Dissipate le tenebre delle nostre passioni e fate, che riconoscendo in voi il nostro Redentore ed il nostro Giudice, nel punto estremo del vivere nostro siamo degni di udire quella voce consolante: Oggi sarai meco in paradiso.

ORAZIONE

Amabilissimo Redentore Voi per effetto di un'infinita misericordia, obliando l'eter­na vostra grandezza, avete vo­luto vestirvi dell'umana spo­glia, abitare fra gli uomini e morire per essi. Voi senza di­stinguere le nazioni e i popoli e senza preferenza di condi­zioni per tutti egualmente ave­te sostenuto una passione do­lorosa e per tutti degnato vi siete di spargere il preziosis­simo vostro Sangue; il Vostro corso mortale è stato una serie non interrotta di virtù e prodigi il modello dei giusti e la conso­lazione dei peccatori che a voi ricorrevano. Permettete, Sal­vator del mondo, che i nostri cuori penetrati dalla più viva compunzione di tante colpe commesse, pieni di tenerezza in compenso dell'amor vostro, di gratitudine per tanti segna­lati benefizi a noi compartiti, di ammirazione per i sublimi insegnamenti che ci avete la­sciati vi adorino profondamente ed incessantemente vi ringrazino. Chi può mai esalta­re abbastanza le meraviglie e le misericordie, che avete per nostra salvezza operato? Mille volte sull'orlo d'un orribile abisso, eravamo noi degni di esservi precipitati; ma voi ave­ste compassione di noi ingrati peccatori, come un padre ha compassione per i suoi teneri figli; voi gettaste sopra le ani­me nostre uno sguardo di mi­sericordia e le avete liberate dal fuoco dell'inferno, il qua­le è preparato a chi conculca la vostra legge ed era ben meritato da noi, la cui vita è stata finora un cumulo esecra­bile di peccati sopra peccati. Noi rientriamo oggimai nel nostro nulla, sentiamo tutto il peso della misera nostra con­dizione, ben comprendiamo la vanità dei nostri affetti e ve­diamo chiaramente che la fi­gura di questo mondo è pas­seggera e fugace. Già detestan­do 1' illusione del secolo, noi alziamo i nostri gemiti al glo­rioso vostro trono e nella maestà che vi circonda osiamo presentarvi i nostri umili voti per implorare il soccorso del­la onnipotente vostra grazia.
Sollevateci dai mali che ci affliggono, confermate la no­tra fede, aumentate la nostra speranza, accendete il nostro cuore, oud' esso non ami, non desideri, non sospiri che il vo­stro regno immortale. Fate che deponendo le antiche nostre passioni le quali tante volte ci hanno fatto dimenticare le vo­stre vie, ci vestiamo di opere sante e che, morti ai piaceri e alle vanità, viviamo solo in voi ed aspettiamo con impa­zienza la gloriosa vostra venu­ta. Degnatevi, o Signore, ispi­rarci ancora desideri di salu­te per i nostri fratelli. Fate che travagliamo sollecitamente al­la conversione dei peccatori e all'edificazione dei giusti. Illu­minate col dono della Fede i po­poli idolatri, raddrizzate quelli che sono nell'errore di una falsa religione e fate che la vo­stra legge sia da tutti seguita ed amata. Possano tutti co­spirare in ogni parte dell'universo ed in ogni tempo nell'a­dorare il vostro n o me, nel benedire la vostra tenera prov­videnza e nel cantare concor­demente le vostre lodi. Diri­gete col vostro lume i consi­gli del supremo Capo della Chiesa ed assistetelo negli e­sercizi del suo eccelso Mini­stero. Aumentate lo zelo dei Pastori della vostra greggia, santificate i pensieri, le azioni del Clero e muovete i fedeli ad emularne le virtù. Fumino perpetuamente sui nostri alta­ri gl'incensi della pace e del­la fraterna carità. Risuonino da per tutto le voci della con­cordia e della dilezione, e sal­gano al vostro Trono i recipro­ci voti della comune salvezza.
Se le temporali prosperità non ripugnano agli interessi del­l'anima nostra e alla gloria del vostro nome, benedite i nostri impieghi, rendete fertili le cam­pagne e preservateci dalle ma­lattie. Ma se i terreni vantaggi pregiudicassero alla vostra gloria ed alla nostra santifi­cazione, mandateci qualunque travaglio si pubblico che priva­to e dateci soltanto la forza di sopportarlo con rassegnazio­ne. Ah! noi saremmo infelici, se in mezzo alla sanità, alla si­curezza ed all'abbondanza me­ritassimo la vostra collera. Li­berateci, Signore, da questa terribile disgrazia, onde pos­siamo cantare una volta in paradiso le vostre glorie per tutta l'eternità. Così sia.

MISERERE

1  Al corifeo. Salmo di David:
2 quando andò da lui il profeta Natan, dopo ch'egli era stato con Betsabea.
3 Abbi pietà di me, o Dio, secondo la tua grande bontà, e secondo la moltitudine delle tue misericordie scancella il mio peccato.
4 Lavami abbondantemente dalla mia iniquità, e dal mio peccato mondami.
5 Perchè riconosco la mia iniquità, e il mio peccato è sempre dinanzi a me.
6 Contro te solo ho peccato, e ho fatto ciò ch'è male a' tuoi occhi. Sicchè tu sei giustificato nella tua sentenza, e inattaccabile nel tuo giudizio.
7 Ecco infatti nell'iniquità fui concepito, e ne' peccati mi concepì mia madre!
8 Ecco, tuttavia, tu ami la fedeltà, e recondite e occulte cose di tua sapienza m'hai fatto conoscere.
9 Aspergimi con l'issopo e sarò mondo; lavami, e sarò bianco più della neve.
10 Fammi udire gaudio e letizia, ed esultino le mie ossa abbattute.
11 Rivolgi la tua faccia da' miei peccati, e tutte le mie iniquità cancella.
12 Un cuor puro crea in me, o Dio, e uno spirito retto [e saldo] rinnova nel mio seno.
13 Non mi rigettar dalla tua faccia,e il tuo santo Spirito non toglier via da me.
14 Rendimi la gioia della tua salvazione,e con nobile [e generoso] spirito confortami.
15 Insegnerò agl'iniqui le tue vie,e gli empi ritorneranno a te.
16 Liberami dal reato di sangue, o Dio, Dio della mia  salvezza,ed esulterà la mia lingua [celebrando] la tua giustizia.
17 Signore, apri le mie labbra, e la mia  bocca annunzierà la tua lode.
18 Perchè se tu avessi voluto un sacrifizio, te l'avrei offerto: di olocausti non ti diletti!
19 Sacrifizio [accetto] a Dio è lo spirito compunto:un cuor contrito e umiliato, o Dio, tu non disprezzi.
20 Mostrati benigno, o Signore, per la tua bontà, verso Sion, [fa'] che siano edificate le mura di Gerusalemme!
21 Allora accetterai il sacrifizio di giustizia, le oblazioni e gli olocausti;allora sul  tuo altare porranno i giovenchi.

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NON SCENDO DALLA CROCE Di Fulton j Sheen,vescovo

Ero uscito di casa per saziarmi di sole.Trovai un uomo che

si dibatteva nel dolore della crocifissione.Mi fermai

e gli dissi:"Permetti che ti aiuti"?Lui rispose:

Lasciami dove sono.

Non scendo dalla croce fino a quando sopra vi

spasimano i miei fratelli.

fino a quando per staccarmi

non si uniranno tutti gli uomini.

Gli dissi"Che vuoi che io faccia?"

Mi rispose:

Và per il mondo e di a coloro

che incontrerai che c è un uomo

che aspetta inchiodato alla croce.